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Il senso degli omicidi mirati per Israele

Il senso degli omicidi mirati per Israele

Come Israele usa gli omicidi mirati per guadagnare vantaggi tattici sui suoi avversari nell'impossibilitร  di raggiungere risultati strategici

Lo scorso 27 settembre Israele ha completato la decapitazione dellaย leadershipย di Hezbollah, nel modo piรน spettacolare,ย uccidendoย il segretario generale Hassan Nasrallah con un raid aereo a Beirut. In appena sette giorni la catena di comando dell’organizzazione libanese filo-iraniana รจ stata cosรฌ quasi azzerata.

L’eliminazione di Nasrallah rappresenta il piรน importante colpo inflitto da Tel Aviv alla proiezione e al prestigio regionale della Repubblica islamica dell’Iran negli ultimi mesi. Ma non l’unico: di notevole importanza era stata anche l’eliminazione del capo dell’Ufficio politico di Hamas, Isma’il Haniyeh, avvenuta lo scorso 31 luglio nel cuore di Teheran per mano del Mossad, i servizi segreti esterni di Israele.

Nel giro di due mesi lo Stato ebraico ha eliminato entrambi i leader dei due alleati piรน importanti dell’Iran in funzione anti-israeliana, visto che sono quelli che operano direttamente sulle frontiere del โ€œnemico sionistaโ€. Tutto ciรฒ conferma diversi elementi. Uno spicca sugli altri: gli omicidi mirati (targeted killing) si confermano uno degli strumenti preferiti dagli israeliani. 

Si puรฒ anzi affermare che essi rappresentino bene la postura che Israele assume verso i propri nemici. La rilevanza data da Tel Aviv a tale strumento รจ emersa giร  nei primi momenti della guerra scoppiata ormai 11 mesi fa. Giร  all’indomani del 7 ottobre le varie agenzie di intelligence e le Forze di Difesa israeliane (Idf, Tzahal) si sono infatti mosse per eliminare sia esecutori che mandanti dell’attacco sferrato da Hamas.

Lo Shin Bet (servizi segreti interni) ha creato un’unitร  speciale โ€“ denominata Nili, dal nome di un network di spionaggio formato da ebrei attivo in Palestina durante la Prima Guerra Mondiale โ€“ per eliminare i miliziani che avevano preso parte all’assalto contro i kibbutz.

Stando a quanto riportato dai media israeliani, il generale Yaron Finkelman, vertice del Comando meridionale di Tzahal, ha  sulla sua scrivania una lista di nomi di capi e comandanti di Hamas su cui ogni notte segna con delle X in inchiostro rosso quelli che sono stati eliminati nelle ventiquattro ore precedenti. Infine, il Mossad ha ricevuto lโ€™ordine esplicito di uccidere i leader di Hamas all’estero.

La radice storica degli omicidi mirati di Israele

Numerosi precedenti nella storia israeliana suggerivano infatti il ricorso alle operazioni di targeted killing contro Hamas. Tra il Giordano e il Mediterraneo gli omicidi mirati hanno preceduto la nascita stessa dello Stato ebraico, essendo un mezzo usato giร  dalla milizia sionista Lehi (nota anche come โ€œBanda Sternโ€), che sarebbe poi stata assorbita dagli apparati della sicurezza nazionale israeliana.

Da quel momento in poi operazioni di targeted killing hanno figurato in tutte le sfide affrontate da Israele. Inizialmente vennero impiegate con fortune alterne contro gli scienziati tedeschi che lavoravano per il programma missilistico dell’Egitto di Nasser negli anni Sessanta.  Poi, i servizi segreti di Tel Aviv espansero e affinarono la pratica degli omicidii mirati per contrastare gli attacchi dei gruppi armati palestinesi contro obiettivi israeliani ed ebraici in giro per il mondo.

All’inizio degli anni Settanta, il Dipartimento delle operazioni speciali del Mossad, denominato โ€œCesareaโ€, sotto l’illuminata leadership dell’agente Mike Harari, fondรฒ un’unitร  speciale โ€“ nome in codice Kidon (โ€œbaionettaโ€) โ€“ incaricata di neutralizzare figure considerate pericolose per la sicurezza dello Stato di Israele attraverso operazioni di sorveglianza, raccolta informativa e soprattutto uccisioni mirate.

Kidon venne impiegata quasi immediatamente in risposta agli attentati delle Olimpiadi di Monaco del 1972 nell’ambito dell’operazione โ€œIra di Dioโ€, ordinata dalla premier Golda Meir ed eseguita dall’allora direttore del Mossad Zvi Zamir, che portรฒ all’eliminazione da parte dell’intelligence israeliana di decine di personalitร  palestinesi. Il colpo piรน rilevante fu l’uccisione di Hassan Salamehalias โ€œil Principe rossoโ€, avvenuta per le strade di Beirut nel 1979. Ma gli omicidi mirati avrebbero continuato ad accompagnare la storia di Israele negli anni a venire.

Golda Meir nel 1973

Tra i numerosi esempi, ci sono stati due casi emblematici. Nel 2004, fuori da una moschea di Gaza City, il leader spirituale di Hamas Ahmed Yassin โ€“ unico nella storia dell’organizzazione islamista a godere di uno status piรน elevato degli altri capi โ€“ venne ucciso da un missile lanciato da un elicottero israeliano. Inoltre, nel 2008 un’autobomba piazzata dal Mossad esplose nel cuore di Damasco eliminando il brillante e inafferrabile, quanto spietato, capo militare di Hezbollah Imad Mughniyeh.  

Gli omicidi mirati vennero infine impiegati nella piรน ampia opera di contrasto del programma nucleare dell’Iran. Negli ultimi anni, attraverso un network di spie sul territorio iraniano, il Mossad ha attuato una sistematica campagna di uccisioni contro scienziati nucleari ed esponenti degli apparati del regime di Teheran.

La tattica di ricorrere a operazioni di targeted killing venne implementata per volontร  dell’allora direttore del Mossad, Meir Dagan, per poi essere mantenuta da tutti i suoi successori. Da Tamir Pardo a David Barnea, passando per Yossi Cohen. Sotto quest’ultimo il Mossad si concesse il grande colpo eliminando il dottor Mohsen Fakhrizadeh โ€“ padre del programma nucleare iraniano โ€“ con un robot controllato a distanza.

Il targeted killing dopo il 7 ottobre

Nell’ultimo anno, la pratica degli omicidi mirati รจ stata impiegata dalle forze armate e dai servizi segreti dello Stato ebraico su tutti i livelli dell’attuale scontro bellico contro Hamas e contro l’โ€asse della resistenzaโ€ (lโ€™alleanza anti-israeliana guidata da Teheran).  Innanzitutto, nelle operazioni terrestri a Gaza con le uccisioni del numero tre di Hamas nella Striscia Marwan Issa e del leader delle Brigate Al Qassam Mohammed Deif; mentre รจ ancora in corso la caccia al capo politico Yahya Sinwar.

Poi per colpire la leadership di Hamas all’estero con l’eliminazione di Saleh al-Arouri in un attacco con drone a Beirut lo scorso gennaio e successivamente con la giร  citata uccisione di Haniyeh a Teheran.

Una dinamica analoga si รจ manifestata anche nello scontro con Hezbollah. Ben prima di Nasrallah, Israele aveva neutralizzato Fuad Shukr, alto comandante militare molto vicino al Segretario Generale. Infine, l’utilizzo del targeted killing da parte di Tel Aviv si รจ intensificato contro figure di spicco del Corpo delle guardie della rivoluzione islamica dell’Iran.

Il giorno di natale del 2023 un raid israeliano in Siria ha ucciso Sayyed Razi Mousavi, alto generale delle Forze Al Quds. Dopo meno di un mese in un attacco aereo a Damasco sono stati eliminati il capo dell’intelligenceย delle Guardie della rivoluzione in Siria Sadegh Omidzadeh, il suo vice e altri tre membri deiย pasdaran.

Il caso piรน eclatante si sarebbe verificato il successivo primo aprile con il bombardamento da parte di Israele del consolato iraniano di Damasco in cui sono stati assassinati il generale iraniano Muhammad Reza Zahedi โ€“ che supervisionava le operazioni iraniane in Siria e in Libano โ€“ e altri sei alti comandanti dei Guardiani della rivoluzione iraniana. Mossa che provocรฒ il primo attacco diretto โ€“ sebbene preannunciato โ€“ di Teheran contro il territorio israeliano.

La logica del targeted killing e la postura israeliana

In generale, la logica delle operazioni di targeted killing รจ quella di eliminare singole figure che per la loro esperienza, capacitร , carisma o anche solo per l’incarico che ricoprono sono fondamentali per l’efficacia dell’azione di un’entitร  politica nemica.

Nell’attuale congiuntura mediorientale, il ricorso israeliano agli omicidi mirati contro lโ€™โ€œasse della resistenzaโ€ mira al raggiungimento di piรน obiettivi. Contro Hamas la decapitazione della leadership รจ sia una rappresaglia per il 7 ottobre che un modo per indebolire l’organizzazione. Contro Iran ed Hezbollah Israele indirizza le uccisioni mirate contro figure con grande esperienza, difficilmente sostituibili.

Ad esempio, i generali iraniani uccisi erano gli strateghi che avevano coordinato per molto tempo l’espansione della proiezione della Repubblica Islamica nella regione, soprattutto in Libano e Siria. Cioรจ a ridosso dei confini israeliani โ€“ l’incubo strategico di Tel Aviv. Di conseguenza, l’eliminazione di queste figure รจ la risposta israeliana alla strategia con cui Teheran ha costruito la sua sofisticata rete di proxies.

La mappa dell’asse della resistenza coordinato dall’Iran

Un asse che circonda lo Stato ebraico partendo dalla Linea Blu (la linea di demarcazione tra Israele e Libano), passando per il Golan e scendendo fino al Mar Rosso. E che cerca di mettere sotto pressione lo Stato ebraico in modo permanente con la tendenza sempre piรน marcata ad attivare piรน milizie su piรน fronti contemporaneamente.

Tramite gli omicidi mirati degli ultimi mesi dei capi iraniani e l’attacco a Hezbollah, Israele ha ribaltato il suddetto discorso. Se l’Iran agisce asimmetricamente attraverso i suoi clienti, gli apparati israeliani puntano a imporre costi direttamente sugli iraniani in risposta alle azioni delle milizie guidate da Teheran, palesando l’impossibilitร  iraniana di difendere i propri avamposti a ridosso di Israele. E contando sul fatto che l’Iran non vuole o non puรฒ fare la guerra aperta.

La radiografia dello scontro tra le due potenze regionali mostra quindi che entrambe fanno leva sul proprio principale punto di forza: Teheran la sua rete di milizie; Tel Aviv la superioritร  tecnologica e di intelligence.

Per questo Israele continua sulla strada degli omicidi mirati. Ma si tratta solo di una risposta tattica. E qui emerge il senso dello Stato ebraico per il targeted killing. Uccidendo qualche capo non si elimina un’organizzazione. Cosรฌ come non si puรฒ fermare il programma nucleare iraniano eliminando qualche scienziato.

Le eliminazioni mirate perรฒ possono compensare il mancato raggiungimento di quell’obiettivo strategico, o puรฒ avvicinarlo, attraverso uno schiacciante risultato tattico. Da questo punto di vista, la decapitazione della leadership di Hezbollah fa scuola.

Gli omicidi mirati sono un caso di eccellenza tattica nell’impossibilitร  di raggiungere risultati strategici. In questo senso, sono la piรน perfetta esemplificazione dell’essenza del modo di stare al mondo di Israele. Un piccolo Stato che per via di molteplici disparitร  โ€“ย ย in primisย demografiche โ€“ non puรฒ sconfiggere totalmente i propri nemici.

Ma che cerca di controbilanciare queste vulnerabilitร  mantenendo una netta superioritร  (che puรฒ essere militare, tecnologica o in questo caso di intelligence) cosรฌ da imporre costi spropositati ai propri avversari e raggiungere importanti risultati tattici, anche solo per guadagnare del tempo in piรน.

La fase post 7 ottobre conferma in toto questo assetto. Israele sta pagando un prezzo enorme per lo scontro in atto, ma lo sta facendo pagare ugualmente all’Iran. L’eliminazione di Nasrallah ne รจ la dimostrazione plateale. Resta da vedere se e quanto un approccio simile basti allo Stato ebraico per garantire la propria sicurezza. Con una strategia piรน ampia la sua azione โ€“ giร  devastante โ€“ sarebbe di gran lunga piรน efficace.

Immagine in evidenza: By Oren Rozen – Own work, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=15743612; immagini presenti nell’articolo: 1) https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/9/90/Golda_Meir_03265u.jpg; 2) https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/9/91/The_Axis_of_resistance_map.png

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Federico Massa

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