Abbonati

a

Scopri L’America dopo l’egemonia

L’ultimo numero della rivista di Aliseo, dedicato al futuro degli Stati Uniti. 14 analisi per capire l’America, dalla geopolitica alla crisi interna

Europa e cambiamento climatico: realismo (nucleare?) cercasi

Europa e cambiamento climatico: realismo (nucleare?) cercasi

L'UE vuole perseguire l'obiettivo della neutralitร  climatica entro il 2050
L’UE vuole perseguire l’obiettivo della neutralitร  climatica entro il 2050, e lo vuole fare attraverso un imponente piano che prevede una transizione alle fonti rinnovabili che sia il piรน estesa possibile.

Green Deal, transizione ecologica, transizione verde. Queste sono solo alcuni dei titoli e delle espressioni usate per indicare lo sforzo collettivo (sia come stati che come individui) nella lotta al cambiamento climatico. Lโ€™IPCC nel suo ultimo report ha affermato che, alle attuali condizioni, lโ€™unico obiettivo alla portata รจ quello di mantenere lโ€™innalzamento della temperatura globale entro i due gradi.

Ma dunque cosa sarร  necessario fare per perseguire questo obiettivo? Come le attuali tecnologie ci consentiranno di ridurre lโ€™impatto antropico sul nostro pianeta? Come tradurremo, in particolare noi europei, le parole in fatti dando significato concreto a queste espressioni?

Green Deal

Lโ€™Unione Europea ha ufficialmente mosso il primo passo verso questo ambizioso traguardo nel 2019, in occasione della presentazione del Green Deal europeo dellโ€™11 dicembre. Questo documento sancisce definitivamente lโ€™intenzione di raggiungere lโ€™obiettivo della neutralitร  climatica entro il 2050: poco meno di trentโ€™anni per non sentirsi piรน in colpa con madre natura (l’UE รจ responsabile di circa l’8% delle emissioni globali). Esso rappresenta โ€œla tabella di marciaโ€ che espone quali misure โ€“ leggi e investimenti โ€“ saranno necessarie per โ€œgarantire una transizione giusta e inclusivaโ€. Questo piano si pone allโ€™interno della piรน ampia cornice del Next Generation EU, i cui fondi serviranno per rendere lโ€™Europa piรน verde oltre che digitale e resiliente.

Leggendo le sezioni โ€œLโ€™energia e il Green Deal europeoโ€ e โ€œRealizzare il Green Dealโ€ allโ€™interno del sito dellโ€™UE, le colonne portanti di questo piano (al netto dellโ€™efficientamento energetico) sono le energie rinnovabili (eolico e fotovoltaico in primis), lโ€™idrogeno come vettore di energia per i settori-chiave difficili da decarbonizzare o da elettrificare nel breve termine, ed il metano come fonte fossile meno impattante, da usare nella transizione prima di essere eliminato (F. Tiemmermans: โ€œPer diventare il primo continente climaticamente neutro l’Unione europea deve tagliare tutti i gas a effetto serra. Il metano รจ il secondo combustibile a piรน potente effetto serra e una causa determinante dell’inquinamento atmosferico [โ€ฆ]โ€).

Non si fa, dunque, minimamente parola di nucleare. Infatti, nonostante il Centro Comune di Ricerca (JRC โ€“ Joint Research Center) lโ€™abbia considerata una fonte di energia sostenibile, pericolosa al pari o poco piรน delle fonti di energia rinnovabili. Da un certo punto di vista il Green Deal sembra la formalizzazione definitiva (e quindi legittimante) del sogno che hanno in molti: soddisfare il fabbisogno energetico (soprattutto elettrico) di oltre 446 milioni di persone grazie a pannelli fotovoltaici e pale eoliche.

Sembrerebbe perรฒ che lโ€™Unione Europea non abbia fatto bene i conti sul reale apporto che eolico e solare possano dare per combattere il cambiamento climatico. Unโ€™analisi dei dati sullโ€™energia in Italia potrebbe offrire una base per riflettere sulla strategia europea, visto che il nostro paese rappresenta la terza economia europea e le sue esigenze potrebbero essere analoghe a quelle di paesi come la Francia, la Germania, e la Spagna con caratteristiche simili alle nostre.

Uno sguardo all’Italia

In Italia, secondo i dati forniti a maggio 2021 da Terna Driving Energy, il fabbisogno di energia elettrica in Italia รจ stato di 302,8TWh (-5,3% di Terawatt-ora rispetto al 2019). Questo รจ stato soddisfatto โ€œper lโ€™89% da produzione nazionale destinata al consumo 270,6 TWh, al netto dellโ€™utilizzo per servizi ausiliari e dei pompaggiโ€. La restante quota del fabbisogno (11%) รจ stata coperta dalle importazioni nette dallโ€™estero 32,2 TWh). La richiesta di energia sulla rete รจ stata soddisfatta per il 38% dalla produzione da fonti energetiche rinnovabili (idroelettrica rinnovabile, eolica, fotovoltaica, geotermica e biomasse) registrando un valore pari a 114 TWh (+1,0% rispetto allโ€™anno precedente).

Fonte: Terna, “2020. Dati Provvisori di esercizio del sistema elettrico nazionale”, pag. 10

Il 38% sembra incoraggiante. Sembra dire che forse da qui al 2050 lโ€™UE (che rappresenta lโ€™8% delle emissioni globali) riuscirร  ad affrancarsi dai combustibili fossili se lโ€™Italia รจ riuscita a coprire questa percentuale di fabbisogno con le sole rinnovabili. Ci sono alcuni โ€œmaโ€ intrinseci alla tecnologia delle rinnovabili che potrebbero far vacillare lโ€™entusiasmo dei piรน ottimisti.

Il green che fa tendenza

Se si analizza la composizione della domanda di elettricitร  in Italia, emergono i seguenti dati. Lโ€™industria รจ il settore piรน energivoro con 125 TWh (il 42,6% dei 302,8 totali), segue poi il settore dei servizi con 86 TWh (28,4%), con quello domestico che richiede ben 66TWh allโ€™anno per funzionare (21,8%). Ultima lโ€™agricoltura con 6TWh domandati (2%). Quindi si puรฒ dire che i 114 TWh di energia rinnovabile del 2020 (di cui 18,6 TWh eolica e 25 TWh fotovoltaica) riescono a coprire per intero il fabbisogno domestico e dell’agricoltura, piรน una quota residua dei servizi.

Non a caso, per quanto riguarda il fotovoltaico, il settore domestico e quello terziario totalizzano rispettivamente 3,7 TWh e 4,9 TWh prodotti (34,4%) sui 25 TWh di energia in Italia; e in termini di impianti installati raccolgono ben il 92% (756.799 e 100.965) dei 935.838 impianti sul territorio. Ovviamente gran parte della potenza generata dagli impianti fotovoltaici รจ riconducibile al settore industriale perchรฉ la potenza media dei suoi pannelli รจ maggiore di quella dei pannelli del settore domestico o terziario (tra i 3 KW e 20 KW), visto che, ad esempio, il fabbisogno energetico di una famiglia italiana media (tra due e tre persone) oscilla fra i 2.700KWh (kilowatt-ora) e i 3.300 KWh annui. 

Leggendo i documenti dellโ€™UE, i principali candidati sono proprio lโ€™eolico ed il fotovoltaico, accompagnati dallโ€™idrogeno verde per lโ€™industria pesante e quei settori non immediatamente elettrificabili, ma come detto, le loro caratteristiche lasciano spazio a molti dubbi. In primis, queste due fonti sono aleatorie, ovvero sia che la loro produzione di energia dipende da fattori non controllabili dallโ€™uomo. Se cโ€™รจ vento le pale girano, se cโ€™รจ sole i pannelli vengono irraggiati. Nel 2020 i pannelli in Italia hanno prodotto piรน energia rispetto al 2019 (al netto delle nuove installazioni) perchรฉ cโ€™รจ stato piรน irraggiamento solare.

Quindi, una volta installati, gli operatori non possono fare nulla per incrementare la produzione di energia da questi impianti, se non sperare in piรน vento o piรน sole. In una centrale termoelettrica si decide quanto combustibile bruciare a seconda delle necessitร . Non a caso in Germania, mentre dismettono le centrali nucleari, continuano a mantenere attive quelle a carbone (+40% carbone bruciato rispetto al 2019), la cui attivitร  varia a seconda della quota di fabbisogno non coperta dalle rinnovabili, e a fine anno cominceranno a ricevere gas dal metanodotto Nord Stream 2 che parte dalla Russia (forse non รจ tutto oro ciรฒ che รจ green).

Ma pannelli e pale eoliche quanto producono per unitร  di tempo? Bella domanda. Per rispondere bisogna richiamare il concetto di capacity factor, ovvero il rapporto percentuale tra la potenza effettiva di una fonte energetica e la sua potenza nominale, o in altre parole, la quantitร  di energia effettivamente prodotta rispetto a quella massima che la fonte puรฒ potenzialmente produrre (massimo ideale ovviamente). Ad esempio, un pannello solare in silicio policristallino fornisce una potenza di 0.2 kilowatt (kW) per metro quadro. Una pala eolica puรฒ normalmente erogare una potenza massima di 6000 kW (6 MW).

Fonte: Terna, “2020. Dati Provvisori di esercizio del sistema elettrico nazionale”, pag. 16

Se si considera questo indice per i pannelli solari, i fattori che lo influenzano sono molteplici. Perchรฉ lโ€™irraggiamento solare dipende dalla stagione, e quindi dalle ore di luce disponibili e dalla nuvolositร , e dagli orari, dato che lโ€™efficienza aumenta man mano che lโ€™angolo di incidenza dei raggi si approssima 90ยฐ, il che รจ possibile praticamente solo nelle ore centrali della giornata. Va da sรฉ che la maggior potenza (quantitร  di energia prodotta) si avrร  nelle ore centrali dei mesi estivi. Da questo deriva che il capacity factor medio per un pannello di un metro quadro รจ del 18% (ovviamente in alcune zone si arriva anche al 25%).

Stesso ragionamento รจ applicabile per il capacity factor delle pale eoliche che oggi in Italia producono 19 TWh, in cui lโ€™unica incertezza riguarda la presenza o meno di vento. Il capacity factor medio di una pala รจ circa il 30%, con valori leggermente superiori nelle zone piรน ventose e negli impianti off-shore. Il capacity factor di una centrale nucleare oscilla fra il 90% e 96%.

Fonte: Terna, “2020. Dati Provvisori di esercizio del sistema elettrico nazionale”, pag. 16

Ora, considerando che per produrre 13,4 TWh di energia come un reattore da 1,6 GW (Gigawatt) di potenza nominale sono necessari ben 40 chilometri quadrati (quaranta chilometri!) di pannelli solari o 750 pale eoliche dati i loro capacity factors, quanti chilometri quadrati di pannelli e quante pale sarebbero necessari per passare dagli attuali 114 TWh ai 158 TWh (domestico, terziario e agricolo)? Esattamente, molti. E stiamo escludendo lโ€™industria per cui lโ€™elettrificazione รจ auspicata laddove possibile. Non scordiamo che il fabbisogno di elettricitร  รจ destinato a crescere sia in Italia che in Europa vista lโ€™intenzione delle istituzioni UE di incentivare lโ€™utilizzo di macchine elettriche. State per caso pensando โ€œancora di piรน di moltiโ€? Esattamente.

Ma ammesso che la produzione delle due rinnovabili aumenti di 44TWh e copra nominalmente la domanda di energia di 158 TWh, e che si passi a 47 TWh di fotovoltacio e a 41TWh di eolico, come si riesce a gestire la variabilitร  della produzione (aleatorietร )? O piu semplicemente: quando a luglio c’รจ molto sole ma poco vento, come si fa a compensare la quota di eolico che manca perchรฉ le pale girano poco? Bella domanda anche questa. Qui subentra il discorso di stoccare il surplus di energia ottenuto, per quei giorni in cui o il sole o il vento scarseggeranno.

Lโ€™oggetto grazie al quale si riesce a stoccare lโ€™energia per i periodi di โ€œmagraโ€ si chiama accumulatore; questo non รจ altro che una batteria. Bene, in Italia al 31 marzo 2021 risultano installati in Italia 43.784 sistemi di accumulo abbinati agli impianti fotovoltaici, con una capacitร  massima utilizzata pari a 333MWh, cui vanno aggiunti gli impianti di Terna per una capacitร  di 250 MWh, che permettono di arrivare a 583 MWh. Ammesso che gli accumulatori dellโ€™eolico siano altrettanti, quanti altri ce ne vorranno per far sรฌ che nel caldo mese di luglio i 3,5TWh eolici mensili (41 diviso 12) non vengano a mancare nonostante la scarsitร  di vento? Considerando che 1 TWh รจ uguale 1.000.000 MWh (1 milione), arrivare da 1.166 MWh ad almeno 3,5 TWh non รจ una passeggiata. Stessa domanda si puรฒ porre per dicembre in cui la situazione รจ capovolta. Ora starete pensando โ€œcredevo che il problema fosse solo montare piรน pale e pannelliโ€. No, cโ€™รจ anche questo.

Un nucleo di realismo

Il nucleare. Lโ€™elefante nella stanza. La parola che evoca gli incubi di Chernobyl e Fukushima. Unโ€™ottima soluzione che in Europa ci rifiutiamo di considerare. Non a caso รจ ancora viva la discussione sul suo inserimento nella tassonomia green (fondamentale per orientare gli investimenti dei privati) che vede la Francia come sostenitrice dallโ€™alto della minore intensitร  al mondo di CO2 proprio grazie allโ€™energia atomica.

Lo scetticismo sul nucleare รจ legato principalmente a tre fattori: timore per un disastro, gestione delle scorie e investimenti iniziali.

I disastri (gonfiati)

Per quanto riguarda i disastri, la paura feroce รจ stata alimentata dallโ€™ignoranza sul funzionamento di una centrale, che induce ad assimilarne la pericolositร  a quella di un ordigno atomico, e poi, soprattutto, dalla spettacolarizzazione di media e associazioni ambientaliste sia delle conseguenze di Chenrobyl in termini di vittime che di quello che stava accadendo in Giappone durante gli eventi che coinvolsero lโ€™impianto Fukushima dai-ichi. La stampa italiana fu catalogata dai giapponesi stessi come la peggiore per le menzogne che raccontava ai cittadini.

Lโ€™evento di Chernobyl รจ stato ripetutamente sviscerato dimostrando che quanto accaduto รจ stato il risultato di una combinazione sconvolgente di insipienza degli operatori e di difetti strutturali nascosti o quantomeno ignorati. Chi rifiuta ancora oggi di riconoscere questi due elementi non puรฒ che essere in malafede. Per chi non volesse leggere documenti in merito esiste persino una serie tv che, a parte qualche imprecisione, mostra inequivocabilmente la colpevolezza degli operatori e del regime comunista.

Per Fukushima il discorso รจ diverso. Esclusa lโ€™ipotesi incompetenza grazie alla credibilitร  dei giapponesi, si sono comunque confuse di nuovo le cause. Anche qui si รจ cominciato a dare la colpa al nucleare, quando in realtร  gli undici impianti nazionali si sono spenti automaticamente senza alcun rischio durante il terremoto. รˆ stata unโ€™onda anomala di tredici metri (il muro di contenimento dellโ€™impianto era di ben nove) ad innescare tutti i problemi al sistema di raffreddamento sul quale non si รจ potuto intervenire tempestivamente per la devastazione provocata dal terremoto. Il piรน potente mai misurato in Giappone, accompagnato dal secondo maremoto piรน catastrofico della storia dellโ€™umanitร  dopo quello del 2004. Anche per Fukushima esistono documentari e film per chi non vuole annoiarsi con documenti.

Le vittime accertate di Chernobyl oscillano fra 49 e 65 (54 per lโ€™ONU). Per le 600.000 persone che ricevettero una dose superiore ai 100 mSv (limite iniziale di rischio), il report del Chernobyl Forum del 2003 ipotizza un totale di 4000 tumori letali riconducibili all’incidente in un arco di settanta anni. Tuttavia, lo stesso report, aggiornato nel 2006, specifica che al momento non vi sono evidenze di questo incremento, raccomandando di mantenere i soggetti sotto osservazione. Rispetto alla nube radioattiva, questa ha prodotto effetti misurabili sulla salute della popolazione solo in alcune zone di Russia, Bielorussia e Ucraina.

Ulteriori studi dellโ€™UNSCEAR, di numerose universitร  europee e della Chernobyl Tissue Bank (progetto OMS) hanno confermato che in tali popolazioni si รจ misurato un significativo aumento dell’incidenza del tumore alla tiroide, in particolare nella fascia entrata in contatto con lo Iodio-131 in giovane etร  (quindi tra 0 e 10 anni al momento dell’incidente). I dati piรน recenti parlano di 6000 casi, e ipotizzano un possibile aumento fino a 16.000 nei prossimi decenni. Dal momento che il tumore alla tiroide รจ altamente trattabile (96-99% tasso di sopravvivenza), il numero di morti riconducibili allโ€™incidente รจ dellโ€™ordine di alcune centinaia.

Per le vittime e coloro che sono stati toccati dagli eventi di Fukushima, delle 170.000 persone evacuate, il numero di contaminati con potenziali conseguenze cliniche รจ stato di nove. Nessuno di essi ha manifestato problemi di salute. La morte dei due operai รจ direttamente riconducibile al terremoto e allo tsunami. Lo studio sugli effetti del “disastro”, effettuato da OMS e UNSCEAR nel 2013 (due organi ONU), circa i morti da radiazioni e i possibili danni alle generazioni future afferma quanto segue:

Non sono stati osservati casi di morti o di malattie indotte dalle radiazioni, nรฉ tra i lavoratori della centrale nรฉ tra i cittadini esposti alle conseguenze dell’incidente. [โ€ฆ]. Non ci aspetta nessun tipo di aumento dell’incidenza di effetti sulla salute dovuti alle radiazioni sui cittadini esposti alla contaminazione o sui loro discendenti. Le conseguenze maggiori si sono avute dal punto di vista psicologico e sociale“.

Il tempo รจ denaro

Il tema degli investimenti iniziali e dei lunghi tempi di costruzione non รจ uno di quelli che risvegliano il terrore dellโ€™estinzione ma preoccupano di piรน i governanti per le ricadute politiche di una scelta a favore del nucleare.

La costruzione di un reattore ha un costo base tra i cinque e i sette miliardi, che puรฒ aumentare in caso di ritardo nei lavori o di sabbie mobili burocratiche dovute agli enti regolatori. Le aziende costruttrici di reattori non hanno capitali propri per tale spesa, quindi si ricorre a soldi pubblici qualora lo stato commissioni la costruzione oppure a prestiti privati la cui garanzia รจ la promessa dello stato di comprare lโ€™energia ad impianto in funzione.

Ma quali sono gli elementi che possono aumentare il tasso di interesse chiesto dagli investitori? Nonostante questi non abbiano dubbi sulla sicurezza tecnologica del nucleare, ciรฒ che temono รจ lโ€™instabilitร  politica che potrebbe bloccare un progetto giร  avviato mentre si passa da un governo allโ€™altro. E infatti il costo del capitale incide per almeno il 60% sul prezzo finale dell’elettricitร .

Il prezzo del combustibile non รจ un problema. Questo incide per circa il 5% sul prezzo finale dellโ€™energia, includendo tutta la filiera dallโ€™estrazione alla fissione. Il prezzo della materia prima in sรฉ incide solo del 2,5% ed รจ in grado di produrre decine di migliaia di volte piรน energia di gas, petrolio o carbone a paritร  di quantitร . Infatti, 1 gr di Uranio รจ in grado di produrre un quantitativo di energia pari a quello ricavabile dalla combustione di 2800 kg di carbone

Fonte: OECD NEA; “Unlocking Reductions in the Construction Costs of Nuclear: A Practical Guide for Stakeholders”

Se tutto ciรฒ che riguarda il costo una centrale nucleare viene paragonato a quello di una termoelettrica, vedremo che questโ€™ultima pone vantaggi solo nel breve periodo. Costruire una centrale a carbone richiede molti meno costi iniziali รจ soggetto a controlli meno stringenti. Mentre una nucleare richiede massicci investimenti iniziali che una volta ripagati, dopo venti/trentโ€™anni, offrono una convenienza notevolmente superiore nel lungo periodo considerando il basso costo del combustibile e che le licenze di operativitร  hanno durata minima di sessantโ€™anni, prolungabile fino ad ottanta.

Il confronto dei costi rispetto alle rinnovabili lascia il tempo che trova. Lโ€™elettricitร  da fonti rinnovabili, data la sua aleatorietร  non sempre รจ presente sul mercato, e proprio per questo, quando รจ disponibile viene venduta per prima. Ad un prezzo drogato dagli enormi sussidi statali che vengono caricati nella bolletta degli utenti finali. In Italia i costi vengono scaricati tra gli oneri di sistema della bolletta elettrica (voce A3).

Fonte: Projected Costs of Generating Electricity 2015 Edition, OECD-NEA & IEA

Non a caso, come mostra l’immagine, il prezzo medio dell’energia nucleare passa dalla maggior alla minor convenienza unicamente a causa del tasso di interesse

La questione dei tempi รจ dovuta principalmente alla severitร  degli enti regolatori, soprattutto quelli europei che vanno ben oltre le stringenti normative internazionali, e alla nascitadi comitati che si oppongono alla costruzione che vanno rassicuratirispetto alla sicurezza dellโ€™impianto.

In Europa, per esempio, le specifiche di ogni nuovo reattore prodotto vanno testate per intero in ogni fase della costruzione, e quindi capita che degli aspetti richiedano correzioni. Il record per il reattore costruito piรน velocemente lo detiene il Giappone, quando negli anni โ€™80 costruรฌ lโ€™unitร  1 dellโ€™impianto di Onigawa (nessun problema nel 2011) in soli quattro anni. Stessa cosa accadde per lโ€™unitร  2.

Ma la tecnologia sta offrendo una valida alternativa ai mastodontici reattori a cui tutti pensano. Lโ€™alternativa si chiama SMR (Small Modular Reactor). Reattori con potenza variabile, molto meno voluminosi, realizzabili in fabbrica e posizionabili dove si vuole. La produzione su scala industriale ridurrebbe drasticamente i costi e la loro versatilitร  permetterebbe di collocarli anche in paesi dove la popolazione รจ molto dispersa, eliminando la necessita di ampliare lโ€™infrastruttura per la diffusione dai grandi impianti solitamente posizionati vicino ai grandi centri energivori.

Le temute scorie millenarie

Quello delle scorie รจ un argomento anomalo, ma forse รจ anche piรน il importante, perchรฉ molti pensano che i rifiuti radioattivi vengano prodotti solo dalle centrali nucleari, ma cosรฌ non รจ. Le centrali producono scorie a media e alta attivitร , mentre quelle a bassa e media derivano anche da altre industrie, fra cui quella medica. I rifiuti ad alta attivitร  sono quelli che richiedono di essere raffreddati vista la loro elevata radioattivitร  (i decadimenti radioattivi generano calore).

La loro quantitร  รจ persino ridotta. Infatti, nel 2014 lโ€™Agenzia Internazionale Energia Atomica stimava la quantitร  di scorie prodotte globalmente in 60 anni ammontasse a 370.000 tonnellate, oltre centomila (100.000!) volte in meno della CO2 immessa ogni anno in atmosfera (cinquanta miliardi di tonnellate).

Le โ€œscorie nucleariโ€ sono costituite soprattutto dal combustibile esausto dei reattori che contiene il 99% della radioattivitร  di tutti gli scarti prodotti dallโ€™industria nucleare. รˆ importante premettere che tanto piรน un elemento ha unโ€™emissivitร  radioattiva elevata (maggiore quantitร  di radiazioni emesse nellโ€™unitร  di tempo) quanto piรน decade velocemente verso forme stabili e quindi non dannose. Solo nellโ€™intervallo di alta emissivitร  prima di diventarestabile che lโ€™elemento รจ pericoloso. Quelli che emettono molto a lungo sono quelli meno radioattivi e dunque giร  dallโ€™inizio meno pericolosi. Fra questi troviamo lโ€™uranio e il plutonio il cui decadimento dura migliaia di anni.

Della radioattivitร  una barra stoccata bisogna preoccuparsi per i primi cento anni circa, durante i quali ci sono elementi altamente radioattivi. Man mano che passa il tempo quella pericolositร  diminuisce perchรฉ questi decadono in forme stabili, rimanendo solo quelli โ€œmillenariโ€ che sono i meno pericolosi. Lโ€™uranio emette radiazioni alfa che possono essere schermate dalla pelle. Il problema sono lโ€™ingestione o lโ€™inalazione, quindi ciรฒ che si deve evitare รจ la contaminazione delle falde acquifere per esempio. 

Lo stoccaggio รจ lโ€™unico destino a cui la gente pensa quando si parla di scorie, ma questo non รจ lโ€™unica soluzione. Ne esiste un altro probabilmente piรน eco-friendly di un pannello: il riprocessamento. Ovvero riutilizzare alcuni parti delle barre di combustibile esausto per farci del nuovo combustibile.

Quando una barra entra in un reattore รจ costituita dal 5% di Uranio 235 (materiale fissile: il bersaglio dei neutroni per generare energia) e 95% di Uranio 238. Quando la quantitร  di atomi U. 235 non รจ piรน sufficiente a garantire un tasso di reazione stabile, allora la barra si considera esausta. La barra estratta avrร  una diversa composizione: 1,5% Uranio 235 + Uranio 236; 92% Uranio 238; 1,5% Plutonio 239 + Plutonio 240 (fissili) risultato dei neutroni che colpiscono lโ€™U. 238; 5% prodotti di fissione (altri elementi derivanti dalla rottura degli atomi di U. 235). Riprocessamento vuol dire recuperare lโ€™1,5% di Plutonio per ottenere nuovo combustibile mescolandolo allโ€™Uranio 238 per ottenere il MOX (Mixed Oxids Fuel).

Recuperare lโ€™1,5% di Plutonio vuol dire recuperare tra il 12% e il 20% dell’energia di una barra di combustibile nuova di zecca. Ciรฒ significherebbe minore necessitร  di Uranio nuovo e minore quantitร  di scorie nelle stesse percentuali (come per lโ€™U.235 non รจ possibile rompere tutti gli atomi del Plutonio).

La domanda che ora potrebbe sorgere รจ: sarebbe possibile generare piรน Plutonio a partire dalla prima barra (7% invece di 1,5%) e nei i riprocessamenti successivi in modo da riutilizzarla finchรฉ non finisce lโ€™U. 238?

La risposta รจ sรฌ. Non รจ fantascienza. I reattori che permettono tale riciclo si chiamano FRB (Fast Breeding Reactors). In questi reattori i neutroni possono andare piรน veloci, e grazie a questa velocitร  rompere piรน atomi di U. 238 per generare quelli di Plutonio. La maggior velocitร  si raggiunge grazie a un liquido di raffreddamento diverso dallโ€™acqua che non ne rallenti il movimento.

Questi reattori permetterebbero di sfruttare quasi il 100% di una barra di uranio. Perchรฉ nei riprocessamenti consecutivi si andarebbe ad usare tutto l’uranio 238 che attualmente viene stoccato e che ha i temuti tempi di decadimento millenari. E non solo. Questi reattori potrebbero essere alimentati con tutte le scorie che sono stoccate fino ad oggi in tutto il mondo. Si avrebbero solamente i prodotti di fissione, che sono sรฌ i piรน pericolosi, ma sono anche quelli che hanno tempi di dimezzamento minori (il Cesio 137 perde di pericolositร dopo soli trent’anni).

Dopo anni in cui questa tecnologia รจ stata accantonata perchรฉ meno conveniente dello stoccaggio le scorie, la Russia ha riprocessato per la prima volta del combustibile esausto allโ€™inizio del 2020 nella centrale di Beloyarsk. Esistono tre filoni di ricerca principali su reattori con liquidi di raffreddamento diversi dallโ€™acqua: raffreddamento tramite metalli liquidi, sali fusi o gas.

Morale della favola

Analizzandolo superficialmente, il piano dellโ€™UE sembra piรน un percorso di espiazione che una strategia razionale per trovare il giusto compromesso fra ciรฒ di cui abbiamo bisogno e ciรฒ che possiamo con la tecnologia odierna. Informandosi un poโ€™ piรน approfonditamente non cโ€™รจ piรน alcun dubbio.

La discussione sullโ€™inserimento del nucleare nella tassonomia green รจ surreale. Come lo รจ la pretesa di rifiutare lโ€™uso di idrogeno blu che favorirebbe lo sviluppo dellโ€™intero settore. Va inoltre ricordato che oltre a non emettere piรน gas serra bisognerร  anche catturare ciรฒ che giร  cโ€™รจ in atmosfera , e che gli alberi non bastano ma sono necessari degli impianti per fare ciรฒ che sono altamente energivori (Carbon Capture and Storage) . Questi si andrebbero ad aggiungere allโ€™attuale carico di potenza richiesto che รจ destinato ad aumentare vista anche lโ€™intenzione di promuovere la vendita di auto elettriche.  

Rifiutare a priori il nucleare non si puรฒ considerare solo miopia, ma cecitร  politica. Ignorare una tecnologia che rappresenta il piรน valido alleato delle rinnovabili, ad esso complementari, รจ a dir poco sconsiderato. Nel tentativo di placare gli istinti millenaristi delle persone e adeguarsi ad unโ€™opinione pubblica terrorizzata, si รจ pensato un piano ร -la-Greta Thundberg che rischia di avere gravi ripercussioni economiche sia sui produttori che sui consumatori. Le compagnie aeree rischiano di vedere imposta una nuova tassa sul carburante prevista nel Green Deal. Ma lโ€™UE promette sussidi ai settori colpiti (fa un poโ€™ ridere).

Adottare una tecnologia che per un paese come la Francia produce 11grammi pro-capite di scorie di alto livello (le โ€œmillenarieโ€ che si possono riciclare) su 100 chilogrammi di rifiuti speciali รจ lโ€™unica vera scelta ecologica che si possa adottare. Pensare di raggiungere la neutralitร  climatica con pannelli, pale ed idrogeno รจ pura illusione.

di Enrico Ceci

Immagine in evidenza: “France’s Nuclear Energy” by Gretchen Mahan is licensed under CC BY 2.0

La newsletter di Aliseo

Ogni domenica sulla tua mail, un'analisi di geopolitica e le principali notizie sulla politica estera italiana: iscriviti e ricevi in regalo un eBook di Aliseo

Enrico Ceci

Enrico Ceci

Ciao, sono Enrico e sono capo redattore della sezione economia per Aliseo. Classe '95, laureato in economia e in studi europei. Nei miei articoli, legati principalmente a temi economici ed energetici, cerco di offrire un punto di vista diverso, sempre e solo attraverso il supporto dei dati. Seguendo lo spirito di Aliseo, il mio intento รจ arricchire tutti coloro che dedicheranno un momento del loro tempo alla lettura dei miei contributi.

Dello stesso autore

In evidenza

Aliseo sui social