Lo scorso 6 novembre la premier italiana Giorgia Meloni insieme al primo ministro dellโAlbania Edi Rama ha siglato a Roma un importante, ma allo stesso tempo controverso, accordo sui migranti. La collaborazione tra i due Paesi sulla gestione della migrazione ha suscitato molteplici perplessitร da parte della Commissione europea e allโinterno dellโopinione pubblica.
Stando ad una prima lettura, il protocollo firmato dai due Paesi, secondo alcune Ong e organizzazioni per i diritti umani, come il Consiglio dโEuropa e il Consiglio europeo per i rifugiati, potrebbe essere in contrasto con alcune norme del diritto internazionale ed europeo in materia di diritto dโasilo.
In particolare, tali istituzioni sono preoccupate circa la possibilitร o meno dellโapplicazione del diritto comunitario europeo in un Paese al di fuori dellโUe, poichรฉ le domande presentate nei centri albanesi saranno presentate con l’obiettivo di ricevere protezione internazionale in Italia, non in Albania.
Come funziona l’accordo tra Italia e Albania
Lโintesa tra il governo italiano e lโAlbania prevederebbe la costituzione entro la primavera del 2024 di due centri di trasferimento per i richiedenti asilo in Italia. A partire dal prossimo anno i migranti che verranno salvati nelle acque del Mediterraneo da navi italiane saranno trasferiti e trattenuti allโinterno di uno di questi due centri. Ciรฒ comporta che al loro interno verranno esaminati solo soggetti salvati da navi della Guardia Costiera, Marina Militare e Guardia di Finanza, e non migranti raccolti da navi appartenenti ad ONG.
Stando allโaccordo, il primo centro si ergerร nei pressi del porto di Shengjin, a circa 70 chilometri a nord dalla capitale Tirana, il secondo invece verrร realizzato nella zona di Gjader, piccolo villaggio a 20 chilometri dalla costa dove si trova una vecchia base dellโaeronautica militare albanese.
Entrambi gli spazi saranno realizzati a spese del governo italiano e verranno posti sotto la giurisdizione italiana ed europea in materia di migrazione, mentre il governo albanese collaborerร con le sue forze di polizia per garantire sicurezza e sorveglianza. Il primo centro avrร lo scopo di gestire le procedure di sbarco e di screening, lโaltro di accoglienza temporanea per i migranti che non risulterebbero possedere i requisiti per la domanda dโasilo.
Inizialmente i centri avranno la capienza massima di 3mila migranti, sottoposti ad una serie di procedure e di controlli delle domande di asilo. Le richieste potranno essere accolte, prevendendo il trasferimento del soggetto in Italia, o rifiutate, con il conseguente rimpatrio. Entro la fine del 2024 i due centri dovrebbero operare a pieno regime, riuscendo ad accogliere tra i 36mila e i 39mila migranti ogni anno. I centri di trasferimento accoglieranno tutti i migranti, tranne donne, bambini o soggetti โvulnerabiliโ che verranno subito messi in sicurezza.
Nonostante i dubbi suscitati, lโaccordo tra Italia ed Albania si inserisce in un quadro ben piรน ampio di esternalizzazione della gestione dei flussi migratori, un sistema che negli ultimi anni, soprattutto in Europa, si รจ diffuso sempre di piรน. Uno schema che a detta della premier italiana ha la possibilitร di diventare โun modello di collaborazione tra Paesi Ue e Paesi extra-Ue sul fronte della gestione dei flussi migratoriโ.
L’accordo tra Italia e Albania e l’esempio del Regno Unito
LโItalia sembrerebbe essersi ispirata quindi ad un trend giร sperimentato nel territorio europeo, infatti, recentemente anche la Gran Bretagna ha tentato di adottare uno schema simile con il Ruanda per la gestione della migrazione. Non solo il Regno Unito, ma anche Danimarca, Norvegia e la Germania hanno trovato interessante il piano proposto dallโItalia.
Lโipotesi dellโesternalizzazione dei flussi migratori in un terzo Paese รจ รจ stata proposta da diversi leader europei, da Salvini a Giorgia Meloni, da Rishi Sunak fino a Olaf Scholz, ritenendo che il metodo di gestione australiano sia adeguato alle esigenze dei governi in risposta alle problematiche migratorie.
L’Australia รจ stata tra i primi Paesi al mondo a adottare un modello simile: il governo di Sydney nel 2001 lanciรฒ un programma denominato โPacific Solutionโ, il quale prevedeva il trasferimento forzato di immigrati irregolari in alcuni centri costituiti nelle isole della Micronesia.
Il Paese del Pacifico รจ formalmente tenuto a rispettare le convenzioni Onu, ma nel pratico nessuna corte o tribunale ha mai portato il governo australiano a rispondere di significative violazioni in ambito di diritti umani. La differenza maggiore tra lo schema adottato dallโItalia e quello australiano รจ che il primo, essendo ratificato da un Paese membro dellโUE, รจ tenuto al rispetto della Convenzione europea sui diritti umani del Consiglio dโEuropa. Il confronto e il paragone tra i due metodi di gestione dei flussi, avendo notevoli differenze, quindi, non puรฒ essere fatto.
Sia dal punto di vista legale che logistico lโaccordo tra Italia Albania non รจ un unicum in materia di politiche migratorie. Grandi similitudini emergono con un precedente protocollo di gestione, quello tra Regno Unito e il Ruanda, firmato il 13 aprile 2022. Questโultimo avrebbe previsto il trasferimento di richiedenti asilo nel Paese africano le cui domande dovevano essere ancora esaminate. Successivamente la Corte di appello britannica ha bloccato e reso il piano illegittimo il 15 novembre, sostenuta anche dalla Corte europea dei diritti dellโuomo.
Sorgono dubbi quindi sulla possibilitร effettiva di realizzazione del programma italiano, date le somiglianze con quello britannico. Ma in termini di obiettivi, secondo la portavoce della Commissione Europea Anitta Hipper, le due proposte presentano differenze significative. La prima differenza riguarda direttamente il Paese terzo dove verrebbero effettuati i trasferimenti.
Nel caso britannico, la classificazione del Ruanda come โPaese sicuroโ รจ stata ampiamente discussa, sia dalle corti europee che quelle britanniche. In secondo luogo, il caso italiano prevedeva la ricollocazione di migranti non ancora sbarcati in Italia, nel modello inglese il trasferimento riguardava i richiedenti asilo che si trovavano giร nel Regno Unito, violando molteplici diritti dellโuomo.
Oltre ad un acceso dibattito in sede europea e allโinterno dellโopinione pubblica italiana ed albanese, lโaccordo bilaterale รจ stato messo sotto i riflettori anche tra i banchi del Parlamento italiano. I parlamentari dellโopposizione hanno spinto per la necessitร di una ratifica, sottolineando la coerenza costituzionale di tale procedura.
Uno dei punti principali di discussione riguarda proprio l’assenza di un ruolo del Parlamento nella discussione e nella ratifica dellโaccordo. Inizialmente il governo aveva negato la necessitร di questo passaggio per poi fare un dietrofront, spingendo infine per un voto parlamentare.
Il ministro degli affari esteri Tajani, dopo essere stato accusato dai partiti dโopposizione parlamentare di โrimangiarsi le paroleโ, ha infatti comunicato alla Camera dei Deputati ha lasciato intendere che โil governo intende sottoporre in tempi rapidi alle Camere un disegno di legge di ratifica che contenga anche le norme e gli stanziamenti necessari all’attuazione del protocollo”.
Tajani ha anche aggiunto: “Il dibattito di oggi e il voto che lo concluderร dimostrano, se ce ne fosse bisogno, che il nostro governo non si รจ mai sottratto, specie su questioni di tale rilevanza, al dialogo e al vaglio del Parlamento”. Il Ddl di ratifica previsto in data 27 novembre ma, dato che il testo evidentemente non era ancora pronto, รจ stato posticipato a data ancora da fissare.
Foto in evidenza: President Meloni welcomes Prime Minister Rama of Albania to Palazzo Chigi. Rome, 06/11/2023 โ The President of the Council of Ministers, Giorgia Meloni, met with the Prime Minister of Albania, Edi Rama, at Palazzo Chigi.