In Georgia si respira un ยซclima pre-rivoluzionarioยป, dice a Fanpage lโex ambasciatrice georgiana a Bruxelles Natalie Sabanadze. Il riferimento รจ alle proteste di piazza che infiammano Tbilisi da ormai diverse settimane, e che sono giร state comparate a quelle che nel 2014 hanno portato lโUcraina alla rivoluzione di Maidan.
Il piccolo Stato del Caucaso รจ tornato negli ultimi tempi sotto i riflettori internazionali a causa di quella che viene chiamata dalle opposizioni come la โlegge russaโ. Si tratta di un disegno di legge contro le influenze straniere voluto dal partito di governo โSogno georgianoโ, fondato dal miliardario Bidzina Ivanishvili nel 2012 e di recente sanzionato dal Dipartimento di Stato americano.
La legge รจ stata soprannominata in questo modo dai suoi detrattori perchรฉ รจ ispirata a un simile provvedimento fatto approvare in Russia nel 2012, che negli anni ha permesso al Cremlino di multare, attaccare e infine far chiudere decine di media, organizzazioni non governative (Ong), centri studi e organizzazioni, accusati di operare sotto lโinfluenza di Paesi stranieri.
Con 84 voti favorevoli e 30 contrari il testo รจ giร stato approvato in Georgia, e prevede che le Ong e i media che ricevono oltre il 20% dei loro finanziamenti dall’estero si dovranno registrare amministrativamente come ยซorganizzazioni che difendono gli interessi stranieriยป. Ovviamente non sono mancate le critiche da parte di Washington e di Bruxelles, che hanno bollato la legge come antiliberale, contraria al sentimento del popolo georgiano.
Il difficile rapporto tra Mosca e Tbilisi
Come nel caso ucraino del 2014, anche le attuali sommosse in Georgia sono filoeuropee e profondamente antirusse. Secondo i giornali locali, si tratta delle proteste piรน grandi della storia della Georgia indipendente, cioรจ da quando il Paese ha smesso di essere una repubblica socialista dellโUrss nel 1991.
Dal momento della sua indipendenza, Tbilisi ha mantenuto una postura ondivaga con il vicino moscovita. Nella definizione in negativo dei rapporti tra i due Paesi ha sicuramente pesato lโappoggio politico e militare che il Cremlino ha fornito agli indipendentismi interni alla Georgia nei momenti appena seguenti il loro divorzio.
Il caso dellโAbcasia e dellโOssezia del sud ricorda da vicino altri innumerevoli casi di separatismi di matrice nazionalista nati a seguito del collasso di un grande impero, che nel caso georgiano hanno dato vita a una guerra civile svoltasi tra il 1991 e il 1993, in cui abcasi e osseti riuscirono a ritagliarsi una zona dโautonomia in territorio georgiano e a dichiararsi indipendenti de facto.
Nel 2008 le crescenti tensioni tra questi insiemi sfociarono in unโaltra guerra, quella russo-georgiana. Mosca penetrรฒ nel territorio della Georgia, stabilรฌ delle basi militari in Ossezia e Abcasia โ tuttโora presenti โ e costrinse Tbilisi a rinunciare alle rivendicazioni sui territori separatisti (e allโingresso nella Nato).
Come in altre parti dellโex impero sovietico, anche in Georgia la sempiterna tattica del divide et impera stabilรฌ dei difficili rapporti tra russi e georgiani, con i secondi volti verso un totale affrancamento dallโex egemone e i primi impegnati a mantenere qualche sorta di controllo sulle loro periferie.
Dove va la Georgia?
Circa lโ80% dei georgiani vuole entrare nellโUnione europea. Si tratta di una statistica che viene riportata quasi ovunque nel dibattito su quale sarร il futuro del piccolo Paese caucasico. Lโosteggiato partito al potere aveva infatti vinto le elezioni parlamentari del 2020 con la promessa di portare Tbilisi nellโorbita di Bruxelles, per poi invertire la rotta una volta al governo.
Intanto il Capo dello Stato, Salome Zourabichvili, ha imposto il veto sulla legge russa, anche se il governo detiene una maggioranza sufficiente per annullarlo. ยซOggi ho posto il veto [โฆ] sulla legge, che รจ russa nella sua essenza, e che contraddice la nostra costituzioneยป, ha detto in un comunicato televisivo. La presidente ha anche affermato che la legge va contro allโarticolo 78 della Costituzione, che obbliga il governo a perseguire lโintegrazione euro-atlantica.
Se questi sentimenti filoccidentali siano genuini tra la popolazione non รจ questione dibattuta, vista lโenorme partecipazione alle proteste in un Paese di appena 3,7 milioni di abitanti. Tuttavia, la politica sembra ancora lontana dallโassecondare in toto il volere del popolo, che rischia di ingenerare reazioni da parte del vicino russo.
Se la Georgia entrasse nella Nato o nellโUnione europea sarebbe infatti una sconfitta cocente per Mosca, che difficilmente accetterebbe senza opporsi il passaggio di Tbilisi nella zona dโinfluenza euroatlantica, soprattutto a seguito del deteriorarsi dei rapporti tra il Cremlino e lโOccidente seguito alla guerra in Ucraina.
A contare nei calcoli di Mosca รจ soprattutto lโalto valore geostrategico della Georgia: Tbilisi รจ inserita nella complessa regione del Caucaso, a ridosso delle riottose repubbliche autonome russe che in passato hanno creato non pochi problemi allโunitร della Federazione, Cecenia in primis.
Si tratta di inoltre di una ragione dove il Cremlino ha perso influenza negli ultimi anni. In particolare a seguito delle due guerre, rispettivamente del 2020 e del 2023, tra lโArmenia e lโAzerbaijan, in cui Mosca si รจ rifiutata di intervenire a fianco di Yerevan, rovinando i rapporti, mentre Baku, inserita in orbita turca, ha riportato una vittoria schiacciante.
Date queste considerazioni, si puรฒ quindi dedurre cheย difficilmente la Georgia verrร totalmente integrata nel sistema euroatlantico. Continueranno gli ammiccamenti tra Tbilisi e lโOccidente, come continueranno le pressioni del vicino moscovita affinchรฉ questi non raggiungano un livello minaccioso per la sicurezza nazionale russa e la sua influenza nel mosaico caucasico. Anche se una rivoluzione sullo stile di Maidan 2014 non puรฒ essere esclusa.
Immagine in evidenza: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Hold_the_Line_-_49961548888_Georgia_National_Guard.jpg