Poco piรน di un anno fa un elicottero con un commando degli Houthi atterrava sulla Galaxy Leader, ro-ro britannica in navigazione al largo dello Yemen, cogliendo di sorpresa buona parte dei governi occidentali. Da allora si contano in decine gli assalti, anche con droni, ai tanker e in generale alle navi in quel tratto di Mar Rosso, a cui si deve il nome della crisi.
Nei mesi tra dicembre e aprile (periodo di pubblicazione delle varie analisi congiunturali trimestrali, tra cui quelle sul commercio), lโinteresse del mondo economico verso la suddetta crisi ha raggiunto il suo picco, ansioso di interpretare in anticipo le conseguenze sul benessere europeo, considerato anchโesso in ostaggio.
La preoccupazione tecnica aveva le sue fondate ragioni e non ha impiegato molto tempo per cementarsi nei numeri. A un anno dagli eventi รจ possibile definire le sagome del primo risultato non di breve periodo.
Analizzando tramite la piattaforma Portwatch del Fondo Monetario Internazionale il numero delle navi cargo e tanker transitanti per i porti e i colli di bottiglia delle rotte marittime interessate si possono distinguere tre differenti magnitudini dellโimpatto degli attacchi degli Houthi (i dati, per uniformitร nellโanalisi, considerano solo il numero di navi in transito, non il volume nรฉ il valore economico dei beni scambiati).
Per il Mar Rosso, racchiuso tra lo stretto di Bab el-Mandeb e il Canale di Suez, fino a quel momento passava circa il 12% del traffico marittimo internazionale nonchรฉ il 40% dellโimport-export marittimo italiano (fonte Srm) ed รจ infatti lโarea che ha sofferto e soffre piรน pesantemente. In un anno ha infatti perso oltre metร del traffico mercantile e dopo il primo trimestre la situazione รจ andata addirittura peggiorando, pur in maniera graduale.
Sorte opposta per il Capo di Buona Speranza, che ha ritrovato centralitร nelle mappe nautiche di molte compagnie di spedizione, costrette ad allungare di almeno dieci giorni il tragitto verso lโEuropa gonfiando cosรฌ i relativi costi di trasporto. Il numero di navi che hanno percorso la rotta inversa di quella seguita dal celebre navigatore portoghese Vasco Da Gama cinquecento anni fa รจ infatti raddoppiato in poche settimane, per poi rintracciare in termini di aumento percentuale.
In valori assoluti il Canale di Suez ha visto crollare i transiti medi giornalieri da 74 a 34, differenza che รจ stata in buona parte โ ma non interamente โ assorbita dal traffico tangente il punto piรน a Sud del continente africano, passato da poco meno di 50 transiti medi giornalieri a 80. Una parte non marginale della differenza non compensata รจ una diretta diminuzione generale degli scambi marittimi sulla tratta Asia-Europa.
A carte scoperte รจ cosรฌ possibile decretare i primi attori interessati dallo shock: gli Stati lungo le coste africane. Quelli esposti a sud (e ad ovest) hanno aumentato la propria visibilitร e in particolare lo ha fatto il Sudafrica โ quinto Paese ad entrare nei Brics. Questโultimo, avviando nello stesso periodo presso le Nazioni Unite il procedimento di accusa di genocidio nei confronti di Israele, รจ uscito dallโemarginazione politica internazionale verso cui la geografia โ vista soprattutto dal nostro punto di vista โ lo spinge.
Tra i diretti interessati ci sono anche gli Stati del Corno dโAfrica come la Somalia e lโEtiopia โ secondo Paese piรน popoloso del continente nonchรฉ ex colonia italiana โ che dipende da un importante hub dellโarea: il porto di Djibouti, dal momento che non possiede alcuno sbocco sullโoceano.
Inoltre, Paesi come Sudan e Sud Sudan โ e altri quali il Ciad e la Repubblica Centrafricana del Congo โ si affidano in buona parte alle importazioni di cibo tramite lo scalo di Port Sudan, specialmente a seguito della lunga siccitร che ha afflitto la parte orientale del continente africano negli ultimi anni.
Per indagare piรน a fondo gli effetti degli attacchi รจ necessario perรฒ spostarsi a nord-ovest rispetto al teatro di guerriglia scelto dal gruppo armato yemenita. Il numero delle navi mercantili che questโanno hanno fatto scalo lungo la costa europea indica differenti sorti per le due macroaree coinvolte: una relativamente clemente per i porti del Nord Europa e una ben piรน dura per quelli affacciati sul bacino del Mediterraneo, tra cui quelli italiani.
I numeri dei singoli scali portuali possono essere riassunti da quelli relativi alle rispettive porte dโingresso: lo Stretto di Gibilterra per lโarea mediterranea e quello di Dover, colonne dโErcole per i trafficati hub del Nord Europa, quali Rotterdam, Anversa, Amburgo e Brema.
Tuttavia รจ doveroso anteporre ai risultati economici una serie di premesse. Primo fra tutti il fatto che quasi contemporaneamente agli attacchi Houthi nel Mar Rosso, a piรน di un oceano di distanza, il Canale di Panama era alle prese con una storica siccitร che ha rallentato notevolmente il commercio internazionale almeno fino allโagosto del 2024 (-29,1% del traffico tra novembre 2023 ed agosto 2024, fonte IMF Portwatch).
In secondo luogo si deve evidenziare il ruolo del generale aumento delle tensioni geopolitiche a livello globale. ร recente la ripresa della guerra commerciale avviata dallโamministrazione Trump contro la Cina nel suo primo mandato. Infine vi รจ il peso del rallentamento della crescita dellโeconomia cinese e della stagnazione (qualora non cruda recessione) dei principali attori europei, Germania in primis, nonostante la diffusa ripresa degli scambi a seguito del Covid-19.
Questi vettori economici e geopolitici hanno in pochi anni rimodulato le catene globali del valore (Cgv o Gvc in inglese), portando le imprese a rilocalizzare nello Stato dโorigine (reshoring), avvicinare geograficamente i siti di produzione (nearshoring) o a spostarli in Paesi ritenuti โamiciโ in una prospettiva politica (friendshoring).
Gli effetti economici provocati dalla crisi del Mar Rosso
Nonostante sia difficile comprendere il singolo effetto degli attacchi della milizia yemenitaโ specialmente verso lโarea mediterranea e del Nord Europa โ รจ comunque possibile abbozzare una sintesi delle conseguenze economiche, basandosi sulle variazioni repentine nei flussi.
I passaggi attraverso lo Stretto di Gibilterra sono andati diminuendo, passando da una rapida riduzione di circa il 13% del traffico nel primo periodo del 2024 fino al saldo negativo di oltre il 21% nella seconda metร dellโanno, sempre rispetto allo stesso periodo del 2023, antecedente la nuova ondata di attacchi alle navi al largo dello Yemen.
Riguardo il Canale della Manica, il numero di attraversamenti รจ sempre rimasto nettamente inferiore a quello degli stessi mesi del 2023 e complessivamente lo stretto di Dover ha visto ridurre il traffico marittimo ad esso antistante di circa il 9% nel 2024. Nonostante il calo dei traffici abbia riguardato lโintera Europa, la differenza tra le due riduzioni simboleggia le differenti ricadute economiche sullโarea meridionale e su quella centro-settentrionale.
A febbraio 2024 J.P. Morgan aveva stimato per il primo semestre del 2024 un aumento dellโinflazione globale core dello 0,7% proprio a causa della Crisi del Mar Rosso e secondo il Kiel Institute i costi di trasporto dalla Cina allโEuropa sono triplicati in breve tempo, passando da circa 1500 a oltre 5mila dollari al Teu (Twenty-foot equivalent unit, standard Iso usato per i container). Al di lร delle stime, il risultato concreto e immediato รจ stato una diffusa diminuzione degli scambi Asia-Europa per vie marittime.
Oltre ai Paesi africani sopra menzionati, a farne le spese sono stati soprattutto i porti del Mediterraneo quali Genova (-15,1% degli scali rispetto allโanno precedente), Barcellona (-11,3%), il Pireo (-11,6%), Gioia Tauro (-6,6%) e Algeciras (+1,5% a gennaio e febbraio, poi -11,7% nella seconda metร dellโanno). Lo scalo marittimo di Trieste inaspettatamente non ha presentato riduzioni particolarmente evidenti del traffico di cargo e tanker, anzi un complessivo +6.4% dei volumi (fonte Autoritร di Sistema Portuale del Porto di Trieste).
Di questo rallentamento, sempre da una visuale prevalentemente economica, ne hanno risentito non poco i Paesi esportatori di petrolio, ovvero gli Stati del Golfo per quanto concerne i tanker diretti in Europa ma anche la Federazione Russa rispetto agli scambi con lโAsia.
Come di norma avviene, lโaumento del rischio geopolitico โ raffigurato dal World Uncertainty Index โ riduce gli investimenti, aumenta lโinflazione e rallenta il commercio. Il caso degli attacchi Houthi non fa eccezione e si puรฒ affermare che ad accusare maggiormente il colpo sia stata la globalizzazione, come giร avvenuto negli ultimi tempi.
Ciรฒ anche perchรฉ la generale riduzione degli scambi ha riguardato Asia ed Europa, ovvero due delle aree piรน coinvolte a livello mondiale nelle catene globali del valore. Il che dovrebbe far risuonare ancora piรน forte il campanello dโallarme nei palazzi governativi europei, negli spazi di dibattito e ancor prima nelle considerazioni quotidiane di ogni cittadino.
Questo affinchรฉ si possa finalmente comprendere che senza gli strumenti necessari, quali una visione geopolitica opposta ai ritmi congiunturali, adeguate risorse difensive โ inclusa la risolutezza nellโimpiegarle โ e unโopinione pubblica educata, la concezione italiana ed europea quasi unicamente economicistica delle relazioni internazionali trasformerร i rispettivi Paesi in navi in preda agli abbordaggi e alle onde anomale dellโincertezza nellโoceano fatto di contrasti di cui ci eravamo ingenuamente dimenticati dopo il crollo dellโUnione Sovietica.
Il vicinato geografico dello Stivale โ bacino Mediterraneo e Medio Oriente in primis โ si sta surriscaldando ed รจ bene ricordare che solo due Paesi hanno reagito prontamente e con fermezza agli attacchi rivolti ai cargo e ai tanker diretti proprio verso il Vecchio Continente: Stati Uniti e Regno Unito (oltre ad Israele).
Con qualche settimana di ritardo, difficilmente perdonabile, anche lโUnione Europea รจ riuscita ad assemblare una flotta proveniente da unโoperazione esistente โ la Agenor โ e a comporre la missione Aspides, con a capo unitร anche italiane. In aggiunta allโesitazione iniziale, i mezzi dispiegati dal mondo occidentale non sono risultati efficaci e ciรฒ ha condotto la maggior parte delle compagnie di navigazione ad allungare le proprie rotte o a diminuire gli scambi, lasciando agli Houthi una non magra soddisfazione, considerata la disparitร di forze in campo.
Non rimane che aspettare il medio periodo per esaminare se la fragile tregua a Gaza permetterร di stabilizzare la zona mediorientale interessata. In ogni caso, tale crisi ha apportato un terribile precedente che non sarร facile per il commercio globale dimenticare, quantomeno nel breve termine.
Immagine in evidenza: https://en.wikipedia.org/wiki/Red_Sea_crisis#/media/File:USS_Carney_engages_Houthi_missiles.jpg; immagini presenti nell’articolo: 1) https://it.wikipedia.org/wiki/Bab_el-Mandeb#/media/File:Bab_el_Mandeb_NASA_with_description.jpg