“Io amo dubitare di tutto: questa disposizione della mente non è d’impaccio alla risolutezza del carattere, al contrario; per quanto mi concerne vado avanti più arditamente quando ignoro cosa mi attende. Nulla, infatti, può accadere di peggiore della morte, e la morte...
Lorenzo Della Corte
LA VITA SELVAGGIA, mistica del viandante
“In quell’ambiente di incomparabile pace e sicurezza feci un bilancio delle mie esperienze nella taiga siberiana, e trassi le conclusioni che seguono. In ogni individuo spiritualmente sano del nostro tempo, vi sono ancora tratti dell’uomo primitivo che possono riemergere in condizioni di estrema difficoltà, trasformandolo in cacciatore e guerriero, e lo aiutano a sopravvivere nella lotta con la Natura. Essa è una prerogativa dell’uomo dalla mente e dallo spirito temprati, mentre gli altri non posseggono sufficienti conoscenze e forza di volontà sono destinati a soccombere.
Trasumanar, la bellezza opposta al nichilismo di Tyler Durden
Tyler Durden, il protagonista del romanzo di Chuck Palahniuk, descrive così l’uomo medio statunitense contemporaneo. Un consumatore alienato, atomizzato ed indottrinato da una società che non avendo più nulla da introdurre sul mercato decide di prezzare l’unica cosa che prezzo non può avere: l’anima. La società delineata da Tyler Durden è un agglomerato di cadaveri ambulanti, sottoprodotti tossici creati da una società che “sta lucidando le maniglie sul Titanic”.
Il Dolore e la Tenacia
“Il dolore è una di quelle chiavi che servono ad aprire non solo i segreti dell’animo ma il mondo stesso. Quando ci si avvicina a quei punti in cui l’uomo si mostra all’altezza del dolore, o superiore ad esso, si accede alle sorgenti della sua forza e al mistero che si nasconde dietro il suo potere. Dimmi il tuo rapporto con il dolore e ti dirò chi sei!”
Queste parole di Ernst Jünger aprono la porta della nostra anima, fanno sì che ci si possa addentrare nelle profondità delle profondità del nostro essere fino a condurci dinnanzi alla nostra essenza, la parte più intima, la parte più vera del nostro spirito. In una società che fugge il proprio dolore e diviene spettatrice del dolore altrui, è indispensabile tornare a dialogare con la nostra sofferenza, i nostri patimenti d’animo.
MENSCHENWÜRDE, l’intangibilità dell’uomo
“La dignità dell’uomo è intangibile”, così è sancito nel primo articolo del Grundgesetz, la Legge Fondamentale tedesca. L’intangibilità della dignità umana è un unicuum nel panorama costituzionale europeo, figlio degli orrori della seconda guerra mondiale ed estuario di quel fiume filosofico che ha nel Cristianesimo e nell’Illuminismo una duplice sorgente.
ELOGIO DELLA SOLITUDINE, “alla noia borghese si contrappone la solitudine del cavaliere”
“Tutta la mia vita è stata contesa fra la noia di vivere insieme e la paura di vivere solo.” – Indro Montanelli
Montanelli descrisse così la sua vita, dipingendo la propria anima non come un unicuum solido e monolitico, bensì come un’anima profondamente scissa e dilaniata dal rapporto conflittuale con le persone. La solitudine non è un bene per tutti, come recitò De André essa è un privilegio per pochi, poiché non possono permettersela i vecchi, non possono permettersela i malati e naturalmente non possono permettersela i politici. La solitudine è dunque una conquista, un viaggio che un uomo può intraprendere per ricercare dentro di sé delle verità che il clamore della folla non può concedergli, in quanto la massa si accontenta della superfice, del comprensibile, mentre è nel silenzio che si può andare oltre, si può scavare nel profondo della propria coscienza, si può entrare in contatto con una trascendenza che conduce a ciò che Padre Bruni chiama l’anelito alla vita buona. “Se non entri nella solitudine, nel silenzio, nell’interrogare il tuo desiderio, nel voler emergere alla luce di questo desiderio che è la vita buona, che è la nostalgia di infinito; si rischia di essere degli uomini costruiti dagli altri, alla fine infelici.” Allontanarsi dal clamore, dal brusio, per ascoltare, per interrogarsi, per giungere a risposte celate, risposte più intime, risposte che possano aiutarci a definire quel che realmente siamo, essendoci spogliati dai pregiudizi e dalle costruzioni sociali. Grazie a questa spoliazione, dunque, non lasciarsi più sopraffare dalla volontà omologatrice dei più. Kavafis ammonisce il proprio lettore a non sciupare la vita, ad allontanarsi dalle facili chiacchiere che avviliscono i temperamenti che necessitano di vette più alte e abissi più neri per definirsi e non si accontentano del vociare del mercato che detta la via del gregge.