ร ormai passata la prima metร dellโanno che ricorderemo senza dubbio come Lโanno del Coronavirus, della crisi e dei due mesi di quarantena. Ad oggi sembra essere che il virus e il relativo fuoco mediatico siano rimasti una semplice parentesi primaverile da dimenticare il prima possibile. Non siamo piรน noi italiani ad essere nella situazione critica, con gli occhi del mondo puntati contro, ma il ruolo รจ ora rivestito da paesi come lโIndia, gli Stati Uniti dโAmerica ed il Brasile. Sembra quindi che la parentesi si sia chiusa e che sia arrivato il momento di dedicare attenzione ad altro. Nonostante sia comprensibile โ e condivisibile โ la necessitร di gettarsi alle spalle un periodo non esattamente felice, rimane lโimportanza di individuare ciรฒ che non deve essere invece lasciato da parte. La Cina ha avuto senza dubbio delle responsabilitร nella diffusione della pandemia di Covid-19 e le conseguenze pagate dal resto del mondo si ripercuoteranno senza dubbio anche nei prossimi anni. Al di lร degli effetti medico-sanitari, il conto che presenterร il mondo dellโeconomia sarร estremamente salato. E, con una crescita nel prodotto prevista giร nel corso di questโanno, non sarร la Cina a pagarlo.
Giร a fine gennaio, con lโepidemia apparentemente ancora relegata ai primi focolai di Wuhan e della regione dellโHubei, รจ possibile riscontrare le prime analisi in cui appariva chiaro che lโimpatto economico, almeno per il paese di Xi Jinping, sarebbe stato molto piรน incisivo rispetto a quello provocato dal diffondersi della SARS nel 2003. La regione di diffusione iniziale, infatti, rappresenta un polo fondamentale a livello tecnologico, produttivo e demografico per il paese; oltre a svolgere il ruolo di snodo dei trasporti per le maggiori metropoli cinesi, trovandosi in una particolare posizione di crocevia sulle direttrici Nord โ Sud ed Est โ Ovest. Le misure di contenimento messe in atto dalle autoritร di Pechino hanno inizialmente coinvolto circa 60 milioni di persone, secondo i dati riportati sul sito della provincia dellโHubei,paralizzando i trasporti e le attivitร produttive, particolarmente diffuse in questa zona.
Nonostante la probabile mancanza di trasparenza del governo di Pechino nel comunicare le date e le cifre del contagio interno,i governi del resto del mondo hanno senza dubbio sottovalutato le potenzialitร epidemiche del virus continuando sulla strada della discrezionalitร individuale per limitare un contagio che ritenevano improbabile; forse proprio a causa della reticenza delle autoritร cinesi. Tuttavia appare โ e sarebbe dovuto apparire โ chiaro che la Cina, rappresentando con un PIL nominale di circa 15,000 miliardi di dollari U.S., simile a quello degli USA nel 2008, la terza economia mondiale, fosse un attore protagonista nel panorama globale e, in ogni caso, difficilmente una sua crisi non avrebbe raggiunto anche i paesi del resto del mondo, seppur in misura marginale.
La rilevanza strategica che la Cina ha guadagnato nel corso degli anni dal punto di vista produttivo nel rapporto con i paesi ad economia avanzata ha rappresentato un pericoloso canale di trasmissione: ciรฒ รจ stato dimostrato dallโiniziale rallentamento sofferto dalle aziende โTech Giantsโ americane facenti riferimento ad aziende cinesi, od asiatiche in generale, per la produzione dei componenti elettronici. In generale, i paesi ed i settori con un alto tasso di dipendenza dalle importazioni cinesi sono stati inizialmente travolti da una interruzione nelle forniture causata dalle misure di contenimento adottate dal governo di Pechino; in particolare i settori delle telecomunicazioni, dei componenti elettrici e dellโarredamento, nei quali la Cina rappresenta una fondamentale parte con quote che oscillano tra il 22% e il 40% del totale mondiale. Tuttavia, nonostante lโimpatto indubbiamente incisivo del coronavirus, ad oggi la Cina sembra aver guadagnato un grado di stabilitร e di normalitร tale da permettere la rivitalizzazione dellโeconomia e di ottenere un aumento di un punto percentuale del proprio Pil nel corso dellโanno, secondo lโanalisi del Fondo Monetario Internazionale.
Avendo ora brevemente messo in luce il ruolo della Cina, vale la pena concentrarsi su cosa essa abbia provocato nei paesi che hanno dovuto subire le conseguenze del suo comportamento. Solo una minima parte delle conseguenze economiche sono dovute specificatamente al diffondersi del Covid-19 a livello mondiale; sono invece le misure di contenimento e quarantena a rivestire un ruolo fondamentale. Nonostante sia innegabile che il distanziamento sociale e la chiusura delle attivitร comportino dei costi di particolare incisivitร per le economie dei paesi colpiti รจ importante sottolineare che esse rappresentano anche unโopportunitร di evitamento di costi potenziali ben piรน alti. Numerosi studi hanno dimostrato come lo scenario di chiusura sia decisamente piรน desiderabile rispetto a quello della c.d. โPolicy inactionโ: in mancanza di misure di contenimento, la necessitร di isolare i soggetti infetti e, banalmente, lโimpossibilitร per essi di lavorare potrebbe compromettere le funzioni vitali del sistema economico come quelle assicurate dai settori della sanitร , della produzione alimentare e dellโenergia.
Lo shock sulla domanda aggregata รจ uno degli effetti emblematici che la pandemia ha comportato: lโarresto repentino delle attivitร , o quantomeno la loro riduzione, causato dallโadozione di misure di distanziamento sociale ha comportato diminuzioni generalizzate di reddito e di consumo; le imprese si sono contestualmente trovate a dover ridurre gli investimenti in virtรน della diminuzione della domanda e delle prospettive incerte sul futuro. Un ulteriore fattore chiave รจ quello dei canali di amplificazione degli effetti, considerati in particolare dal punto di vista finanziario. I mercati finanziari avevano risentito giร da metร Febbraio della diffusione del virus, cui poi si รจ andata a sommare la drastica caduta dei prezzi dellโenergia e del petrolio in particolare; ovviamente causata anchโessa dalle restrizioni sui movimenti ed i trasporti. Nonostante ora si evidenzi una tendenza alla normalizzazione, lโimpatto di questi forti sconvolgimenti di prezzo, con relativo aumento dellโincertezza, ha spinto gli attori economici a modificare la composizione dei portafogli spostando risorse su beni rifugio, anche di tipo valutario, e a determinare una corsa alla liquiditร .
Le condizioni finanziarie hanno subรฌto un inasprimento generalizzato in tutto il mondo, comportando alla lunga un aumento dei costi di credito che, diventando cosรฌ piรน scarso, ha contribuito ad aggravare le condizioni finanziariamente giร provate di imprese ed individui. Giร a metร Marzo appariva chiaro come si sarebbe rivelato necessario intervenire a livello di policy per evitare il c.d. โContagio Finanziarioโ e le relative crisi di liquiditร delle imprese. Lโaspetto della diminuzione del credito si lega in particolar modo a quello della disoccupazione e della depressione della domanda: gli istituti finanziari, per fronteggiare la situazione, tendono infatti a liquidare le proprie posizioni a fronte di una maggiore richiesta di liquiditร e a restringere contemporaneamente lโaccesso al credito in condizioni di aumento di disoccupazione, preoccupate per la solvibilitร dei loro clienti, attuali o potenziali. In questo contesto possono rivestire il ruolo di chiave di volta le banche centrali. La Banca Centrale Europea, insieme alla Bank of England, alla Federal Reserve, alla Bank of Japan e ad una serie di banche centrali dei paesi emergenti, prima fra tutti quella della Cina, hanno optato per una riduzione dei tassi di interesse per permettere la compensazione dellโinasprimento globalmente generalizzato delle condizioni del sistema finanziario.
Passiamo ora ad analizzare lโaspetto dellโoccupazione: appare chiaro che uno degli effetti piรน dirompenti causati dal diffondersi dellโepidemia sia quello del calo repentino dellโoccupazione proprio in virtรน della natura di questo shock, solo in parte compensato dallโadozione di meccanismi di โSmart workingโ. ร stato, infatti, calcolato che negli Stati Uniti dโAmerica e nei paesi europei piรน avanzati, i lavoratori possano essere facilmente impiegati da casa, con percentuali oscillanti tra il 24% in Italia e il 40-42% negli USA ed in Germania. Secondo unโanalisi pubblicata in seno al Fondo Monetario Internazionale, si prevede che siano soggetti a rischio licenziamento circa 97,3 milioni di lavoratori, corrispondenti al 15% della forza lavoro mondiale. Uno scenario catastrofico in cui piรน vulnerabili sembrano essere i lavoratori piรน giovani, sprovvisti di una formazione di livello universitario e impiegati in piccole imprese; essendo, essi, generalmente meno impegnati in mansioni facilmente eseguibili tramite smart working. In genere i primi ad essere colpiti in caso di recessione sono i lavoratori impegnati nei settori dellโedilizia e dellโindustria tessile, o piรน generalmente quelli rientranti nella categoria dei โBlue collarsโ.
In questo caso, invece, si รจ verificata una maggiore incidenza nella perdita dei posti di lavoro nei settori che prevedono una particolare interazione tra lavoratore e cliente, cosiddetti โPink collarsโ, impegnati nelle vendite al dettaglio e nelle professioni relative alla fornitura di servizi alla persona. Secondo quanto riportato dallโOrganizzazione Internazionale del Lavoro in particolare, ad essere stati severamente colpiti sono i seguenti settori: servizi di alloggio e ristorazione, trasporti, commercio al dettaglio e all’ingrosso. ร facilmente intuibile, perciรฒ, come questo confermi quanto appena affermato sulle difficoltร di mettere in atto procedure di smart working in questi casi. ร importante sottolineare, perรฒ, che qualsiasi approccio al tema dellโoccupazione potrร risultare maggiormente approfondito e omnicomprensivo considerando le caratteristiche socio-economiche della popolazione lavorativa stessa oggetto di analisi.
Un interessante studio analizza la suscettibilitร dei lavoratori di essere impiegati a distanza misurata tramite la costruzione di un indice di โTelelavorabilitร โ dei lavoratori basato su un campione di 35 paesi ad economia avanzata ed emergente. Allโinterno di esso vengono considerati parametri della popolazione lavorativa come il genere, il livello di istruzione, lo stato di immigrazione e le caratteristiche intrinseche dellโimpiego. Si evidenziano cosรฌ i seguenti risultati: gli uomini sembrano essere piรน vulnerabili al licenziamento poichรฉ in genere risultano maggiormente impiegati in settori che richiedono presenza fisica, mentre le donne lo sono in quelli dellโistruzione e dei servizi alle persone. I lavoratori piรน anziani registrano punteggi migliori di quelli dei piรน giovani, generalmente in virtรน di accordi contrattuali piรน stabili e dellโaccesso a posizioni lavorative di maggiore rilievo, oltre ad un maggior bagaglio di know how guadagnato nel corso delle esperienze lavorative.
Alcune previsioni circa il costo economico della pandemia di Covid-19 potrebbero risultare in ogni caso sottostimate a causa della mancata considerazione degli effetti a lungo termine dellโevento nella sua specificitร . Eventi eccezionali di tale portata sono destinati a lasciare invece un segno difficilmente eliminabile nei sistemi socioeconomici e nelle menti delle persone che lโhanno vissuto. In questo caso, infatti, viene evidenziato un aspetto particolarmente importante, ovvero quello dei cd. โEffetti cicatriceโ, o โScarring Effectsโ, definibili come una persistente modifica nelle aspettative circa la probabilitร di uno shock estremo sullโeconomia. In virtรน dellโeccezionalitร di questo tipo di eventi, le conoscenze su di essi sono numericamente esigue e questo comporta una maggiore incisivitร delle informazioni guadagnate tramite il nuovo evento sulla formazione delle aspettative. Buona parte degli effetti della diffusione del Covid-19 sia riscontrabile specialmente nel lungo periodo sotto forma di modifica delle aspettative degli agenti economici, che opereranno in futuro sulla base della possibilitร reale che si verifichi nuovamente lo scoppio di una pandemia o di un evento simile.
In estrema sintesi, ci troviamo in una situazione di pura sospensione in cui non รจ ancora chiaro cosa dovremo affrontare nei prossimi mesi e nei prossimi anni. Numerose sono state le analisi, numerosi i pareri, ma numerosi rimangono anche i dubbi e le zone dโombra. ร ancora troppo presto per formulare delle previsioni largamente condivisibili, dato il clima di incertezza che regna sullโevoluzione della pandemia nel corso dellโanno e sulle relative dinamiche economiche. Ciรฒ che รจ fuori da ogni dubbio รจ che i policy makers di molti paesi dovranno imparare dai loro evidenti errori e far tesoro delle informazioni guadagnate a caro prezzo, per poi comportarsi in modo piรน coscienzioso nei prossimi anni a livello economico e, soprattutto, politico.