Il conflitto in Ucraina affonda le sue radici nel febbraio del 2014, in seguito all’Euromaidan, una serie di manifestazioni filo-europee da parte degli ucraini.
Con un salto in avanti di otto anni, si arriva al 2022 e all’attacco su vasta scala della Russia nei confronti dell’Ucraina. Dall’inizio dell’anno, e per la sua intera durata, le truppe russe vengono ammassate alla frontiera ucraina, giustificando i movimenti con delle esercitazioni.
Dopo aver bombardato alcune città vicine al confine, il 24 febbraio del 2022 inizia l’attacco su larga scala, dove l’esercito, fino a quel momento fermo al confine, penetra nel territorio ucraino e i bombardamenti iniziano a devastarne le città.
Le vittime della guerra in Ucraina
Il 22 di febbraio è stato pubblicato un report dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani che riassume i due anni di guerra. I dati del report si riferiscono all’impatto sui civili nell’intero territorio ucraino, comprendendo sia le zone controllate dal governo di Kiev che quelle occupate dai russi.
Dall’inizio dell’invasione al 15 febbraio del 2024, secondo le Nazioni Unite, sono stati uccisi oltre 10.000 civili e ne sono stati feriti quasi 20.000. Tuttavia, le stesse Nazioni Unite avvertono all’interno del report che i numeri effettivi sono probabilmente molto più elevati.
Il numero più grande di vittime si concentra nei primi mesi dell’attacco su larga scala.
Secondo il report delle Nazioni Unite, a marzo del 2022 sono stati uccisi 4289 civili: questo è l’unico mese in cui i decessi hanno superato il numero di feriti. Da febbraio del 2023 a oggi, le uccisioni per ciascun mese rimangono sotto le 200. Nella relazione si fa notare che i valori presentati costituiscono una sottostima dell’effettivo numero di morti e feriti, che è probabilmente molto più alto.
Il numero di Rifugiati ucraini
Dal 24 di febbraio sono più di 6 milioni i rifugiati ucraini: il 60% di loro è già tornato in Paese.
La maggior parte ha viaggiato verso l’Europa, ma qualcuno si è diretto in Russia.
La quota di ucraini diretti in Russia va contestualizzata: dalle zone sotto il controllo russo, come ad esempio Mariupol, se si decidesse di andare verso ovest, bisognerebbe superare la linea del fronte e, quindi, rischiare di morire. Un’altra possibile via di fuga è attraverso la Turchia o altri Paesi che permettono il transito dalla Russia.
Il trattamento dei rifugiati è stato un elemento importante della propaganda russa; organizzare il trasferimento degli ucraini in Russia, curarli e offrire loro la cittadinanza, è quello che il Cremlino definisce aiuto umanitario, mentre Human Rights Watch preferisce identificare come crimine di guerra, in un report di settembre del 2022.
A spingere molti ucraini a viaggiare verso la Russia sono, inoltre, i legami familiari e il fatto che molti di loro sappiano parlare russo o condividano una cultura più simile a quella dei russi rispetto a quella europea; se per qualcuno la scelta è stata “volontaria” e dettata dal fatto che ripartire da zero in Russia sia percepito come più facile, in altri casi non ci sono state alternative.
Associated Press racconta di come molti rifugiati siano stati costretti a dirigersi verso il suolo russo.
Nell’articolo viene descritta la storia di Zadoyanov, un ragazzo di 32 anni di Mariupol al quale i soldati russi hanno detto di poter scegliere se prendere un autobus diretto in Ucraina o uno diretto in Russia, ma non c’erano possibilità di scelta: tutti gli autobus andavano in Russia. Bohdan Honcharov, un altro rifugiato ucraino, sostiene che circa 50 ucraini con cui aveva viaggiato siano stati mandati in Siberia.
Anche se, teoricamente, i rifugiati ucraini possono lasciare la Russia, il loro viaggio è spesso reso impossibile dalla mancanza di denaro o documenti, e dal timore, rafforzato dai funzionari russi, che l’Ucraina possa perseguirli in quanto vicini al nemico.
Gli aiuti all’Ucraina
Diversi Paesi, di fronte alla minaccia di invasione, iniziarono a inviare aiuti all’Ucraina dal gennaio 2022, mentre gli Stati Uniti già contribuivano dal 2019. Da questo mese al 31 di ottobre 2023 sono stati molti gli Stati che hanno deciso di contribuire alla causa ucraina e, di conseguenza, a quella europea.
Limitando l’osservazione all’Europa, e alla percentuale sul prodotto interno lordo, attraverso i dati del Kiel Institute for the World Economy, si nota come la vicinanza geografica alla Russia sia un fattore importante per decidere quanto spendere per sostenere Kiev.
Sempre secondo il Kiel Institute for the World Economy, includendo tutti i paesi contribuenti, è la Norvegia a spiccare tra gli aiuti diretti. L’Italia è quasi il fanalino di coda dei paesi dell’Unione Europea. Gli Stati Uniti si trovano al 15° posto considerando la quota relativa al prodotto interno lordo.
In termini assoluti le istituzioni europee forniscono la maggiore quantità di aiuti, limitandosi a quelli di carattere finanziario e umanitario; anche la Svizzera non ha inviato sostegni di tipo militare. Gli Stati Uniti, invece, hanno contribuito principalmente con l’invio di armi, così come Regno Unito e Germania.
Gli allarmi missilistici
Dal 24 di febbraio gli smartphone ucraini hanno visto la comparsa di nuove app; in particolare, due di queste si sono rivelate di notevole utilità.
La prima è Kyiv Digital, un’applicazione già utilizzata dagli ucraini per la mobilità digitale (acquistare biglietti per i mezzi pubblici o pagare il parcheggio), che dall’invasione russa ha aggiunto, tra le altre, una nuova funzionalità: segnalare gli attacchi missilistici.
Oltre ad allertare il rischio di bombardamento, offre la possibilità di individuare i rifugi più vicini e i punti di primo soccorso; inoltre, gli esercenti di qualsiasi tipologia possono registrarsi e segnalare l’apertura o meno della loro attività.
La seconda applicazione, invece, nasce appositamente per emettere un suono, impossibile da disattivare, qualora ci fosse il rischio di un attacco imminente. Il suo nome è Air Alarm e il suo ruolo è affiancare le sirene classiche, che, nei villaggi più periferici, potrebbero essere meno efficaci.
Il funzionamento si basa sullo stesso dei vecchi allarmi: la sicurezza ucraina invia il segnale e un addetto fa partire le sirene. In questo caso, l’addetto è lo smartphone stesso, che inizierà a “gridare”.
Il proliferare di app di questo tipo ha permesso di raccogliere dati degli allarmi in tutta l’Ucraina: il programmatore Vadym Klymenco, nel suo profilo GitHub, ha pubblicato un dataset dove vengono riunite informazioni riguardo l’attività delle sirene per ciascuna regione.
In due anni di guerra, la regione di Donetsk sembra quella più a rischio: se si sommassero i minuti totali di sirene attive, in media un cittadino che risiede in quella zona, avrebbe vissuto 150 giorni sotto il suono degli allarmi. A seguire, le regioni di Zaporizhzhia e Dnipro, dove entrambe vedono trascorrere un loro abitante più di 125 giorni con il suono di allarme attivo.
L’elevata presenza di allarmi nell’oblast di Donetsk non deve far sorprendere; infatti, buona parte della regione è occupata dall’esercito russo e, di conseguenza, viene attaccata da entrambe le parti: essendo una regione per cui passa la linea del fronte, Donetsk ha visto i combattimenti più intensi e le battaglie più dure della guerra.
Se nel complesso sembrerebbe che gli allarmi si siano ridotti con il tempo, il discorso cambia se si analizza la singola regione. La regione di Donetsk ha visto un incremento dei segnali di allarme, con picchi dove, in un singolo giorno, le sirene hanno risuonato per 15 ore, come tra ottobre e novembre del 2023.
Dall’inizio del conflitto a fine del 2023, in media, quindi unendo le regioni più rischiose e quelle meno, il territorio ucraino non è mai stato un intero mese senza che le sirene abbiano risuonato per 24 ore.
Gli ucraini, in media, hanno trascorso circa 60 giorni, quasi il 10% del tempo trascorso nei due anni di conflitto, ascoltando il suono che li avvertiva di un imminente attacco missilistico. Nella singola regione di Donetsk questa percentuale sale vertiginosamente: più del 20% dei giorni vissuti in questo periodo, è stato passato sotto il timore di un possibile attacco.
Le regioni di Zaporizhzhia e Dnipro presentano valori simili: circa il 18% del tempo passato in questi due anni è stato accompagnato dal suono delle sirene. In media, ogni mese le sirene ucraine hanno risuonato interamente per circa 3 giorni.
Foto in evidenza: By Anton Holoborodko (Антон Голобородько) – https://www.ex.ua/76677715, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=31559822