L’UE vuole perseguire l’obiettivo della neutralitร climatica entro il 2050, e lo vuole fare attraverso un imponente piano che prevede una transizione alle fonti rinnovabili che sia il piรน estesa possibile.
Green Deal, transizione ecologica, transizione verde. Queste sono solo alcuni dei titoli e delle espressioni usate per indicare lo sforzo collettivo (sia come stati che come individui) nella lotta al cambiamento climatico. LโIPCC nel suo ultimo report ha affermato che, alle attuali condizioni, lโunico obiettivo alla portata รจ quello di mantenere lโinnalzamento della temperatura globale entro i due gradi.
Ma dunque cosa sarร necessario fare per perseguire questo obiettivo? Come le attuali tecnologie ci consentiranno di ridurre lโimpatto antropico sul nostro pianeta? Come tradurremo, in particolare noi europei, le parole in fatti dando significato concreto a queste espressioni?
Green Deal
LโUnione Europea ha ufficialmente mosso il primo passo verso questo ambizioso traguardo nel 2019, in occasione della presentazione del Green Deal europeo dellโ11 dicembre. Questo documento sancisce definitivamente lโintenzione di raggiungere lโobiettivo della neutralitร climatica entro il 2050: poco meno di trentโanni per non sentirsi piรน in colpa con madre natura (l’UE รจ responsabile di circa l’8% delle emissioni globali). Esso rappresenta โla tabella di marciaโ che espone quali misure โ leggi e investimenti โ saranno necessarie per โgarantire una transizione giusta e inclusivaโ. Questo piano si pone allโinterno della piรน ampia cornice del Next Generation EU, i cui fondi serviranno per rendere lโEuropa piรน verde oltre che digitale e resiliente.
Leggendo le sezioni โLโenergia e il Green Deal europeoโ e โRealizzare il Green Dealโ allโinterno del sito dellโUE, le colonne portanti di questo piano (al netto dellโefficientamento energetico) sono le energie rinnovabili (eolico e fotovoltaico in primis), lโidrogeno come vettore di energia per i settori-chiave difficili da decarbonizzare o da elettrificare nel breve termine, ed il metano come fonte fossile meno impattante, da usare nella transizione prima di essere eliminato (F. Tiemmermans: โPer diventare il primo continente climaticamente neutro l’Unione europea deve tagliare tutti i gas a effetto serra. Il metano รจ il secondo combustibile a piรน potente effetto serra e una causa determinante dell’inquinamento atmosferico [โฆ]โ).
Non si fa, dunque, minimamente parola di nucleare. Infatti, nonostante il Centro Comune di Ricerca (JRC โ Joint Research Center) lโabbia considerata una fonte di energia sostenibile, pericolosa al pari o poco piรน delle fonti di energia rinnovabili. Da un certo punto di vista il Green Deal sembra la formalizzazione definitiva (e quindi legittimante) del sogno che hanno in molti: soddisfare il fabbisogno energetico (soprattutto elettrico) di oltre 446 milioni di persone grazie a pannelli fotovoltaici e pale eoliche.
Sembrerebbe perรฒ che lโUnione Europea non abbia fatto bene i conti sul reale apporto che eolico e solare possano dare per combattere il cambiamento climatico. Unโanalisi dei dati sullโenergia in Italia potrebbe offrire una base per riflettere sulla strategia europea, visto che il nostro paese rappresenta la terza economia europea e le sue esigenze potrebbero essere analoghe a quelle di paesi come la Francia, la Germania, e la Spagna con caratteristiche simili alle nostre.
Uno sguardo all’Italia
In Italia, secondo i dati forniti a maggio 2021 da Terna Driving Energy, il fabbisogno di energia elettrica in Italia รจ stato di 302,8TWh (-5,3% di Terawatt-ora rispetto al 2019). Questo รจ stato soddisfatto โper lโ89% da produzione nazionale destinata al consumo 270,6 TWh, al netto dellโutilizzo per servizi ausiliari e dei pompaggiโ. La restante quota del fabbisogno (11%) รจ stata coperta dalle importazioni nette dallโestero 32,2 TWh). La richiesta di energia sulla rete รจ stata soddisfatta per il 38% dalla produzione da fonti energetiche rinnovabili (idroelettrica rinnovabile, eolica, fotovoltaica, geotermica e biomasse) registrando un valore pari a 114 TWh (+1,0% rispetto allโanno precedente).
Il 38% sembra incoraggiante. Sembra dire che forse da qui al 2050 lโUE (che rappresenta lโ8% delle emissioni globali) riuscirร ad affrancarsi dai combustibili fossili se lโItalia รจ riuscita a coprire questa percentuale di fabbisogno con le sole rinnovabili. Ci sono alcuni โmaโ intrinseci alla tecnologia delle rinnovabili che potrebbero far vacillare lโentusiasmo dei piรน ottimisti.
Il green che fa tendenza
Se si analizza la composizione della domanda di elettricitร in Italia, emergono i seguenti dati. Lโindustria รจ il settore piรน energivoro con 125 TWh (il 42,6% dei 302,8 totali), segue poi il settore dei servizi con 86 TWh (28,4%), con quello domestico che richiede ben 66TWh allโanno per funzionare (21,8%). Ultima lโagricoltura con 6TWh domandati (2%). Quindi si puรฒ dire che i 114 TWh di energia rinnovabile del 2020 (di cui 18,6 TWh eolica e 25 TWh fotovoltaica) riescono a coprire per intero il fabbisogno domestico e dell’agricoltura, piรน una quota residua dei servizi.
Non a caso, per quanto riguarda il fotovoltaico, il settore domestico e quello terziario totalizzano rispettivamente 3,7 TWh e 4,9 TWh prodotti (34,4%) sui 25 TWh di energia in Italia; e in termini di impianti installati raccolgono ben il 92% (756.799 e 100.965) dei 935.838 impianti sul territorio. Ovviamente gran parte della potenza generata dagli impianti fotovoltaici รจ riconducibile al settore industriale perchรฉ la potenza media dei suoi pannelli รจ maggiore di quella dei pannelli del settore domestico o terziario (tra i 3 KW e 20 KW), visto che, ad esempio, il fabbisogno energetico di una famiglia italiana media (tra due e tre persone) oscilla fra i 2.700KWh (kilowatt-ora) e i 3.300 KWh annui.
Leggendo i documenti dellโUE, i principali candidati sono proprio lโeolico ed il fotovoltaico, accompagnati dallโidrogeno verde per lโindustria pesante e quei settori non immediatamente elettrificabili, ma come detto, le loro caratteristiche lasciano spazio a molti dubbi. In primis, queste due fonti sono aleatorie, ovvero sia che la loro produzione di energia dipende da fattori non controllabili dallโuomo. Se cโรจ vento le pale girano, se cโรจ sole i pannelli vengono irraggiati. Nel 2020 i pannelli in Italia hanno prodotto piรน energia rispetto al 2019 (al netto delle nuove installazioni) perchรฉ cโรจ stato piรน irraggiamento solare.
Quindi, una volta installati, gli operatori non possono fare nulla per incrementare la produzione di energia da questi impianti, se non sperare in piรน vento o piรน sole. In una centrale termoelettrica si decide quanto combustibile bruciare a seconda delle necessitร . Non a caso in Germania, mentre dismettono le centrali nucleari, continuano a mantenere attive quelle a carbone (+40% carbone bruciato rispetto al 2019), la cui attivitร varia a seconda della quota di fabbisogno non coperta dalle rinnovabili, e a fine anno cominceranno a ricevere gas dal metanodotto Nord Stream 2 che parte dalla Russia (forse non รจ tutto oro ciรฒ che รจ green).
Ma pannelli e pale eoliche quanto producono per unitร di tempo? Bella domanda. Per rispondere bisogna richiamare il concetto di capacity factor, ovvero il rapporto percentuale tra la potenza effettiva di una fonte energetica e la sua potenza nominale, o in altre parole, la quantitร di energia effettivamente prodotta rispetto a quella massima che la fonte puรฒ potenzialmente produrre (massimo ideale ovviamente). Ad esempio, un pannello solare in silicio policristallino fornisce una potenza di 0.2 kilowatt (kW) per metro quadro. Una pala eolica puรฒ normalmente erogare una potenza massima di 6000 kW (6 MW).
Se si considera questo indice per i pannelli solari, i fattori che lo influenzano sono molteplici. Perchรฉ lโirraggiamento solare dipende dalla stagione, e quindi dalle ore di luce disponibili e dalla nuvolositร , e dagli orari, dato che lโefficienza aumenta man mano che lโangolo di incidenza dei raggi si approssima 90ยฐ, il che รจ possibile praticamente solo nelle ore centrali della giornata. Va da sรฉ che la maggior potenza (quantitร di energia prodotta) si avrร nelle ore centrali dei mesi estivi. Da questo deriva che il capacity factor medio per un pannello di un metro quadro รจ del 18% (ovviamente in alcune zone si arriva anche al 25%).
Stesso ragionamento รจ applicabile per il capacity factor delle pale eoliche che oggi in Italia producono 19 TWh, in cui lโunica incertezza riguarda la presenza o meno di vento. Il capacity factor medio di una pala รจ circa il 30%, con valori leggermente superiori nelle zone piรน ventose e negli impianti off-shore. Il capacity factor di una centrale nucleare oscilla fra il 90% e 96%.
Ora, considerando che per produrre 13,4 TWh di energia come un reattore da 1,6 GW (Gigawatt) di potenza nominale sono necessari ben 40 chilometri quadrati (quaranta chilometri!) di pannelli solari o 750 pale eoliche dati i loro capacity factors, quanti chilometri quadrati di pannelli e quante pale sarebbero necessari per passare dagli attuali 114 TWh ai 158 TWh (domestico, terziario e agricolo)? Esattamente, molti. E stiamo escludendo lโindustria per cui lโelettrificazione รจ auspicata laddove possibile. Non scordiamo che il fabbisogno di elettricitร รจ destinato a crescere sia in Italia che in Europa vista lโintenzione delle istituzioni UE di incentivare lโutilizzo di macchine elettriche. State per caso pensando โancora di piรน di moltiโ? Esattamente.
Ma ammesso che la produzione delle due rinnovabili aumenti di 44TWh e copra nominalmente la domanda di energia di 158 TWh, e che si passi a 47 TWh di fotovoltacio e a 41TWh di eolico, come si riesce a gestire la variabilitร della produzione (aleatorietร )? O piu semplicemente: quando a luglio c’รจ molto sole ma poco vento, come si fa a compensare la quota di eolico che manca perchรฉ le pale girano poco? Bella domanda anche questa. Qui subentra il discorso di stoccare il surplus di energia ottenuto, per quei giorni in cui o il sole o il vento scarseggeranno.
Lโoggetto grazie al quale si riesce a stoccare lโenergia per i periodi di โmagraโ si chiama accumulatore; questo non รจ altro che una batteria. Bene, in Italia al 31 marzo 2021 risultano installati in Italia 43.784 sistemi di accumulo abbinati agli impianti fotovoltaici, con una capacitร massima utilizzata pari a 333MWh, cui vanno aggiunti gli impianti di Terna per una capacitร di 250 MWh, che permettono di arrivare a 583 MWh. Ammesso che gli accumulatori dellโeolico siano altrettanti, quanti altri ce ne vorranno per far sรฌ che nel caldo mese di luglio i 3,5TWh eolici mensili (41 diviso 12) non vengano a mancare nonostante la scarsitร di vento? Considerando che 1 TWh รจ uguale 1.000.000 MWh (1 milione), arrivare da 1.166 MWh ad almeno 3,5 TWh non รจ una passeggiata. Stessa domanda si puรฒ porre per dicembre in cui la situazione รจ capovolta. Ora starete pensando โcredevo che il problema fosse solo montare piรน pale e pannelliโ. No, cโรจ anche questo.
Un nucleo di realismo
Il nucleare. Lโelefante nella stanza. La parola che evoca gli incubi di Chernobyl e Fukushima. Unโottima soluzione che in Europa ci rifiutiamo di considerare. Non a caso รจ ancora viva la discussione sul suo inserimento nella tassonomia green (fondamentale per orientare gli investimenti dei privati) che vede la Francia come sostenitrice dallโalto della minore intensitร al mondo di CO2 proprio grazie allโenergia atomica.
Lo scetticismo sul nucleare รจ legato principalmente a tre fattori: timore per un disastro, gestione delle scorie e investimenti iniziali.
I disastri (gonfiati)
Per quanto riguarda i disastri, la paura feroce รจ stata alimentata dallโignoranza sul funzionamento di una centrale, che induce ad assimilarne la pericolositร a quella di un ordigno atomico, e poi, soprattutto, dalla spettacolarizzazione di media e associazioni ambientaliste sia delle conseguenze di Chenrobyl in termini di vittime che di quello che stava accadendo in Giappone durante gli eventi che coinvolsero lโimpianto Fukushima dai-ichi. La stampa italiana fu catalogata dai giapponesi stessi come la peggiore per le menzogne che raccontava ai cittadini.
Lโevento di Chernobyl รจ stato ripetutamente sviscerato dimostrando che quanto accaduto รจ stato il risultato di una combinazione sconvolgente di insipienza degli operatori e di difetti strutturali nascosti o quantomeno ignorati. Chi rifiuta ancora oggi di riconoscere questi due elementi non puรฒ che essere in malafede. Per chi non volesse leggere documenti in merito esiste persino una serie tv che, a parte qualche imprecisione, mostra inequivocabilmente la colpevolezza degli operatori e del regime comunista.
Per Fukushima il discorso รจ diverso. Esclusa lโipotesi incompetenza grazie alla credibilitร dei giapponesi, si sono comunque confuse di nuovo le cause. Anche qui si รจ cominciato a dare la colpa al nucleare, quando in realtร gli undici impianti nazionali si sono spenti automaticamente senza alcun rischio durante il terremoto. ร stata unโonda anomala di tredici metri (il muro di contenimento dellโimpianto era di ben nove) ad innescare tutti i problemi al sistema di raffreddamento sul quale non si รจ potuto intervenire tempestivamente per la devastazione provocata dal terremoto. Il piรน potente mai misurato in Giappone, accompagnato dal secondo maremoto piรน catastrofico della storia dellโumanitร dopo quello del 2004. Anche per Fukushima esistono documentari e film per chi non vuole annoiarsi con documenti.
Le vittime accertate di Chernobyl oscillano fra 49 e 65 (54 per lโONU). Per le 600.000 persone che ricevettero una dose superiore ai 100 mSv (limite iniziale di rischio), il report del Chernobyl Forum del 2003 ipotizza un totale di 4000 tumori letali riconducibili all’incidente in un arco di settanta anni. Tuttavia, lo stesso report, aggiornato nel 2006, specifica che al momento non vi sono evidenze di questo incremento, raccomandando di mantenere i soggetti sotto osservazione. Rispetto alla nube radioattiva, questa ha prodotto effetti misurabili sulla salute della popolazione solo in alcune zone di Russia, Bielorussia e Ucraina.
Ulteriori studi dellโUNSCEAR, di numerose universitร europee e della Chernobyl Tissue Bank (progetto OMS) hanno confermato che in tali popolazioni si รจ misurato un significativo aumento dell’incidenza del tumore alla tiroide, in particolare nella fascia entrata in contatto con lo Iodio-131 in giovane etร (quindi tra 0 e 10 anni al momento dell’incidente). I dati piรน recenti parlano di 6000 casi, e ipotizzano un possibile aumento fino a 16.000 nei prossimi decenni. Dal momento che il tumore alla tiroide รจ altamente trattabile (96-99% tasso di sopravvivenza), il numero di morti riconducibili allโincidente รจ dellโordine di alcune centinaia.
Per le vittime e coloro che sono stati toccati dagli eventi di Fukushima, delle 170.000 persone evacuate, il numero di contaminati con potenziali conseguenze cliniche รจ stato di nove. Nessuno di essi ha manifestato problemi di salute. La morte dei due operai รจ direttamente riconducibile al terremoto e allo tsunami. Lo studio sugli effetti del “disastro”, effettuato da OMS e UNSCEAR nel 2013 (due organi ONU), circa i morti da radiazioni e i possibili danni alle generazioni future afferma quanto segue:
“Non sono stati osservati casi di morti o di malattie indotte dalle radiazioni, nรฉ tra i lavoratori della centrale nรฉ tra i cittadini esposti alle conseguenze dell’incidente. [โฆ]. Non ci aspetta nessun tipo di aumento dell’incidenza di effetti sulla salute dovuti alle radiazioni sui cittadini esposti alla contaminazione o sui loro discendenti. Le conseguenze maggiori si sono avute dal punto di vista psicologico e sociale“.
Il tempo รจ denaro
Il tema degli investimenti iniziali e dei lunghi tempi di costruzione non รจ uno di quelli che risvegliano il terrore dellโestinzione ma preoccupano di piรน i governanti per le ricadute politiche di una scelta a favore del nucleare.
La costruzione di un reattore ha un costo base tra i cinque e i sette miliardi, che puรฒ aumentare in caso di ritardo nei lavori o di sabbie mobili burocratiche dovute agli enti regolatori. Le aziende costruttrici di reattori non hanno capitali propri per tale spesa, quindi si ricorre a soldi pubblici qualora lo stato commissioni la costruzione oppure a prestiti privati la cui garanzia รจ la promessa dello stato di comprare lโenergia ad impianto in funzione.
Ma quali sono gli elementi che possono aumentare il tasso di interesse chiesto dagli investitori? Nonostante questi non abbiano dubbi sulla sicurezza tecnologica del nucleare, ciรฒ che temono รจ lโinstabilitร politica che potrebbe bloccare un progetto giร avviato mentre si passa da un governo allโaltro. E infatti il costo del capitale incide per almeno il 60% sul prezzo finale dell’elettricitร .
Il prezzo del combustibile non รจ un problema. Questo incide per circa il 5% sul prezzo finale dellโenergia, includendo tutta la filiera dallโestrazione alla fissione. Il prezzo della materia prima in sรฉ incide solo del 2,5% ed รจ in grado di produrre decine di migliaia di volte piรน energia di gas, petrolio o carbone a paritร di quantitร . Infatti, 1 gr di Uranio รจ in grado di produrre un quantitativo di energia pari a quello ricavabile dalla combustione di 2800 kg di carbone
Se tutto ciรฒ che riguarda il costo una centrale nucleare viene paragonato a quello di una termoelettrica, vedremo che questโultima pone vantaggi solo nel breve periodo. Costruire una centrale a carbone richiede molti meno costi iniziali รจ soggetto a controlli meno stringenti. Mentre una nucleare richiede massicci investimenti iniziali che una volta ripagati, dopo venti/trentโanni, offrono una convenienza notevolmente superiore nel lungo periodo considerando il basso costo del combustibile e che le licenze di operativitร hanno durata minima di sessantโanni, prolungabile fino ad ottanta.
Il confronto dei costi rispetto alle rinnovabili lascia il tempo che trova. Lโelettricitร da fonti rinnovabili, data la sua aleatorietร non sempre รจ presente sul mercato, e proprio per questo, quando รจ disponibile viene venduta per prima. Ad un prezzo drogato dagli enormi sussidi statali che vengono caricati nella bolletta degli utenti finali. In Italia i costi vengono scaricati tra gli oneri di sistema della bolletta elettrica (voce A3).
Non a caso, come mostra l’immagine, il prezzo medio dell’energia nucleare passa dalla maggior alla minor convenienza unicamente a causa del tasso di interesse
La questione dei tempi รจ dovuta principalmente alla severitร degli enti regolatori, soprattutto quelli europei che vanno ben oltre le stringenti normative internazionali, e alla nascitadi comitati che si oppongono alla costruzione che vanno rassicuratirispetto alla sicurezza dellโimpianto.
In Europa, per esempio, le specifiche di ogni nuovo reattore prodotto vanno testate per intero in ogni fase della costruzione, e quindi capita che degli aspetti richiedano correzioni. Il record per il reattore costruito piรน velocemente lo detiene il Giappone, quando negli anni โ80 costruรฌ lโunitร 1 dellโimpianto di Onigawa (nessun problema nel 2011) in soli quattro anni. Stessa cosa accadde per lโunitร 2.
Ma la tecnologia sta offrendo una valida alternativa ai mastodontici reattori a cui tutti pensano. Lโalternativa si chiama SMR (Small Modular Reactor). Reattori con potenza variabile, molto meno voluminosi, realizzabili in fabbrica e posizionabili dove si vuole. La produzione su scala industriale ridurrebbe drasticamente i costi e la loro versatilitร permetterebbe di collocarli anche in paesi dove la popolazione รจ molto dispersa, eliminando la necessita di ampliare lโinfrastruttura per la diffusione dai grandi impianti solitamente posizionati vicino ai grandi centri energivori.
Le temute scorie millenarie
Quello delle scorie รจ un argomento anomalo, ma forse รจ anche piรน il importante, perchรฉ molti pensano che i rifiuti radioattivi vengano prodotti solo dalle centrali nucleari, ma cosรฌ non รจ. Le centrali producono scorie a media e alta attivitร , mentre quelle a bassa e media derivano anche da altre industrie, fra cui quella medica. I rifiuti ad alta attivitร sono quelli che richiedono di essere raffreddati vista la loro elevata radioattivitร (i decadimenti radioattivi generano calore).
La loro quantitร รจ persino ridotta. Infatti, nel 2014 lโAgenzia Internazionale Energia Atomica stimava la quantitร di scorie prodotte globalmente in 60 anni ammontasse a 370.000 tonnellate, oltre centomila (100.000!) volte in meno della CO2 immessa ogni anno in atmosfera (cinquanta miliardi di tonnellate).
Le โscorie nucleariโ sono costituite soprattutto dal combustibile esausto dei reattori che contiene il 99% della radioattivitร di tutti gli scarti prodotti dallโindustria nucleare. ร importante premettere che tanto piรน un elemento ha unโemissivitร radioattiva elevata (maggiore quantitร di radiazioni emesse nellโunitร di tempo) quanto piรน decade velocemente verso forme stabili e quindi non dannose. Solo nellโintervallo di alta emissivitร prima di diventarestabile che lโelemento รจ pericoloso. Quelli che emettono molto a lungo sono quelli meno radioattivi e dunque giร dallโinizio meno pericolosi. Fra questi troviamo lโuranio e il plutonio il cui decadimento dura migliaia di anni.
Della radioattivitร una barra stoccata bisogna preoccuparsi per i primi cento anni circa, durante i quali ci sono elementi altamente radioattivi. Man mano che passa il tempo quella pericolositร diminuisce perchรฉ questi decadono in forme stabili, rimanendo solo quelli โmillenariโ che sono i meno pericolosi. Lโuranio emette radiazioni alfa che possono essere schermate dalla pelle. Il problema sono lโingestione o lโinalazione, quindi ciรฒ che si deve evitare รจ la contaminazione delle falde acquifere per esempio.
Lo stoccaggio รจ lโunico destino a cui la gente pensa quando si parla di scorie, ma questo non รจ lโunica soluzione. Ne esiste un altro probabilmente piรน eco-friendly di un pannello: il riprocessamento. Ovvero riutilizzare alcuni parti delle barre di combustibile esausto per farci del nuovo combustibile.
Quando una barra entra in un reattore รจ costituita dal 5% di Uranio 235 (materiale fissile: il bersaglio dei neutroni per generare energia) e 95% di Uranio 238. Quando la quantitร di atomi U. 235 non รจ piรน sufficiente a garantire un tasso di reazione stabile, allora la barra si considera esausta. La barra estratta avrร una diversa composizione: 1,5% Uranio 235 + Uranio 236; 92% Uranio 238; 1,5% Plutonio 239 + Plutonio 240 (fissili) risultato dei neutroni che colpiscono lโU. 238; 5% prodotti di fissione (altri elementi derivanti dalla rottura degli atomi di U. 235). Riprocessamento vuol dire recuperare lโ1,5% di Plutonio per ottenere nuovo combustibile mescolandolo allโUranio 238 per ottenere il MOX (Mixed Oxids Fuel).
Recuperare lโ1,5% di Plutonio vuol dire recuperare tra il 12% e il 20% dell’energia di una barra di combustibile nuova di zecca. Ciรฒ significherebbe minore necessitร di Uranio nuovo e minore quantitร di scorie nelle stesse percentuali (come per lโU.235 non รจ possibile rompere tutti gli atomi del Plutonio).
La domanda che ora potrebbe sorgere รจ: sarebbe possibile generare piรน Plutonio a partire dalla prima barra (7% invece di 1,5%) e nei i riprocessamenti successivi in modo da riutilizzarla finchรฉ non finisce lโU. 238?
La risposta รจ sรฌ. Non รจ fantascienza. I reattori che permettono tale riciclo si chiamano FRB (Fast Breeding Reactors). In questi reattori i neutroni possono andare piรน veloci, e grazie a questa velocitร rompere piรน atomi di U. 238 per generare quelli di Plutonio. La maggior velocitร si raggiunge grazie a un liquido di raffreddamento diverso dallโacqua che non ne rallenti il movimento.
Questi reattori permetterebbero di sfruttare quasi il 100% di una barra di uranio. Perchรฉ nei riprocessamenti consecutivi si andarebbe ad usare tutto l’uranio 238 che attualmente viene stoccato e che ha i temuti tempi di decadimento millenari. E non solo. Questi reattori potrebbero essere alimentati con tutte le scorie che sono stoccate fino ad oggi in tutto il mondo. Si avrebbero solamente i prodotti di fissione, che sono sรฌ i piรน pericolosi, ma sono anche quelli che hanno tempi di dimezzamento minori (il Cesio 137 perde di pericolositร dopo soli trent’anni).
Dopo anni in cui questa tecnologia รจ stata accantonata perchรฉ meno conveniente dello stoccaggio le scorie, la Russia ha riprocessato per la prima volta del combustibile esausto allโinizio del 2020 nella centrale di Beloyarsk. Esistono tre filoni di ricerca principali su reattori con liquidi di raffreddamento diversi dallโacqua: raffreddamento tramite metalli liquidi, sali fusi o gas.
Morale della favola
Analizzandolo superficialmente, il piano dellโUE sembra piรน un percorso di espiazione che una strategia razionale per trovare il giusto compromesso fra ciรฒ di cui abbiamo bisogno e ciรฒ che possiamo con la tecnologia odierna. Informandosi un poโ piรน approfonditamente non cโรจ piรน alcun dubbio.
La discussione sullโinserimento del nucleare nella tassonomia green รจ surreale. Come lo รจ la pretesa di rifiutare lโuso di idrogeno blu che favorirebbe lo sviluppo dellโintero settore. Va inoltre ricordato che oltre a non emettere piรน gas serra bisognerร anche catturare ciรฒ che giร cโรจ in atmosfera , e che gli alberi non bastano ma sono necessari degli impianti per fare ciรฒ che sono altamente energivori (Carbon Capture and Storage) . Questi si andrebbero ad aggiungere allโattuale carico di potenza richiesto che รจ destinato ad aumentare vista anche lโintenzione di promuovere la vendita di auto elettriche.
Rifiutare a priori il nucleare non si puรฒ considerare solo miopia, ma cecitร politica. Ignorare una tecnologia che rappresenta il piรน valido alleato delle rinnovabili, ad esso complementari, รจ a dir poco sconsiderato. Nel tentativo di placare gli istinti millenaristi delle persone e adeguarsi ad unโopinione pubblica terrorizzata, si รจ pensato un piano ร -la-Greta Thundberg che rischia di avere gravi ripercussioni economiche sia sui produttori che sui consumatori. Le compagnie aeree rischiano di vedere imposta una nuova tassa sul carburante prevista nel Green Deal. Ma lโUE promette sussidi ai settori colpiti (fa un poโ ridere).
Adottare una tecnologia che per un paese come la Francia produce 11grammi pro-capite di scorie di alto livello (le โmillenarieโ che si possono riciclare) su 100 chilogrammi di rifiuti speciali รจ lโunica vera scelta ecologica che si possa adottare. Pensare di raggiungere la neutralitร climatica con pannelli, pale ed idrogeno รจ pura illusione.
di Enrico Ceci
Immagine in evidenza: “France’s Nuclear Energy” by Gretchen Mahan is licensed under CC BY 2.0