Il candidato che sussurrava alle folle
Settembre 2020, in due giornate si votava per il taglio dei parlamentari. Precedevano settimane di analisi, dibattiti e programmi TV su come la riduzione di deputati e senatori avrebbe migliorato o peggiorato la democrazia italiana. Scenari e letture ipotizzate di una riforma i cui effetti certi e incontrovertibili rimangono un mistero anche per i piรน convinti.
Piรน di allora, il risultato della riforma presentata dallโEsecutivo sarร davvero ambiguo. Diffidate da chi vuole vendere il premierato come la svolta della politica italiana o, al contrario, come lโavvento del nuovo fascismo. Sarร complicato prendere una posizione netta, stabilire che oggi รจ meglio di domani. Di certo รจ uno sconvolgimento dellโattuale forma di governo, che non ha mai previsto lโelezione diretta del Presidente del Consiglio e ha contemplato una figura super partes come quella del Presidente della Repubblica. Uno sconvolgimento che da qualche decennio si reclama con forza, spesso non curante di come funzioni la nostra democrazia rappresentativa.
Dโaltro lato, difficile biasimare chi ha subito il susseguirsi di governi tecnici, lโinstabilitร politica, il trasformismo dei parlamentari e dei partiti, le crisi di governo e i rimpasti, le coalizioni smentite in campagna elettorale e realizzate a scrutinio avvenuto, Tangentopoli e il Porcellum, le liste bloccate e i candidati scelti dalle segreterie, le crisi economiche e il recesso. La politica che si allontana mentre lโincertezza avvolge e soffoca sempre piรน il cittadino medio. Ecco il dilagare del populismo, ecco lโardente desiderio di chi non ha il potere di avere il controllo diretto su chi debba avere il potere. Bisogna che sia il popolo a scegliere il proprio capo.
Questa esigenza, si capirร , sorge da molte e complesse esigenze rimaste inascoltate. Ma non solo, da circa un ventennio il sistema politico italiano รจ cambiato. I partiti hanno perso la funzione sociale e aggregativa che li distingueva, evolvendosi sempre piรน in macchine procacciatrici di consenso, che si attivano soltanto in prossimitร delle elezioni. Proprio come accade negli Stati Uniti.
Lo sradicamento dei partiti dalla societร civile, il superamento degli ideali del โ900, la disaffezione verso la politica e una societร sempre piรน liquida hanno depurato lโelettorato dai suoi valori, rendendolo incolore e mobile. Lโelettore si sposta da una fazione allโaltra e non cโรจ nulla che lo leghi ad una parte. Ecco che il leader diventa lโelemento convincente e vincente. Ecco che lโintera campagna elettorale si focalizza sullโapprezzamento del capo e non sul convincimento del programma.
La riforma proposta dal Governo Meloni sembra sintetizzare questo nuovo modello politico. Lโultimo tassello di una personalizzazione della politica, iniziato durante la Seconda Repubblica con Berlusconi e proseguito con Renzi, il Movimento 5 Stelle, Salvini, Conte e Meloni.
Uno sguardo altrove
Il governo non sta inventando nulla di nuovo. Il presidenzialismo รจ tipico di molti Paesi – Stati Uniti, Brasile, Turchia, Argentina โ cosรฌ come anche il suo cugino piรน prossimo, il semipresidenzialismo โ Francia, Portogallo, Russia, Romania. Paesi che sulla carta hanno la medesima forma di governo, ma che in realtร si differenziano per molti aspetti.
La classificazione teorica serve per orientarsi. Non cโรจ Stato che abbia caratteristiche identiche ad un altro, anche se riconducibili ad una stessa forma di governo. Le variabili possono essere diverse, dal sistema politico alla distribuzione dei poteri, dalle modalitร di elezione del presidente ai meccanismi di โcheck and balancesโ, dalla storia e la nascita del Paese alla sua organizzazione amministrativa. Per questo รจ inesatto, se non riduttivo, affidarsi a dei paragoni con altri Stati.
Ciรฒ che รจ piรน rilevante tra questi elementi รจ ilย sistema politico. Ossia come e in che numero i partiti di un Paese interagiscono con la societร . Non รจ un caso che molti Stati presidenziali o semipresidenziali abbiano un sistema politicoย bipartiticoย o, quantomeno,ย bipolare. Negliย Stati Uniti, ad esempio, i Democratici e i Repubblicani sono le due fazioni che da sempre si contendono le elezioni.
Inย Argentinaย i partiti, a grandi linee,ย seguono due correnti,ย peronismoย eย antiperonismo, e ciascuna presenta allโinterno forze di destra, sinistra e centro. Inย Portogallo la scena politica รจ dominata dal Partido Socialista, di sinistra, e dal Partido Social Democrata, di centrodestra.ย In Francia il sistema รจ pluripartitico, ma caratterizzato dalla presenza di due poli, centrodestra e centrosinistra.
LโItalia, al contrario, si รจ sempre distinta per il multipartitismo, complici anche le leggi elettorali con sistema proporzionale che consentivano a piccoli partiti di avere una rappresentanza in Parlamento. Certo, durante la Prima Repubblica il fronte della Democrazia Cristiana, quello del PCI e quello del PSI primeggiavano nello scenario politico, tessendo una trama a tre personaggi, dove lโamicizia post elezione della DC e del PSI hanno reso il nostro sistema bipolare per diverse legislature.
Ma i partiti concorrevano da soli. Le alleanze e le coalizioni erano passaggi successivi, anche perchรฉ ciascun partito sperava di poter raggiungere, non tanto la maggioranza in solitaria, ma un risultato tale da potersi imporre nelle trattative per formare il governo. Il presidente del consiglio era espressione del partito con il consenso piรน alto oppure la sintesi di accordi politici, che poteva decadere con la sfiducia del Parlamento senza che questo ne fosse intaccato.
Impianto che non potrebbe applicarsi a quelle forme di governo che prevedono lโelezione diretta del presidente.
Cosa ne sarร
Immaginiamo che la riforma sia giร passata e che tra quattro mesi ci siano le elezioni. Siamo in piena campagna elettorale. I leader dei principali partiti sono sparsi per lโItalia: Salvini a Reggio Calabria, la Schlein a Pisa, Meloni a Cagliari, Conte ad Ancona. Forza Italia, ancora orfano di Berlusconi, ha deciso di sostenere la Meloni, mentre la Lega ha preferito concorrere da sola. Alla stessa maniera Movimento 5 Stelle e Partito Democratico. Lโobiettivo รจ conquistare la presidenza del consiglio, per cui lโintera campagna elettorale sarร incentrata sul candidato premier.
ร forse cambiato qualcosa? Poco e nulla. Da diversi anni le campagne elettorali si svolgono con queste dinamiche, soltanto che adesso la posta in gioco รจ capovolta e ancora piรน alta. Fino a ieri lo scopo delle forze politiche era quello di acquisire quanti piรน seggi possibili in parlamento, perchรฉ la formazione del governo passava proprio dalle camere elettive e non direttamente dalle urne. Il Presidente del Consiglio era espressione della coalizione vincitrice delle elezioni o di quella formatasi dopo.
Con la nuova riforma non sarร piรน cosรฌ, il neopresidente potrร contare sul premio di maggioranza, che assegnerร il 55% dei seggi in entrambe le camere. Lโattenzione dei partiti migrerร dallโorgano legislativo a quello esecutivo, perchรฉ eleggere il premier permetterร , allo stesso tempo, di conquistare la maggioranza del parlamento.
Come questo sistema debba funzionare sarร la prossima legge elettorale a stabilirlo. Ma sulla base del primo testo di riforma della costituzione, lโorgano rappresentativo per eccellenza sembrerebbe ridotto ad un mero riflesso del premier eletto.
Questa nuova formula assicurerebbe una maggiore stabilitร governativa a discapito di una minore rappresentativitร , giร capitozzata nel settembre 2020. Difficile prevedere se questo assetto sarร meglio o peggio. Di certo, รจ un passaggio che prima o poi avverrร e che conferma quanto negli anni sta accadendo: una personalizzazione della politica, tale da estinguere il partito e sostituirlo con una nuova specie, il premierato.
Foto in evidenza: https://www.governo.it/en/node/20958