Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è più genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore»
“Gaudium et Spes”, Giovanni XXIII°
Un’umanità depressa
L’uomo contemporaneo vive schiacciato dal peso di un passato di illusioni andate tragicamente in frantumi, spaesato in un presente depresso dall’assenza di qualcosa in cui credere, qualcosa di tangibile su cui fare affidamento, senza alcuna Speranza verso il futuro. E’ una notte oscura in cui serpeggia un sentimento depressivo che ha scavato in profondità nella società odierna non facendo prigionieri né distinzioni di sorta- dagli anziani ai più giovani.
I primi vivono una condizione particolare: una volta considerati un faro delle comunità umane, depositari di una tradizione sapienziale concreta ed incarnata, sono oggi abbandonati a sé stessi, messi in un angolo dal sistema capitalistico in quanto considerati improduttivi – e quindi non degni d’attenzione e d’ascolto. Abbandonati in case di riposo fredde, tristi e desolanti ed indirettamente invitati a farsi da parte perché ritenuti un gravame per il bilancio dello Stato.
Altrettanto fragile ed incerta è la condizione dei giovani che si affacciano al futuro come di fronte ad un abisso, qualcosa nel quale sono gettati, senza una bussola che possa orientarli nel mare tempestoso che è il nostro presente. Facile è per loro finire vittima delle promesse illusorie che il sistema economico odierno continua incessantemente a mettere sul mercato.
Sotto le grinfie dell’idolatria
Sono questi gli “idoli”, false immagini del Bene, che dietro una patina luminosa, nascondono il terribile scacco del nulla. L’llusorio e fugace piacere che questi danno circuisce l’uomo moderno, animato dalla spasmodica ricerca del godimento immediato, lo espropriano della possibilità di conoscere autenticamente sé stesso, indicando nell’esteriore esibizione di sé la via dell’auto-realizzazione.
Plastica rappresentazione di questo è il mito neo-liberista del “selfmade man”, l’uomo che si costruisce da solo senza dovere nulla all’intreccio delle relazioni comunitarie che pure inevitabilmente lo costituisce. E’ nell’idea di dover “giocare” i propri talenti in competizione con altri “individui” che i giovani si affacciano al mercato del lavoro. Quest’ultimo è figurato come un’arena in cui al termine di un’acerrima lotta per la sopravvivenza l’imperatore-Mercato salverà o condannerà chi, sorretto dalla fortuna o dal talento naturale, sarà stato in grado di affermarsi.
L’uomo realizzato sembra essere paradossalmente chi più ha avuto fede negli “idoli” del nostro tempo dal mito dall’amore per il Denaro, a quello per il Potere, a quello per una libertà sessuale senza freni.
Quest’ultima ha effetti terribili sul tessuto comunitario, in quanto strumentalizza tanto la donna quanto l’uomo, rendendoli oggetto di “commercio sessuale”: di relazioni cioè di reciproco sfruttamento in cui l’altra persona è serbatoio per la volontà di potenza dell’individuo e non occasione di Trascendenza, di un andare oltre le secche mortifere dell’egoismo.
Una società da ricostruire su nuove fondamenta
Come evidenziava già Giovanni Paolo II nella sua enciclica “Sollicitudo Rei Socialis” rispetto al progresso tecnico senza sviluppo umano proprio del capitalismo sfrenato: “Tale supersviluppo, infatti, consistente nell’eccessiva disponibilità di ogni tipo di beni materiali in favore di alcune fasce sociali, rende facilmente gli uomini schiavi del «possesso» e del godimento immediato, senza altro orizzonte che la moltiplicazione o la continua sostituzione delle cose, che già si posseggono, con altre ancora più perfette. É la cosiddetta civiltà dei «consumi», o consumismo, che comporta tanti «scarti» e «rifiuti» |…|(si fa strada) una forma di materialismo crasso, e al tempo stesso una radicale insoddisfazione, perché si comprende subito che -se non si è premuniti contro il dilagare dei messaggi pubblicitari e l’offerta incessante e tentatrice dei prodotti -quanto più si possiede tanto più si desidera mentre le aspirazioni più profonde restano insoddisfatte e forse anche soffocate“.
Questo tipo di società, come ogni sistema politico-economico, ha il suo fondamento struttarale non tanto nei rapporti economici(che sono semmai epifenomeno) ma in una precisa immagine dell’uomo: dall’idea Cristiana di Persona- come uscita dalle mani di Dio con diritti e doveri fondati nell’assoluto – si è passati all’idea di Individuo come un Tutto già definito in sé stesso, come colui che “non deve chiedere mai” ma deve guadagnarsi tutto da solo, anche i diritti essenziali: quello a una casa, a un lavoro, a un riconoscimento pieno della sua dignità nella società di monadi irrelate, che è quella forgiata dallo “spirito del Capitalismo”.
Una pericolosa scissione, quella tra mondo umano e Dio
E’ col Protestantesimo che si produce questa scissione tra dimensione spirituale (che diventa sinonimo di privato) e dimensione materiale, considerata irredimibile e corrotta. Dalla matrice calvinista e puritana si forgia il mito del successo, come indice dell’elezione della Grazia Divina.
L’orizzonte dell’economico acquista piena centralità, mentre quello del Politico viene ridotto a male inevitabile – come nell’hobbesiano Leviatano – per evitare che gli uomini si mangino l’un l’altro. Un apparato irrazionale è quello amministrativo, meramente tecnico con nessun rapporto con la dimensione razionale e spirituale dell’uomo.
Per ovviare a questa situazione Maritain parlava nel suo “Umanesimo Integrale” di un’”opera comune” che, illuminata dalla Carità cristiana avrebbe potuto spezzare i legami mortiferi della società liberale ed individualista per mettere in evidenza la vera sorgente della Felicità Umana, la sua Origine, unico viatico per una vita umana pienamente realizzata nella dimensione materiale e spirituale.
Una nuova edificazione
Le chiavi di volta di quest’edificazione sono il riaccendersi di una Speranza ultraterrena nel cuore dell’uomo, la matura coscienza di non essere stato gettato da qualche casualità biologista nel mondo ma di essere inscritto in un Piano Divino che lo ha pensato libero e dal quale, se vuole, ogni giorno può essere nutrito di un cibo di cui mai si ha sazietà.
In quest’ordine sta anche la coscienza di una Legge Eterna cui la Coscienza di ogni singolo uomo può attingere per orientare il proprio cammino. Da questa Legge si plasma la legge naturale ed umana, come rilevato sistematicamente nei suoi scritti da S. Tommaso d’Aquino. È la Stessa Legge rivelata a Mosè e incarnata nella Parabola esistenziale del Cristo.
È proprio il carattere biblico dell’Antico e del Nuovo Testamento che impediscono un qualsiasi tentativo di dissociare la vita terrena dell’uomo dal legame con il Divino e la beatitudine ultraterrena.
I rischi di un Rinnovamento senza Amore
Un rischio nel processo del rinnovamento sociale è rappresentato dai ritorni all’indietro delle utopie reazionare, animate da una concezione profondamente pessimistica sull’uomo, che, solo, può trovare sé stesso gettandosi tra le braccia dell’apparato statale (Hobbes, Mussolini e statalismi vari anche “democratici”) o rivoluzionarie, le quali animate da una tentazione gnostica vedono nella Politica lo strumento per estirpare l’abominazione che ha intaccato il tessuto comunitario (Rosseau e Marx).
Entrambe le concezioni condividono un’analoga idea della Politica come mero terreno di scontro e lotta per il Potere tra classi ed ideologie impossibilitate a comunicare dialetticamente tra loro.
Come evidenzia Papa Francesco nella sua enciclica “Fratelli Tutti” nell’epoca contemporanea, punta apicale della modernità ”la storia sta dando segni di un ritorno all’indietro. Si accendono conflitti anacronistici che si ritenevano superati, risorgono nazionalismi chiusi, esasperati, risentiti e aggressivi. In vari Paesi un’idea dell’unità del popolo e della nazione, impregnata di diverse ideologie, crea nuove forme di egoismo e di perdita del senso sociale mascherate da una presunta difesa degli interessi nazionali. E questo ci ricorda che «ogni generazione deve far proprie le lotte e le conquiste delle generazioni precedenti e condurle a mete ancora più alte. È il cammino. Il bene, come anche l’amore, la giustizia e la solidarietà, non si raggiungono una volta per sempre; vanno conquistati ogni giorno. Non è possibile accontentarsi di quello che si è già ottenuto nel passato e fermarsi, e goderlo come se tale situazione ci facesse ignorare che molti nostri fratelli soffrono ancora situazioni di ingiustizia che ci interpellano tutti».[8]
Un Nuovo Cammino
Il cammino alla ricerca del Bene Comune deve tenere conto di due fattori quindi: il primo è la Speranza, che è non è altro se non un proiettarsi con fede nell’Amore di Dio; il secondo è la Responsabilità, il farsi carico delle sofferenze dei fratelli che ci sono accanto, non rimanere indifferenti alle vulnerazioni che solcano i loro volti, alle ferite che traspaiono sebbene talora dietro una apparente tranquillità o dietro una posa di cinismo consumato.
E’ necessario riscoprire per usare le parole di Benedetto XVI nella sua “Caritas in Veritate” “In Cristo, la carità nella verità diventa il Volto della sua Persona, una vocazione per noi ad amare i nostri fratelli nella verità del suo progetto. Egli stesso, infatti, è la Verità (cfr Gv 14,6).Veritas in caritate » (Ef 4,15), ma anche in quella, inversa e complementare, della « caritas in veritate ». La verità va cercata, trovata ed espressa nell’« economia » della carità, ma la carità a sua volta va compresa, avvalorata e praticata nella luce della verità. |…|la carità riflette la dimensione personale e nello stesso tempo pubblica della fede nel Dio biblico, che è insieme « Agápe » e « Lógos »: Carità e Verità, Amore e Parola. Lógos” che crea “diá-logos” e quindi comunicazione e comunione. La verità, facendo uscire gli uomini dalle opinioni e dalle sensazioni soggettive, consente loro di portarsi al di là delle determinazioni culturali e storiche e di incontrarsi nella valutazione del valore e della sostanza delle cose. La verità apre e unisce le intelligenze nel lógos dell’amore: è, questo, l’annuncio e la testimonianza cristiana della carità”.
Un ordine sociale più umano
In conclusione l’uomo moderno ha certamente perduto l’idea di Terra come qualcosa di destinato da Dio all’uomo perchè la custodisse, ne fruisse con responsabilità in armonia col creato e con gli altri uomini. Questo senso sacrale del Creato andrebbe recuperato perché, solo con esso, è possibile una convivenza veramente umana. Come esortava Paolo VI° nella sua enclica più famosa “Populorum Progressio” “Bisogna affrettarsi: troppi uomini soffrono, e aumenta la distanza che separa il progresso degli uni e la stagnazione, se non pur anche la regressione, degli altri“, è necessario ricordare “che la Terra è data a tutti” e tutti hanno diritto a fruirne senza distinzioni e che questo diritto ha un fondamento stabile solo nel messaggio evangelico.
Quest’opera di Rinconciliazione va però attuata con prudenza, pena la ricaduta in utopie infernali e idolatriche, ricordando con Mounier nel suo “Il Personalismo” che «Nel percorso provvidenziale il pericolo, la preoccupazione sono il nostro destino. Nulla ci lascia prevedere che questa lotta possa terminare entro un lasso di tempo calcolabile, nulla ci incoraggia a supporre che essa sia costitutiva della nostra condizione. La perfezione dell’universo personale incarnato, quindi, non si identifica con la perfezione di un ordine, come pretendono tutti i filosofi (e tutti i politici) i quali pensano che l’uomo possa un giorno totalizzare il mondo. Essa è la perfezione di una libertà che combatte, e combatte strenuamente».