Se la guerra economica contro laย Federazione Russaย non accenna a placarsi, neanche allโinterno del fronte occidentale la situazione รจ meno tesa. La vecchia Europa si trova presa tra due fuochi: da un lato la Rusia, dall’altro gliย Stati Uniti, dove lโenergia costa un quarto rispetto allโUe e il Congresso ha approvato lโInflation Reduction Act o Ira (cioรจ il Green Deal statunitense), un massiccio sistema di sovvenzioni per favorire le tecnologie verdi.ย
Un ammontare di circa 370 miliardi di dollari per incentivare il reshoring delle catene di produzione, tra cui quelle di energia rinnovabile, batterie e auto elettriche, in Nord America โ Canada e Messico inclusi โ lasciando a bocca asciutta lโEuropa che teme la desertificazione industriale. La mossa di Washington ha giร messo a rischio un importante investimento di Intel su suolo tedesco, di ben 17 miliardi per una nuova fabbrica di semiconduttori, facendo adirare Berlino tanto da spingere lโad del colosso statunitense, Pat Gelsinger, a rassicurare il governo tedesco a Davos. Gelsinger ha dichiarato che con il progetto โstiamo andando avantiโ ma ha anche ricordato la lentezza europea nellโapprovazione del Chips Act.
Berlino teme la deindustrializzazione
Berlino vorrebbe da una parte modificare le norme in materia di aiuti di stato, che attualmente limitano la capacitร dei paesi membri di sovvenzionare le imprese, per evitare lโinasprirsi della concorrenza allโinterno dellโUnione e con gli USA. Lโammontare delle risorse introdotte dallโamministrazione americana, infatti, potrebbe indurre (se non lo stanno giร facendo) molte imprese a delocalizzare e varcare lโAtlantico, senza considerare il considerevole aumento della competitivitร delle stesse imprese americane, foraggiate da cosรฌ consistenti risorse pubbliche.
Se anche la Germania, culla di rigore e austeritร , teme lo spettro della deindustrializzazione, significa che il pericolo รจ concreto, specie se il fronte occidentale non รจ lโunico aperto. Ricordiamo lโannosa questione della concorrenza “sleale” a Oriente: i tedeschi sono ormai consapevoli del pericolo rappresentato dallโaltro grande concorrente, nonchรฉ “rivale sistemico”, che oltre a sussidiare le proprie industrie da decenni controlla anche le filiere delle terre rare, su tutte il litio: la Cina.
In opposizione alla dura (e spesso miope) dottrina mercantilista che ha portato il cancelliere Olaf Scholz e una delegazione di industriali a visitare il presidente Xi Jinping appena dopo la sua terza nomina (di fatto unโincoronazione), il governo tedesco sta lavorando con altri soggetti geopolitici come India e Giappone, mentre le aziende stanno rivalutando i rischi di fare affari in Cina e intensificando le loro attivitร in altri Paesi, spingendo il fenomeno del friendshoring.
Possiamo dire da quanto sta avvenendo in questi giorni che lโUnione Europea si รจ dimostrata decisa a rispondere con fermezza (almeno a parole) allโIra del governo Biden, per fermare sul nascere unโemorragie di competitivitร e imprese e investimenti. Nel consesso dellโEcofin bene ha fatto il ministro dellโeconomia Giancarlo Giorgetti a sottolineare il pericolo di un semplice allentamento delle regole in materia di aiuti di stato, con il risultato di avvantaggiare gli stati membri che godono di un margine di bilancio piรน ampio, aggravando cosรฌ le divergenze economiche allโinterno dellโUnione.
Una mossa che potrebbe frammentare il mercato interno, perchรฉ paesi come la Germania, che hanno conti pubblici piรน in ordine e dunque maggiore disponibilitร di cassa, potrebbero mettere sul piatto molte piรน risorse di quanto possa fare lโItalia, il cui debito pubblico impedisce grandi manovre. Da ultimo agevolare solamente gli aiuti di stato senza costruire una strategia comune e organica potrebbe creare i presupposti per unโEuropa a due velocitร , con conseguenti, ingiusti, squilibri.
La strategia industriale dell’Eliseo
La Francia, patria dello โstato strategaโ in economia, segna un grande attivismo, presentando il piano, chiamato โMade in Europeโ i giorni 9 e 10 febbraio prossimi, al vertice dei capi di stato o di governo dei paesi dellโUE a Bruxelles. La strategia dellโEliseo dovrebbe avere forma quadripartita.
Il primo aspetto riguarderebbe lโimposizione di target comunitari sulle tecnologie chiave per ridurre la dipendenza dai fornitori stranieri e fissare obiettivi di produzione interna entro il 2030, richiamando quanto fatto con il Chips Act in materia di semiconduttori. Vengono richiesti interventi di semplificazione delle procedure autorizzative per i siti industriali e una riforma del mercato energetico comune che garantisca alle imprese energia a prezzi piรน bassi.
Il secondo aspetto punterebbe ad una modifica della normativa europea sugli aiuti di stato: Parigi sostiene la necessitร di garantire sostegni emergenziali a settori critici fino al 2030, sottoforma di sussidi o di crediti dโimposta.
Terzo aspetto sarebbe la predisposizione di fondi europei per i settori chiave, in modo da riequilibrare le differenti capacitร finanziarie dei paesi membri. La Francia ha proposto la creazione di unย โfondo di emergenzaโย che attingerร alle risorse giร raccolte per altri scopi (RePowerEU e magari si potrebbe spingere per una riforma del MES in senso di fondo per la transizione energetica), e successivamente lโistituzione di un nuovo strumento, unย โfondo sovranoโย dedicato alle industrie critiche.
Ultima declinazione della strategia francese, una politica commerciale tale da meccanismi appositi per la difesa dalla concorrenza estera (forse avremo finalmente lโimplementazione della carbon border tax).
Il Net-Zero Industry Act: una quasi risposta europea
Al tentativo di contrastare la politica industriale aggressiva del governo americano ha risposto anche la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, intervenendo al forum di Davos, chiarendo che lโ8 febbraio prossimo, giorno del Consiglio europeo, verrร presentato il Net-Zero Industry Act. Questo il nome altisonante del pacchetto di misure con cui lโUe intende rispondere provvedimento dalla chiara natura protezionista dellโAmministrazione Biden, molto poco in linea con le regole del Wto.
La Commissione propone un piano che punta a ridurre lo svantaggio competitivo dellโEuropa rispetto agli Stati Uniti, offrendo alle imprese europee dei sussidi da utilizzare per finanziare la transizione verde dei processi industriali. Questo strumento europeo, dai contorni ancora fumosi, vorrebbe finanziare con prestiti e sovvenzioni programmi strategici.
Se le caratteristiche dello strumento sono ancora poco chiare, ancora piรน dubbi ci sono in merito alla sua dotazione finanziaria. Avremo lโemissione di nuovi eurobond come durante la pandemia? Avremo come nel caso del Next Generation EU la mutualizzazione del debito? Lโunica certezza รจ che la cosa avrร tempi lunghi, ammesso che ottenga il giusto consenso tra gli Stati membri.
Foto in evidenza di Kateryna Babaieva: https://www.pexels.com/it-it/foto/uomo-che-tiene-la-pala-3361230/