Che cosa sta accadendo
Il mondo ha visto diversi shock petroliferi nel corso degli anni, ma nessuno ha mai colpito lโindustria con la stessa ferocia a cui assistiamo oggi. Mentre i mercati, le imprese e le economie nazionali annaspano per via della crisi mondiale causata dalla pandemia, il prezzo del petrolio รจ crollato. Il periodo attuale รจ talmente denso di eventi, processi, narrazioni e fatti tra di loro interconnessi o concorrenti, che รจ molto facile perdere il filo e non riuscire piรน ad incastrare i pezzi del puzzle. In questo articolo pertanto si tenterร di riordinare un poโ le idee e capire meglio le cause e gli effetti di questo shock petrolifero, che รจ un evento che รจ concorso parallelamente negli stessi mesi della diffusione a livello globale del coronavirus, e che ha raggiunto lโapice proprio negli ultimi giorni, quando il prezzo del petrolio รจ addirittura diventato negativo, per la prima volta nella storia.
Che cosa ha causato il crollo del prezzo del petrolio
Sostanzialmente la causa che ha scatenato il tutto รจ lo shock nella domanda del petrolio. Con il lockdown causato dalla pandemia, infatti, la domanda di prodotti derivati dal petrolio, come la benzina ad esempio, รจ crollata, e per tale ragione anche la domanda di greggio da parte delle raffinerie รจ diminuita drasticamente, ma piรน in generale, la produzione industriale globale si รจ contratta notevolmente, e pertanto lโeconomia in generale domanda meno petrolio. Per contrastare quindi il calo del prezzo, lโOPEC aveva stabilito, agli inizi di marzo, di tagliare la produzione di petrolio di un ammontare di 1,5 milioni di barili al giorno nel secondo trimestre dellโanno, decisione che perรฒ non รจ stata condivisa dallโOPEC+, ossia lโalleanza informale stipulata nel 2016 tra Arabia Saudita e Russia per il controllo congiunto dei prezzi del petrolio, a causa, per lโappunto, del rifiuto di Mosca di tagliare la produzione.
Eโ iniziata qui la guerra del petrolio che ha portato il suo prezzo, a metร marzo, perfino sotto i 20 dollari al barile. In seguito รจ intervenuta la mediazione di Trump che ha stabilizzato per qualche settimana i prezzi, accordandosi con Russia e Arabia Saudita di ridurre congiuntamente la produzione di greggio. Ciรฒ tuttavia non รจ bastato, perchรฉ ormai il mondo รจ inondato di petrolio che nessuno vuole comprare, lโofferta, cioรจ, eccede in una maniera spropositata la domanda. Infatti il 20 aprile, il prezzo del petrolio WTI, il maggior paniere di petrolio di riferimento assieme al BRENT (WTI e BRENT sono, molto banalmente, le due varietร di petrolio di riferimento per i mercati mondiali), รจ sceso addirittura sotto zero, diventando negativo.
Ma cosa significa che il prezzo del petrolio รจ negativo? Chiariamo che nello specifico ciรฒ che รจ collassato sotto lo zero รจ il prezzo dei futures sul petrolio con scadenza a maggio. I futures sono uno dei piรน diffusi sistemi di investimento nel mercato del petrolio, si tratta, spiegato in maniera basilare, di contratti con i quali le parti si obbligano a scambiarsi ad una data scadenza un certo quantitativo di petrolio, ad un prezzo stabilito. Ciรฒ tuttavia รจ, per il momento, una questione โtecnicaโ collegata semplicemente a come i contratti futures vengono scritti. La maggior parte dei compratori infatti continua a comprare petrolio che verrร consegnato a giugno (a circa 20 dollari al barile), non maggio, pertanto il fenomeno che vede le compagnie petrolifere pagare i clienti affinchรฉ acquisiscano il loro greggio non sembra essere per il momento cosรฌ diffuso, tuttavia si prevede che presto il valore dello spazio di stoccaggio possa diventare persino piรน prezioso del petrolio stesso, dal momento che i depositi di stoccaggio si stanno presto riempiendo.
La posizione delicata degli Stati Uniti d’America
Sotto lโamministrazione Trump, gli Stati Uniti sono diventati la prima nazione al mondo per produzione di petrolio, superando Russia e Arabia Saudita. Del resto lโidea del tycoon รจ sempre stata quella di assicurare lโindipendenza energetica degli USA rispetto allโOPEC e a tutti gli altri paesi che avrebbero potuto intaccare gli interessi statunitensi.
Il fatto perรฒ che il settore energetico, e in particolare quello petrolifero, sia diventato cosรฌ importante per lโeconomia statunitense, rende questโultima molto vulnerabile nel caso di drastici crolli del prezzo del greggio. Lโaumento della produzione di petrolio era infatti prevista per mitigare gli effetti nellโeconomia americana degli aumenti improvvisi del prezzo del petrolio, ma di fronte ad uno shock della domanda e ad un eccesso dโofferta delle dimensioni attuali, molte compagnie petrolifere statunitensi rischiano di fallire, lasciando insoluti i propri debiti e dando inizio ad una catena di fallimenti che potrebbe essere molto piรน distruttiva di quella che ebbe luogo nel 2008 con il fallimento di Lehman Brothers. Del resto non รจ un caso che Trump si sia molto impegnato nelle ultime settimane per trovare un accordo cercando di mettere fine al gioco al massacro sui prezzi del greggio di Russia e Arabia Saudita. Ricordiamo che se il settore petrolifero americano dovesse collassare, sono a rischio quasi 10 milioni di posti di lavoro, cioรจ circa lโ8% del PIL statunitense.
L’ambigua posizione russa
La crisi petrolifera sta facendo scricchiolare la giร non
particolarmente performante economia russa, nonostante si fosse fino ad ora
creduto che la Russia fosse molto piรน preparata a sopportare gli effetti di un
crollo dei prezzi del mercato dellโenergia rispetto a qualche anno fa. In
effetti, la politica economica di Putin negli ultimi anni รจ stata
caratterizzata da un focus orientato verso lโautarchia, soprattutto a causa
delle sanzioni, e ciรฒ ha reso la Russia piรน isolata economicamente, ma anche
molto meno influenzabile dagli shock economici globali. Tuttavia, il mercato
interno rimane debole, gli standard di vita permangono bassi e lโeconomia russa
dipende ancora molto dalla produzione di petrolio; per questo lโandamento del
rublo รจ da sempre strettamente correlato con le fluttuazioni del prezzo del greggio,
e infatti dallโinizio del 2020 la valuta russa si รจ svalutata del 30% (una
simile situazione, dove valore del rublo e prezzo del petrolio crollavano
simultaneamente, si era presentata anche nel 2014). Un tale crollo spingerร
certamente verso lโalto lโinflazione, inducendo la banca centrale ad alzare i
tassi dโinteresse per contenerla. Tuttavia aumentare il costo del denaro in un
momento come questo, dove la domanda รจ bassa, peggiorerebbe ulteriormente gli
effetti della depressione. La Russia pertanto si trova di fronte ad un dilemma
di non facile soluzione.
Ma perchรฉ il Cremlino non ha acconsentito sin da subito, assieme allโOPEC, a
tagliare la produzione di barili preferendo piuttosto ingaggiare una guerra dei
prezzi? Si tratta di una mossa strategica per attaccare le compagnie di shale
oil statunitensi, le quali possono mettere in difficoltร , in un prossimo futuro,
lโexport di energia russo. Con un prezzo del petrolio cosรฌ basso, estrarre
shale diventa molto meno conveniente per via dei costi di estrazione elevati, e
in tal modo le compagnie statunitensi rivali vanno in difficoltร .
Tuttavia tale mossa puรฒ rivelarsi azzardata per la Russia, la quale ottiene il
pareggio di bilancio dello Stato con il petrolio a 40 dollari a barile (molto
meno comunque dei sauditi, che lo ottengono a 80 dollari al barile), ma per ora
stiamo ben al di sotto di tale soglia.
Le conseguenze sui due principali rivali del Medio Oriente
Per quanto riguarda il Medio Oriente, รจ facile prevedere che Iran e Arabia Saudita, due economie mono-esportatrici di greggio, soffriranno molto lo shock petrolifero. In particolare, il crollo del prezzo del petrolio limiterร significativamente la politica fiscale espansiva dellโArabia Saudita per far fronte alla recessione, che si prospetta essere la peggiore negli ultimi decenni.
Parlando invece dellโIran, il crollo del greggio sembrerebbe essere lโennesimo evento negativo di un anno particolarmente sfortunato, dopo la crisi di gennaio causata dallโuccisione di Soleimani, le sanzioni americane e lโimpatto devastante del coronavirus. Tuttavia, per lโIran la crisi petrolifera potrebbe non essere cosรฌ distruttiva come per gli avversari sauditi. Infatti, le sanzioni americane avevano giร da tempo limitato fortemente le esportazioni iraniane di greggio, quindi paradossalmente il crollo dei prezzi rende le sanzioni meno dannose di quanto avrebbero potuto essere. Inoltre lโeconomia iraniana รจ relativamente piรน diversificata rispetto a quella dellโArabia Saudita, pertanto, globalmente, lโimpatto sarร molto minore.
La Cina sembra non soffrirne.
Sebbene la Cina sia il quarto produttore di petrolio mondiale, la sua produzione non รจ sufficiente per soddisfare la domanda interna, e pertanto Pechino รจ uno dei maggiori importatori mondiali di greggio. Non รจ infatti un caso che la domanda globale di petrolio sia scesa drasticamente proprio in coincidenza con il lockdown in Cina e il crollo della produzione industriale cinese. Tuttavia, ora la Cina puรฒ approfittare del prezzo del greggio estremamente basso per rimpinguare le proprie riserve di petrolio. In generale comunque, รจ possibile immaginare che in seguito a tale crisi petrolifera, Xi Jinping possa aumentare i ritmi di proiezione nello scenario mediorientale, come aveva giร iniziato a fare nellโultimo periodo.
E noi dove ci collochiamo?
Giungendo a noi, in generale bassi prezzi del petrolio per lโEuropa sono un bene. I paesi europei infatti sono importatori netti di greggio, pertanto il basso costo dellโenergia รจ vantaggioso per i produttori europei (per i consumatori in misura minore dato che le accise rimangono elevate). Tuttavia, nel caso in cui il prezzo del petrolio rimanga eccessivamente basso, la situazione per lโEuropa potrebbe diventare comunque preoccupante. Infatti, se scoppiasse una crisi finanziaria negli Stati Uniti a causa del fallimento delle compagnie petrolifere, si potrebbe ripresentare una situazione simile al 2008, quando la crisi dagli Stati Uniti arrivรฒ in Europa, in particolare attraverso il sistema bancario tedesco. Inoltre in generale unโinstabilitร del prezzo del petrolio crea un clima di incertezza sullโeconomia globale, e pertanto la bilancia commerciale dei paesi europei potrebbe soffrirne.
Conclusioni
Il petrolio, come ben sappiamo, รจ sempre stato uno dei fattori chiave degli sviluppi storici, economici e geopolitici globali, pertanto una crisi petrolifera, specialmente una cosรฌ grave come quella attuale, contribuisce in maniera determinante al protrarsi dellโinstabilitร non solo dellโeconomia ma anche degli equilibri politici mondiali. Dโaltronde, fu proprio una crisi petrolifera, quella del 1973 conseguente alla guerra dello Yom Kippur, a sancire la fine dellโetร dellโoro del capitalismo e la crisi del keynesismo, e in contemporanea lโavvento del paradigma neoliberale, che potrebbe, forse, trovare la sua fine proprio in seguito a questโultima drammatica crisi globale.
Riccardo Calabretta