Nel secolo corrente gli Stati Uniti identificano nella Repubblica Popolare Cinese la minaccia principale alla propria supremazia. Secondo lโIndo-Pacific Strategy of the United States del 2022 โ documento strategico emesso dalla Casa Bianca โ la Cina รจ oggi impegnata a realizzare una propria sfera di influenza nellโIndo-Pacifico al fine di diventare la maggior potenza del mondo, combinando la sua forza economica, militare, diplomatica e tecnologica.
Gli apparati statunitensi vedono come necessario il contenimento dellโespansionismo cinese per garantire la sicurezza nazionale, la prosperitร economica degli americani e la pace della regione. Per motivi storici e soprattutto dopo il secondo conflitto mondiale, gli Usa possono contare su vari avamposti e Paesi alleati nel Pacifico, questโultimi accomunati dalla paura di possibili azioni ostili da parte di Pechino.
Il Paese del Dragone รจ infatti determinato a proiettarsi ben oltre i mari che bagnano le proprie coste. A tal proposito, molta attenzione viene rivolta verso lo sviluppo della flotta โ di recente costruzione sono le uniche due portaerei cinesi, entrate in servizio nel 2012 e 2019, mentre una terza sta per essere varata โ e lโapertura di nuove basi militari allโestero.
Nonostante lo sviluppo tecnologico e della tecnica militare abbia portato alla creazione di sofisticati sistemi missilistici che possono colpire a grande distanza, ancora oggi il primato di Washington si fonda sullโabilitร di controllare le principali rotte marittime e oceaniche attraverso le quali passa lโ80% delle merci mondiali.
Questa capacitร poggia le basi sugli assunti dellโammiraglio della US Navy Alfred Thayer Mahan che, con i suoi scritti a cavallo tra XIX e XX secolo, ha teorizzato per primo lโimportanza per gli Usa di proiettarsi negli oceani al fine di gestire i traffici commerciali nel loro insieme e assicurarsi la supremazia sugli altri Paesi.
Mahan e il Sea Power
Quando nel 1890 Mahan terminรฒ di scrivere la sua opera piรน significativa โ The Influence of Sea Power upon History, 1660-1783 โ gli Stati Uniti avevano completato la loro espansione territoriale ed erano passati oltre lโesperienza della guerra civile. Grazie a unโeconomia fiorente e guidati dallโideale di โdestino manifestoโ, gli americani โ secondo Mahan โ erano in quel momento pronti ad andare oltre la โDottrina Monroeโ per favorire il progresso del Paese.
In questo modo, si sarebbero sfruttate tutte le potenzialitร degli Usa, a partire dal loro posizionamento geografico, fattore chiave per il perseguimento del potere marittimo โ Sea Powerโ insieme ad altri elementi come la conformazione delle coste, il carattere della popolazione e il tipo di governo.
Le riflessioni di Mahan hanno avuto un forte impatto prescrittivo per gli apparati del governo statunitense. Lโautore stesso caldeggiรฒ la partecipazione alla guerra ispano-americana (1898), con la quale il Paese si assicurรฒ il controllo di Cuba, Porto Rico, Guam e le Filippine.
Il conflitto avrebbe infatti implicato un importante incremento delle unitร navali, essenziale per presidiare le rotte nel Pacifico e difendere la costa occidentale da una potenza emergente nella regione, il Giappone.
Nel 1916 il Congresso approvรฒ il โBig Navy Actโ, seguendo le indicazioni di Mahan circa la necessitร di possedere una grande flotta da guerra per far valere i propri interessi. In 20 anni, le unitร della marina americana passarono da 72 nel 1897 a 774 nel 1918, di cui 39 corazzate.
Analizzando alcuni documenti prodotti oggi dalle istituzioni di Washington come โNaval Warfareโ โ il manuale congiunto della Marina, del Corpo dei Marines e della Guardia Costiera โ e lo โStrategic Management Planโ del Pentagono, possiamo notare come, piรน di un secolo dopo, il Sea Power sia ancora individuato come lโobiettivo primario degli Usa per garantire la sicurezza e la prosperitร economica della popolazione. A tale fine, la marina รจ descritta come impegnata a prevenire qualsiasi aggressione cinese, contando anche sullโaiuto di alcuni alleati.
Lโimportanza del Pacifico per Mahan
Mahan descriveva il Pacifico come unโarea geopoliticamente vuota ma contendibile dalle potenze europee, dal Giappone e dagli Stati Uniti. Questโultimi avrebbero dovuto occupare una serie di avamposti โ ovvero isole, atolli e scogli โ al fine di prevenire qualsiasi mossa degli altri Paesi.
Giร entro la fine del XIX secolo gli Usa avevano esteso la loro sovranitร sulle isole Hawaii, le Midway, lโIsola di Wake, le Samoa, Guam e altre piccole isole che, insieme allโAlaska โ acquisita dalla Russia nel 1867 โ rappresentano ancora oggi la rete di territori che permette il controllo di questo oceano e delle rotte che collegano lโAmerica, lโOceania e lโIndo-Pacifico.
In The Problem of Asia (1900), Mahan descrive il continente asiatico come una grande distesa essenzialmente vuota nella quale un forte attore locale puรฒ proiettarsi senza che le potenze marittime possano intervenire. Lโautore si riferisce in particolare a Russia e Cina. Ma, mentre la prima non potrebbe mai minacciare seriamente gli interessi americani data la lontananza dai mari aperti e caldi, fattore che la colloca in una posizione molto sfavorevole, la Cina รจ sia una potenza di terra che, teoricamente, di mare.
Per questo Mahan era convinto della necessitร della โpolitica della porta apertaโ verso Pechino. Non solo per questioni economiche e commerciali, ma anche relative alla sicurezza delle nazioni occidentali, le quali si sarebbero trovate in pericolo nel momento in cui la Cina avesse perseguito una linea di azione propria.
Cento anni dopo, mentre la Russia cerca ancora di approdare ai mari caldi, Pechino ha superato il โsecolo delle umiliazioniโ e, sotto la guida del Partito Comunista, negli ultimi decenni ha attraversato una crescita economica impetuosa tanto da diventare โingombranteโ e minacciosa per i Paesi vicini. Proprio verso questโultimi รจ rivolta lโattenzione statunitense per ricercare un bilanciamento di potenza nella regione dove รจ dispiegata la Settima Flotta.
Alleati e alleanze per fermare Pechino
Per affrontare la sfida posta da Pechino, il Segretario di Stato Antony Blinken ha riassunto la politica dellโattuale amministrazione con tre parole: โinvestire, allearsi e competereโ. Tra i partner di lunga data nella regione vi sono la Corea del Sud e il Giappone.
Questโultimo in particolare รจ impegnato in un progressivo riarmo in contrasto con alcune disposizioni della sua stessa Costituzione che vietano lo sviluppo di qualunque forza terrestre, navale e aerea. Il Paese รจ centrale nella strategia americana di contenimento della Cina tenendo anche conto dei seguenti due elementi.
In primo luogo, Tokyo ospita piรน di 50 mila unitร del personale militare americano considerando le forze armate nel loro complesso. In particolare, di grande rilevanza sono la base navale a Yokosuka โ sede del quartier generale della Settima Flotta โ e le installazioni sullโisola di Okinawa, data la loro vicinanza a Taiwan.
Secondariamente, il Paese รจ parte del Quad โ Quadrilateral Security Dialogue โ alleanza informale stretta giร nel 2007 con Australia, India e Usa in funzione anticinese e con la quale i partecipanti, tramite una dichiarazione congiunta del 2021, mettono in guardia sullโimportanza di contrastare ogni rivendicazione del Dragone nel Mar Cinese Meridionale e Orientale al fine di garantire la sicurezza e la libertร nellโIndo-Pacifico.
Un altro patto รจ lโAukus โ acronimo di Australia, Regno Unito e Usa โ una partnership per collaborare sulla difesa navale, la cybersicurezza e con la quale Washington e Londra si impegnano ad aiutare Canberra nella costruzione di sottomarini a propulsione nucleare.
Questโultima, oltre a essere al centro delle alleanze su cui Washington fa affidamento, da qualche anno รจ molto critica riguardo le iniziative di Pechino come la Nuova via della seta, ritenuta destabilizzante per alcuni Paesi della regione per i rischi di โtrappola del debitoโ in cui questi possono incorrere.
Nella strategia americana trovano posto anche le Filippine. Manila ha infatti dei contenziosi aperti con Pechino riguardo la sovranitร delle Isole Spratly, localizzate nel Mar Cinese Meridionale, e ha da poco deciso di mettere a disposizione di Washington ulteriori quattro postazioni per lโinvio di truppe, portando il totale delle basi statunitensi nel Paese a nove.
Infine, la Casa Bianca ha annunciato nel maggio 2022 lโIndo-Pacific Economic Framework for Prosperity (IPEF), un ambizioso progetto di integrazione economica con altri 12 Paesi della zona tra cui Nuova Zelanda, Australia, Indonesia, Filippine, Vietnam, Giappone e India.
Sulla carta questo partenariato prevede una stretta collaborazione sui settori del commercio, dellโenergia rinnovabile, delle catene di approvvigionamento e della lotta alla corruzione; in realtร , molti la ritengono unโiniziativa in contrasto con la Via della seta cinese e utile per rinsaldare i rapporti con i Paesi partecipanti.
Foto in evidenza: By US Indo-Pacific Command – https://commons.wikimedia.org/wiki/File:INDOPACOM_Emblem_2018.png, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=119427793 By J. E. Purdy, Boston, Massachusetts – https://hdl.loc.gov/loc.pnp/cph.3c20219, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=319599