Le elezioni europee si avvicinano e per molti opinionisti rappresentano uno stress test per i partiti, i quali si misureranno nuovamente con lโelettorato a distanza di due anni. Piรน degli altri, le forze di governo si trovano sul banco di prova: il voto rappresenterebbe lโapprezzamento del lavoro svolto in questa breve parentesi, ma ancora piรน importante, i risultati potrebbero alterare gli equilibri interni alla maggioranza e diventare pretesto per rivendicare piรน libertร dโazione.
La maledizione delle elezioni europee
In realtร le europee rimangono una pura istantanea della situazione politica del Paese. Nulla dicono sul futuro del governo e dei partiti, anzi sembra proprio che queste elezioni siano un poโ come Medusa: incantano, pietrificano e uccidono.
Era il 2014, il Partito Democratico di Matteo Renzi raggiunse il 40,81%, senza che il segretario dei dem si candidasse. Tralasciando il peso dellโaffluenza (57,22%), quello del Pd fu un risultato storico: la soglia del 40% era stata raggiunta in Italia, in una competizione che coinvolgeva lโintero elettorato nazionale, soltanto dalla Democrazia Cristiana e mai da una forza politica di centro-sinistra.
Forte di questo risultato Renzi condusse la riforma costituzionale del 2016 che gli costรฒ le dimissioni da presidente del Consiglio. Appena due anni piรน tardi, nelle politiche del 2018, il Pd crollรฒ al 19%, registrando il dato piรน basso dalla sua fondazione, costringendo Renzi ad abbandonare la segreteria del partito.
Nelle stesse politiche del 2018 completamente opposto fu il primato della Lega che raggiunse per la prima volta della sua storia il 17%. Lโanno successivo, Matteo Salvini conquistรฒ le europee di maggio con il 34,26%. Non passรฒ nemmeno lโestate che lโ8 agosto la Lega uscรฌ dalla maggioranza invocando il ritorno alle urne.
I sondaggi davano allora il Carroccio al 38% e lโoccasione di governare con quei numeri era molto golosa. Un peccato di gola che gli elettori non hanno perdonato nelle politiche del 2022, dove la Lega registrรฒ un crollo del quasi 26%, attestandosi appena sotto il 9%.
In quelle stesse politiche, Giorgia Meloni raccolse il testimone, raggiungendo con Fratelli dโItalia il 26%, primato storico per il partito che sembra non arrestare la sua avanzata nei sondaggi, dato favorito alle prossime europee. E chissร se anche per la premier, come per i due Matteo, il voto di giugno non diventi lโatollo da cui tuffarsi in mare.ย
Nessuno vuole andare a Bruxelles?
Quella delle europee non รจ una sfida disinteressata. Tutti i partiti, compresi quelli dellโopposizione, mirano a raggiungere il miglior risultato possibile. Non tanto per vincere le elezioni e assicurarsi una florida rappresentanza a Bruxelles, quanto perchรฉ la vittoria o la sconfitta ha degli effetti diretti sullโelettorato nazionale.
Il voto di giugno costituirร soltanto una tappa dellโinterminabile campagna elettorale che sta investendo la politica italiana nellโultimo decennio. Di fatto si trasformerร in un sondaggio istituzionalizzato, dove il cittadino medio opererร una scelta secondo valutazioni puramente nazionali, noncurante delle linee politiche che condividono i partiti a livello sovranazionale.
Dallโaltro lato, le forze politiche punteranno alle europee per aver maggior consenso in Italia. Una spada di Damocle che pende sulla testa dei leader. Perdere le elezioni potrebbe portare a un tracollo nei sondaggi, cedere terreno ai prossimi appuntamenti elettorali e mettere in discussione la propria leadership allโinterno del partito.
Tra le coalizioni, poi, la sfida si amplifica. Nella maggioranza, Forza Italia dovrร fare i conti con le nuove mire espansionistiche della premier che sta conquistando la parte moderata di destra, ancora orfana di Silvio Berlusconi.
Matteo Salvini, al contrario, vuole riconquistare le percentuali perdute, affiancandosi agli animi piรน nazionalisti e conservatori del Paese, delusi dallโammorbidimento di Giorgia Meloni. La presidente del Consiglio, invece, potrebbe consolidare una fiducia crescente nei sondaggi, con il rischio di stravincere le elezioni.
Nellโaltro versante, quello delle opposizioni, รจ scontro diretto tra il Pd e il M5S. I dem vengono ancora considerati come lโopposizione per eccellenza, tanto che si รจ parlato di uno scontro televisivo tra Schlein e Meloni, emarginando Giuseppe Conte, che non vuole essere il terzo incomodo. Un eventuale sorpasso dei grillini sancirebbe una nuova gerarchia tra le forze dโopposizione, gettando nella crisi piรน nera la sinistra italiana.
Assisteremo ad una campagna elettorale che parlerร poco dโEuropa, complice anche il distacco tra i cittadini e le istituzioni europee, mai colmato e affrontato da pochi, tra i quali il compianto David Sassoli. Per cui, tranne per quelle questioni che di riflesso coinvolgono lโUnione Europea – immigrazione in primis – assisteremo ad una shitstorm e a confronti molto accesi su tematiche prettamente nazionali, come giร accaduto durante il premier time a Montecitorio. Se poi si aggiungono le elezioni regionali, si comprenderร come il dibattito per le europee sarร ancora piรน diluito.
Quanti andranno a votare?
Luigi Sabatini, ex impiegato in fabbrica, oggi in pensione, passeggia tutte le mattine con il suo cocker caramello per il centro di Modena. Ha lโabitudine di comprare il giornale in edicola. Una volta non aveva tempo per leggerlo, adesso ha tempo per leggerne cinque.
Prende posto al solito tavolo del solito bar sotto i portici. Ordina un caffรจ e un pasticcino e comincia a leggiucchiare i titoli in prima pagina: ยซSondaggio europee, al voto andrร circa il 57% degli aventi dirittoยป. Sorride baldanzoso, tossisce sputando qualche briciola, poi bofonchia qualcosa: questa volta non andrร nemmeno lui.
Se i partiti sono poco interessati a occupare gli scranni del Parlamento Europeo, ancora meno interessati sono gli italiani chiamati al voto, che, come dimostrano i dati, hanno sempre un poโ sentito distanti le questioni europee. Gli ultimi sondaggi registrano una leggera crescita dellโaffluenza rispetto alle precedenti europee del 2019, in cui votรฒ il 54,5%, ma che la curva sia in discesa, come quella delle nazionali, รจ un dato di fatto.
Non si parla soltanto di astinenza volontaria. Nellโenorme calderone degli astenuti, rientrano anche i fuorisede, gli impossibilitati al voto per eccellenza, costretti a viaggiare per centinaia di chilometri, da una punta allโaltra della penisola, soltanto per votare. Parliamo di 4.9 milioni di persone, circa il 10% del corpo elettorale, per lo piรน under 30.
Cittadini che, rispetto ai genitori o ai nonni, hanno un particolare interesse e una certa sensibilitร per le tematiche tipicamente europee, come il cambiamento climatico, la sostenibilitร , la mobilitร e le opportunitร extranazionali. Per cui, lโassenza di questa fetta di elettorato avrร , con ogni probabilitร , un certo impatto sui risultati delle votazioni, e di conseguenza sullo stress test dei partiti.
Foto in evidenza di Jonas Horsch: https://www.pexels.com/it-it/foto/francia-stanza-vacante-sedute-11682403/