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Scopri L’America dopo l’egemonia

L’ultimo numero della rivista di Aliseo, dedicato al futuro degli Stati Uniti. 14 analisi per capire l’America, dalla geopolitica alla crisi interna

L’America profonda in gita a Capitol Hill

L’America profonda in gita a Capitol Hill

L'America profonda assalta Capitol Hill e ridicolizza la Nazione Indispensabile all'estero, ma ci dovremmo scandalizzare meno di quanto dicano i media europei

Questa รจ l’America (profonda)

Il 6 gennaio 2021 Parlamento americano, in seduta congiunta, avrebbe annunciato in via ufficiale la lista dei membri del collegio elettorale che avrebbe eletto Joe Biden presidente degli Stati Uniti. Invece il Campidoglio รจ stato occupato da centinaia di manifestanti pro-Trump (trumpisti, non repubblicani). Le immagini sono una crasi di grottesco, terribile e dolorosamente divertente.

Cโ€™รจ un uomo a petto nudo con un copricapo indiano, che alla testa degli insorti agita la bandiera americana per le sale di Capitol Hill – prontamente ribattezzato lo sciamano di Qanon. Cโ€™รจ un manifestante che appoggia i piedi sulla scrivania di Nancy Pelosi. Cโ€™รจ anche chi fugge allegro con il leggio trafugato dalla camera dove si riunisce lโ€™assemblea politica piรน potente del pianeta. E’ una follia, ma รจ anche una rivalsa istintuale dell’America profonda, negletta, lasciata indietro dall’American dream.

Dalle province europee si levano grida disperate. La violenza dilaga nei corridoi della โ€œmassima democrazia rappresentativaโ€. E’ il terrore di chi per anni ha eretto a proprio modello una realtร  che non gli appartiene, nella speranza di affogare in una vaga comunanza culturale la schiacciante subordinazione politica alla superpotenza. Ancora una volta, malcelata ingenuitร  che ignora (da decenni) le peculiaritร  domestiche del Numero Uno.

Emblematico che nel corso dellโ€™edizione straordinaria del TG La7 siano state mostrate immagini del film Project X , commentate come se fossero fotogrammi in diretta da Washington โ€“ tra lโ€™altro lo spezzone incriminato si svolge di notte mentre negli States era giorno e questa vicenda dovrebbe illuminare sulla profonda conoscenza dellโ€™America diffusa nel Bel Paese.

L’America non รจ un paese per Europei

La violenza negli States รจ di casa, da sempre. Eโ€™ iscritta nella geografia della nazione indispensabile, che ogni anno ne sferza la popolazione con uragani, incendi e disastri naturali. Eโ€™ endemica nel codice genetico dellโ€™Americano. Popolo fieramente violento, condizione necessaria al perpetuarsi di una politica estera assertiva. Nel 2016 in America 14.500 persone sono state uccise con armi da fuoco (a cui si aggiungono circa 15.000 suicidi).

In Europa il numero ammonta a 6700 allโ€™anno compresi i suicidi. Ogni 100 Europei ci sono 12 armi, per ogni Americano ce ne sono 1,2. Una popolazione piรน giovane e violenta che fa storcere il naso allโ€™europeo, incapace di comprendere che proprio quei bifolchi riottosi americani sono il nerbo di quellโ€™esercito invincibile che permette alle nazioni del Vecchio Continente di non doversi preoccupare della propria difesa. Una collettivitร  violenta, che piaccia o meno, che รจ il vero carburante del primato dellโ€™America โ€“ strapotere eminentemente geopolitico prima e culturale poi.

Nel corso delle proteste BLM di questโ€™anno decine di persone persero la vita. Centinaia sono state le statue abbattute dalle frange violente della piazza e moltissimi gli edifici incendiati. A Minneapolis anche lo stesso distretto di polizia รจ stato dato alle fiamme. Particolarmente feroci nel Midwest (chiave di volta della corsa presidenziale), le rivolte violente avrebbero sancito la condanna a livello elettorale di qualsiasi forza politica europea.

Lโ€™esempio di Seattle รจ esplicativo. Qui una zona della cittร  รจ stata occupata ed รจ โ€œsecessaโ€ dagli Stati Uniti dโ€™America: il reportage del giornalista Andy Ngo dentro la โ€œcomuneโ€ raccontava una situazione a metร  tra Mad Max e il maggio del โ€™68. Dentro vi fu anche ucciso un uomo in seguito a un regolamento di conti tra le fazioni armate che controllavano lโ€™occupazione. Ebbene, nello Stato di Washington Biden ha guadagnato 4 punti percentuali rispetto ad Hillary Clinton. Nella contea di King (quella di Seattle) i dem si sono imposti con un plebiscitario 75%.

A Kenosha, in Wisconsin, nel corso delle proteste del Kenosha Unrest il giovane conservatore Kyle Rittenhouse sparรฒ e uccise due attivisti di sinistra, poco dopo che la polizia aveva sparato ad un altro manifestante, Jacob Blake (questo era stato il casus belli dei disordini): qui Trump ha guadagnato 3,5 punti percentuali rispetto al 2016. La violenza politica in Europa equivale a squalifica dallโ€™arco costituzionale, in America no.

Figlia dellโ€™incipiente polarizzazione, si moltiplica e diffonde trai due schieramenti politici uniformemente, ma lโ€™attitudine degli Americani rimane la stessa: le รจlite si indignano, la maggioranza vi รจ in differente, una sostanziosa minoranza ne viene esaltata e radicalizzata โ€“ insomma, in fase elettorale porta piรน benefici che altro (specie quando si parla di America profonda)

Nuove narrative

Ma soprattutto, non cโ€™รจ ad oggi nessuna testata italiana che tenti di fornire una lettura profonda della notizia โ€“ che pure occupa la totalitร  delle prime pagine del 7 di gennaio. Ancora una volta la spiegazione รจ presto confezionata: scellerata follia di un presidente che non sa perdere โ€“ comoda spiegazione precotta per chi ha scarsa dimestichezza con lโ€™ecosistema politico-sociale dei sostenitori di Donald Trump. Eโ€™ opinione (impopolare) di chi scrive che i fatti di Capitol Hill rispondano almeno in nuce ad un calcolo strategico e rappresentino la naturale conclusione alcuni processi avviati negli ultimi mesi.

Innanzitutto rispondono alla richiesta di โ€œgiustiziaโ€ della base elettorale di Donald Trump, sempre piรน trumpista e meno repubblicana. Dallโ€™inizio della contestazione post-elettorale l’entourage del presidente uscente promette ai suoi elettori (che secondo Gallup per lโ€™80% credono alla frode) un grande riscatto: prima erano le corti federali, poi la Corte Suprema, dopo lโ€™operazione di โ€œcyberguerraโ€ nota come Kraken, infine la seduta del Congresso del 6 gennaio.

โ€œTrust the planโ€ (fidatevi del piano) ritwittavano incessanti gli account di milioni di Americani sedotti dai complottismi dโ€™oltreoceano. Trump dal canto suo ha dipinto come prossimo lโ€™avvento il โ€œGreat Awakeningโ€ delle medesime teorie molto diffuse trai suoi supporters โ€“ prime tra tutti Qanon e Pizzagate. Dopo piรน di 60 sconfitte in sede giudiziaria, il trumpismo aveva bisogno di una vittoria su cui costruire la narrativa dei prossimi due anni, nellโ€™attesa delle primarie per le midterm 2022.

Il Grande Risveglio รจ indiscutibilmente avvenuto, in mondovisione e con una carica immaginifica mostruosa. Il fatto che i risvolti pratici dellโ€™insurrezione siano nulli non adombrerร  lโ€™auto-narrazione che la base trumpista racconterร  a sรฉ stessa: un giorno di gloria in cui una manciata di patriots ha ridicolizzato lโ€™establishment colpendo al cuore il marcio che tiene in ostaggio il paese. Ovviamente, non รจ cosรฌ, la veritร  ci dice altro, ma poco importa.

Tornano alla mente le parole di Carl Schmitt per cui โ€œil politico illustre puรฒ essere confutato da una teoria tanto poco quanto gli effetti ancora cosรฌ vasti della sua politica che solo le argomentazioni, non gli scopi, le tendenze, le correnti attuali sono capaci di una confutazioneโ€. Insomma, ragione o non ragione, ciรฒ che ha potere di influenzare la realtร , assurge automaticamente a veritร  fattuale.

Ad un livello profondo, l’assalto รจ il contentino necessario per dare aria alla narrazione messianica che vede in Donald Trump il liberatore dellโ€™America โ€“ una liberazione che ha mostrato un assaggio di sรฉ stessa il 6 gennaio 2021 e la cui realizzazione definitiva sarร  spostata di volta in volta in corrispondenza delle sfide per la sopravvivenza del trumpismo.

La forza delle immagini che hanno fatto il giro del mondo รจ travolgente. Da una parte rinvigoriscono le aspettative dellโ€™America profonda sempre piรน ostile al governo federale, dallโ€™altra accendono il terrore nelle รจlite che erigono lโ€™istituzione costituzionale a metafisica inviolabile. Qualcuno disse che per uccidere un Dio non esiste nulla di meglio che una profanazione โ€“ nessun castigo divino si scatenรฒ sui Giacobini che sullโ€™altare di Notre Dame libavano alla Dea ragione. Nessun castigo divino si abbatterร  su chi ieri, in spregio ai valori del vivere civile, ha profanato il tempio della democrazia liberale โ€“ principio inviolabile dellโ€™Occidente violato da una sgangherata schiera di bifolchi agghindati come comparse di un film di serie B.

Ieri i supporters di Trump hanno sรฌ tirato una linea tra parte sconfitta e parte vincente della storia โ€“ la portata della figuraccia allโ€™estero รจ senza paragoni โ€“ ma hanno dimostrato che quando la polarizzazione estrema fa saltare le regole del gioco non cโ€™รจ arbitro che tuteli chi ha dalla sua parte la Ragione. E si badi bene, le condanne giudiziarie che certamente sferzeranno i supporters di Trump non potranno mai cancellare dalla mente di 7 miliardi di persone quelle immagini: il danno รจ fatto e la ferita psichica non cicatrizzerร .

Il trumpismo conta sull’America profonda

Sul piano schiettamente politico, le proteste del Campidoglio sono un segnale forte allโ€™amministrazione entrante (confermata comunque nella tarda notte di ieri, come era scontato). Alla luce della sconfitta storica al Senato georgiano (anche qui sarebbe necessario riflettere sulla responsabilitร  della sconfitta: lโ€™ostinazione del presidente o lโ€™ostilitร  dei moderati come Raffensperger al presidente uscente?), lโ€™unico argine al programma domestico dei democratici รจ quello di minacciare disordini ingenti nel caso Biden intendesse agire contro i capisaldi dellโ€™elettore trumpista (tassazione e secondo emendamento in primis).

Dimostrazione di forza speculare a quella democratica delle proteste BLM che nessuna amministrazione puรฒ permettersi di ignorare. Paradossalmente le proteste potrebbero spingere Washington ad un approccio compromissorio ed รจ sempre opinione di chi scrive che piuttosto che una durissima rappresaglia dalla Casa Bianca vedremo solo la volontร  di dimenticare i fatti di ieri nel piรน breve tempo possibile.

Eโ€™ anche un assicurazione sulla vita di Donald Trump: la piazza dei trumpisti รจ un contrappeso anche alla volontร  politica (bipartisan) di perseguire il presidente uscente. Eโ€™ vero che adesso puรฒ essere imputato di istigazione di diversi reati federali, anche gravissimi, ma รจ altresรฌ scontato che le violenze di ieri si replicherebbero elevate a potenza qualora la legge decidesse di rivalersi sul Tycoon.

E poi cโ€™รจ il Gop. Ieri sono stati in molti i deputati repubblicani a schierarsi contro Trump (anche se in piรน di 100 hanno comunque appoggiato le obiezioni alla certificazione). Addirittura il Vicepresidente Pence che fino a ieri era il braccio destro di The Donald. Se fossimo in Europa Trump sarebbe rapidamente emarginato dal partito e trattato come un paria. Negli Stati Uniti, tuttavia, chi corre per le elezioni (tutte le elezioni) e per alcune cariche amministrative รจ scelto tramite il meccanismo delle primarie.

La giovanissima Alexandria Ocasio Cortez (AOC) nel 2018 non faceva parte della corrente egemone nel Partito Democratico โ€“ era vicina a Sanders che nel 2016 aveva perso le primarie per le presidenziali. La AOC tuttavia decise ugualmente di candidarsi nel quattordicesimo distretto di New York per la Camera dei Rappresentati. Contro di lei correva il deputato Joseph Crowley, reduce di 18 anni di mandati e di moltissime primarie vinte nel distretto. Allโ€™epoca Crowley era il numero quattro nella leadership dem, Alexandria era una ragazza semisconosciuta che si era avvicinata alla politica appena due anni prima. Lโ€™ultima parola, perรฒ, spettava agli elettori newyorkesi che con il 57% dei voti le regalarono il distretto: Alexandria era piaciuta a chi votava e a nulla valsero lโ€™esperienza e la statura di Crowley.

Allo stesso modo, il nodo gordiano da sciogliere adesso รจ questo: agli elettori repubblicani piace piรน Trump o lโ€™ala moderata? Le diserzioni dallo staff trumpista non sono unโ€™assicurazione per il GOP di togliere di mezzo il presidente, perchรฉ i candidati del 2022 saranno scelti dagli elettori. Certo, gli endorsement e le campagne elettorali (anche nelle primarie) hanno il loro peso, ma come dimostra il caso di AOC non sono affatto una sicurezza.

Se la figura di Trump dovesse essere per qualche motivo tolta di mezzo (perchรจ magari si sceglierร  di perseguirlo mettendo in contro i disordini o perchรจ si dovesse ritirare) ciรฒ non influirebbe sull’avvento di un candidato “alla trumpista” imbeccato dallo stesso Tycoon.

E gli elettori che eleggeranno la squadra per le midterm sono gli stessi che il 14 agosto preferirono Marjorie Taylor Greene, sostenitrice di Qanon, alle primarie del partito repubblicano al distinto neurochirurgo John Cowan per la corsa alla Camera in Georgia (e lo stesso fecero in Colorado). Insomma, che a Mitch the Knife piaccia o no, ad avere lโ€™ultima parola sul trumpismo saranno gli Americani e non il suo GOP.

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Francesco Dalmazio Casini

Francesco Dalmazio Casini

Fondatore di Aliseo, archeologo redento, appassionato di studi strategici. Voglio raccontare la geopolitica, cercando di leggere tra le righe gli interessi di attori espliciti e meno espliciti. Credo che all'informazione italiana manchino due cose: il realismo e la capacitร  di prendersi un po' di tempo prima di raccontare quello che succede.

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