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Il Fondo Saudita sbarca a Parigi: cosa porta il Golfo in Francia

Interessi e investimenti sauditi nella Francia di Macron: Fondi monetari, immobili ed energia sostenibile. Effetti e vantaggi.

Negli ultimi decenni, l’economia globale è stata sempre più influenzata dai flussi di investimenti stranieri diretti (Fdi), che possono avere un impatto significativo sullo sviluppo economico di un Paese. In questo contesto, l’interesse degli investitori sauditi e degli Emirati Arabi Uniti (Eau) verso la Francia è aumentato considerevolmente negli ultimi anni.

Lungo l’asse tra Parigi e Riyadh corrono decine di progetti (energia, armi e nuove tecnologie) dal valore di svariati miliardi di euro: un matrimonio di convenienza che si regge su importanti interessi. La Francia, fornitore importante di armi per i sauditi, punta al petrolio del Golfo e a consolidare la propria posizione agli occhi dei Saud, non lesinando un supporto anche simbolico, come la scelta del presidente Macron di sostenere la candidatura di Riyadh per l’Expo 2030.

L’ultimo episodio che conferma questa intesa consiste nell’apertura di una filiale del Fondo per gli investimenti pubblici (Public Investment Fund, Pif) dell’Arabia Saudita nella capitale francese. Si aggiungono accordi di 2,9 miliardi di euro nei campi dell’energia pulita, l’ospitalità, la cultura, la sanità, l’industria manifatturiera, le industrie militari e la formazione sanitaria.

Questo importante annuncio è stato fatto il 19 giugno durante il Forum sugli investimenti franco-sauditi, che non a caso si è svolto in parallelo con la visita a Parigi del principe ereditario Mohammed bin Salman Al Saud (MbS). Il fondo per gli investimenti Sauditi, già presente a Londra, New York e Hong Kong, può contare su un patrimonio di 776 miliardi di dollari.

Parigi sarebbe la seconda città europea presso la quale i sauditi realizzerebbero una filiale del PIF, grazie a cui avrebbero più spazio di manovra e una maggiore capacità di gestione dei loro investimenti in Francia.

Impatto degli investimenti sauditi e degli EAU sull’economia francese

Accanto all’Arabia Saudita vi sono anche gli Emirati Arabi Uniti con la Mubadala Investiment Company (Pjsc) del sovrano Mubadala. Fondata nel 2017, ha sedi a New York, Londra, Rio de Janeiro, Mosca, San Francisco e Pechino, con un patrimonio totale superiore ai 284 miliardi di dollari. In Francia, in particolare, sta investendo in molti settori come l’energia, Industria petrolifera, aeronautica, settore immobiliare e telecomunicazioni.

Il Fondo Sovrano Mubadala Investiment Company ha percorso un tratto di strada più lungo rispetto al suo omologo di Riyadh: gli accordi con l’Eliseo risalgono dal 2014 per un valore previsto superiore ai 15 miliardi di euro. Di fatto, con la monopolizzazione degli investimenti dei fondi sovrani del Golfo in Francia e il legame di amicizia tra il presidente degli Emirati Arabi Uniti Mohammed bin Zayed al-Nahyan (Mbz) e Emmanuel Macron si è arrivati, quasi fin da subito, a un significativo impatto sull’economia francese.

Ad esempio, le società degli Emirati Arabi Uniti hanno investito notevolmente nel settore immobiliare francese portando a una maggiore attività di costruzione e sviluppo urbano. Questo ha creato opportunità di lavoro per i cittadini francesi e ha stimolato lo sviluppo di altre attività: dal settore delle tecnologie verdi fino alle energie rinnovabili. I dati pubblicati dal rapporto annuale 2022/2023, realizzato da Business France, parlano della creazione di circa 58.810 posti di lavoro (+ 13% rispetto al 2021).

Il fondo monetario, infatti, possiede l’88,3% del produttore di semiconduttori GlobalFounders, e ha collaborato con la società francese St Microeletronics nel luglio 2022 per costruire un impianto di produzione di semiconduttori nell’Isère, nel sud-est della Francia.

.“Dato il raffreddamento delle sue relazioni con Washington, l’Arabia è alla ricerca di un partner affidabile in Occidente… la Francia ha un ruolo chiave da svolgere” ha affermato l’esperto economico del Golfo Francois Touazi. Naturalmente, il partner logico di Riyadh è ancora la Cina, ma tra l’Arabia Saudita di Mbs, con la sua Vision 2030, e la Francia di Macron ci potrebbe essere spazio per una partnership vincente. Dove Parigi potrà svolgere il ruolo di forza trainante all’interno dell’Ue.

Politiche governative per gestire gli investimenti esteri:

Il governo francese offre incentivi e agevolazioni fiscali agli investitori stranieri, compresi quelli provenienti dall’Arabia Saudita. Questi includono vantaggi come la riduzione delle aliquote fiscali, le esenzioni fiscali per un determinato periodo di tempo e deduzioni fiscali per gli investimenti in ricerca e sviluppo, al fine di stimolare la crescita economica e creare nuove opportunità di lavoro.

Tuttavia, Parigi esercita restrizioni settoriali per preservare la propria strategia economica e proteggere gli interessi nazionali. Ciò implica che gli investimenti sauditi in alcuni settori, come la difesa, l’energia o la tecnologia sensibile, richiedano l’approvazione preventiva delle autorità governative, come la Direzione Generale del Tesoro, responsabile dell’attuazione del controllo degli investimenti esteri in Francia (Ief) e l’Agenzia per gli investimenti Stranieri (Afii), per valutare e monitorare gli investimenti.

Queste restrizioni sono finalizzate a garantire la sicurezza e la sovranità nazionale. Tutto questo è stato possibile grazie alla legge n. 2004-1343, del 9 dicembre 2004, che ha riformato la regolamentazione dei rapporti finanziari con l’estero e introdotto, per la prima volta in Europa, i golden powers (strumenti che permettono di bloccare o apporre particolari condizioni a specifiche operazioni finanziarie, che ricadono sull’interesse nazionale).

Per creare un ambiente favorevole agli investimenti internazionali, la Francia promuove la cooperazione tra i due Paesi. Sono stati istituiti organismi governativi come Business France per facilitare l’approccio degli investitori stranieri, fornendo informazioni, assistenza legale e supporto nella fase di insediamento. Viene anche promossa la creazione di partnernariati strategici tra aziende francesi e saudite per favorire la collaborazione nel settore commerciale e industriale.

In linea con l’attenzione crescente per la responsabilità sociale delle imprese, la Francia richiede anche alle aziende straniere, comprese quelle saudite, di rispettare gli standard di responsabilità sociale e ambientale. Questo può includere l’adesione ai diritti umani, la sostenibilità ambientale e le politiche di responsabilità sociale. Le aziende saudite che investono in Francia devono dimostrare di rispettare tali standard al fine di garantire una coesistenza pacifica con il tessuto sociale e culturale francese.

Sono (non) solo accordi commerciali?

L’apertura di una filiale del Pif a Parigi e i massicci investimenti di denaro da parte sia degli Emirati Arabi Uniti che dell’Arabia Saudita in Francia rafforzano il ruolo parigino nell’area del Golfo, in un momento in cui gli Stati Uniti sono in rotta di collisione con buona parte degli attori locali. Così, i due Paesi mediorientali cercano di diversificare le loro attività economiche fuori dal settore petrolifero.

Queste mosse permettono all’Arabia Saudita e agli Emirati Arabi Uniti di estendere la propria influenza economica in Europa, promuovendo investimenti e creando opportunità di collaborazione. Questi Paesi sono noti per le loro abbondanti riserve di petrolio e gas, il che significa che hanno accesso a un’enorme liquidità, sempre più spesso utilizzata per acquisire una leva finanziaria o commerciale all’estero.

Tuttavia, l’influenza economica dei paesi del Golfo non si limita solo agli investimenti. Essendo fornitori energetici insostituibili per gli Stati europei, questi possono utilizzare la leva energetica per negoziare posizioni migliori.

Questi paesi sono diventati attori importanti nell’arena globale, utilizzando la loro influenza economica per garantire il sostegno politico o far valere i propri interessi. Infatti, hanno spesso cercato di plasmare le politiche europee e statunitensi su questioni quali le politiche energetiche, i diritti umani, la lotta al terrorismo e i conflitti regionali.

Carlo Avesani

Studente dell'Università degli Studi di Roma 3, nato a Rimini e residente a Roma.
Ho sostenuto la Maturità Classica e al momento sto conseguendo la laurea triennale in Scienze Politiche con il curriculum Relazioni Internazionali.
Appassionato di politica e storia, in particolare quella del Medio Oriente. Collaboro con Aliseo per crescere e migliorare nel campo del giornalismo geopolitico.

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