Abbonati

a

Scopri L’America dopo l’egemonia

L’ultimo numero della rivista di Aliseo, dedicato al futuro degli Stati Uniti. 14 analisi per capire l’America, dalla geopolitica alla crisi interna

Cecenia, Tatarstan e Siberia: la Russia e il timore mai sopito della disgregazione

Cecenia, Tatarstan e Siberia: la Russia e il timore mai sopito della disgregazione

Impero multirazziale e multiculturale, la Russia teme da sempre che le divisioni etniche e religiose siano un domani sfruttate dai suoi nemici
russia cecenia

โ€œDivide et imperaโ€ รจ una delle locuzioni latine piรน conosciute, in ragione dei successi delle sue innumerevoli applicazioni. Oggi si trovano impegnati nella sua messa in pratica, inseriti nel caldo scenario della guerra dโ€™Ucraina, gli arcinemici della Federazione Russa, consapevoli del piรน grande punto debole di Mosca: lโ€™eterogeneitร  etnica, risultato in potenza della sua vastitร .

La variegata componente etnoculturale di uno Stato, definita da molti come una risorsa, รจ spesso causa di preoccupazione per chi รจ chiamato a evitare la nascita di centri di potere antagonisti a quello centrale, oppure quinte colonne, funzionali agli interessi di attori stranieri. In ragione maggiore se lo Stato in questione รจ la Federazione Russa, il piรน vasto al mondo, oggi precipitato in una crisi economica e impantanato in una guerra dalla quale sembra sempre piรน difficile trarre una vittoria. Queste circostanze saldano lo spirito della nazione ma, allo stesso tempo, possono diventare motivo dโ€™inasprimento di spiriti secessionisti giร  presenti, mai del tutto sopiti.

Recenti dichiarazioni di Zelensky, a seguito dellโ€™annuncio di Putin riguardo la mobilitazione parziale, accusano i vertici di Mosca di trattare il proprio popolo come โ€œcarne da cannoneโ€. Il presidente ucraino tocca un tasto dolente, facendo leva sulle divisioni interne allโ€™opinione pubblica russa, tra chi preme per un aumento dโ€™intensitร  della campagna militare e chi rifiuta la guerra e i suoi sempre piรน evidenti e drammatici effetti.

A recepire maggiormente lโ€™appello ucraino sono le minoranze etniche interne alla Federazione Russa, vittime anche loro della mobilitazione parziale voluta dal Cremlino e meno inclini allo spirito di sacrificio nazionale. Minoranze etniche meno sensibili al conflitto con la nazione ucraina, che non esiste secondo la narrazione russa, e quindi inquadrate in divisioni largamente spedite al fronte anche nei primissimi mesi del conflitto.

In tempi di guerra e in tempi di pace era lโ€™ideologia comunista lo strumento principe per mantenere lโ€™ordine interno allโ€™Unione sovietica e alla domina provinciarum in primis. Invero, professando lโ€™ateismo e il riconoscimento di tutti i popoli sotto unโ€™unica classe, con uguali interessi e aspettative, lโ€™ideologia rossa tendeva ad attenuare qualsiasi spirito secessionista, offrendo a tutti i popoli una causa comune, prescindendo da qualsiasi differenza culturale.

Da quando lโ€™URSS si รจ disgregata e il comunismo non รจ piรน la religione di Stato, la Russia ha dovuto reinventare la sua narrazione per evitare che lo spirito della disgregazione colpisse anche la prima repubblica socialista fondata nel 1917. Prescindendo dagli innumerevoli interventi nelle ex repubbliche sovietiche dopo il โ€™91, volti a rendere il meno amara possibile la fine dellโ€™impero, la neonata Federazione Russa ha dovuto fare i conti con questioni interne di primaria importanza.

Il caso del Caucaso e della Cecenia

La regione del Caucaso รจ emblematica se parliamo di conflitti etnici e di lotta centro-periferia. Rimangono irrisolte ancora oggi le questioni territoriali scaturite dai conflitti venutisi a creare dopo la caduta dellโ€™URSS, con la Russia coinvolta in maniera indiretta, e la nascita di tre repubbliche a riconoscimento parziale: l’Artsakh, al centro dello scontro tra armeni e azeri e l’Abcasia e l’Ossezia del Sud, rivendicate dai georgiani.

A riprova dellโ€™eterogeneitร  etnica del Caucaso, notiamo come le repubbliche autonome allโ€™interno dello sconfinato territorio russo sono ventuno (escludendo la Crimea); solo nella relativamente piccola regione del Caucaso settentrionale se ne contano sette. Inoltre, i popoli caucasici professano lโ€™islam e la percentuale di Russi che vivono in quei territori รจ relativamente esigua.

Allโ€™interno di questo contesto lโ€™assidua spina nel fianco della Russia, sin dallโ€™impero zarista, rimane la Cecenia. Mosca considera la Repubblica Cecena un territorio troppo importante, ergo non รจ ammissibile la sua secessione. La presenza di petrolio e di gasdotti che corrono nel sottosuolo sono degli asset la cui perdita costerebbe cara al Cremlino. Nonostante ciรฒ, la Cecenia riuscรฌ, de facto, per un lasso di tempo che va dalla caduta dellโ€™URSS allโ€™inizio della seconda guerra cecena, ad essere indipendente dalla Russia, con la denominazione di Repubblica di Ichkeria.

Dopo il riassetto del controllo russo nella piccola repubblica, ottenuta a carissimo prezzo, diviene chiara lโ€™esigenza di un rigido controllo per evitare nuove escalation nella regione. รˆ in quel contesto di necessitร  che viene a galla lโ€™attuale capo della Repubblica Cecena, Ramzan Kadyrov. Accusato piรน volte di mantenere il controllo tramite lโ€™abuso della forza, Kadyrov si รจ rivelato lโ€™uomo giusto al momento giusto.

Sebbene la dittatura kadyrovita abbia sortito gli effetti sperati, il malcontento latente รจ emerso a piรน riprese, fino allโ€™attuale scoppio in concomitanza con la guerra dโ€™Ucraina, dove i ceceni khadyroviti e gli oppositori indipendentisti combattono allโ€™ombra dellโ€™apparente conflitto russo-ucraino e le proteste a Grozny aumentano dโ€™intensitร  e frequenza. Proteste figlie di un malcontento sobillato da 1ADAT, unโ€™organizzazione nata nel 2020 su Telegram al fine di condividere notizie, video e immagini dei soprusi che i ceceni, critici del regime, subiscono nelle strade delle cittร . Movimento considerato organizzazione estremistica dalla corte suprema cecena e finanziata e protetta da chi ha interessi nel farlo, Ucraina in primis.

Sul campo di battaglia, Dudaev e Mansour sono i nomi di due battaglioni composti da indipendentisti ceceni, idealmente ispirati alla repubblica di Ichkeria, giร  attivi in Ucraina dal 2014 e oggi partecipi al conflitto contro la Russia, in particolare contro i battaglioni connazionali, composti da fedelissimi kadyroviti. Fine ultimo esplicito dei battaglioni ribelli รจ di portare la guerra nel Caucaso settentrionale, risvegliando la sopita repubblica di Ichkeria.

Lโ€™Ucraina รจ quindi anche campo di battaglia della guerra civile cecena, unโ€™opportunitร  per i nostalgici secessionisti di riaprire una ferita mai del tutto guarita in seno alla Russia e di destabilizzare ulteriormente Mosca, distraendo attenzioni e risorse dal fronte ucraino.

Siberia e Tatarstan

Nel mese di luglio si รจ tenuto a Praga il secondo forum delle nazioni libere della Russia. Unโ€™iniziativa che ha avuto come ospiti dissidenti del regime russo, politici est europei, attivisti ed esiliati rappresentanti delle comunitร  etniche presenti sul territorio della federazione. Si รจ discusso di come il regime russo sia imperialista e oppressivo nei confronti delle minoranze etniche e di come esse debbano โ€œdecolonizzarsiโ€ e autodeterminarsi. Un disegno che vede una Russia divisa in tanti centri di potere autonomi quante sono le repubbliche che la abitano.

Tra queste repubbliche la piรน grande (non si intende per estensione geografica) e, potenzialmente, quella che potrebbe creare maggiori problemi a Mosca รจ la repubblica del Tatarstan. Inverno, il secondo gruppo etnico della federazione Russa sono i tatari (circa cinque milioni), di religione islamica e lingua turcica. รˆ una delle zone piรน sviluppate del paese, quindi dove gli effetti economici della guerra sono piรน evidenti, e ha visto perdere progressivamente la sua autonomia a causa della crescente centralizzazione del potere voluta da Mosca.

Da sempre i tatari sono restii allโ€™assimilazione e la Turchia appoggia minoranze turciche dovunque esse siano. Da poco tempo Farit Zakiyv, presidente del โ€œcentro pubblico di tutti i tatariโ€, ha lasciato la Russia per rifugiarsi in Turchia, definendo la guerra inaccettabile, opinione condivisa dai suoi seguaci e da parte della comunitร  tatara.

Lโ€™altra regione potenzialmente sovversiva รจ la Siberia. Con un clima inospitale e una scarsa demografia, comprende circa il 77% del territorio russo e allโ€™interno si trovano il 70% delle risorse energetiche che la Russia sfrutta ogni giorno per finanziare le casse dello stato. In ragione di questo sfruttamento energetico, i siberiani tendono a percepire Mosca come una potenza estranea, interessata solo a estrarre le risorse energetiche presenti nel territorio. Ancora in epoca zarista alcuni intellettuali, tra cui lโ€™anarchico Bakunin, teorizzarono il progetto di una siberia indipendente, ovviamente una velleitร  inattuabile allโ€™epoca.

Le ultime grandi proteste nella regione risalgono al 2020, a causa dellโ€™arresto del governatore del territorio di Khabarovsk, considerato sleale dal Cremlino e rimpiazzato con un sostituto piรน gradito. Oggi le spinte indipendentiste nella regione si stanno ripresentando, con il beneplacito di Cina e Giappone, due attori attratti dalle risorse del sottosuolo e che considerano la Russia una potenza “abusiva” in Siberia.

Allโ€™interno di ogni repubblica autonoma possiamo trovare delle spinte secessioniste, corroborate da casi di attivismo, iniziative, proteste e altrettanti arresti o esili volontari. Come nella repubblica autonoma dellโ€™Udmurtia, dove una legge ha proibito lo studio delle lingue indigene, essendo lโ€™idioma etnico un elemento identitario fondamentale. In risposta a questa legge, lโ€™attivista Albert Razin si diede fuoco nel 2019 davanti alla sede del parlamento della repubblica autonoma. Potremmo fare altri esempi, resta il dato che tensioni indipendentiste si trovano in ogni entitร  autonoma russa, tuttavia in alcune in misura maggiore che in altre.

รˆ davvero possibile una disgregazione della Russia?

A chi giova realmente una disgregazione totale della federazione russa? Sicuramente ai suoi vicini di casa, storicamente vassalli e ora nemici giurati: polacchi, baltici e ucraini, desiderosi di mettere mano alle risorse energetiche e colmare gli eventuali vuoti di potere che si verrebbero a creare. Al contrario i cinesi, anche se attratti dai territori siberiani, non possono tuttavia permettersi di perdere un alleato come la Russia in questo momento storico di transizione multipolare.

Italiani, tedeschi e francesi vedono nel collasso russo un danno, in primis per la potenziale nascita di un Europa a trazione Visegrad, con la Polonia in testa. In secundis, per la perdita di un importante e potenziale partner per ricattare e schermarsi, per quanto possibile, da Washington.

Infine, agli Stati Uniti conviene? Sicuramente no. Il contenimento russo รจ funzionale a due interessi: tenere unita la compagine europea contro un nemico comune e dare un senso all’infrastruttura NATO che permette una capillare presenza sul territorio del Vecchio continente. Puntare a una disgregazione parziale, come nel caso della Cecenia, potrebbe invece essere unโ€™alternativa per indebolire Mosca e tenerla maggiormente occupata negli affari interni piuttosto che in quelli esteri.

Tuttavia, una disgregazione federale completa sarebbe evitata con qualsiasi mezzo da Mosca, anche a costo di usare lโ€™arma nucleare come extrema ratio, soprattutto se questo spirito disgregativo dipendesse dalle sorti della guerra. La Russia sta vivendo una parabola discendente in favore del vicino cinese e ciรฒ รจ sotto gli occhi di tutti. Lโ€™ultimo vertice di Samarcanda รจ stato la riprova di questa traiettoria, estesa allo spazio post-sovietico e al suo rango internazionale.

Diversi soggetti vorrebbero vedere la disgregazione federale una realtร , ma per ora i principali attori di peso non vogliono lโ€™avverarsi di questo scenario, e nemmeno la Russia stessa รจ disposta a concedere questo privilegio ai suoi nemici.

Foto in evidenza: Mikhail Evstafiev – Mikhail Evstafiev, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=343741

La newsletter di Aliseo

Ogni domenica sulla tua mail, un'analisi di geopolitica e le principali notizie sulla politica estera italiana: iscriviti e ricevi in regalo un eBook di Aliseo

Michele Ditto

Michele Ditto

Laureato in Scienze Politiche e delle Relazioni Internazionali presso l'Universitร  Cattolica di Brescia, mi occupo soprattutto di Europa, spazio post-sovietico e Stati Uniti. Per Aliseo curo la newsletter settimanale di Lumina. Il mio scopo รจ sottolineare quello che c'รจ dietro i principali eventi geopolitici.

Dello stesso autore

In evidenza

Aliseo sui social