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“A Giacomo Puccini”, una poesia per il Maestro

Geniale, caparbio e talentuoso. Giacomo Puccini è senza ombra di dubbio uno dei massimi esponenti dell’opera lirica mondiale. Le sue creazioni sono tuttora rappresentate nei teatri più prestigiosi nazionali e internazionali, riscuotendo un successo che appare senza fine.

Giacomo Puccini: la vita e le opere

Questo sonetto ripercorre brevemente le opere principali della produzione pucciniana, presentando questo “artiere”, quindi un vero e proprio “creatore d’arte”, come “zelante” professionista che associa seduto al pianoforte “la musica alle parole”. Puccini fonda subito le basi per una carriera strabiliante, anche se i primi esperimenti non portano i frutti sperati: dopo Edgar, la prima opera alquanto insipida del 1889, quel “barlume di sole” allude proprio alla sua ribalta, grazie ad una formidabile Manon Lescaut messa in scena nel 1892 al Teatro Regio di Torino (in risposta alla fortunatissima opera omonima composta da Jules Massenet nella seconda metà del XIX secolo). Per Puccini è la svolta. Successo, riconoscimenti e ammirazioni da tutta Italia non tardano ad arrivare e generano nel compositore lucchese l’ardore di proseguire nel suo lavoro.

Ma la vita cittadina non fa per lui, così decide di lasciare le brulicanti metropoli per tornare nella sua bella Versilia: la villa a Torre del Lago (oggi Casa Museo Giacomo Puccini, luogo in cui è conservato il sonetto originale), frazione di Viareggio (LU), permette al Maestro di comporre opere destinate a durare in eterno.

La musica di Puccini, amata in maniera smisurata dal pubblico e rinnegata da una parte della critica perché troppo zuccherina, è viva, corposa, passionale. Puccini è sempre al servizio delle eroine di tutta la sua produzione, vere protagoniste delle opere. Sempre per amore, queste si sacrificano, si straziano e lottano, ma hanno con sé il compositore e la sua musica, oltre ad un pubblico coinvolto e rapito. Puccini, catalogabile come verista con Mascagni, Verdi e Leoncavallo, in realtà è “romanticamente” presente nei suoi drammi, come se partecipasse alle peripezie delle sue donne, autentiche modelle di una società ottocentesca in continuo mutamento.

L’analisi della poesia

A GIACOMO PUCCINI

Artiere zelante al pianoforte
sposi la musica alle parole
come un abbraccio alla consorte
mentre spunta un barlume di sole.

Cavaradossi condanni a morte,
come la giovane Mimì che duole
a Parigi tra le gelide porte,
come la madre dell’ignara prole

per un amore sorto a levante:
ma Turandot, la grande principessa,
dal suo sinico palazzo tuonante

grazie a Calaf divenne se stessa,
con quella musica emozionante
amabilmente al mondo concessa.

Davide Chindamo, tratto da Apollo (Transeuropa, 2020)

Le quartine

Le quartine del sonetto sono un omaggio alle opere composte a Torre del Lago tra il 1891 e i primi anni del ‘900. Tra queste Bohème, ambientata “a Parigi tra le gelide porte” di una soffitta, con la “giovane Mimì che duole” a causa della tubercolosi e muore tra le braccia dell’amato Rodolfo.

Altra meraviglia di questo periodo è Tosca: datata 1900, vede come protagonista l’omonima donzella, Floria Tosca, innamorata del pittore Mario “Cavaradossi”, che Giacomo Puccini “condanna a morte” poiché bonapartista in un periodo monarchico. Tosca, dopo questo tragico evento, si getta esasperata dalle mura di Castel Sant’Angelo.

Mentre “la madre dell’ignara prole” è un riferimento ad un’altra opera straordinaria, Madama Butterfly del 1901-1904, dove Cho Cho-San (Madama Butterfly in giapponese) si toglie la vita “per un amore sorto a levante” con un ufficiale della marina americano: consapevole di non poter vivere la felicità sperata con quest’uomo, che l’aveva abbandonata, concede all’amato di crescere il loro bambino negli Stati Uniti, ma il dolore è troppo forte da indurla al suicidio nella sua dimora giapponese, mentre il pargoletto viene bendato per non assistere alla scena.

Le terzine

Infine nelle terzine predominano i nomi di “Turandot” e “Calaf”, protagonisti dell’opera Turandot datata 1920-1924: composta a Viareggio, rimane incompiuta dal Maestro a causa della sua morte improvvisa a Bruxelles, recatovisi per curare un letale tumore alla gola. “Dal sinico palazzo tuonante”, la “principessa” Turandot non vuole concedersi a nessuno dei contendenti per paura di perdere il suo prestigio, “ma grazie a Calaf divenne se stessa”: superate le prove imposte dalla principessa cinese, il principe Calaf riesce a ottenere la mano della regnante, la quale mantiene la promessa di diventare sua sposa.

Ma questa promessa per lei sarà l’incontro col vero amore: per la prima volta un’eroina pucciniana vive per amore, invece che morire. Ed è proprio con “quella musica emozionante/amabilmente al mondo concessa” che Puccini trionfa tuttora: “quella musica” è il tripudio dell’amore, la vittoria del bene sul male, la supremazia della felicità sulla sofferenza, la potenza della commozione, la grazia di un bacio, l’efficacia di uno sguardo, poiché le note del “Nessun dorma” risvegliano qualsiasi speranza.

Davide Chindamo

Davide Chindamo

Nato nel 1998, sono caporedattore della sezione Cultura.
Sono laureato in Scienze dei Beni Culturali, laureando in Filologia moderna e futuro dottore di ricerca in Letteratura. Sono un dandy appassionato di letteratura, filosofia e storia dell’arte. Ma la mia più grande vocazione è la scrittura: ho pubblicato due raccolte di poesie, intitolate "Apollo" (2020) e "Allegrezza solitaria" (2021), e un romanzo, "Il trionfo dell’Arte" (2022).
Collaboro con Aliseo per dimostrare l'assoluta modernità delle materie umanistiche e per difendere la loro natura profetica.

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