Rapimenti, stupri, linciaggi e uccisioni. Ad Haiti la violenza รจ ormai allโordine del giorno.
Tra le strade della capitale Port-au-Prince le bande – che si stima occupino lโ80% della cittร – controllano ogni accesso ai beni o servizi primari e per i civili nemmeno andare al mercato รจ piรน sicuro. Secondo gli ultimi dati Unicef a essere maggiormente colpiti sarebbero donne e bambini con oltre 300 sequestri registrati solo nei primi sei mesi del 2023, ma nessuno puรฒ considerarsi veramente al sicuro. Lโaspettativa di un riscatto ha portato infatti i membri delle gang a rapire senza distinzioni.
Ai maltrattamenti sulla popolazione si aggiungono anche una crescente inflazione e i nuovi casi di colera. Una crisi umanitaria che ha radici profonde giร riconducibili al 2018. Allora lโaumento del prezzo del petrolio – dovuto allo stop allโaccordo Petrocaribe tra Haiti e Venezuela – e le accuse di corruzione nei confronti del governo avevano scatenato le prime proteste, dove il popolo chiedeva a gran voce le dimissioni dellโex presidente Jovenel Moรฏse.
Tra il rifiuto del capo di Stato ad abbandonare il suo ruolo e il silenzio della comunitร internazionale, il Paese era stato travolto da continue rivolte, sfociate poi nellโassassinio di Moรฏse stesso il 7 luglio 2021.
Tuttavia, nemmeno lโimminente mandato del nuovo Primo Ministro Ariel Henry รจ riuscito a interrompere il clima di tensione nel Paese. Nominato come successore solo pochi giorni prima della morte di Moรฏse, il capo del Governo รจ oggi visto da molti come illegittimo e ha posticipato lโorganizzazione di elezioni regolari, impedendo il trasferimento dellโincarico a un esecutivo democraticamente scelto.
Le radici della crisi di Haiti
Per capire a fondo questo squilibrio interno รจ essenziale chiedersi: come si รจ giunti a questo punto? Quali sono le motivazioni che hanno portato Haiti a diventare un Paese pressochรฉ anarchico e senza un apparato statale funzionante?
Ad aprire la lista sono i numerosi eventi naturali avversi che nellโultimo decennio hanno ripetutamente colpito lโisola, provocando la morte e lo sfollamento di centinaia di migliaia di civili. Dai devastanti terremoti del 2010 e 2021 che registrarono una magnitudo superiore a 7.0, agli uragani che quasi annualmente toccano le coste dello Stato fino alle forti inondazioni degli scorsi due anni, lโimprevedibilitร di questi fenomeni climatici non ha fatto altro che aggravare le tensioni socio-economiche giร presenti nel Paese.
Nellโottobre del 2020 Al Jazeera riportava anche lโepidemia di Coronavirus come una delle ragioni dellโinstabilitร . Il governo non avrebbe infatti tutelato a sufficienza tutti quei lavoratori che avevano perso il lavoro durante le restrizioni. Mentre nel 2022 รจ stato un incremento del prezzo di benzina, diesel e cherosene a spingere di nuovo la popolazione a scendere in piazza.
Una misura varata dal governo di Henry a causa della scarsitร di fondi della propria amministrazione. โLo Stato ha bisogno di raccogliere piรน tasse per rispondere alle necessitร delle persone bisognoseโ, aveva spiegato il Primo Ministro.
Tra studiosi e giornalisti, perรฒ, cโรจ chi suggerisce che le ragioni della crisi di Haiti siano da ricercare in tempi ben piรน antichi, in concomitanza con lโindipendenza del Paese. Nel 1804 lo Stato ottenne la sua autonomia formale dallโex colonia francese ma lo fece a un prezzo piuttosto alto.
Non solo Parigi non riconobbe la sovranitร dellโisola fino al 1824 ma costrinse la popolazione a un indennizzo di circa 150 milioni di franchi, poi abbassato nel 1838. Questo debito avrebbe impedito il pieno sviluppo economico del Paese, causando incertezze fin dalle origini.
Haiti sull’orlo di una guerra civile
Con unโassistenza sanitaria e beni di prima necessitร quasi impossibili da ottenere, ad oggi 5,2 milioni di abitanti necessitano di aiuti umanitari immediati. Solo nelle ultime settimane perรฒ le istituzioni internazionali stanno cominciando a comprendere la portata della crisi. Dopo i timidi interventi statunitensi e canadesi nel 2022 – quando i rispettivi capi di Stato diedero il via libera allโinvio di veicoli militari per sedare i disordini – le richieste del primo ministro Henry vennero spesso ignorate e molti degli Stati occidentali intimarono ai propri concittadini di abbandonare il Paese.
Un articolo uscito lo scorso primo agosto sul New York Times ribalterebbe perรฒ lโattuale situazione. Gli Stati Uniti si direbbero pronti a proporre una risoluzione al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per permettere lโintervento di una forza internazionale, con a capo il Kenya. Il Paese africano ha infatti espresso la sua volontร di mandare circa 1000 agenti di polizia per gestire le violenze in corso.
Tuttavia, lโofferta keniota non รจ stata subito accolta positivamente. In primis, per via dellโassenza di origini in comune con la popolazione haitiana – contrariamente a quanto dichiarato dal governo centrale – e poi a causa dei problemi di sicurezza interna che il Kenya stesso sta da anni affrontando.
Intanto, il Segretario di Stato americano Antony Blinken si รจ detto โirremovibileโ sul supporto da fornire ad Haiti, mentre il Segretario Generale dellโOnu Antonio Guterres ha incoraggiato piรน Nazioni possibili a unirsi al contingente internazionale, che – quasi sicuramente – sarร indipendente dallโONU.
Tuttavia, una lunga storia di fallimenti alle spalle ha reso il popolo di Haiti restio ad accogliere aiuti esteri. La piรน grave: la Minustah, una missione di peacekeeping dellโOnu, operativa tra il 2004 e il 2017. Il contingente era nato in seguito alla destituzione dellโallora presidente Jean-Bertrand Aristide e una conseguente instabilitร politica.
Una decisione che, perรฒ, non portรฒ agli effetti sperati. Le truppe stanziate vennero accusate di abusi sessuali – a cui spesso seguivano nascite di bambini – insieme allo sfruttamento della prostituzione minorile e provocarono unโepidemia di colera che uccise quasi 10.000 persone.
Scenari ancora incerti, dunque, quelli che Haiti sembra dover affrontare da sola. Almeno per ora.
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