Il tempo è un essere informe ma paradossalmente concreto, perché incide i suoi segni nella vita di tutti i giorni: si manifesta con le rughe sui volti degli anziani, si palesa con i primi cambiamenti di voce negli adolescenti e si rivela quando dall’asilo ci si ritrova ad ottenere la laurea. Dunque possiamo dire che il tempo è paragonabile all’evoluzione, al progresso, alla trasformazione e al mutamento di tutto ciò che ci circonda.
Però il tempo spesso può coincidere con il concetto di storia: il suo scorrere incessante è una successione di eventi, che modificano il corso degli anni rendendoli più o meno oscuri, come la fine di una guerra o la scoperta di una cura in medicina.
L’uomo purtroppo è vittima di questa macchina perfetta, che indifferente alle sue richieste corre e galoppa come un treno sui binari, sbuffando rumoroso e partorendo ricordi.
La fase della “giovinezza” per Leopardi, ad esempio, era il solo momento durante il quale l’uomo potesse vivere felice, senza dover soffrire a causa delle ingiustizie della “Natura matrigna”: il “reo tempo” però avrebbe poi cancellato e demolito ogni speranza dell’ “età novella”, immergendo l’uomo adulto in un’eterna condizione di tedio. Il tempo dunque non considera le esigenze dell’uomo e non gli concede di vivere i momenti che più preferisce: infatti Baudelaire sosteneva che “il tempo è un giocatore avido che vince senza barare, a ogni colpo”, dunque, concludeva il poeta simbolista francese, “per non essere schiavi martirizzati dal tempo, ubriacatevi, ubriacatevi sempre! Di vino, di poesia o di virtù, come vi pare”.
Di conseguenza al tempo non si può dare una vera risposta, se lo si indaga con le categorie umane, ma può si può immaginare come un’ampia e vigorosa altalena: quando comincia l’oscillazione inizia la vita dell’uomo e la sua interruzione ne determina la fine.
Quando ci si diverte però il tempo diventa una metropolitana fiammante, abbandonando le vesti dell’antico treno a carbone: sfreccia rovente e spesso è talmente veloce che non rispetta nemmeno le fermate. Einstein utilizzò il concetto di tempo per spiegare il concetto di relatività:
“Quando un uomo siede vicino ad una ragazza carina per un’ora, sembra che sia passato un minuto. Ma fatelo sedere su una stufa accesa per un minuto e gli sembrerà più lungo di qualsiasi ora. Questa è la relatività”.
L’orologio
infatti è forse l’ossessione più inquietante dell’uomo: i ritardi, le
coincidenze, gli appuntamenti e le scadenze gettano la società in uno stato di
alienazione totale, poiché la frenesia e lo stress derivano da una necessità di
vivere entro parametri imposti da un essere invisibile.
Si dovrebbe lavorare per vivere e non vivere per lavorare, con l’angoscia di
dover fare tutto subito: spesso una coppia con un figlio vive il proprio
bambino qualche ora la sera, perché il tempo divora e ingloba le giornate, così
come i momenti possibili tra genitori e figli.
“Tempus edax rerum” sostenevano i latini! Cioè “il tempo che tutto divora”: il
tempo dunque può essere un affamato predatore oppure potrebbe essere visto come
un sarto riparatore perché concede sempre un’altra occasione in quel momento
chiamato futuro.
Ma quel momento va colto e riconosciuto con acume e percezione, per far si che resti eterno grazie alla passione con cui lo si vive. Il grande filoso tedesco Schopenhauer infatti sosteneva che “la gente comune si preoccupa unicamente di passare il tempo; chi ha un qualche talento pensa invece a utilizzarlo”: quando si ha la fortuna impagabile di avere a disposizione quel tempo che spesso fugge via, bisogna capirne l’importanza e sfruttarlo al meglio.
Non si pensi solo al presente, perché in un attimo è già passato anche il futuro: infatti si sta vivendo un presente che è stato il nostro futuro ma che sarà il nostro passato.
Carpe diem!
di Davide Chindamo