A 200 anni dalla stesura dellโ Infinito di Giacomo Leopardi, martedรฌ 28 maggio il Miur ha organizzato un flash mob (letteralmente โfolla lampoโ, รจ un raduno di persone, per lo piรน sconosciute, che si ritrovano nello stesso punto per una ragione comune; spesso lโappuntamento avviene tramite internet) al cospetto di Casa Leopardi a Recanati: una quantitร esondante di studenti e professori, in compagnia del Ministro dellโIstruzione Marco Bussetti, ha recitato coralmente il componimento del poeta, evocando allโunanimitร le parole del saggio pensatore.
Unโemozione meravigliosa soprattutto perchรฉ รจ stata la constatazione di come la cultura unisce e mai divide: la memoria deve servire anche a questo, cioรจ a rendere eterni tutti coloro i quali hanno reso imperituri i precetti del sapere, come ha fatto Leopardi con la sua poesia.
Leopardi รจ un nome che echeggia tra i banchi di scuola e le cattedre accademiche, che sussulta agli spiriti piรน deboli e li comprende fraterno e che innalza il valore della poesia grazie al contributo straordinario delle sue โsudate carteโ; questo scrittore sublime nasce a Porto Recanati il 29 giugno 1798 e fino al 1837 ha elaborato teorie e pensieri che influenzano tuttora le attitudini sociali.
โLโinfinitoโ del 1819 รจ forse uno dei componimenti piรน famosi della letteratura universale, per la raffinata capacitร di contrapporre la finitudine e lโinfinitudine dellโessere: il poeta invita con lโimmaginazione al superamento della โsiepeโ, cercando di percepire con lโillusione tutto ciรฒ che รจ โvago e indefinitoโ; un processo straordinario che conduce lโuomo ad una condizione migliore, talmente serafica che Leopardi stesso sostiene come โil naufragar mโรจ dolce in questo mareโ. ร una poesia dai suoni equilibrati, dalla lunghezza ponderata e studiata dei versi, coronati da parole pesate con la sensibilitร di chi sa vedere oltre un limite apparentemente invalicabile.
ร un inno alla vita, anche se erroneamente Leopardi viene etichettato come โpessimistaโ: in tutta la produzione leopardiana compare una sola volta questo termine, nello Zibaldone, e anche in questo caso non รจ impiegato con accezione negativa.
Ma a due secoli dalla realizzazione di questโopera strabiliante, possiamo sperare nella nascita di un nuovo Poeta? La societร contemporanea permetterร lโavvento di un Leopardi 2.0?
Questa โtrappolaโ sociale, per citare un altro grande intellettuale come Luigi Pirandello, attribuisce allโuomo โmaschereโ spesso non sue e innesca una crisi dellโidentitร , tanto da sbigottire lโuomo al punto di perdersi in ricerche infinite.
Un tempo lโintellettuale era al centro della comunitร e il peso delle sue parole era determinante, tanto da renderlo un oracolo della conoscenza: oggi piรน che mai abbiamo bisogno di personalitร che uniscono le masse in nome di ideali e valori, aggregando i singoli individui per renderli popolo.
A Recanati abbiamo assistito alla potenza della cultura, alla bellezza del sapere e al piacere della poesia, senza che venissero impiegati fondi o energie particolarmente dispersive.
Montale nel 1923 (secolo in cui lโintellettuale iniziava a perdere la sua centralitร ) concepiva la poesia Non chiederci la parola, la quale si chiude con un presagio che sa di nefasto: โCodesto solo oggi possiamo dirti,/ciรฒ che non siamo, ciรฒ che non vogliamoโ e questa incapacitร di rivelare la โformulaโ da parte degli intellettuali, oggi รจ accentuata ulteriormente da un ambiente sociale che non coltiva i suoi talenti e che non sa indagare tra i giovani sognatori.
Essere poeti รจ una vocazione dettata da una sensibilitร in grado di indagare tra le sfumature dellโanima e di interpretarne le cromature: lโuso meticoloso della parola รจ la vera cura allโarida situazione culturale del nostro Paese e il ritorno della classe intellettuale deve essere imminente!
Ma non un gruppo di aderenti al pensiero unico e omologato, bensรฌ menti dedite al culto del sapere e aventi come unico obiettivo quello di divulgarlo alle masse, come un faro lucente che mostra la via alle barche in balia delle onde.
Leopardi sosteneva che โL’egoismo รจ sempre stata la peste della societร e quando รจ stato maggiore, tanto peggiore รจ stata la condizione della societร โ: si auspica dunque che la societร apra gli occhi, la mente e il cuore, concedendo nuovamente ai poeti rinchiusi nei loro studioli la possibilitร di emozionare il mondo.
Davide Chindamo
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