Il cruento espansionismo nipponico perpetrato in Asia tra la fine del 1941 e lโinizio del 1942, galvanizzato dallโiniziativa di Pearl Harbour (e dalla presa di Hong Kong e Singapore) aveva portato Tokyo a estendere la propria influenza su larga parte del Pacifico Occidentale.ย
Lโimportanza del controllo degli Stati del Sud-Est asiatico e delle rotte marittime ad essi collegate, le quali convogliavano idrocarburi e materie prime dalle colonie al Giappone metropolitano, instillarono negli alti comandi militari la necessitร di accerchiare lโAustralia, isolandola dagli alleati.
Mettere in โsicurezzaโ le vie dโacqua, annichilendo la possibilitร per gli angloamericani di utilizzare lโenorme isola oceanica come testa di ponte per un assalto ai possedimenti imperiali e alle preziose rotte si rivelรฒ di fondamentale importanza.
Solo la base militare di Port Moresby, in Papua Nuova Guinea, si frapponeva tra le forze aeronavali nipponiche e lโAustralia continentale. La battaglia del Mar dei Coralli del maggio 1942, che vide contrapposte le forze armate americane e australiane contro quelle giapponesi, seppur vinta tatticamente da questi ultimi, precluse per Tokyo la possibilitร di conquistare lโintera isola di Papua e di fatto isolare lโAustralia. Lโesito dello scontro si rivelรฒ invece un successo strategico per le marine australiane e statunitensi che bloccarono un nemico fino ad allora considerato inarrestabile.ย
La lezione appresa dalla Battaglia del Mar dei Coralli nelle stanze del potere di Canberra era lampante: una potenza egemone, revisionista e aggressiva nel Pacifico รจ una minaccia diretta allโesistenza dellโAustralia.
La sua posizione geografica ne รจ di fatto croce e delizia: le acque oceaniche fungono da naturale estensore di profonditร strategica contro eventuali minacce continentali; eppure lโisolamento spaziale di questa enorme isola (venticinque volte lโItalia per estensione) la costringe a fare dellโOceano la sua autostrada per connettersi al mondo esterno.
Cina e Australa: dalla cooperazione alla competizione
Fino al 2017 Canberra ha fatto ottimi affari con Pechino. La sua sovraproduzione estrattiva in termini di metalli e minerali era una panacea per la vorace industria sinica, sempre alla ricerca di materie prime, disposta a rastrellarle in giro per il globo.ย ย ย
LโAustralia nellโultimo trentennio, complice una cultura prettamente economicistica, ha convogliato naturalmente le proprie imprese nelle braccia di Pechino. Dโaltronde la crescita ininterrotta del Pil australiano dagli anni Novanta al periodo pandemico era un giustificativo piรน che accettabile per convincere lโopinione pubblica circa la bontร delle relazioni con la Repubblica Popolare. Di fatto nel 2017 ben oltre lโ80% della popolazione australiana considerava la Repubblica Popolare Cinese come un importante partner economico del Paese.
Lโatteggiamento conciliante visto fino al 2017, sospinto dal corposo interscambio, ha progressivamente ceduto il posto a una condotta piรน intransigente di Canberra nei confronti di Pechino. Due fattori hanno contribuito a questo repentino cambio di rotta: il progressivo inserimento di Pechino nella sfera dโinfluenza australiana e i rischi collegati agli appalti sullโinfrastruttura 5G.
Lโinizio del decoupling, dalle Salomone a Huawei
Figi, Vanuatu, Tonga, Salomone, Papua Nuova Guinea: questi arcipelaghi, facenti parte della tradizionale sfera dโinfluenza australiana, sono diventati nel tempo oggetto di interesse da parte della Repubblica Popolare Cinese e del suo Esercito Popolare di Liberazione.
Pechino si รจ insediata in questi paradisiaci atolli giร dal 2013, inizialmente a livello economico, grazie al grimaldello della Belt and Road Initiative (Bri), consolidando con essi rapporti di natura commerciale.
Lungi dallโavere finalitร prettamente economiche, lo sforzo di Pechino ha chiara matrice strategica: estendere la sua presenza militare negli arcipelaghi in Oceania consente al Dragone di aggirare la doppia catena di contenimento di marca statunitense, insediando uomini e mezzi in un quadrante ad alto valore strategico.
Nascono pertanto partnership come con le Isole Salomone, dove Pechino e Honiara siglano nellโaprile del 2022 un accordo di sicurezza che consente alla Cina di intervenire nellโArcipelago per assicurarne lโordine sociale. Un pugno allo stomaco per Canberra, che da sempre ha visto lโarcipelago come naturale estensione della sua sfera dโinfluenza e sicurezza. ย
La prima vera profonda frattura tra i due Paesi avviene nel 2017. Quando a Canberra si iniziano a definire i piani per la creazione della futura infrastruttura della rete 5G che collegherร il Paese con internet di ultima generazione, lโallora Premier Malcom Turnbull, giร Ministro delle Comunicazioni dal 2013 al 2015, decide di escludere il gigante cinese Huawei dallโappalto.
Troppo alto il rischio di affidarsi alla Big Tech sinica dโaltronde. Gli apparati australiani giร da anni avevano attenzionato Huawei e le sue connessioni dirette con il Partito Comunista Cinese. La legge sullโintelligence cinese imponeva alle aziende del Dragone di prestarsi alle attivitร di raccolta informativa degli apparati sinici. Il concreto rischio della creazione di backdoor atte a spiare la popolazione e le autoritร australiane non poteva essere nรฉ ignorato nรฉ tantomeno sottovalutato. ย
I dazi di Pechino: un boomerang che favorisce la creazione dellโAukus
In risposta al diniego australiano a concedere spazio a Huawei, Pechino decide di rispondere imponendo una serie di dazi e blocchi commerciali allโexport di Canberra. A cavallo tra il 2019 e il 2020 iniziano una serie di rappresaglie economiche che colpiscono le piรน disparate categorie merceologiche prodotte in Australia: dal carbone, allโorzo, passando per il vino e le aragoste.
Vengono imposti dazi pesantissimi fino a oltre il 200% su alcuni beni di lusso. A gettare benzina sul fuoco anche la proposta per unโinchiesta indipendente sulle origini del Covid perpetrata da Canberra allโOms nellโaprile del 2020. Nel giugno arriva la risposta di Pechino: in un atto di palese rappresaglia, la Cina tagliava unilateralmente le importazioni di carbone provenienti dallโAustralia.
Lโembargo perรฒ si rivela controproducente sul piano economico. Mentre lโAustralia riesce a riallocare piuttosto agilmente lโeccesso produttivo destinato alla Cina (plastica manifestazione รจ lโaumento dellโexport verso Paesi amici come Giappone, Usa e Corea del Sud), proprio Pechino subisce un effetto boomerang, soprattutto sul carbone che costringe alcune centrali a razionare la corrente in alcuni distretti cinesi. ย
Ancora piรน nociva per Pechino รจ la spinta che genera la sua linea dura, inducendo Canberra a riavvicinarsi allโanglosfera in termini di difesa e sicurezza. Nel settembre del 2021 Stati Uniti, Australia e Regno Unito siglano il patto trilaterale di sicurezza Aukus (acronimo dei tre Paesi firmatari). Con esso si viene a creare un partenariato strategico dove Londra e Washington permetteranno all’Australia di dotarsi di sottomarini a propulsione nucleare.
Fondamentale strumento di deterrenza alle velleitร talassocratiche di Pechino nellโarea, lโelemento sottomarino non รจ comunque il solo perno su cui si basa questa intesa: interoperabilitร in ambiti di cyberwarfare, intelligenza artificiale e capacitร subacquee fanno ugualmente parte dellโaccordo.
Aukus non tocca il tema sulla condivisione dei dati dโintelligence, giร regolamentato tramite lโaccordo Five Eyes, che raccoglie tutta lโanglosfera, coinvolgendo anche Canada e Nuova Zelanda. In cambio dellโaiuto angloamericano lโAustralia aprirร ulteriormente le porte del suo territorio alle forze armate statunitensi.
Alla Us Navy e allo Usaf sarร infatti concesso di accedere a nuove installazioni come la base navale di Sterling, in Australia Occidentale, dove Stati Uniti e Regno Unito dislocheranno a turni una presenza costante dei propri assetti sottomarini.
Conclude il pacchetto securitario la creazione di una brigata congiunta con comando rotazionale condiviso tra Australia e Usa.ย I draconiani tentativi del Dragone di far piegare la testa allโAustralia si ritorcono contro Pechino, portando il gigante dellโOceania a entrare di diritto nellโimpianto di deterrenza anticinese di marca statunitense.
Tentativi di disgelo (e di riarmo) tra Australia e Cina
Lโelezione del labourista Anthony Albanese nel 2022 a Primo Ministro dellโAustralia dischiude per Pechino la possibilitร per un riavvicinamento. LโAustralian Labour Party, storicamente piรน conciliante nei confronti della Cina rispetto al conservatorismo tipico del Liberal Party dei due governi precedenti (Turnbull โ Morrison), potrebbe fungere da gancio perfetto per tentare il disgelo.
I labouristi, che in Australia vengono chiamati in modo denigratorio โPanda Huggersโ per le loro posizioni filocinesi, hanno effettivamente tentato un riavvicinamento a pochi mesi dalla presa di potere.ย ย ย ย ย ย
Al G20 di Bali del novembre 2022 Xi Jinping e Albanese si sono incontrati in un bilaterale a margine della Conferenza indonesiana.
Incontri apicali replicati un anno piรน tardi quando sempre Albanese incontrava il premier cinese Li Qiang a Pechino il 7 novembre scorso, prima volta per un Premier australiano in Cina dal 2016. Il 15 dello stesso mese il Primo Ministro Australiano stringeva la mano a Xi Jinping nel summit Apec di San Francisco.
Al centro dei due bilaterali i tentativi di ravvivare il rapporto economico tra i due Paesi. Le sanzioni hanno danneggiato soprattutto Pechino e la sua classe abbiente, bramosa dei beni di lusso prodotti in Oceania: i prodotti australiani hanno di fatto trovato agilmente altri mercati di sbocco come le aragoste (Taiwan- Vietnam โ Hong Kong) e i vini (Stati Uniti); oltre a beni di prima necessitร come il carbone (India e Giappone).
Per contro il programma di riarmo sottomarino che vede nellโAukus il suo volano, ha tempi di realizzazione sensibilmente lunghi e costi quasi proibitivi. Le forze armate australiane prevedono di acquistare cinque sottomarini di produzione statunitense classe Virginia durante il prossimo decennio, oltre a otto sottomarini Classe Aukus di fabbricazione britannica, a partire dal 2040.ย ย ย ย
Un programma di riarmo ventennale che si stima costerร ai contribuenti la cifra record di 368 miliardi di dollari australiani; soldi che Canberra potrebbe racimolare proprio dal rinvigorimento dei rapporti commerciali con Pechino. Paradosso securitario, lโAustralia potrebbe attingere al surplus della sua bilancia dei pagamenti, dovuto anche alle entrate dellโexport verso Pechino, per finanziare il suo impianto securitario anticinese.ย ย ย ย ย ย ย ย ย
La strategia dell’Australia pecca di ottimismo?
La pazienza strategica potrebbe essere la carta che Canberra puรฒ giocarsi per guadagnare tempo al fine di puntellare le sue capacitร di deterrenza sottomarina. Purtroppo per lโAustralia perรฒ lโIndo Pacifico รจ un quadrante assai poco tranquillo e una strategia attendista potrebbe non trovare applicazione concreta: le molteplici fiammate che caratterizzano lโarea pongono in rotta di collisione Pechino con i suoi vicini. ย ย ย ย
Il 14 novembre scorso, alla vigilia del vertice Apec, il nucleo subacqueo della fregata australiana Hmas Toowoomba, impegnato in operazioni volte a disincagliare le eliche del vascello da reti da pesca, ha subito un chiaro atto di “bullismo” cinese. ย ย ย ย ย ย ย ย
In piena Zona Economica Esclusiva giapponese la Toowoomba รจ stata affiancata da un cacciatorpediniere cinese che, nonostante i chiari segnali denuncianti le manovre di immersione, ha azionato il sonar di bordo, causando lievi ferite ai sommozzatori australiani, costretti pertanto a interrompere le operazioni.
Una condotta che lo stesso Premier Albanese ha definito โpericolosa e non professionaleโ, alla quale la Marina australiana ha deciso di rispondere facendo transitare proprio la Toowoomba nello Stretto di Taiwan, suscitando le ire di Pechino.ย ย ย
Ufficiali cinesi hanno ammonito che lโAustralia รจ tenuta a comunicare i movimenti della propria Marina in quel tratto di mare che Pechino ritiene di propria pertinenza, minacciando la possibilitร di unโescalation derivante da un incidente di minore entitร . La Toowoomba rientrava da unโesercitazione aeronavale congiunta con le forze armate filippine, anchโesse coinvolte in un episodio di tensione con Pechino.
Nello specifico, un aereo militare dellโaeronautica filippina, un A-29 Super Tucano, รจ stato vittima di unโazione di disturbo da parte di caccia cinesi che hanno orbitato intorno al velivolo con fare provocatorio. Lโepisodio non ha fatto registrare feriti ma la condotta dei velivoli sinici รจ plastica manifestazione della tracotanza cinese nellโaerea.
In definitiva, il cambio di governo a Canberra e i tentativi di disgelo perseguiti negli ultimi 12 mesi a oggi non sembrano aver sortito gli effetti desiderati: le frizioni tra le due cancellerie non accennano a diminuire e il progressivo scivolamento dellโAustralia nel campo statunitense potrebbe non lasciare spazio a Canberra per attuare quel doppiogiochismo in politica estera che la vede vicina a Pechino commercialmente e a Washington militarmente.
Proprio questโultima potrebbe aumentare la pressione per accelerare il decoupling tra Australia e Cina, amplificando cosรฌ lโisolamento economico del Dragone rispetto ai Paesi dellโarea Indo-Pacifica.
Foto in evidenza: By Corporal Kamran Sadaghiani – https://www.usmc.mil/marinelink/image1.nsf/Lookup/200762771252 (Photo ID: 200762771252) (uploader Koalorka), Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=3674495; Foto nell’articolo N.1: no copyright required; N.2: By TUBS – This vector image includes elements that have been taken or adapted from this file:, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=15831929; N.3: By BAE Systems – https://www.royalnavy.mod.uk/news-and-latest-activity/news/2023/march/14/20230314-aukus-deal-delivers-new-class-of-submarines-for-uk-and-australia, OGL 3, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=129617601