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L’ultimo numero della rivista di Aliseo, dedicato al futuro degli Stati Uniti. 14 analisi per capire l’America, dalla geopolitica alla crisi interna

Violenza, sradicamento e acque cristalline: la faglia sotterranea che divide Caraibi e America Latina

Violenza, sradicamento e acque cristalline: la faglia sotterranea che divide Caraibi e America Latina

Dietro le recenti frizioni tra Venezuela e Guyana, Paesi affacciati sul Mar dei Caraibi, ritroviamo la faglia culturale che separa due mondi assai distanti, il mondo ispanico e l'area caraibica

Una bellezza troppo perfetta per essere vera

Con i suoi scenari da sogno, lโ€™area di mondo conosciuta con il nome di Caraibi attualmente occupa nellโ€™immaginario collettivo il ruolo di meta turistica per eccellenza, dove prendere il sole al riparo di palme lievemente inclinate dal vento, affondando lo sguardo nel mare color turchese.

Eppure, molti non sanno che tali spiagge sono state per secoli il teatro dello sradicamento e delle sofferenze di centinaia di migliaia di schiavi, per lo piรน africani, trapiantati in questa regione dai colonizzatori inglesi, francesi e spagnoli per lavorare nelle piantagioni. I loro discendenti oggi abitano queste terre, mescolando tradizioni di origine locale, africana ed europea in quel calderone di identitร  che รจ la cultura caraibica.

Nel 1688 nel libro Oroonoko, or the Royal Slave la scrittrice inglese Aphra Behn descrive nei seguenti termini la natura che contraddistingue quelle coste di Sudamerica affacciate sul Mar dei Caraibi: ยซVi regna unโ€™eterna primavera ed รจ sempre come nei mesi di aprile, maggio e giugno; lโ€™ombra non manca mai [โ€ฆ]; boschetti di aranci, limoni, cedri, fichi, noce moscata e deliziose piante aromatiche, senza sosta diffondono nellโ€™aria le loro fragranzeยป.

Come si puรฒ osservare, la caratterizzazione idilliaca di questa area di mondo non รจ assolutamente unโ€™invenzione della nostra epoca. Per analogia, naturalmente, tale rappresentazione era poi estesa agli abitanti stessi di quelle terre:

ยซCostoro apparivano ai miei occhi come lโ€™idea assoluta di quella primigenia condizione di innocenza in cui lโ€™uomo non conosceva ancora il peccato [โ€ฆ]: la religione, qui, altro non farebbe che distruggere la serenitร  che questi uomini posseggono grazie allโ€™ignoranza; le leggi non insegnerebbero loro altro che lโ€™offesa, della quale essi non hanno cognizione alcunaยป.

Joseph Defour et Cie – Les Sauvages de la Mer Pacifique, Museum Pasifika, Public domain, via Wikimedia Commons

Nonostante nei due passaggi riportati la scrittrice stia teoricamente descrivendo la natura e gli abitanti dellโ€™attuale Suriname, in realtร  sta proiettando in essi categorie di pensiero e topoi letterari ben consolidati: รจ attraverso lโ€™immagine paradisiaca del locus amoenus e il mito del buon selvaggio che la cultura occidentale per secoli รจ stata solita rappresentare il Nuovo Mondo.

Eppure, รจ opportuno mettere da parte quellโ€™atteggiamento di tipo โ€œorientalistaโ€ di cui parla lo storico Edward Said, e che fin troppo spesso ha trovato applicazione alle nostre latitudini in riferimento alle regioni geografiche piรน disparate, finendo per sfumare i confini tra aree di mondo anche limitrofe ma incommensurabilmente distanti dal punto di vista culturale. 

La distanza incommensurabile tra i Caraibi e l’America Latina

Infatti, nel nostro caso si rende necessario distinguere tra i territori di quella che oggi chiamiamo America Latina e quelli insulari e continentali affacciati sul Mar dei Caraibi, ai quali gli inglesi sono soliti riferirsi con lโ€™appellativo di Indie Occidentali (in contrapposizione alle famose Indie Orientali costituiti dallโ€™India vera e propria).

Anzitutto, per un non secondario discorso di influenza. I Caraibi, infatti, si suddividono tra Caraibi insulari e continentali. I primi sono costituiti dalle Antille Maggiori (Cuba, Hispaniola, Giamaica e Porto Rico) e dalle Antille Minori, e si presentano caratterizzati essenzialmente da unโ€™influenza spagnola, britannica e in misura minore francese.

Quando nel 1804 Haiti divenne il primo Paese del Nuovo Mondo ad ottenere lโ€™indipendenza dopo gli Stati Uniti, lโ€™eroe rivoluzionario Dessalines la proclamรฒ proprio dai francesi; Dessalines era nato in una piantagione di canna da zucchero e in seguito alle sue imprese militari divenne noto al mondo con lโ€™appellativo di โ€œNapoleone neroโ€.

Kmusser, CC BY-SA 3.0 https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0, via Wikimedia Commons

Per quanto riguarda i cosiddetti Caraibi continentali, invece, solitamente si รจ soliti considerare unโ€™estesa fascia costiera che va dalle coste meridionali del Messico fino alle tre Guyane (quella britannica, la cosiddetta olandese che oggi porta il nome di Suriname, e quella francese che oggi costituisce a tutti gli effetti un dipartimento dโ€™oltremare francese nonchรฉ regione ultraperiferica dellโ€™Unione Europea).

Tuttavia, in questo caso la questione si complica, dal momento che in questa zona possiamo individuare alcune regioni, come la costa meridionale del Messico, storicamente appartenenti al Virreinato spagnolo, e altre contese tra numerose potenze occidentali e piรน propriamente โ€œcaraibicheโ€ dal punto di vista culturale.

Infatti, se potessimo tornare indietro nel tempo e contemplare di persona le principali rotte percorse mercantili sullโ€™Atlantico a inizio Seicento, assisteremmo a un imponente incrociarsi di navi dirette a creare nuovi spazi di conquista o a consolidare la presa su conquiste giร  avvenute.

I Caraibi costituivano infatti uno snodo cruciale nel commercio triangolare tra Europa, Africa e Nuovo Mondo, la seconda come bacino di rifornimento per il commercio degli schiavi, spesso venduti agli europei da popolazioni locali che li avevano sconfitti in battaglia, mentre il terzo come meta dove questi sarebbero stati destinati al lavoro nei campi.

Persino il Granduca di Toscana Ferdinando I nel 1608 inviรฒ una spedizione esplorativa in Guyana, nell’ambito di un ambizioso progetto di colonizzazione che sarebbe presto naufragato in seguito alla sua improvvisa morte.

Questa dinamica ha avuto sulla regione un impatto culturale molto forte i cui segni sono facilmente osservabili ancora oggi. Infatti, se nei Caraibi si รจ prodotto un ventaglio culturale tuttโ€™altro che scontato, in quella che oggi chiamiamo America Latina per secoli si รจ registrato il pressochรฉ esclusivo dominio della corona spagnola (fatta eccezione per il Brasile).

Eppure, non รจ solo una questione di differenti dominatori. In un racconto fantastico dallโ€™evidente piglio ironico, lo scrittore argentino J. L. Borges centra il punto della questione: ยซNel 1517 il Padre Bartolomรฉ de las Casas ebbe molta compassione deglโ€™indios che si estenuavano nei laboriosi inferni delle miniere dโ€™oro antillesi e propose allโ€™imperatore Carlo V lโ€™importazione di negri, che si estenuassero nei laboriosi inferni delle miniere dโ€™oro antillesiยป.

Infatti, nei loro possedimenti continentali gli spagnoli si sono serviti della popolazione indigenza, integrandola nel sistema sociale e dando origine al fenomeno del mestizaje, anche grazie al supporto culturale offerto dalla religione cattolica; si vedano a tal proposito le acute osservazioni riportate dal premio Nobel messicano Octavio Paz ne Il labirinto della solitudine.

Nei Caraibi, invece, lโ€™esigua presenza delle tribรน locali รจ stata subito travolta dalle decine di migliaia di schiavi che nel giro di pochi decenni le potenze coloniali piรน disparate avrebbero condotto lรฌ dallโ€™Africa. La dinamica, infatti, vedeva lโ€™esistenza di una terra estremamente redditizia combinarsi con una generale mancanza di manodopera.

Degli stimati undici milioni di schiavi trasportati verso le Americhe, per i quali il Nuovo Mondo costituiva tutto meno che una terra da sogno, il 90% sarebbe stato inviato proprio nelle colonie dellโ€™Atlantico centrale e meridionale, anzichรฉ in quelle nordamericane (sebbene oggi la storia dei neri statunitensi sia molto piรน nota).

Un altro intervento tra i piรน impattanti dal punto di vista demografico e culturale ebbe luogo in Guyana e fu condotto dagli inglesi a partire dal 1838; dopo l’abolizione della schiavitรน, infatti, si verificรฒ un abbandono di massa delle piantagioni di canna da zucchero da parte degli ex schiavi neri che non erano piรน disposti a lavorare lรฌ, nonostante le misure adottate dai britannici per arginare questo esodo. Si trovรฒ quindi la maniera di sostituire gli ex schiavi con lavoratori dal contratto di lavoro vincolato, per lo piรน provenienti dall’India.

L’arrivo di decine di migliaia di lavoratori indiani portรฒ alla nascita di comunitร  chiuse che sopravvivono ancora oggi, suscitando un odio razziale allโ€™origine di continue frizioni tra le diverse componenti etniche del Paese, di cui indiani e neri sono le due maggioritarie. Fuori dalla Guyana, nellโ€™isola di Trinidad, lo sguardo dello scrittore indiano V. S. Naipaul registra alcune delle possibili risposte a tale mancanza di dialogo, ossia la chiusura piรน totale nelle proprie tradizioni o al contrario la cosiddetta mimicry, ossia la tendenza della classe dirigente locale a โ€œscimmiottareโ€ i costumi del dominatore britannico.

Questo รจ il principale motivo per cui Stati che oggi sorgono sulla costa settentrionale del Sudamerica, come il Suriname di Aphra Behn o la Guyana oggi insidiata dal Venezuela, non devono essere considerati semplicisticamente America Latina, bensรฌ come il risultato di un distinto processo storico e culturale.

Una โ€œfagliaโ€ di questo tipo (sulla scia di quelle individuate da Huntington nel suo celebre Lo scontro delle civiltร ) si colloca precisamente tra Guyana e Venezuela, due Paesi esponenti rispettivamente dellโ€™anima caraibica e ispano-americana. Nonostante la Guyana sia spesso menzionata come lโ€™unico Stato dellโ€™America Latina in cui si parla inglese, in realtร  รจ piรน corretto considerare questโ€™ultima nel novero dei Paesi caraibici.

Dโ€™altro canto, la stessa espressione di America Latina altro non รจ che il prodotto di una fine operazione culturale messa in atto dalla Francia di Napoleone III durante il suo tentativo di conquista del Messico (lโ€™operazione culturale sarebbe stata di gran lunga piรน efficace di quella militare) per inserirsi tra le potenze occidentali legittimate a esercitare una qualche influenza di tipo politico e militare sullโ€™America centrale e meridionale, tagliando invece fuori lโ€™America anglosassone settentrionale in quanto distante, sempre a detta dei francesi, per lingua, cultura e valori.

Prima era normale riferirsi a quei territori con il nome di Hispanoamรฉrica (America Ispanica), e la linea di demarcazione tra questa e la regione caraibica rende conto della recente disponibilitร  manifestata dal Regno Unito ad impiegare la Royal Navy per soccorrere la piccola Guyana in caso di un concretizzarsi delle minacce di Nicolรกs Maduro.

Visita a Brasil del presidente de Venezuela, Nicolรกs Maduro, durante una declaraciรณn a la prensa, en el Palacio Presidencial en Brasilia. Valter Campanato/ABr, CC BY 3.0 BR https://creativecommons.org/licenses/by/3.0/br/deed.en, via Wikimedia Commons

La nascita in un mondo incontaminato del caraibico come ยซnovello Adamoยป

Parlare di unโ€™identitร  comune caraibica sarebbe altamente impreciso, ma non del tutto scorretto in virtรน di unโ€™ereditร  storica condivisa. Infatti, se da una parte oggi i caraibici tendono a pensarsi distinti in guyanesi, dominicani, giamaicani, dallโ€™altra le West Indies avevano fatto complessivamente parte dellโ€™Impero britannico e sono unite dallโ€™utilizzo dellโ€™inglese come mezzo di comunicazione tra individui appartenenti a comunitร  molto diverse per lingua e tradizioni.

Non bisogna dimenticare che dopo lโ€™indipendenza ci fu anche il sogno, rapidamente tramontato, di una Federazione delle Indie occidentali. Molte di queste persone, infine, si ritrovarono a vedersi tutte ugualmente caraibiche nel momento in cui, nel secondo Dopoguerra, emigrarono verso lโ€™Inghilterra in cerca di lavoro.

Quelli affrontati sono i motivi per cui i Caraibi, come spiega Jamaica Kincaid in A Small Place (1988), sono anche il luogo dellโ€™ingiustizia, teatro dello sradicamento e dello sfruttamento di intere popolazioni.

I mulatti, ยซfisico elemento di congiunzione tra una maggioranza africana e una minoranza biancaยป (cfr. Bertinetti, Storia della letteratura inglese, Vol. II), nascevano dagli stupri subiti dalle schiave. Dal canto loro, i soldati caraibici di colore che parteciparono alla prima guerra mondiale tra le fila dellโ€™Impero britannico si accorsero di essere discriminati piรน pesantemente dei neri nellโ€™esercito statunitense e persino dei Senegalesi nellโ€™esercito francese.

Tuttavia, la storia dellโ€™ingiustizia che caratterizza la vita in queste terre non deve essere confinata al passato, poichรฉ proseguita fino al presente. Basti pensare alla situazione di Stati come Haiti, notoriamente il piรน povero dellโ€™emisfero occidentale. Se sul fronte sociale ancora devono essere fatti importanti passi avanti, in ambito culturale si iniziano a percepire movimenti che sembrano destinati a superare la centenaria storia di conflitto.

Lo scrittore guyanese Wilson Harris vede la ricchezza della scrittura caraibica proprio nella sua multiculturalitร , nellโ€™incrocio tra culture diverse, dove il nuovo scaturisce di volta in volta da un ibridismo che scavalca e fonde insieme le diverse componenti specifiche.

Una nota di speranza per il futuro puรฒ essere infine rintracciata nel pensiero del poeta Derek Walcott, nato a Santa Lucia. Considerato uno dei maggiori poeti contemporanei di lingua inglese insieme a Seamus Heaney, questi contrappone al ยซpaesaggioยป ingombro delle macerie della storia che il poeta europeo ha davanti agli occhi quello illuminato dai lucenti colori della natura caraibica.

Anche lo scrittore caraibico puรฒ essere quindi ossessionato dalla distruzione che la storia ha attuato nei confronti del suo passato (come lโ€™ยซamore delle macerieยป di cui parla il filosofo tedesco Walter Benjamin), ma ha la possibilitร  di trascenderlo, di abitare un mondo ยซsenza storiaยป che costruisce nella sua immaginazione grazie al rapporto diretto con la natura; e in questo ยซnuovoยป mondo il poeta, simile a un Adamo del linguaggio, ยซdร  un nome alle coseยป, riappropriandosi dellโ€™amaro ricordo del suo passato per compiere uno slancio del presente.

Foto in evidenza: Par MONNIN Jacques โ€” Campagne de numรฉrisation des Musรฉes dรฉpartementaux de la Haute-Saรดne, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=29579214

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Stefano Dal Canto

Stefano Dal Canto

Studente di Lingue e letterature straniere presso lโ€™Universitร  di Pisa e allievo del corso ordinario di Filologia, letteratura italiana e linguistica della Scuola Normale Superiore di Pisa. Inseguo un tipo di cultura capace di uscire dai grigi studioli accademici per suscitare un riscontro concreto nella realtร  che ci circonda. Per Aliseo scrivo articoli dal taglio prevalentemente storico e sociologico, con una particolare predilezione per l'America Latina.

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