Gli Stati Uniti, durante lโamministrazione Biden, si sono postiย lโobiettivoย di investire e far crescere lโindustria interna delle auto elettriche entro ilย 2030. In questo contesto, Washington ha un problema: dipende dalla Cina per lโapprovvigionamento dei minerali strategici perย lโeconomiaย green.
Il mercato dei minerali fondamentali per la transizione รจ in gran parte controllato dalleย aziende cinesi. Grazie agli investimenti in Africa degli ultimi ventโanni, la Cina si รจ assicurata il controllo dellโestrazione dei minerali, ed ha investito in modo massiccio nellโindustria di processo e trasformazione in patria, diventando ilย principaleย esportatoreย dei precursori utilizzati per creare leย batterie delle auto elettriche.ย
L’Africa e i minerali fondamentali per la transizione green
Secondo i dati dellโAfrican Natural Resources Center (Anrc), circa il 30% delle riserve di minerali necessari per la transizione energetica si trova nelย continente africano.ย Elementiย come cobalto, grafite, rame, nickel e litio sono essenziali per la produzione di batterie e circuiti integrati, utilizzati per la realizzazione di auto elettriche e componenti per la transizione energetica.
LโInternational Energy Agency (Iea) riporta che lโindustria che produce tecnologia pulita nelย 2040ย avrร bisogno di una quantitร di minerali pari a quaranta volte quella impiegata nelย 2020. Il modello cinese, basato sullโestrazione in Africa e la raffinazione in casa, รจ ben strutturato ed ha un vantaggio di circa ventโanni rispetto agliย Stati Uniti, tuttavia, una serie di elementi potrebbero aprire loro degli spiragli di azione.ย
Il primo riguarda ilย rallentamentoย dellโeconomia cinese osservato a partire dal 2020, unito al calo degli investimenti negli Stati africani. Il secondo รจ legato proprio alla postura internazionale e agli obiettivi di molti di questi.
Infatti, negli ultimi anni si puรฒ osservare unaย volontร ย dei Paesi ricchi di minerali, in primo luogo Repubblica Democratica del Congo (Rdc), Zambia e Zimbabwe, di interrompere il modello โestrattivoโ ed iniziare a creare unโindustria di processo dei minerali autoctona, con lโobiettivo a lungo termine di dare vita ad un settore manifatturiero deiย componentiย per le auto elettriche in Africa.ย
Gli Stati africani sono in cerca di un nuovo modello di sviluppo, che li allontani dal ruolo di esportatori di materie prime. Se gli Stati Uniti sapranno cogliere questo interesse con i giustiย investimenti, potrebbero avere unโopportunitร per recuperare terreno sulla Cina.ย
I minerali africani e il modello cinese
La posizione dellaย Cinaย in Africa รจ ancora forte, in particolare nel settore minerario, dove Pechino ha decenni di vantaggio su Stati Uniti ed alleati (Unione Europea, Australia, Canada, Giappone). Dai primi anni del 2000 la Repubblica Popolare Cinese ha aumentato in modo costante i suoi investimenti diretti (Foreign Direct Investimenti, FDI) nei Paesi africani, passando da 75 milioni di dollari nel 2003 ai 4.2 miliardi nel 2020.
Anche il commercio traย continenteย africanoย e Cina รจ aumentato, da dieci miliardi di dollari nel 2000 a 254 miliardi nel 2021, quattro volte ilย valoreย del commercio tra Africa e Stati Uniti. Da quando รจ stata lanciata nel 2013, gli investimenti in Africa sono ricaduti sotto lโombrello della Belt and Road Iniziative, la cosiddetta Nuova via della seta cinese.
Gliย investimentiย cinesi sono stati mirati, con meccanismi che hanno intrecciato il settore delle infrastrutture a quello dellโestrazione mineraria. Grazie a questa strategia, le aziende cinesi controllano il mercato di estrazione e raffinazione di cobalto, nickel, rame e litio.
Laย Repubblicaย Democratica del Congoย produce tra il 60-70% del cobalto mondiale, di cui gran parte รจ estratto e lavorato da aziende cinesi, le quali possiedono o hanno azioni in 15 miniere su 19 totali; la China Molybdenum Company, ad esempio,ย possiedeย lโ80% della piรน grande miniera di cobalto del Congo (Tenke Fungurume).ย
Gli investimenti cinesi in Africa sono caratterizzati da accordi bilaterali tra il governo di Pechino ed i vari governi africani, ed hanno seguito due modelli principali. Il primo รจ definito โprestiti in cambio di risorseโ, cioรจ degli investimenti diretti a enti governativi o ad aziende di stato, sotto forma di prestiti ripagati direttamente tramite le risorse naturali estratte o tramite i proventi dovuti alla vendita di tali risorse. Questo modello รจ stato molto utilizzato sia per gli idrocarburi, ad esempio in Angola, che per le risorse minerali.
Il secondo modello รจ definito โrisorse in cambio di infrastruttureโ. Questo modello ha coinvolto il Congo, che nel 2007 ha firmato un accordo con Pechino, nel quale la Cina si impegnava a costruire infrastrutture per tre miliardi di dollari in cambio dello sfruttamento delle risorse minerarie.
Le (piccole) crepe nel sistema cinese
A febbraio 2024 il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) ha pubblicato unย reportย in cui analizza lo stato delle relazioni economiche traย Repubblica Popolare Cineseย ed il continente Africano.
Nel documento si riporta lโandamento degli investimenti cinesi negli stati africani, che hanno raggiunto un picco nel 2016 per poi decrescere costantemente. Il Fmi sostiene che in futuro lโapproccio di Pechino sarร piรน cauto, in termini di investimenti e prestiti in Africa, per diverse ragioni.ย
La prima รจ che, a causa delย Covidย prima e dellaย crisi immobiliareย in Cina dopo, lโeconomia della Repubblica Popolare รจ in una fase di rallentamento. Inoltre, il settore delle costruzioni cinesi in Africa ha ridotto i guadagni ogni anno dal 2020 al 2024, con la conseguente diminuzione anche della presenza diย lavoratoriย cinesiย nel continente.ย
Il modello โprestiti in cambio di risorseโ si รจ dimostrato poco affidabile, in quanto troppo legato allโoscillazione del prezzo delle materie prime. Ad esempio, ilย crollo del costo dei mineraliย nel 2015 ha messo in grave difficoltร gli stati africani dipendenti dallaย venditaย di minerali per ripagare i prestiti cinesi.
Anche il modello โrisorse in cambio di infrastruttureโ mostra dei lati negativi, sia per il leggero calo dei profitti delle aziende di costruzioni cinesi, sia per ilย nuovoย approccioย dei Paesi africani, che tendono a non accontentarsi piรน delle briciole.
Come nel caso della Rdc, nel quale un accordo del 2003 prevedeva investimenti diย tre miliardiย dalla Cina a fronte di un valore dellโestrazione delle materie prime stimato intorno ai cento miliardi di dollari; ad inizio 2024 il governo congolese ha rinegoziato lโaccordo, con lโappoggio americano, portando gli investimenti di Pechino a sette miliardi, dopo una prima richiesta di arrivare aย venti miliardi.
La Cina continua ad avere un vantaggio decennale sui minerali africani, tuttavia le analisi suggeriscono che nei prossimi anni agirร con investimenti ridotti, mirati e differenziati, e dovrร rimodulare il proprio rapporto diplomatico e commerciale con gli Stati africani.
Come l’Africa vuole sfruttare i suoi minerali
Gli investimenti cinesi in Africa sono concentrati nella regione centro-sud, in Paesi come Angola, Repubblica Democratica del Congo, Zambia, Zimbabwe. Se nel primo decennio del 2000 ilย modelloย cinese sembrava lโunico possibile per i Paesi africani, negli ultimi anni alcuni di loro hanno cominciato a ripensare il loroย rapportoย con Pechino.ย
La strategia dei Paesi ricchi di risorse minerali per la transizione energetica prevede di smettere di essere esportatori di materie prime non lavorate. Alcuni Stati vogliono cominciare adย attrarreย investimenti per creare unโindustria manifatturiera africana, con lโobiettivo a lungo termine di fabbricare prodotti ad alto valore, come precursori, catodi per le batterie o batterie pronte allโinstallazione sulle auto.ย
Paesi come Zambia e Rdc hanno realizzato che gli accordi con leย aziendeย cinesiย non sono molto diversi dal modello estrattivo adottato dagli europei nel Novecento (o ancora oggi). Poca trasparenza, scarsa attenzione verso i diritti umani e lโambiente, ed una bilancia dei benefici economici a vantaggio di Pechino.
Come riportato da Reuters, negli ultimi anni diversi Stati africani, tra cui Rdc, Nigeria, Zambia e Zimbabwe hanno ridotto o sospeso laย possibilitร di esportare mineraliย puri non processati. Al 2024, infatti, solo una scarsa percentuale dei minerali estratti in Africa viene lavorata nel continente.
Rdc e Zambia hanno annunciato una collaborazione per creareย zoneย economicheย specialiย dove attrarre degli investimenti per creare una filiera africana di batterie per auto elettriche. Nonostante i dettagli siano pochi, la notizia รจ esemplificativa della postura dei Paesi africani. Anche lโAfrican Green Minerals Strategy, elaborata dallโUnione Africana, va nella direzione diย aumentareย iย beneficiย dellโestrazione mineraria per i cittadini africani.
LโAfrica ha ancora molti problemi da risolvere, legati alla sicurezza e alla stabilitร politica, per essere competitiva ed attrarre investimenti favorevoli. Iย Paesiย africaniย non sono ancora pronti per bandire lโesportazione di materie prime, in quanto non hanno ancora risorse economiche alternative; ma nel prossimo futuro lo scenario potrebbe cambiare.
La sfida degli Stati Uniti
Ogni anno, a Cape Town (Sudafrica), si tiene lโAfrican Mining Indaba, la piรน importanteย conferenzaย del settore minerario africano. Il giornale The Africa Report ha raccontato che durante lโedizione del 2024 unaย domandaย รจ stataย rivoltaย alla delegazione statunitense: โperchรฉ gli Stati africani dovrebbero commerciare con voi (Usa, ndr), piuttosto che con altri partner?โ.
Questa domanda รจ esplicativa, in quanto i Paesi africani hanno bisogno dei capitali stranieri, soprattutto nel settore dellโenergia e delle infrastrutture, ma allo stesso tempo possonoย mantenersiย equidistantiย a livello geopolitico da Stati Uniti e Cina. Ciรฒ che conta รจ la concretezza nelle azioni ed i benefici.
Ad Indaba, da qualche anno, la delegazione americana รจ sempre piรน folta. Gli Stati Uniti vogliono creare unaย propriaย filieraย della tecnologia verde, ma dei trentacinque minerali ritenuti strategici dallโamministrazione statunitense, trentunoย dipendonoย dalle forniture cinesi.ย
Con lโInflaction Reduction Act (Ira), rilasciato nellโagosto del 2022, lโamministrazione Biden ha introdotto un bonus massimo di 7.500 $ per comprare unโauto elettrica, valido dal 2025, che perรฒ puรฒ essere utilizzato solo se lโauto rispetta alcuniย criteriย costruttivi, come avere una certa percentuale di minerali estratti o processati negli Stati Uniti o in Paesi con cui gli Washington ha un accordo di libero scambio
Anche le batterie devono avere una certa percentuale diย componentiย made in Usa o nei Paesi partner commerciali. Questa mossa si puรฒ leggere come un passo importante per recuperare terreno sulla Cina e riportare la produzione di batterie in casa.
Nel 2022 gli Stati Uniti hanno poi firmato un memorandum di intesa (MoA) con Zambia e Rdc, per creare una filiera comune diย produzioneย di batterie per veicoli elettrici. Nonostante un memorandum non sia un accordo vincolante, serve ad esplorare le possibilitร diย sfidareย la supremazia cinese sui minerali africani.ย
Gli Stati Uniti potrebbero adottare diverse strategie. La prima consiste nel stipulare degli accordi con i Paesi africani, in modo da rendere le auto elettriche realizzate con iย mineraliย africaniย compatibili con gli incentivi, a patto che tali minerali siano processati in loco o sul territorio americano.
La seconda opzione รจ data dallโAfrican Growth and Opportunity Act, un accordo commerciale tra Stati Uniti e Paesi africani firmato dal presidente Clinton e che deve essere rinnovato nelย 2025. Il rinnovo potrebbe racchiudere nuove clausole per rendere i minerali africani accettabili per gli incentivi delโIra.ย
Infine, una terza via sarebbe quella di favorire un clima positivo per gliย investimentiย privatiย nellโindustria manifatturiera africana, in modo da creare una filiera Usa-Africa delle auto elettriche, in cui gli Stati africani producono componenti ad alto valore, come catodi e batterie, che poi vengono assemblati negli Stati Uniti. Questa sembra la prospettiva piรน in linea con leย aspirazioniย africane, e che potrebbe differenziare il modello americano da quello cinese.ย
Una soluzione del genere ha molte incognite, legate allโaltoย rischio di investimento negli stati africani. Il governo americano dovrร essere in grado di iniziare un processo diย de-risking, cioรจ ridurre i rischi di perdita di capitali delle aziende private, in un settore, quello del trattamento dei minerali, che richiede risorseย finanziarie ingenti. Con questo approccio, gli Stati Uniti potrebbero sfruttare gli spiragli nel sistema dominato dalla Cina.
Foto in evidenza: Dame Yinka; Foto nell’articolo: 1) By MONUSCO Photos – SRSG visits coltan mine in Rubaya, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=32468720; 2) By MONUSCO Photos – Quarry nearby Goma – North Kivu, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=46293774