Battuti dalle onde del Mar Adriatico ma spesso dimenticati nel dibattito europeo i Balcani Occidentali avanzano in ordine sparso verso una maggiore integrazione economica e politica con il resto del continente. La promessa dโaccesso all’interno dellโUnione Europea fatta a Salonicco nel 2003, da parte dellโallora presidente della Commissione Europea Romano Prodi, รจ rimasta solo sulla carta per la maggior parte degli Stati balcanici.
Da allora solo la Croazia ha avuto la sua bandiera affissa fuori dal Parlamento Europeo, mentre gli altri, Montenegro, Serbia, Macedonia del Nord, Bosnia-Erzegovina, Albania e Kosovo rimangono alle porte con status che pendono dalla candidatura alla richiesta di adesione.
Ad approfittare di questa situazione di stallo รจ giunta la Cina, che ha utilizzato lโarma della Belt and Road Initiative (Bri), per attirare lโinteresse balcanico. Pechino, attraverso i progetti connessi alla nuova โVia della Setaโ, รจ diventata rapidamente il secondo investitore nellโarea con 32 miliardi finanziati dal 2010 a oggi, secondo solo allโUnione Europea.
La Cina รจ intervenuta nella costruzione di 136 grandi progetti e nellโacquisizione di numerose aziende locali, in campo energetico e minerario. Serbia e Montenegro sono le nazioni che hanno beneficiato maggiormente di questi finanziamenti, mentre un impatto minore hanno avuto in Albania, Bosnia-Erzegovina e Macedonia del Nord, quasi nullo invece nel โprotettorato Natoโ del Kosovo.
Il meccanismo di penetrazione ha iniziato a concretizzarsi nel 2012 dopo il primo vertice 16+1, in cui la Cina si รจ seduta al tavolo con 16 Paesi dellโEuropa centrale. LโImpero di Mezzo aveva stanziato una linea di credito da 10 miliardi di dollari. I Paesi balcanici hanno potuto ottenere prestiti agevolati da banche cinesi, preferendoli spesso e volentieri agli incentivi europei, caratterizzati da una maggiore lentezza burocratica.
Sebbene questi finanziamenti siano considerati principalmente unโalternativa a quelli dell’Unione, i contratti stipulati con la Cina restano fortemente asimmetrici, in quanto la legislazione applicabile รจ quella sinica. Ulteriore rischio รจ dato dalla discrezionalitร di Pechino. La Cina detiene il diritto di poter recedere dai contratti in caso di cambiamenti politici o di politica estera, trasportando piccoli Paesi come il Montenegro in una possibile โtrappola del debitoโ.
Il caso serbo
Il fiore allโocchiello della politica sinica in Europa รจ senza dubbio il legame con Belgrado. Lโintervento cinese nel Paese รจ iniziato nel 2010 con la costruzione, finalizzata nel 2014, del ponte Pupin a Belgrado. Si tratta di unโinfrastruttura nevralgica che permette lโattraversamento del Danubio nella periferia della capitale serba.
Nel 2016, Hesteel (conglomerato cinese) ha acquisito l’acciaieria di Smederevo e, nel 2018, Zijin Mining, multinazionale mineraria, ha iniziato a investire nelle miniere di rame e oro vicino alla cittร di Bor. Molto rilevante, in unโottica strategica, la costruzione a Belgrado del centro di innovazione e sviluppo digitale di Huawei. Lโhub tecnologico del colosso asiatico ha nei Balcani occidentali lโobiettivo di promuovere la transizione digitale attraverso la collaborazione con startup, universitร e istituzioni pubbliche.
Un ulteriore piano, realizzabile interamente con tecnologia cinese, รจ quello di rendere Belgrado una โSafe Cityโ, cioรจ una cittร coperta da 1.000 telecamere intelligenti con software avanzati dotati di riconoscimento facciale. Lโautoritร per la protezione dei dati ha insistito sul fatto che questa tecnologia non possa essere implementata in assenza di una legge sulla privacy e, nonostante i progetti, cosรฌ รจ stato fino a oggi.
Il grande sforzo infrastrutturale si รจ visto perรฒ nella costruzione dellโalta velocitร tra Belgrado e Budapest: la China Railway International Co. ha vinto il bando e sta costruendo la tratta ferroviaria, per un costo totale di circa 3,6 miliardi di euro. Nel 2022 รจ stato inaugurato il tragitto da Belgrado a Novi Sad e pochi mesi fa invece si รจ tagliato il nastro per quello da Novi Sad a Subotica, cittร sul confine ungherese. Lโintero tragitto che collegherร Serbia e Ungheria sarร pronto entro il 2026, celebrando un avvicinamento materiale e politico tra Budapest e Belgrado con la benedizione del Dragone.
Non poche sono state le proteste degli attivisti in opposizione a questa infrastruttura, con accuse di corruzione e di gestione fraudolenta del denaro. La goccia che ha fatto traboccare il vaso รจ stato il crollo della nuovissima pensilina alla stazione di Novi Sad che ha causato 16 vittime. Lโincidente ha fatto scoppiare le proteste in tutto il Paese, portando alle dimissioni di Miloลก Vuฤeviฤ, Primo ministro serbo.
I manifestanti perรฒ non si sono placati nonostante la mossa politica, mettendo in discussione la leadership del Presidente della Repubblica Aleksandar Vuฤiฤ. I manifestanti, per lo piรน giovani, lamentano un sistema corrotto e una repressione da regime. In molti si ispirano a Otpor! (Resistenza in serbo), movimento studentesco che nel 2000 fu fondamentale per la caduta del regime di Slobodan Miloลกeviฤ.
La trappola del debito
Il Montenegro, nel corso degli ultimi anni ha beneficiato di ingenti finanziamenti cinesi. Prestiti che hanno esposto il piccolo Paese balcanico ha serie conseguenze economiche.
Infatti, nonostante una popolazione di sole 630mila persone e un Pil pari a quello del Molise, il Montenegro ha, nel 2014, ottenuto in prestito dallโistituto cinese Exim Bank ben 944 milioni di dollari con lo scopo di finanziare lโautostrada Bar-Boljare. Lโinfrastruttura, che avrebbe lโobiettivo di collegare il paese da sud a nord, รจ in fase di costruzione da parte della cinese Crbc (China Road and Bridge Corporation).
Ad oggi solo metร della tratta รจ stata completata mentre il debito contratto da Podgorica con la banca cinese ammonta a circa il 15% del Pil. Inevitabile lโimpennata del rapporto debito-Pil al 105% nel 2020. Le condizioni stringenti del contratto hanno costretto nel 2021 lโamministrazione montenegrina a richiedere un intervento europeo e americano. Stati Uniti e Unione Europea, per evitare ulteriori interferenze strategiche nella zona, hanno dato la possibilitร a Podgorica di trasferire il suo debito a un consorzio di banche occidentali.
Il contratto ora non piรน vincolato alle condizioni cinesi ha reso possibile una dilazione del pagamento di 14 anni. Grazie a questa forza contrattuale, il Montenegro รจ riuscito nel 2024 a rinegoziare lโaccordo con Exim Bank risparmiando 5 milioni di euro dโinteressi. Lโatteggiamento speculativo cinese mostra perรฒ come sia facile per un piccolo Stato cadere nella trappola del debito.
Le condizioni sono semplici: se non restituisci il denaro, perdi il diritto di possesso sullโinfrastruttura. Ciรฒ รจ accaduto in Sri Lanka nel 2017, quando lโinsolvenza cingalese ha obbligato lo Stato indiano a cedere la gestione del porto di Hambantota per 99 anni. Unโingerenza inaccettabile per gli alleati europei e Nato del Montenegro.
LโEuropa come bancomat balcanico
Per evitare alleanze indesiderate e garantire maggiore stabilitร nellโarea, lโobiettivo dellโUnione Europea รจ sempre stato quello di una maggiore integrazione. Promesse di questo tipo hanno fatto diminuire la collaborazione con Pechino di paesi storicamente filocinesi come lโAlbania o impedito che questo avvenisse, come nel caso del Kosovo. Ursula von der Leyen ha visitato lโarea nellโottobre del 2024 per esplicitare questa intenzione.
Atterrando a Tirana, ha promesso 6 miliardi: 2 miliardi in sovvenzioni e 4 in prestiti agevolati, allโinterno del Piano di crescita per i Balcani. Nonostante le ingerenze cinesi, i prestiti europei sono spesso percepiti come i piรน sicuri e vantaggiosi, proprio per questo nessun paese balcanico ha deciso di rifiutarli. Il presidente albanese Edi Rama ha affermato: ยซNoi albanesi siamo divisi su quasi ogni argomento ma cโรจ solo una cosa che non mettiamo mai in discussione, ed รจ che il nostro posto รจ nellโUnione Europeaยป.
Un atteggiamento a metร tra opportunismo e sinceritร , sentimento trasversale nella penisola. Il processo dโintegrazione rimane perรฒ estremamente complesso. Ci sono ostacoli che appaiono insuperabili, come la struttura frastagliata della Bosnia-Erzegovina: estesa geograficamente ma fragile politicamente. Solcata ancor oggi dalle rivalitร del conflitto degli anni Novanta.
La struttura amministrativa emersa dopo gli accordi di Dayton del 1995 suddivide il Paese in tre entitร territoriali: quella maggioritaria composta da bosgnacchi e croati musulmani, la Repubblica dei Serbi di Bosnia che occupa il 49% del territorio ed รจ composta da una maggioranza serba e ortodossa vicina alle istanze serbe e russe, e infine il distretto di Brฤko sotto sovranitร condivisa.
Ecosistema instabile e dunque perfetto per gli interventi cinesi. Negli ultimi quindici anni, la Cina ha offerto prestiti per un valore complessivo intorno ai 5 miliardi di euro, concentrandosi perlopiรน nel settore energetico, come ad esempio la costruzione del parco eolico a Ivovik.
Caso a parte รจ la Macedonia del Nord, che dopo anni di grandi costruzioni con denaro cinese ha virato verso una politica filo-occidentale. La situazione rimane in ogni caso aperta a unโinversione di rotta, soprattutto dopo il ritorno al potere del partito conservatore Vmro artefice delle precedenti collaborazioni con Pechino.
In una regione complessa, contesa tra Occidente e Oriente, si nota lโassenza di un egemone regionale che possa indirizzare lโandamento degli altri. Lโattore principale resta la Serbia di Vuฤiฤ. Il presidente รจ impegnato a giostrarsi tra Ue Russia e Cina, oltre a una sempre piรน attiva opposizione interna. Le sue scelte ondivaghe svelano il reale obiettivo della leadership serba: mantenere lo status quo.
Il vantaggio รจ lโopportunitร di ritagliarsi una posizione mediana tra le diverse realtร politiche, senza bruciare nessuna alleanza. In sostanza, come spesso accade, lโintegrazione europea rimane nei programmi elettorali di tutte le forze, perseguita perรฒ a parole o stancamente nei fatti, con lentezza reciproca tra Ue e paesi balcanici.
Immagine in evidenza: https://www.mod.gov.rs/multimedia/image/2017/septembar/12/JOV_1730.JPG