Nella mattinata di mercoledì 7 dicembre la polizia tedesca ha effettuato 25 arresti in tutto il Paese nei confronti di individui appartenenti a un’organizzazione di estrema destra. «Riteniamo che l’associazione avesse l’obiettivo di eliminare l’ordine libero e democratico vigente in Germania con mezzi violenti e militari», ha dichiarato il procuratore generale Peter Frank. In altre parole, progettavano un golpe.
Il tentativo di golpe in Germania
A capo dei congiurati c’era il principe Heinrich XIII, appartenente alla nobile famiglia dei Reuß della Turingia. Doveva essere lui il nuovo capo dello Stato dopo il golpe, probabilmente in qualità di re. Il pittoresco principe è infatti un membro dei Reichsbürger, un movimento che non riconosce la legittimità della Repubblica Federale Tedesca, considerata uno Stato vassallo delle potenze che hanno vinto la Seconda Guerra Mondiale.
Secondo le stime della polizia tedesca, i Reichsbürger sono circa 21mila, dei quali 2mila circa sono «potenzialmente violenti» e poco più di mille riconducibili alla destra neo-nazista. Gli altri sono monarchici o seguaci di vari tipi di complottismo, sul modello degli statunitensi di Qanon.
Dopo le restrizioni della libertà attuate dal governo per fronteggiare la pandemia da Covid-19, i Reichsbürger hanno acquisito maggiore seguito e si sono ulteriormente radicalizzati. Questo tentativo di golpe sventato, che avrebbe previsto l’assalto al Parlamento di Berlino, alle infrastrutture energetiche e il rapimento di politici e amministratori rappresenta un salto di qualità dell’organizzazione. Tuttavia, risulta molto difficile pensare che un movimento di poche persone privo di appoggio popolare potesse davvero rovesciare l’ordine costituito del principale Paese d’Europa.
La destra eversiva tedesca
Tra i congiurati c’erano però anche persone con esperienza militare, come l’ex colonnello Maximilian Eder, fermato a Perugia. In altre perquisizioni a casa dei “golpisti” (tra i quali figura il suocero del calciatore di colore austriaco David Alaba) sono state trovate armi da guerra, presumibilmente trafugate dai depositi dell’esercito. Se dunque la riuscita del colpo di Stato era sostanzialmente impossibile, il piano avrebbe portato quasi certamente a degli spargimenti di sangue.
Non è la prima volta che pezzi della Bundeswehr vengono accusati di simpatie di estrema destra e di attentare alla sicurezza dello Stato. Nel giugno 2020, l’allora ministro della Difesa Annegret Kramp-Karrenbauer dovette sciogliere un’intera compagnia del reparto di Comando delle Forze Speciali (Ksk), la cui banda suonava musica del Terzo Reich e dove era regolarmente utilizzato il saluto nazista. Uomini della Ksk sono stati poi ritrovati con veri e propri arsenali sottratti all’esercito.
L’ex ministro dell’Interno tedesco Horst Seehofer ha definito l’estremismo di destra «la più grande minaccia alla sicurezza della nazione». Nel febbraio del 2020 un uomo fece irruzione in un bar narghilè della città di Hanau, uccidendo nove persone di origine straniera. L’anno prima un neo-nazista uccise il politico della Cdu Walter Lübcke, reo di essersi impegnato nell’accoglienza dei migranti.
Nei primi anni 2000 avevano invece destato impressione i cosiddetti “delitti del kebab”, in cui un’organizzazione di stampo neo-nazista uccise in vari episodi 10 cittadini di origine turca. La lentezza e il fallimento delle indagini fecero sospettare una connivenza di polizia e servizi segreti, anche se questa non venne mai provata. L’eversione di stampo neo-nazista è dunque un fenomeno importante e attenzionato in Germania, anche se certamente non al punto dal mettere a serio rischio le fondamenta dello Stato.
La destra politica
A livello politico invece la destra radicale tedesca è stata sempre, per ovvi motivi storici, molto marginale. L’unico partito con un minimo di seguito è stato il Nationaldemokratische Partei Deutschlands (Npd). Fondato nel 1964, ha eletto al massimo una manciata di deputati regionali e un eurodeputato alle elezioni del 2014. Sono stati fatti vari tentativi per scioglierlo per la sua sostanziale adesione ai principi neo-nazisti, ma nessuno di questi è andato a buon fine.
Discorso a parte merita invece il partito Alternative für Deutschland (AfD). Fondato nel 2013 dal professore di economia dell’Università di Amburgo Bernd Lucke, aveva inizialmente come principale obiettivo l’uscita della Germania dall’euro. Secondo Lucke, non era possibile che Paesi dalle economie così diverse come quelli del Nord e del Sud Europa condividessero la stessa moneta. Il partito non era però né populista né anti-europeista: aveva un’ispirazione liberale, paragonabile in qualche modo ai conservatori britannici, con i quali si alleò al Parlamento Europeo nel 2014.
L’anno successivo però, Lucke perse la leadership del partito a favore di Frauke Petry, che spostò il partito verso una più marcata opposizione all’Ue in quanto tale, all’immigrazione e verso una maggiore vicinanza alla Russia di Putin in politica estera. Oggi AfD è un importante attore della politica tedesca: conta 81 deputati ed è stimato nei sondaggi intorno al 14%.
Nonostante tra i congiurati dei Reichsbürger ci fosse l’ex deputata AfD Birgit Malsack-Winkemann, sarebbe eccessivo definire Alternative für Deutschland un partito neo-nazista. È invece un classico partito della destra radicale europea occidentale, con la quale è oggi alleato al Parlamento europeo. In un Paese con la storia della Germania però, il confine con posizioni neo-naziste è spesso labile e questo genera una profonda impressione.