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L’ultimo numero della rivista di Aliseo, dedicato al futuro degli Stati Uniti. 14 analisi per capire l’America, dalla geopolitica alla crisi interna

Il riarmo dell’Australia e la paura della Cina: dalla guerra commerciale a Aukus

Il riarmo dell’Australia e la paura della Cina: dalla guerra commerciale a Aukus

L'Australia รจ passata negli anni da una fitta cooperazione economica con la Cina a un decoupling geopolitico che farร  scuola (non solo in Oceania)

Il cruento espansionismo nipponico perpetrato in Asia tra la fine del 1941 e lโ€™inizio del 1942, galvanizzato dallโ€™iniziativa di Pearl Harbour (e dalla presa di Hong Kong e Singapore) aveva portato Tokyo a estendere la propria influenza su larga parte del Pacifico Occidentale.ย 

Lโ€™importanza del controllo degli Stati del Sud-Est asiatico e delle rotte marittime ad essi collegate, le quali convogliavano idrocarburi e materie prime dalle colonie al Giappone metropolitano, instillarono negli alti comandi militari la necessitร  di accerchiare lโ€™Australia, isolandola dagli alleati.

Mettere in โ€œsicurezzaโ€ le vie dโ€™acqua, annichilendo la possibilitร  per gli angloamericani di utilizzare lโ€™enorme isola oceanica come testa di ponte per un assalto ai possedimenti imperiali e alle preziose rotte si rivelรฒ di fondamentale importanza.

Solo la base militare di Port Moresby, in Papua Nuova Guinea, si frapponeva tra le forze aeronavali nipponiche e lโ€™Australia continentale. La battaglia del Mar dei Coralli del maggio 1942, che vide contrapposte le forze armate americane e australiane contro quelle giapponesi, seppur vinta tatticamente da questi ultimi, precluse per Tokyo la possibilitร  di conquistare lโ€™intera isola di Papua e di fatto isolare lโ€™Australia. Lโ€™esito dello scontro si rivelรฒ invece un successo strategico per le marine australiane e statunitensi che bloccarono un nemico fino ad allora considerato inarrestabile.ย 

La lezione appresa dalla Battaglia del Mar dei Coralli nelle stanze del potere di Canberra era lampante: una potenza egemone, revisionista e aggressiva nel Pacifico รจ una minaccia diretta allโ€™esistenza dellโ€™Australia.

La sua posizione geografica ne รจ di fatto croce e delizia: le acque oceaniche fungono da naturale estensore di profonditร  strategica contro eventuali minacce continentali; eppure lโ€™isolamento spaziale di questa enorme isola (venticinque volte lโ€™Italia per estensione) la costringe a fare dellโ€™Oceano la sua autostrada per connettersi al mondo esterno.

La nave da guerra australiana Hmas Australia sotto attacco durante la battaglia del Mar dei Coralli

Cina e Australa: dalla cooperazione alla competizione

Fino al 2017 Canberra ha fatto ottimi affari con Pechino. La sua sovraproduzione estrattiva in termini di metalli e minerali era una panacea per la vorace industria sinica, sempre alla ricerca di materie prime, disposta a rastrellarle in giro per il globo.ย ย ย 

Lโ€™Australia nellโ€™ultimo trentennio, complice una cultura prettamente economicistica, ha convogliato naturalmente le proprie imprese nelle braccia di Pechino. Dโ€™altronde la crescita ininterrotta del Pil australiano dagli anni Novanta al periodo pandemico era un giustificativo piรน che accettabile per convincere lโ€™opinione pubblica circa la bontร  delle relazioni con la Repubblica Popolare. Di fatto nel 2017 ben oltre lโ€™80% della popolazione australiana considerava la Repubblica Popolare Cinese come un importante partner economico del Paese.

Lโ€™atteggiamento conciliante visto fino al 2017, sospinto dal corposo interscambio, ha progressivamente ceduto il posto a una condotta piรน intransigente di Canberra nei confronti di Pechino. Due fattori hanno contribuito a questo repentino cambio di rotta: il progressivo inserimento di Pechino nella sfera dโ€™influenza australiana e i rischi collegati agli appalti sullโ€™infrastruttura 5G.


Lโ€™inizio del decoupling, dalle Salomone a Huawei

Figi, Vanuatu, Tonga, Salomone, Papua Nuova Guinea: questi arcipelaghi, facenti parte della tradizionale sfera dโ€™influenza australiana, sono diventati nel tempo oggetto di interesse da parte della Repubblica Popolare Cinese e del suo Esercito Popolare di Liberazione.

Pechino si รจ insediata in questi paradisiaci atolli giร  dal 2013, inizialmente a livello economico, grazie al grimaldello della Belt and Road Initiative (Bri), consolidando con essi rapporti di natura commerciale.

Lungi dallโ€™avere finalitร  prettamente economiche, lo sforzo di Pechino ha chiara matrice strategica: estendere la sua presenza militare negli arcipelaghi in Oceania consente al Dragone di aggirare la doppia catena di contenimento di marca statunitense, insediando uomini e mezzi in un quadrante ad alto valore strategico.

Nascono pertanto partnership come con le Isole Salomone, dove Pechino e Honiara siglano nellโ€™aprile del 2022 un accordo di sicurezza che consente alla Cina di intervenire nellโ€™Arcipelago per assicurarne lโ€™ordine sociale. Un pugno allo stomaco per Canberra, che da sempre ha visto lโ€™arcipelago come naturale estensione della sua sfera dโ€™influenza e sicurezza. ย 

La posizione delle Isole Salomone rispetto all’Australia (in basso a sx)

La prima vera profonda frattura tra i due Paesi avviene nel 2017. Quando a Canberra si iniziano a definire i piani per la creazione della futura infrastruttura della rete 5G che collegherร  il Paese con internet di ultima generazione, lโ€™allora Premier Malcom Turnbull, giร  Ministro delle Comunicazioni dal 2013 al 2015, decide di escludere il gigante cinese Huawei dallโ€™appalto.

Troppo alto il rischio di affidarsi alla Big Tech sinica dโ€™altronde. Gli apparati australiani giร  da anni avevano attenzionato Huawei e le sue connessioni dirette con il Partito Comunista Cinese. La legge sullโ€™intelligence cinese imponeva alle aziende del Dragone di prestarsi alle attivitร  di raccolta informativa degli apparati sinici. Il concreto rischio della creazione di backdoor atte a spiare la popolazione e le autoritร  australiane non poteva essere nรฉ ignorato nรฉ tantomeno sottovalutato. ย 

I dazi di Pechino: un boomerang che favorisce la creazione dellโ€™Aukus

In risposta al diniego australiano a concedere spazio a Huawei, Pechino decide di rispondere imponendo una serie di dazi e blocchi commerciali allโ€™export di Canberra. A cavallo tra il 2019 e il 2020 iniziano una serie di rappresaglie economiche che colpiscono le piรน disparate categorie merceologiche prodotte in Australia: dal carbone, allโ€™orzo, passando per il vino e le aragoste.

Vengono imposti dazi pesantissimi fino a oltre il 200% su alcuni beni di lusso. A gettare benzina sul fuoco anche la proposta per unโ€™inchiesta indipendente sulle origini del Covid perpetrata da Canberra allโ€™Oms nellโ€™aprile del 2020. Nel giugno arriva la risposta di Pechino: in un atto di palese rappresaglia, la Cina tagliava unilateralmente le importazioni di carbone provenienti dallโ€™Australia.

Lโ€™embargo perรฒ si rivela controproducente sul piano economico. Mentre lโ€™Australia riesce a riallocare piuttosto agilmente lโ€™eccesso produttivo destinato alla Cina (plastica manifestazione รจ lโ€™aumento dellโ€™export verso Paesi amici come Giappone, Usa e Corea del Sud), proprio Pechino subisce un effetto boomerang, soprattutto sul carbone che costringe alcune centrali a razionare la corrente in alcuni distretti cinesi. ย 

Rendering di un sottomarino d’attacco classe Aukus – i primi dovrebbero entrare in servizio tra oltre 15 anni

Ancora piรน nociva per Pechino รจ la spinta che genera la sua linea dura, inducendo Canberra a riavvicinarsi allโ€™anglosfera in termini di difesa e sicurezza. Nel settembre del 2021 Stati Uniti, Australia e Regno Unito siglano il patto trilaterale di sicurezza Aukus (acronimo dei tre Paesi firmatari). Con esso si viene a creare un partenariato strategico dove Londra e Washington permetteranno all’Australia di dotarsi di sottomarini a propulsione nucleare.

Fondamentale strumento di deterrenza alle velleitร  talassocratiche di Pechino nellโ€™area, lโ€™elemento sottomarino non รจ comunque il solo perno su cui si basa questa intesa: interoperabilitร  in ambiti di cyberwarfare, intelligenza artificiale e capacitร  subacquee fanno ugualmente parte dellโ€™accordo.

Aukus non tocca il tema sulla condivisione dei dati dโ€™intelligence, giร  regolamentato tramite lโ€™accordo Five Eyes, che raccoglie tutta lโ€™anglosfera, coinvolgendo anche Canada e Nuova Zelanda. In cambio dellโ€™aiuto angloamericano lโ€™Australia aprirร  ulteriormente le porte del suo territorio alle forze armate statunitensi.

Alla Us Navy e allo Usaf sarร  infatti concesso di accedere a nuove installazioni come la base navale di Sterling, in Australia Occidentale, dove Stati Uniti e Regno Unito dislocheranno a turni una presenza costante dei propri assetti sottomarini.

Conclude il pacchetto securitario la creazione di una brigata congiunta con comando rotazionale condiviso tra Australia e Usa.ย I draconiani tentativi del Dragone di far piegare la testa allโ€™Australia si ritorcono contro Pechino, portando il gigante dellโ€™Oceania a entrare di diritto nellโ€™impianto di deterrenza anticinese di marca statunitense.

Tentativi di disgelo (e di riarmo) tra Australia e Cina

Lโ€™elezione del labourista Anthony Albanese nel 2022 a Primo Ministro dellโ€™Australia dischiude per Pechino la possibilitร  per un riavvicinamento. Lโ€™Australian Labour Party, storicamente piรน conciliante nei confronti della Cina rispetto al conservatorismo tipico del Liberal Party dei due governi precedenti (Turnbull โ€“ Morrison), potrebbe fungere da gancio perfetto per tentare il disgelo.

I labouristi, che in Australia vengono chiamati in modo denigratorio โ€œPanda Huggersโ€ per le loro posizioni filocinesi, hanno effettivamente tentato un riavvicinamento a pochi mesi dalla presa di potere.ย ย ย ย ย ย 
Al G20 di Bali del novembre 2022 Xi Jinping e Albanese si sono incontrati in un bilaterale a margine della Conferenza indonesiana.

Incontri apicali replicati un anno piรน tardi quando sempre Albanese incontrava il premier cinese Li Qiang a Pechino il 7 novembre scorso, prima volta per un Premier australiano in Cina dal 2016. Il 15 dello stesso mese il Primo Ministro Australiano stringeva la mano a Xi Jinping nel summit Apec di San Francisco.

Al centro dei due bilaterali i tentativi di ravvivare il rapporto economico tra i due Paesi. Le sanzioni hanno danneggiato soprattutto Pechino e la sua classe abbiente, bramosa dei beni di lusso prodotti in Oceania: i prodotti australiani hanno di fatto trovato agilmente altri mercati di sbocco come le aragoste (Taiwan- Vietnam โ€“ Hong Kong) e i vini (Stati Uniti); oltre a beni di prima necessitร  come il carbone (India e Giappone).

Per contro il programma di riarmo sottomarino che vede nellโ€™Aukus il suo volano, ha tempi di realizzazione sensibilmente lunghi e costi quasi proibitivi. Le forze armate australiane prevedono di acquistare cinque sottomarini di produzione statunitense classe Virginia durante il prossimo decennio, oltre a otto sottomarini Classe Aukus di fabbricazione britannica, a partire dal 2040.ย ย ย ย 

Un programma di riarmo ventennale che si stima costerร  ai contribuenti la cifra record di 368 miliardi di dollari australiani; soldi che Canberra potrebbe racimolare proprio dal rinvigorimento dei rapporti commerciali con Pechino. Paradosso securitario, lโ€™Australia potrebbe attingere al surplus della sua bilancia dei pagamenti, dovuto anche alle entrate dellโ€™export verso Pechino, per finanziare il suo impianto securitario anticinese.ย ย ย ย ย ย ย ย ย 

La strategia dell’Australia pecca di ottimismo?

La pazienza strategica potrebbe essere la carta che Canberra puรฒ giocarsi per guadagnare tempo al fine di puntellare le sue capacitร  di deterrenza sottomarina. Purtroppo per lโ€™Australia perรฒ lโ€™Indo Pacifico รจ un quadrante assai poco tranquillo e una strategia attendista potrebbe non trovare applicazione concreta: le molteplici fiammate che caratterizzano lโ€™area pongono in rotta di collisione Pechino con i suoi vicini. ย ย ย ย 

Il 14 novembre scorso, alla vigilia del vertice Apec, il nucleo subacqueo della fregata australiana Hmas Toowoomba, impegnato in operazioni volte a disincagliare le eliche del vascello da reti da pesca, ha subito un chiaro atto di “bullismo” cinese. ย ย ย ย ย ย ย ย 

In piena Zona Economica Esclusiva giapponese la Toowoomba รจ stata affiancata da un cacciatorpediniere cinese che, nonostante i chiari segnali denuncianti le manovre di immersione, ha azionato il sonar di bordo, causando lievi ferite ai sommozzatori australiani, costretti pertanto a interrompere le operazioni.

Una condotta che lo stesso Premier Albanese ha definito โ€œpericolosa e non professionaleโ€, alla quale la Marina australiana ha deciso di rispondere facendo transitare proprio la Toowoomba nello Stretto di Taiwan, suscitando le ire di Pechino.ย ย ย 

Ufficiali cinesi hanno ammonito che lโ€™Australia รจ tenuta a comunicare i movimenti della propria Marina in quel tratto di mare che Pechino ritiene di propria pertinenza, minacciando la possibilitร  di unโ€™escalation derivante da un incidente di minore entitร . La Toowoomba rientrava da unโ€™esercitazione aeronavale congiunta con le forze armate filippine, anchโ€™esse coinvolte in un episodio di tensione con Pechino.


Nello specifico, un aereo militare dellโ€™aeronautica filippina, un A-29 Super Tucano, รจ stato vittima di unโ€™azione di disturbo da parte di caccia cinesi che hanno orbitato intorno al velivolo con fare provocatorio. Lโ€™episodio non ha fatto registrare feriti ma la condotta dei velivoli sinici รจ plastica manifestazione della tracotanza cinese nellโ€™aerea.

In definitiva, il cambio di governo a Canberra e i tentativi di disgelo perseguiti negli ultimi 12 mesi a oggi non sembrano aver sortito gli effetti desiderati: le frizioni tra le due cancellerie non accennano a diminuire e il progressivo scivolamento dellโ€™Australia nel campo statunitense potrebbe non lasciare spazio a Canberra per attuare quel doppiogiochismo in politica estera che la vede vicina a Pechino commercialmente e a Washington militarmente.

Proprio questโ€™ultima potrebbe aumentare la pressione per accelerare il decoupling tra Australia e Cina, amplificando cosรฌ lโ€™isolamento economico del Dragone rispetto ai Paesi dellโ€™area Indo-Pacifica.

Foto in evidenza: By Corporal Kamran Sadaghiani – https://www.usmc.mil/marinelink/image1.nsf/Lookup/200762771252 (Photo ID: 200762771252) (uploader Koalorka), Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=3674495; Foto nell’articolo N.1: no copyright required; N.2: By TUBS – This vector image includes elements that have been taken or adapted from this file:, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=15831929; N.3: By BAE Systems – https://www.royalnavy.mod.uk/news-and-latest-activity/news/2023/march/14/20230314-aukus-deal-delivers-new-class-of-submarines-for-uk-and-australia, OGL 3, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=129617601

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Carlo Andrea Mercuri

Carlo Andrea Mercuri

Analista geopolitico, specializzato nellโ€™area Indopacifica. Autore del libro Veritร  a Stelle e Strisce(2017), collaboro con diverse testate per le sezioni esteri e geopolitica, occupandomi soprattutto dei Paesi dellโ€™area asiatica. Sono appassionato di geografia, storia contemporanea e di Estremo Oriente.

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