Dopo aver sorpreso i mercati internazionali prima con lโannuncio e poi con la sospensione dei dazi, ora Donald Trump ha messo nel mirino Jerome Powell, presidente della Federal Reserve System (Fed), la banca centrale americana.
Trump ha attaccato ripetutamente il presidente della Fed nel corso di pochi giorni. Prima il 17 aprile, durante la conferenza stampa congiunta con Giorgia Meloni, ha affermato di non essere soddisfatto del suo operato; poi il 21 aprile su un post su Truth ha definito Powell ยซMr. Troppo tardiยป e un ยซun gran perdenteยป. Negli ultimi giorni il dietrofront: il 4 maggio ha dichiarato che non rimuoverร Jerome Powell dalla carica di presidente della Fed prima della scadenza del suo mandato, prevista per maggio 2026.
Trump vorrebbe che la banca centrale americana abbassasse i tassi di interesse per favorire la crescita, ma ha incontrato lโopposizione di Powell, che per mandato ha il dovere di controllare lโinflazione, e teme che una riduzione dei tassi potrebbe favorire un aumento dei prezzi.
La Fed svolge un ruolo determinante per lโeconomia americana: abbassando i tassi puรฒ rendere i prestiti meno costosi e stimolare una maggiore spesa, incoraggiando la crescita e le assunzioni.
Tendenzialmente le banche centrali sono indipendenti dal potere esecutivo, perchรฉ il loro ruolo consiste sostanzialmente nel monitorare lโinflazione e mantenerla intorno a un certo tasso obiettivo, e per farlo potrebbe dover prendere decisioni poco gradite al governo: lโaumento dei tassi, se necessario a contrastare lโinflazione, riduce la crescita economia e puรฒ produrre disoccupazione.
Un eventuale subordinazione della Fed ai desiderata di Trump vorrebbe dire pregiudicare tale indipendenza e gettare ulteriore sfiducia sulla giร compromessa soliditร dellโeconomia statunitense.
Una crisi di fiducia di vasta portata
Giร con lโannuncio dei dazi del due aprile i mercati avevano reagito con un brusco calo degli indici azionari, ripresisi solo parzialmente a seguito della loro successiva sospensione. Allo stesso modo lโattacco alla Fed ha generato nuovi dubbi riguardo la capacitร degli Stati Uniti di superare la crisi.
Cosรฌ oggi il mercato americano assiste a una delle fasi piรน caotiche degli ultimi decenni. Al 23 aprile i mercati azionari avevano perso da inizio anno circa 5.700 miliardi di dollari, oltre 2,5 volte il Pil dellโItalia. Contemporaneamente รจ cresciuto il prezzo dellโoro sino a raggiungere un apice di 92,26 euro/grammi, con una crescita del 19% da gennaio.
Lโoro รจ un cosiddetto โbene di rifugioโ, cioรจ un bene il cui valore tende ad aumentare in fasi di crisi, perchรฉ dotato di un valore intrinseco che si conserva anche in fasi di incertezza economica. La crescita accelerata del suo prezzo รจ diretta misura della crescente volatilitร dei mercati a fronte di un sistema finanziario globale che appare sempre piรน instabile.
Il deprezzamento del dollaro
Nelle ultime settimane il dollaro ha assistito a un netto ridimensionamento del proprio valore rispetto alle altre valute. Lโindice del dollaro รจ crollato al suo livello inferiore degli ultimi tre anni, e dallโinizio dellโanno, altre monete considerate โsicureโ hanno registrato un netto apprezzamento rispetto al dollaro: lo yen giapponese, lโeuro e il franco svizzero si sono rafforzati del 10%, mentre il rublo russo di oltre il 22%.
Il deprezzamento del dollaro รจ stato accompagnato da un aumento dei tassi di interesse dei titoli di Stato americani. Lโaumento dei tassi di interesse significa che gli investitori credono che gli Stati Uniti siano meno in grado di pagare i propri debiti, e pertanto al rischio viene corrisposto un premio piรน elevato. Il rendimento del titolo del Tesoro Usa decennale รจ salito sopra il 4,27%, tasso superiore anche a quello italiano (3,6%), il piรน alto della zona euro.
Il deprezzamento e lโaumento dei tassi sono fenomeni in genere comuni per le economie emergenti, ma del tutto inediti per Washington, e potrebbero rappresentare uno dei primi segnali di un indebolimento su larga scala del dollaro come valuta di riserva.
Il dollaro da Bretton Woods a oggi
Una valuta di riserva รจ una moneta ampiamente accettata nel mondo e preferita per condurre scambi commerciali tra nazioni. Le moneta di riserva sono tali grazie alla loro stabilitร : queste sono in genere le valute della potenza egemone, cioรจ monete il cui valore รจ garantito dal potere sottostante del Paese che ne controlla il gettito. In questo senso potremmo dire che una valuta di riserva puรฒ assumere una funzione simile a quella di un โbene rifugioโ, cioรจ come un deposito sicuro di valore nei momenti di crisi.
A partire dalla Seconda guerra mondiale, il dollaro ha acquisito il primato di moneta maggiormente utilizzata per i commerci internazionali.
Nel 1944 i delegati di 44 Paesi si incontrarono a Bretton Wood, in New Hampshire, dove si accordarono per mantenere tassi fissi di cambio tra le valute e il dollaro, e in cambio gli Stati Uniti avrebbero garantito la convertibilitร dei dollari in cambio di oro a un tasso fisso. Gli accordi presero il nome di โAccordi di Bretton Woodsโ, e sancirono lโincoronazione del dollaro come valuta di riserva globale, soppiantando la sterlina inglese.
Gli onerosi interventi militari degli Stati Uniti durante la Guerra Fredda portarono a un aumento della spesa pubblica e del debito. I Paesi che prima detenevano grandi quantitร di dollari, nel timore di una svalutazione, iniziarono a domandare che le riserve di dollari venissero convertite in oro.
La domanda di oro raggiunse un livello talmente elevato che il presidente Richard Nixon nel 1971 decise di ripudiare unilateralmente gli accordi di Bretton Woods, superando definitivamente lโancoraggio del dollaro allโoro. Da allora il dollaro ha continuato a preservare lo status di moneta di riserva globale, tuttavia la sua forza non veniva garantita piรน da immense quantitร dโoro, ma dalla potenza militare statunitense. In tal modo gli Stati Uniti hanno cosรฌ potuto approvvigionarsi di beni, servizi e materie prime dallโestero in cambio di una valuta che non richiedeva alcun costo perchรฉ fosse emessa.
Dal momento che la Federal Reserve era in grado di stampare moneta ogni volta che ne aveva bisogno, gli Stati Uniti potevano finanziarsi a costi molto bassi. Finchรฉ gli Stati Uniti sarebbero rimasti la potenza economica dominante nel sistema mondiale, i deficit non avrebbero avuto grande importanza.
Con il declino dellโunipolarismo statunitense, lโutilizzo del dollaro nelle riserve valutarie globali ha registrato una graduale diminuzione: alla fine del 2024, la quota detenuta in dollari era scesa al 58%, rispetto al 65% di dieci anni prima.
Il debito pubblico americano
Lโinsieme del deprezzamento del dollaro, dellโaumento dei tassi di interesse sui titoli, dellโimprevedibilitร politica, della polarizzazione economica e dellโinstabilitร geopolitica, rende sempre piรน incerta la sostenibilitร del debito statunitense.
Con un deficit di 1,5 trilioni di dollari quest’anno, 35 trilioni di dollari di debito complessivo e un trilione di dollari di pagamenti di interessi, se il dollaro non fosse piรน la principale valuta di riserva globale, l’intero sistema finanziario americano rischierebbe di crollare.
Per questo motivo รจ assoluto interesse di Washington preservare quanto piรน possibile la centralitร internazionale del dollaro. Se si guarda ad alcuni degli interventi militari americani degli ultimi decenni, รจ possibile individuare come questi abbiano prodotto lโesito di un rafforzamento del dollaro laddove invece il suo predominio poteva essere messo in discussione.
La guerra in Afghanistan interruppe la fuoriuscita di capitali provocati dagli attentati terroristici dellโ11 settembre 2001: Il Dow Jones Industrial Index, che perse oltre 600 punti nel settembre 2001, iniziรฒ a risalire il giorno della caduta di Kabul. La partecipazione allโattacco alla Libia nel 2011 insieme alla Francia pose fine al progetto del presidente libico Muhammar Gheddafi di creare una moneta pan-africana volta a ridurre la dipendenza dal dollaro e dal franco Cfa, controllato dalla Francia.
Lโinizio del declino?
Ray Dalio, miliardario americano che previde in anticipo la crisi finanziaria del 2008, in โPrinciples for Dealing With the Changing World Orderโ indaga la presenza di elementi comuni che segnino lโascesa e il declino degli imperi. La ricerca si sofferma soprattutto sulle politiche monetarie, il cui studio consentirebbe di interpretare lo stato di salute di un impero.
I casi del declino dellโimpero spagnolo nel XVI secolo, di quello olandese tra il 1650 e il 1750 e dellโimpero britannico tra il 1930 e il 1945 sono accomunati, secondo lโautore, da un forte deprezzamento della valuta nazionale. Questo fenomeno si verifica quando i governi, incapaci di onorare i propri debiti, ricorrono alla stampa di nuova moneta: un aumento dellโofferta di moneta senza un corrispondente incremento di ricchezza reale provoca un deprezzamento, e un conseguente aumento dei costi dei beni, e quindi inflazione.
Se a ciรฒ si aggiunge conflittualitร interna, legata a un aumento della polarizzazione nella distribuzione della ricchezza, e conflittualitร esterna, dovuta allโascesa di nuove potenze, si assiste a una fase di declino dellโimpero dominante e quindi a una transizione verso un nuovo ordine mondiale.
Secondo Dalio, la prova definitiva del declino della potenza egemone รจ la sostituzione della moneta di riserva. Con una nuova potenza dominante e un nuovo sistema monetario ha cosรฌ inizio un nuovo ordine mondiale.
Questo รจ ciรฒ che starebbe accadendo agli Stati Uniti: lโuscita dagli accordi di Bretton Woods avrebbe posto le condizioni per lโattuale indebolimento del dollaro, che rappresenterebbe un segnale del declino degli Stati Uniti come potenza egemone.
Tali segnali non indicano necessariamente che il crollo dellโimpero americano sia imminente. Innanzitutto Ray Dalio osserva che le valute di riserva tendono a sopravvivere a lungo anche quando i presupposti economici che ne giustificavano il primato vengono meno, perchรฉ profondamente integrati nei meccanismi del commercio e della finanza internazionale.
In secondo luogo bisogna tenere in considerazione che al momento non esiste una valuta in grado di soppiantare il dollaro. La seconda moneta con maggiori depositi bancari al mondo รจ lโeuro, che rappresenta appena il 20% degli scambi internazionali, a fronte del 63% del dollaro.
I soli che sino a ora sembrerebbero in grado di intaccare la supremazia del dollaro sono i Brics, almeno per quanto riguarda le loro dichiarazioni di intenti. Alcune misure prospettate dal gruppo mirano a ridimensionare lโinfluenza del dollaro, tra cui il Brics Pay, un sistema unico di pagamenti transnazionale che dovrebbe consentire lโimpiego delle monete nazionali come base diretta di scambio per i pagamenti esterni.
Immagine in evidenza: Photo by John Guccione www.advergroup.com: https://www.pexels.com/photo/100-us-dollar-banknotes-3531895/; Immagini nellโarticolo: 2) [url=https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Price_of_gold.webp][img]https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/7/7b/Price_of_gold.webp/512px-Price_of_gold.webp.png?20240308024940[/img][/url]
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