Il movimento ruralista BBB è ormai secondo nei sondaggi. Le politiche ecologiste infiammano i Paesi Bassi
Vi ricordate il viaggio di Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista a Parigi per incontrare i leader dei gilet gialli? Era il 5 febbraio 2019, un’era politica fa, almeno in Italia. Oggi gli ex gemelli diversi sono in pessimi rapporti e non fanno nemmeno più parte del Movimento 5 Stelle. Ma non se la passa troppo bene nemmeno il loro interlocutore di quel giorno: Christophe Chalençon, il leader dei gilets jaunes che sembrava avere ambizioni politiche, è uscito dagli onori della cronaca ed è anche stato condannato a sei mesi di carcere per “provocazione ad armarsi contro l’autorità dello Stato”. La protesta dei gilet gialli in Francia non si è alla fine tradotta in un movimento politico. Nei Paesi Bassi invece, qualcosa di simile sembra stare avvenendo, e anche con un certo successo.
I gilet gialli olandesi
Similmente a quanto avvenne in Francia nel 2018, anche in Olanda gli agricoltori sono sul piede di guerra a casa di una scelta ecologista del governo. L’esecutivo guidato da Mark Rutte ha infatti imposto un taglio del 70% delle emissioni di azoto del Paese, di cui sono in grande parte responsabili gli allevamenti di bestiame.
Questo significa una sostanziale condanna a morte per un gran numero di contadini e allevatori. Nelle ultime settimane migliaia di agricoltori sono scesi nelle strade, bloccandole con i trattori: in una piazza della capitale L’Aia hanno addirittura portato due mucche. La protesta non è stata però solo folcloristica: alcuni manifestanti sono andati sotto casa della ministra per la Natura e la Politica dell’Azoto Christianne van der Wal bruciando fieno in strada e gettando petardi contro l’abitazione. Ci sono stati poi scontri con la polizia in tutto il Paese.
Ecologisti vs ruralisti
La scelta radicale del taglio delle emissioni di azoto è frutto delle pressioni di D66, il partito liberal-progressista ed ecologista arrivato secondo alle elezioni di marzo 2021. Il cambiamento climatico è in cima alle preoccupazioni degli abitanti delle grandi città dell’Olanda, dove D66 ha le sue roccaforti. Una politica decisa su questo tema ha però un forte rovescio della medaglia in un Paese che è uno dei maggiori esportatori di carne al mondo. A dare voce agli agricoltori c’è BoerBurgerBeweging, il Movimento contadino-cittadino, più noto con la sigla BBB. Il partito ruralista sta scalando i sondaggi olandesi, in cui ormai si posiziona saldamente al secondo posto.
BBB è guidato da Caroline van der Plas, 55enne giornalista specializzata in agricoltura. Ex membro del partito cristiano-democratico CDA, van der Plas ha fondato BBB nel 2019 e alle elezioni del 2021 ha ottenuto l’1% dei voti eleggendo un solo deputato, lei stessa. Il suo seguito però ha incominciato rapidamente a crescere. «Nei Paesi Bassi il 70-80% della popolazione ha una formazione professionale, ma le leggi sono fatte da laureati che stanno in città», ha dichiarato van der Plas, che si propone di parlare non solo a nome dei contadini, ma anche per esempio di camionisti e saldatori, in altre parole agli olandesi dimenticati.
La leader di BBB tende a minimizzare, ma non a negare, i rischi per l’ambiente portati dal biossido di azoto emesso dagli allevamenti. Ritiene tuttavia folle risolverli tramite un provvedimento così netto come quello proposto dal governo Rutte. «Nel nostro Paese il numero di contadini si sta già riducendo naturalmente, non c’è bisogno di forzare questa tendenza», sostiene van der Plas. «Se riduciamo l’agricoltura qui nei Paesi Bassi, si sposterà in altri paesi che sono meno sostenibili di noi. Se vogliamo ridurre l’inquinamento da loro provocato bisogna investire in nuove tecnologie, non ridurre d’imperio il numero di agricoltori», è il ragionamento della ex giornalista.
Un fenomeno occidentale
Secondo van der Plas il suo ex partito CDA, ma anche il partito di centrodestra del presidente Rutte VVD, hanno progressivamente dimenticato l’elettorato rurale, per cercare di sedurre quello sempre più numeroso delle grandi città. Un esempio è il recente voto dei cristiano-democratici in favore della proibizione dei fuochi d’artificio, per compiacere le associazioni ecologiste ed animaliste. I sondaggi però danno ragione alla leader di BBB. Oggi il suo partito nel sistema iperproporzionale olandese (in parlamento ci sono ben 17 partiti grazie alla soglia di sbarramento del 0,67%) prenderebbe 18 seggi, mentre D66 passerebbe dai 24 dello scorso anno ai 14 attuali, mentre CDA ne prenderebbe solo 6 rispetto ai già deludenti 15 del 2021.
È difficile dire se il successo di BBB sia effimero e legato alle attuali proteste oppure se sarà un fenomeno duraturo. Quello che è certo è che nelle società occidentali esiste una spaccatura sempre più evidente tra città e campagne, centro e periferie. Le prime cosmopolite, multiculturali, progressiste. Le seconde impoverite, sconfitte dalla globalizzazione e arrabbiate si rivolgono sempre più alla destra, per il semplice motivo che la sinistra non si rivolge più a loro.
I “nuovi proletari” non sono più i bianchi di classe medio-bassa, ma gli immigrati di seconda generazione. La questione sociale poi è spesso rimpiazzata nella retorica progressista dalla questione ambientale. La scelta è legittima, ma ha delle ripercussioni elettorali: questo non significa prendere necessariamente meno voti, ma prenderne da persone differenti.