Il giudizio
Il 29 dicembre 2023, il Sudafrica aveva presentato un’istanza alla Corte internazionale di giustizia delle Nazioni Unite per avviare un procedimento contro Israele in merito alle presunte violazioni da parte dello Stato ebraico degli obblighi previsti dalla Convenzione sul genocidio in relazione ai palestinesi della Striscia di Gaza. Il ricorso conteneva una richiesta con la quale, ai sensi dell’art. 41 dello Statuto della Corte, il Sudafrica domandava lโindicazione di misure provvisorie volte a inibire, medio tempore, la prosecuzione delle operazioni belliche allโinterno della Striscia.
Lโistanza di misure provvisorie ha prioritร su tutti gli altri casi sottoposti allโattenzione della Corte (art. 74 del Regolamento della Corte), e ciรฒ ha fatto sรฌ che il collegio si mobilitasse in tempi da record. Rispetto a tale richiesta, giovedรฌ 11 e venerdรฌ 12 gennaio si sono tenute due pubbliche udienze. Scopo delle stesse era unicamente quello di fornire alla Corte gli elementi necessari per determinarsi in merito allโemanazione o meno delle misure in questione.
Il 26 gennaio 2024, la Corte si รจ pronunciata sulla richiesta del Sudafrica ordinando allo Stato ebraico lโadozione di specifiche misure cautelari. Lโordinanza, contenente lโindicazione di sei misure provvisionali, รจ apparsa agli occhi dellโopinione pubblica come uno strumento poco incisivo.
Non รจ stato formalmente ingiunto il cessate il fuoco richiesto dal Sudafrica e non รจ stata disposta alcuna misura volta a ordinare lโinterruzione in toto delle operazioni belliche allโinterno della Striscia. Le prescrizioni sembrano volte a โlimitare i danniโ, richiamando Israele al rispetto della Convenzione sul genocidio e del diritto umanitario. Un indirizzo, quello adottato dalla Corte, volto ad arginare il rischio di unโulteriore escalation, eventualitร che si sarebbe probabilmente verificata qualora il collegio avesse adottato una linea piรน dura.
La lettera del Sudafrica alla Corte del 12 febbraio 2024 circa lโandamento del conflitto
Venendo agli sviluppi piรน recenti, il 12 febbraio il Sudafrica ha presentato una lettera con la quale ha espresso le sue preoccupazioni in merito allโandamento del conflitto, a seguito di una dichiarazione rilasciata dall’Ufficio del Primo Ministro israeliano il 9 febbraio 2024 con la quale si preannunciava lโincursione delle forze dellโIdf nella cittร meridionale di Rafah.
La problematicitร della questione si ricollega alla circostanza in virtรน della quale la cittร , che normalmente ospita 280milapalestinesi, attualmente accoglie piรน della metร della popolazione di Gaza, stimata in circa 1,4 milioni di persone, di cui circa la metร bambini.
La campagna attuata dalle forze israeliane a seguito degli attacchi di Hamas del 7 ottobre, infatti, ha avuto origine nella zona di Beit Hanun, nellโestremo nord della Striscia, per poi avanzare progressivamente verso sud. La popolazione palestinese รจ stata piรน volte invitata dal governo israeliano ad incamminarsi verso il sud della Striscia per sfuggire ai bombardamenti e alle offensive di terra, finendo per cumularsi proprio a Rafah.
La cittร , secondo quanto dichiarato dallโintelligence iraniana, offre rifugio a quattro battaglioni di Hamas. Pertanto, il Primo Ministro Benjamin Netanyahu ha ordinato all’Idf e all’establishment della sicurezza di presentare al Gabinetto un piano combinato per l’evacuazione della popolazione cosรฌ da poter procedere con lโannientamento dell’ultimo bastione delle forze di Hamas presenti in quella zona.
La situazione a Rafah e il rischio di una catastrofe umanitaria senza precedenti
Allโinterno della sua lettera di rimostranze, il Sudafrica fa notare al collegio come lโevacuazione della cittร , che rischia di convertirsi in un vero e proprio campo di battaglia, sia concretamente irrealizzabile. Un primo bombardamento israeliano al quartiere al-Nasr della cittร di Rafah, portato a termine lโ11 febbraio 2024 dallโaviazione israeliana, ha giร determinato la morte di un numero imprecisato di persone, 25 secondo quanto riportato dall’emittente araba Al Jazeera, e altre decine di feriti.
Il Sudafrica sostiene che procedere militarmente in questo contesto, allโinterno di una cittร gremita di civili e materialmente sommersa da tende di fortuna e da altre precarie strutture assistenziali, determinerebbe una catastrofe di carattere umanitario senza precedenti. La popolazione sarebbe completamente esposta ad unโincursione di terra su larga scala, e le ultime infrastrutture rimaste verrebbero rase al suolo.
A tal proposito, il Sudafrica richiama il comunicato dell’Unicef con il quale lโagenzia Onu ha sottolineato la necessitร impellente che gli ultimi ospedali, rifugi, mercati e sistemi idrici di Gaza, che si trovano appunto a Rafah, rimangano funzionanti. Anche il Comitato Internazionale della Croce Rossa concorda con Pretoria che ยซnon c’รจ nessuna opzione per l’evacuazione della popolazione palestinese stanziata a Rafah, poichรฉ non c’รจ nessun altro posto dove la gente possa andareยป.
Di fatto, il confine con lโEgitto permane chiuso e il paese nordafricano si pronuncia ancora negativamente rispetto allโaccoglimento dei rifugiati palestinesi. Il Cairo teme l’afflusso massiccio di centinaia di migliaia di sfollati verso il confine e minaccia di sospendere il trattato di pace con Tel Aviv nel caso in cui le truppe israeliane invadano Rafah. Inoltre, il governo egiziano ha precisato che lo scoppio dei combattimenti nell’area di confine pregiudicherebbe l’ingresso degli aiuti umanitari dal varco di Rafah, che attualmente rappresenta l’unica via di accesso all’enclave palestinese assediata. Anche il Qatar, l’Arabia Saudita e altri Paesi minacciano “gravi ripercussioni”.
Dunque, il Sudafrica non รจ lโunico paese che in questo momento teme unโeventuale futura incursione di terra delle forze dellโIdf allโinterno della cittร : lโintera comunitร internazionale รจ in grande agitazione. ยซUn’offensiva israeliana a Rafah porterebbe a un’indicibile catastrofe umanitaria e a gravi tensioni con l’Egittoยป ha dichiarato su X il capo della politica estera dell’Ue Josep Borrell.Persino Washington รจ intervenuta nella questione ammonendo Tel Aviv e intimandogli di non procedere con un’operazione militare nella cittร senza un piano “credibile” per la protezione dei civili.
La richiesta del Sudafrica
In considerazione della situazione di estrema urgenza, la Repubblica del Sudafrica chiede alla Corte di esercitare, in via eccezionale, il potere che le conferisce l’art. 75 del Regolamento e di emanare ulteriori misure senza che si tenga alcuna udienza e senza interpellare le parti.
Normalmente, infatti, qualora la Cig voglia emanare misure, anche di carattere provvisorio, รจ previamente tenuta ad instaurare il contraddittorio tra le parti, convocando una pubblica udienza o consentendo loro di presentare delle memorie. Tuttavia la Corte puรฒ, in caso di estrema urgenza, procedere anche senza tenere udienze, in virtรน di quanto ha lei stessa statuito nel caso LaGrand.
Pretoria sostiene che la minaccia di un’ulteriore intensificazione dell’assalto a Rafah, dato il numero degli sfollati presenti nella cittร a ridosso del confine egiziano, determini un mutamento delle circostanze esistenti tale da giustificare una simile richiesta.
Israele si difende
Il 15 febbraio 2024 lo Stato di Israele si รจ opposto alla richiesta presentando delle osservazioni di carattere strettamente giuridico: il Sudafrica non avrebbe potuto sollecitare la Corte con una simile istanza, in quanto la facoltร di cui all’art. 75 del Regolamento puรฒ essere attivata dalla Cig solo proprio motu, e non anche su richiesta di parte.
Poi si pronuncia rispetto allโincursione a Rafah, sostenendo che la stessa non determini un significativo mutamento della situazione a Gaza, cosรฌ come sostenuto da Pretoria nella sua richiesta di nuove misure. ยซLโoperazione militare dell’11 febbraio 2024 รจ stata unโoperazione limitata e mirata, che ha condotto alla liberazione di due ostaggi israelianiยป scrive Tel Aviv. Israele controbatte sostenendo che le future operazioni a Rafah saranno soggette alla previa approvazione di piani relativi alla protezione dei civili e allโevacuazione degli stessi, in linea con il diritto umanitario.
La posizione della Corte
Il 16 febbraio il Collegio, pur non ritenendo necessaria l’indicazione di ulteriori misure, ammonisce Israele: con una lettera comunicata alle parti, la Corte rileva che i recenti sviluppi nella Striscia di Gaza, e in particolare a Rafah, ยซaumenterebbero in modo esponenziale quello che รจ giร un incubo umanitario, con incalcolabili conseguenzeยป. Dunque lโAia richiama Israele al rispetto e all’attuazione immediata delle misure provvisorie precedentemente indicate con l’ordinanza del 26 gennaio, ribadendo come le stesse siano vigenti per lโintero territorio della Striscia di Gaza, compresa Rafah, implicitamente intimandogli di non procedere con lโoffensiva preannunciata.
La crescente tensione internazionale su piรน fronti
A seguito dellโescalation del conflitto e dellโinstaurazione del giudizio per genocidio, Israele รจ sotto i riflettori. La comunitร internazionale tutta sta seguendo con attenzione i vari step del processo in corso allโAia che, seppur instaurato unilateralmente dal Sudafrica, ha una portata potenzialmente espansiva. Giร il 23 gennaio 2024 il Nicaragua ha depositato presso la cancelleria della Corte una richiesta di autorizzazione ad intervenire come parte allโinterno dello stesso.
Inoltre, sempre presso le aule del Palazzo della Pace dellโAia, si รจ recentemente aperto un altro forum di discussione che riguarda lo Stato ebraico ma che รจ separato dal giudizio per genocidio intentato dal Sudafrica nel dicembre 2023. Il procedimento, intitolato โConseguenze giuridiche derivanti dalle politiche e dalle pratiche di Israele nei Territori palestinesi occupati, compresa Gerusalemme Estโ, ritrova le proprie origini in un momento precedente allโinizio del conflitto in corso a Gaza. ร stato instaurato nel dicembre del 2022, quando l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha richiesto alla Corte di esprimere un parere consultivo in merito alla legalitร della situazione dei territori palestinesi occupati.
La discussione, attualmente in corso (udienze fissate dal 19 al 26 febbraio 2024), vedrร la partecipazione di cinquantadue Stati e tre organizzazioni internazionali che hanno espresso la volontร di partecipare al dibattito in seno alla Corte. Intanto รจ prevista per il 26 febbraio la data di consegna della relazione con cui lo Stato ebraico dovrร illustrare alla Cig come si รจ conformato alle misure provvisorie. Medio tempore si auspica che le pressioni internazionali, provenienti da piรน fronti, spingano il governo israeliano ad arrestare lโavanzata su Rafah, evitando ulteriori perdite di vite umane.