I risultati elettorali sono limpidi come non accadeva da parecchio tempo: il centrodestra vince le elezioni politiche 2022. O meglio, Giorgia Meloni vince le elezioni politiche 2022. Lo fa strapazzando avversari e alleati, staccando il PD di 7 punti, doppiando la Lega anche a nord. In questo articolo analizzeremo i risultati delle elezioni, cercando di mettere in luce gli aspetti piรน significativi e le ripercussioni che avranno in Italia e in Europa. Con l’accortezza di non cedere ad allarmismi o trionfalismi, di rimanere con i piedi ben saldi sul terreno e non invocare categorie superiori che pertengono alla Storia e non a elezioni politiche, per quanto importanti esse siano.
Il primo dato da mettere in rilievo รจ l’astensionismo. L’affluenza alle urne si รจ fermata al 64%, il dato piรน basso della storia repubblicana, abisso di una tendenza che sembra infermabile da almeno un decennio. Campanello d’allarme che risuona in tutte le democrazie occidentali su entrambe le sponde dell’Atlantico, sintomo di sfiducia verso una classe politica che non riesce ad affrontare le problematiche della societร . Ma piรน che sfiducia si dovrebbe forse parlare di apatia e rassegnazione.
Perchรฉ la sfiducia verso una classe politica dovrebbe portare a votare altro, a mobilitarsi per cambiare le cose che si reputano sbagliate, come accadde con il M5S tra il 2013 e il 2018. La rassegnazione conduce invece alla stasi, al disinteresse e quindi all’astensione. Tracce di una “malattia” che non puรฒ essere diagnosticata in questa sede. Consigliamo ai partiti perdenti di spendere un po’ di tempo sul tema, nei prossimi giorni e nei prossimi congressi, durante l’analisi della sconfitta. Forse per una volta sarebbe utile a qualcosa.
La vittoria del Centrodestra
Il Centrodestra vince le elezioni con il 44% dei voti. Risultato importante che arriva tra l’altro con un’affermazione su tutto il territorio nazionale ma dietro al quale si nascondono storie diverse. Il vero vincitore รจ il partito di Giorgia Meloni, FDI che arriva primo, travalica la soglia psicologica del 25%, supera i voti di Lega e Forza Italia messi insieme e approda a Palazzo Chigi con una maggioranza che dovrebbe assicurare un Governo solido. Apice di una scalata che รจ partita dal 4% di quattro anni fa. Vedremo se fuoco di paglia o fiamma duratura.
Diametralmente opposta la situazione a via Bellerio con un risultato ben al di sotto delle aspettative. La Lega raccoglie a mala pena il 9%, la metร delle scorse politiche, e, soprattutto, viene doppiata da FDI in Veneto e Lombardia, triplicata in Friuli Venezia Giulia. Una debacle che porterร a sicuro redde rationem nel Carroccio. Crolla anche Forza Italia che perde circa sei punti rispetto al 2018, risultato preventivato, viste le cospicue defezioni di membri di spicco dal partito del Cavaliere. Crollo che poteva essere ben piรน fragoroso e che, invece, risulta attutito dal risultato disastroso della Lega rispetto alla quale Forza Italia dร l’illusione ottica di tenere.
Il voto a sinistra
E a proposito di giochi di luce e abbagli, sorge tra i commentatori il mito della tenuta del M5S che ha perso piรน della metร dei voti rispetto al 2018, circa il 15,5% rispetto al 33%. Come si possa parlare di tenuta non si sa. Forse perchรฉ si paragona il risultato ai primi sondaggi che davano il Movimento addirittura all’11%.ย Miracoli della comunicazione politica. Merito va invece riconosciuto a Giuseppe Conte che รจ stato in grado di salvare la zattera del Movimento dal naufragio completo, con una campagna elettorale semplice e mirata.
Semplice perchรฉ basata sul posizionarsi alla sinistra del PD, mirata perchรฉ concentrata al Sud, dove il M5S si conferma forza determinante con un ottimo risultato, i maligni dicono per via dell’approccio assistenzialista. Forse andrebbe anche riconosciuto che i 5S sono stati gli unici a risultare credibili nella difesa delle classi piรน povere e disagiate, classi che ovviamente si concentrano nel meridione del paese.
Posizionamento a sinistra che ha contribuito, ma non in modo cosรฌ determinante, alla sconfitta del PD. Rispetto al 2018, il Nazareno conferma suppergiรน la stessa percentuale, zoccolo duro sempre piรน arroccato nelle grandi cittร del centro-nord, in ritirata ormai persino dai rossi Appennini tosco-emiliani. Eppure, la tenuta del dato numerico non basta a far evaporare la sensazione di una vera e propria catastrofe non tanto, appunto, per il calo nei voti, quanto per l’acclarata incapacitร di competere con il Centrodestra.
La sconfitta del centrosinistra รจ maturata non solo per l’incapacitร di costruire delle alleanze ma anche e soprattutto per la mancanza di visione politica. ร indubbio che se il PD si fosse alleato con il M5S o con il Terzo Polo sarebbe riuscito a strappare qualche seggio in piรน alla destra ma chi crede che delle alleanze di questo tipo sarebbero state piรน competitive, sommando i voti raccolti dalle tre forze politiche, commette un errore. Politica non รจ matematica: due piรน due non fa sempre quattro. Mantra da incorniciare e appendere in camera per tutti i cultori della materia.
Non รจ vero che, se il PD fosse andato insieme ai 5S, l’alleanza sarebbe stata piรน competitiva, per il semplice fatto che il M5S ha preso molti dei suoi voti facendo una campagna contro il PD. Cosa che sarebbe stata impossibile qualora le due forze fossero andate insieme. Lo stesso si puรฒ dire per il Terzo Polo che ha drenato molti voti moderati dal Partito Democratico. Terzo Polo che non sfonda e non raggiunge l’obiettivo del 10%, nonostante raccolga buoni consensi a Milano e Roma. Emblematico, in tal senso, che Carlo Calenda rimanga abbondantemente dietro a Emma Bonino nella Capitale.
Significati del voto e prospettive per il prossimo Governo
Sul piano simbolico, queste elezioni politiche sono dense di significati. Innanzitutto per il dato umano: Giorgia Meloni รจ la prima Presidente del Consiglio donna in Italia. Schiaffo alla sinistra ben peggiore del dato numerico. Altro fattore molto importante: per la prima volta dalle elezioni politiche del 2008, le urne hanno restituito una maggioranza chiara in Parlamento. A parte il sollievo del Quirinale, che non dovrร impelagarsi in logoranti consultazioni, il prossimo Governo sarร puramente politico e non frutto di formule (Governo tecnico, Unitร Nazionale) trovate in Parlamento, per di piรน con una maggioranza rassicurante in entrambi i rami. Questo vuol dire che Giorgia Meloni dovrebbe poter governare senza difficoltร , almeno sul piano interno.
E tuttavia, per i primi tempi, il futuro Governo non avrร una vera e propria libertร di azione. Innanzitutto per il quadro internazionale: la guerra in Ucraina e la crisi energetica necessitano di risposte pronte, risposte, inoltre, da condividere con i partner internazionali e, in primis, europei. Il nuovo Governo dovrร quindi trattare con le istituzioni di Bruxelles e, probabilmente, non avrร l’opportunitร , almeno in questa fase iniziale, di operare strappi, limitandosi (c’รจ da augurarselo) a seguire i solchi giร tracciati da Mario Draghi.
Inoltre, le scadenze e gli obiettivi del PNRR rappresentano anch’essi una sorta di percorso, tra l’altro irto di difficoltร , giร segnato. Insomma, se da un lato il ritorno di un Governo politico a Palazzo Chigi sembrerebbe porre fine a quel commissariamento della politica iniziato nel 2011, la grave situazione economica e il contesto internazionale potrebbero ancora limitare l’azione del neonato esecutivo.
Il terzo dato da porre in rilievo รจ che, per la prima volta, un esponente della destra di matrice missina entra a Palazzo Chigi. Incubo per tutti coloro che vedono nella leader di FDI un ritorno del Bel Paese al Fascismo. Ci si augura, invece, che la vittoria di Giorgia Meloni possa, finalmente, ricucire le ferite del passato e compiere quel processo di riconciliazione nazionale che ha sempre faticato a prendere piede nel nostro Paese.
E questo dipenderร in primo luogo da lei stessa, dalla capacitร che la leader di FDI avrร di frenare le pulsioni piรน estremiste del suo elettorato ma anche di alcune frange del suo partito. Dalle politiche che porterร avanti ma anche e soprattutto dalle scelte che compirร . Cosa farร , ad esempio, la nuova Premier il prossimo 25 aprile? Si ricongiungerร con il popolo, principalmente di sinistra, che celebra la Liberazione, magari anche con atti e visite simboliche o preferirร rimanere in disparte, stretta tra vincoli ideologici e doveri istituzionali? E cosa farร il mondo della sinistra qualora Giorgia Meloni mostrasse di voler intraprendere quel percorso di riconciliazione?
Da ultimo, non per importanza, la vittoria di Giorgia Meloni cambia la prospettiva dell’Italia in Europa. Precisiamo. La traiettoria geopolitica di un paese e, quindi, la sua politica estera, non la decidono i Governi. Le necessitร strategiche dell’Italia sono sempre le stesse, indipendentemente da chi occupa la poltrona di Palazzo Chigi.
L’Italia ha bisogno dell’Unione Europea, dei suoi partner nel vecchio Continente, della NATO e degli USA. Da qui non si esce. Cambierร perรฒ l’atteggiamento dell’Italia sui tavoli europei, un atteggiamento che sarร senza ombra di dubbio piรน critico nei confronti di Bruxelles e piรน simile a quello di Polonia e Ungheria piuttosto che di Francia e Germania. Sperando che chi governa si ricordi che, piaccia o non piaccia, in Europa a contare non sono Varsavia e Budapest ma Parigi e Berlino. ย
Le elezioni politiche del 25 settembre possono rappresentare una potenziale svolta per l’Italia. Se sarร svolta epocale o solamente farsa dipenderร essenzialmente da come Giorgia Meloni e il suo esecutivo interpreteranno la propria missione. C’รจ da sperare, in primis, che la nuova premier sappia circondarsi di persone serie, preparate e con senso delle istituzioni, in grado di aiutarla nel difficile compito di guidare il Paese. Se non ci riuscirร , se si circonderร di figuranti, lacchรจ e circensi, arlecchini o di nero vestiti che siano, non dubitiamo che la potenziale svolta sfumerร e degraderร in tragicomica operetta. Il che sarebbe perfettamente in linea con la tradizione italiana.