Come l’ipocondria sta uccidendo il nostro futuro
L’Italia รจ un paese sempre piรน anziano. Ormai non sono solo le cifre ISTAT a dirlo, ma anche la sclerosi di massa che sacrifica il futuro dei giovani.
Tra le tante affermazioni ad effetto fatte dal presidente brasiliano Jair Bolsonaro e balzate agli onori delle cronache, ce nโรจ stata una, datata 25 Marzo 2020, che non ha avuto la risonanza che meritava: โlโItalia รจ un paese di vecchiโ. Lโaffermazione, che intendeva sminuire la letalitร della pandemia di Covid-19 che proprio in quel periodo dilagava in Brasile, in Italia non ha avuto gran risonanza; una stranezza, se si considera quanto il nostro Paese sia permaloso e sensibile, con una stampa sempre pronta a raccogliere frizzi e lazzi di giornali e personalitร straniere (meglio se tedesche o francesi). Perchรฉ dunque alle parole di Bolsonaro non venne data la risonanza che invece ottenne la famosa copertina del settimanale Der Spiegel con spaghettata e pistola, oppure a quelle di Charlie Hebdo sempre sardoniche nei confronti dei morti nelle italiche disgrazie? Per un semplice motivo: Bolsonaro aveva ed ha ragione. lโItalia รจ un paese anziano. I dati in merito sono impietosi: se escludiamo il Principato di Monaco, lโItalia รจ il terzo paese piรน anziano del mondo. Lโitaliano medio ha infatti 45,5 anni, davanti a noi solo la Germania (47,1) e il Giappone (47,3). Non indagheremo qui le dinamiche demografiche del nostro Paese e le loro conseguenze a lungo termine sul piano sociale ed economico, ma รจ nostro interesse invece delineare gli effetti che tale composizione demografica sta generando nel contesto pandemico in corso, anche dal punto di vista politico.
Il Ministero della Salute nelle sue pagine dedicate allโemergenza Covid-19 cataloga come potenziale fascia dโetร a rischio quella degli over 60. ร oltre questa soglia, infatti, che comincia ad innalzarsi la percentuale di persone con compresenza di diverse patologie croniche. Il nuovo virus, come abbiamo imparato ad apprendere, rarissimamente ha un impatto serio sulla salute dei giovani, puรฒ portare a qualche isolato caso grave nella fascia tra i 40 ed i 60 anni, e infine colpisce decisamente con piรน durezza negli over 60. ร logico quindi che, come affermato da Bolsonaro, un paese con un alto numero di anziani sia piรน duramente colpito rispetto ad un paese giovane. Ma quanti sono gli over 60 in Italia? I dati dellโanno scorso ci dicono che gli Italiani di etร superiore ai sessantโanni erano circa 17.600.000 persone, circa il 29,3% della popolazione della penisola: una cifra considerevole che, se aggiunta a quelli dei vari immunodepressi piรน giovani, porta ben oltre il 30% il numero dei soggetti a rischio. Quelli che possono sembrare gelidi numeri in realtร rappresentano persone, vite vissute, famiglie.
Nonostante lโatomizzazione sociale progressiva, le persone completamente sole, senza amicizie nรฉ parentele, sono ancora fortunatamente molto rare nel nostro paese. Questo fa sรฌ che la preoccupazione per quel 30% di popolazione non riguardi esclusivamente (e comprensibilmente) solo la categoria stessa, ma si estenda ad amici e parenti, in particolare figli e nipoti, i quali spesso da tali categorie sono dipendenti economicamente. Il dilagare della paura del Covid-19 dunque non รจ solamente figlia del pur isterico clima mediatico creato dalla grancassa giornalistica e televisiva, ma anche e soprattutto di una dinamica demografica impietosa che trasforma una parte considerevole del nostro paese in una potenziale vittima del contagio. In Brasile, per intenderci, la percentuale della popolazione sopra i sessantโanni rappresenta il 12,4% del totale, la nostra รจ quasi il triplo. Questo significa che gli over 60 del paese latino-americano sono poco meno di 26 milioni di unitร , solo otto milioni in piรน di quelli italiani, nonostante il Brasile abbia 209 milioni di abitanti, tre volte e mezzo piรน dellโItalia. Il Brasile รจ insomma un paese nettamente piรน giovane dellโItalia: nel 2018 il brasiliano medio aveva 32,6 anni, tredici in meno del cittadino medio del Belpaese.
Questi dati contribuiscono a spiegare lโatteggiamento disinvolto di Bolsonaro nella gestione della pandemia cosรฌ come in parte spiegano il motivo per cui lโItalia, secondo i dati della fondazione John Hopkins, abbia un rapporto contagiati/morti molto superiore a quello del Brasile. Un contrasto stridente se si considerano i duri provvedimenti di lockdown adottati da Roma e la quasi totale assenza di misure di contenimento da parte di Brasilia. Ad oggi, lโItalia รจ il primo paese al mondo per letalitร da Covid-19, il Brasile รจ ottavo; la Svezia, che passa come la malata d’Europa e che non ha quasi adottato restrizioni, non rientra nemmeno tra le prime venti. Ma il dato piรน importante รจ quello sociale, al traino del quale va anche quello economico. Le misure restrittive, apertamente supportate da una vasta fascia di popolazione italiana, cominciano a falcidiare il tessuto imprenditoriale del Paese, giร oberato da uno dei sistemi di tassazione piรน gravosi del mondo e da una crisi che nei fatti non si รจ interrotta dallโormai lontano 2008. Le dure misure di restrizione colpiscono in particolare la fascia piรน attiva di popolazione, ovvero chi ogni giorno deve alzarsi per lavorare o per istruirsi. Al contrario, ed in maniera apparentemente paradossale, nessun provvedimento di restrizione ad hoc รจ stato emanato direttamente verso le categorie piรน a rischio.
Il governatore della Liguria Giovanni Toti, unico uomo politico che ha coraggiosamente messo il dito nella piaga, รจ finito immediatamente in un tritacarne mediatico che lo ha costretto ad una parziale rettificazione ed allโormai rituale โsono stato fraintesoโ. Fraintendimento o no il problema rimane comunque sul tavolo: lโItalia รจ un paese paralizzato dalla paura: in primis di essere contagiati, e poi di morire o di rimanere marchiati a vita dai possibili strascichi del morbo cinese. La paura รจ precisamente correlata alla fragilitร esattamente come lโemergere della prudenza lo รจ con lโinvecchiamento. Non a caso รจ la giovinezza, da sempre, lโetร del rischio, degli azzardi, del coraggio. In una societร bilanciata, il coraggio dei giovani coabita armonicamente con la prudenza delle generazioni piรน anziane: la parte giovane della societร mantiene dinamica la vita della nazione, quella piรน anziana ne evita gli sbandamenti piรน dissennati. Quando questo equilibrio si altera sono dolori. Una popolazione troppo demograficamente sbilanciata sugli anziani finisce per acquisire, per riflesso, tutti i difetti della categoria: conservatorismo nel senso deleterio del termine, cocciutaggine, costante paura per il futuro, ipocondria esasperata. Se a tutto ciรฒ aggiungiamo il fatto che ormai la gran parte degli anziani รจ costituita da boomers, ossia da persone che hanno visto e molto spesso fatto il Sessantotto, la situazione si aggrava ancora di piรน.
Per la prima volta una generazione passa da uno stato mentale di โgiovinezzaโ, quando non di infanzia, ad uno stato di anzianitร . Sparisce la cosiddetta maturitร , ovvero quella parte della vita di una persona che fino a non molto tempo fa andava dalla tarda adolescenza fino alle soglie della vecchiaia, e che rappresentava lo status di completezza dellโuomo, privo tanto delle intemperanze dellโadolescenza quanto dei deficit della vecchiaia. I boomers al contrario sono passati dallโadolescenza alla vecchiaia, o, per fare esempi romanzeschi, da Peter Pan al โMalato immaginarioโ di Moliรจre, senza incamerare il consueto bagaglio di saggezza di cui invece i vecchi del passato erano carichi; รจ anche per questo che molti giovani non provano piรน alcuna reverenza verso gli anziani. Se un tempo un anziano portava sul viso le fatiche, le disgrazie e le esperienze di una vita, oggi sempre piรน spesso egli ci sembra, nascosto tra le sue tinte di capelli, la sportivitร ostentata, e il falso giovanilismo, soltanto una nostra caricatura. Peggio: egli ci sembra una versione scaduta e andata a male di noi stessi, con tutti i difetti e gli egoismi dei giovani, ma senza saggezza; una parodia nella quale la dissennatezza giovanile si รจ trasmutata direttamente nella demenza senile.
In un contesto come quello pandemico lโimpatto รจ terribile: un paese sclerotizzato nella mente e negli atteggiamenti reagisce, appunto, da arteriosclerotico. La sanitarizzazione delle esistenze di un intero paese, indipendentemente dai rischi reali, รจ un tipico segno di sclerotizzazione sociale. La paranoia isterica riversata sui giovani colpevoli di โnon rispettare le normeโ, quando invece essi molto spesso le rispettano meglio e di piรน degli anziani stessi, รจ un sintomo chiaro di questa osteoporosi sociale che reagisce rabbiosamente nei confronti di tutto ciรฒ che non si conforma alle ipocondrie di quel 30% di popolazione. La generazione del vietato vietare, scopertasi categoria a rischio, ha generato il piรน vasto sistema di controllo mai visto nella storia della Repubblica, che del resto agisce col beneplacito di uno dei parlamenti piรน anziani del mondo occidentale. Oltre settantamila agenti saranno incaricati di tenere in casa gli Italiani durante le festivitร tramite ronde, coprifuoco e posti di blocco, e con un imponente schieramento ausiliario di droni e mezzi dellโEsercito. Provvedimenti mai adottati nemmeno durante gli anni di piombo, ma che vogliono garantire sonni tranquilli a quella parte anziana di popolazione che piuttosto che limitarsi a isolare sรฉ stessa in quanto categoria maggiormente a rischio, intende trascinare lโintero paese in un biennio di arresti domiciliari e obblighi di firma. La politica non puรฒ che andare al traino: gli anziani sono un elettorato tanto numeroso quanto suscettibile, e le elezioni si perdono molto piรน sul campo delle pensioni e della sanitร che non su quello dellโimpresa, della ricerca o dellโedilizia scolastica.
Del resto, quello delle restrizioni รจ un problema che colpisce soprattutto i lavoratori, e come ci ricorda Luca Ricolfi in โLa societร signorile di massaโ il numero dei non lavoratori, in Italia, รจ molto superiore a quello dei lavoratori e non da oggi, ma dal lontano 1964, in pieno miracolo economico. Solo il 43,3% della popolazione italiana lavora, mentre il 56,7% รจ, per varie ragioni, inattiva. Al netto di disoccupati e altre categorie disagiate, la gran parte di questo 56,7% รจ composto da pensionati e studenti. ร vero che i provvedimenti di lockdown hanno penalizzato molto gli studenti, tramite lโimposizione della didattica a distanza, ma รจ vero anche che gli studenti, se si eccettuano gli universitari e pochi diciottenni, non votano e quindi, a differenza dei pensionati, non possono rivalersi sui politici bocciandone lโoperato. A quel 43,3% di popolazione attiva vanno sottratti altri 3.219.000 occupati: tanti sono infatti gli coloro che lavorano per Stato, e che continueranno a ricevere regolarmente lo stipendio in ogni caso. La percentuale dei โnon garantitiโ scende quindi, molto ottimisticamente, al 38%. ร questa fascia di italiani che, principalmente, paga le cure di cui beneficeranno le categorie piรน a rischio, ed รจ paradossalmente questa la fascia piรน penalizzata dalle restrizioni. Ma il paese non sente ragioni, anzi. ร di pochi giorni fa il sondaggio, reso pubblico dal Censis secondo il quale ben il 64,7% degli italiani tra i 18 ed i 34 anni di etร appoggia le restrizioni in materia di diritti civili e libertร personale in nome della tutela della salute, mentre solo il 52,5% degli over 65 รจ dello stesso avviso. Come giร detto, non vi รจ da sorprendersi: i giovani si preoccupano per la salute di genitori e nonni, ma emerge un dato piรน inquietante, collegato comunque allโinvecchiamento generale della popolazione. Lโipocondria generalizzata infatti ha reso universale lโimperativo delle vecchie zie del โprima la salute!โ, e una generazione, troppo spesso cresciuta dai nonni piรน che dai genitori, ha appreso bene la lezione, con la differenza che i nonni quantomeno apprezzavano la libertร , spesso conquistata al prezzo di dure lotte e sofferenze.
In tutto questo, lโedonismo e la mancanza di una qualsiasi idea di trascendenza hanno dato il colpo di grazia: se il mondo non si fermรฒ nemmeno durante la tremenda epidemia di peste nera del 1348 era perchรฉ si credeva che le vite a disposizione fossero due, non una soltanto. Oggi, nellโEuropa secolarizzata ed atea, siamo disposti a sottoporci a qualunque umiliazione pur di continuare a respirare un giorno in piรน ed a rimandare lโappuntamento con lโinconcepibilitร del Nulla. Fino a non molti anni fa, gli anziani, nati e cresciuti in epoche dove la semplice infezione di un taglio o unโinfluenza potevano spedire al Creatore, erano ben consci della presenza costante della morte nel grande macchinario della vita: nessuno di loro avrebbe mai preteso il blocco totale della societร nel nome di un prolungamento di pochi mesi o anni della loro esistenza. I giovani morivano in guerra, le donne di parto, gli anziani di malattia: questa รจ sempre stata la realtร del mondo, non solo occidentale. Oggi, in unโEuropa invecchiata ed atea, sparita lโorganicitร sociale, i genitori sacrificano i figli; come nel celebre mito greco a lei dedicato, รจ la giovane Alcesti, di fronte al tremebondo timore degli anziani genitori dello sposo Admeto, a sacrificarsi per salvare la vita di lui. E come nel mito di Alcesti il giovane Admeto e lโanziano Ferete si accusano a vicenda di aver fatto morire unโinnocente. Admeto accusa lโanziano genitore di egoismo, il genitore accusa il giovane figlio di vigliaccheria. A risolvere la questione sarร la forza bruta di Eracle che, disceso nellโAde, riporterร in vita la coraggiosa ed innocente Alcesti. LโItalia di oggi aspetta il suo Eracle, e pensa di averlo trovato in un premier malfermo e vanesio, la cui popolaritร รจ paradossalmente piรน bassa di quella delle misure da lui stesso adottate. Un Ercolicchio che al posto della forza sovrumana dellโomonimo eroe non puรฒ fare altro che sguinzagliare gendarmi a caccia di temibili assembramenti, e che incolpa ad ogni piรจ sospinto quelli che, secondo il fondatore del suo Movimento, sarebbero i suoi datori di lavoro.
ร lโepilogo di una societร che รจ passata dal vedere il mondo come grande campus universitario senza confini a vederlo come una grande casa di riposo. Questo รจ infatti lโidea pentastellata e neosocialista che mette tutti dโaccordo: lโideologia dei ristori, i redditi di cittadinanza, i richiami alla mitica etร aurea delle casse del mezzogiorno e dei fondi a pioggia; del resto, non รจ un caso che il partito di maggioranza di questo governo sia estimatore del Venezuela. Il mondo come grande casa di riposo รจ il degno successore del mondo come grande Erasmus senza confini: lโindividuo monadizzato figlio della contestazione, deresponsabilizzato in tutto, non chiede che di passare alla deresponsabilizzazione finale, la dittatura sanitaria, che gli indichi come deve mangiare, cosa deve bere e quali medicinali deve assumere, come un tempo faceva la mamma. Tutto per la sua salute, si intende, per farlo respirare un giorno in piรน. Chi non si conforma รจ un assassino, un debosciato che vuole togliere alla monade gaudente i suoi ultimi giorni di respirazione, recidere i suoi tentacoli pervicacemente avvoltolati attorno ai moncherini della vita, e come tale si qualifica come pericoloso e potenziale assassino da reprimere con il massimo del rigore. E lo Stato, solerte, provvede. Come finirร la partita? Presto per dirlo. Per ora conviene affidarsi alla Scienza, anchโessa mito piuttosto anzianotto e malfermo, ma senza i vaccini del quale รจ difficile pensare che la massa critica di anziani e anzianizzati di cui abbiamo parlato fino ad ora possa sentirsi nuovamente tranquilla e dunque concederci, bontร sua, il ritorno ad una vita normale. Mai come ora รจ stato vero il vecchio proverbio: chi va con lo zoppo impara a zoppicare!
di Marco Malaguti
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La societร signorile di massa, Luca Ricolfi, ed. La nave di Teseo (2019)
Italiani poca gente. Il Paese ai tempi del malessere demografico, A. Golini e M.V. Lo Prete, ed. LUISS University Press (2019)