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La Macedonia del Nord alla prova della storia

La Macedonia del Nord alla prova della storia

Superata la disputa con la Grecia per il nome ed entrata nella Nato, Skopje รจ ora coinvolta in una controversia su identitร  e lingua con la Bulgaria. Quale futuro per il piccolo Paese balcanico?

Il 14 luglio 2022 la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, tenne un atteso discorso presso il parlamento della Macedonia del Nord.

L’occasione fu utile per mettere in mostra tutta la sua frustrazione dovuta al fatto che Skopje non avesse ancora iniziato i negoziati di adesione allโ€™Unione Europea, sebbene la Commissione ne stesse raccomandando lโ€™apertura da 13 anni.

La presidente si disse perรฒ certa del futuro allโ€™interno dellโ€™Ue del Paese, questโ€™ultimo protagonista ยซdi encomiabili sforzi per rafforzare lo Stato di diritto e combattere la corruzioneยป e descritto come ยซun modello di successo di societร  multietnica e variegataยป, dove i media sono liberi e la societร  civile dinamica.

Un anno dopo, la Macedonia del Nord non รจ ancora riuscita a risolvere la complicata disputa con la Bulgaria che, iniziata nel 2020 con la decisione del governo di Sofia di mettere il veto al processo di adesione di Skopje allโ€™Ue, continua a condizionare il futuro del Paese, il quale rischia di rimanere impantanato e di โ€œperdere il trenoโ€ dellโ€™integrazione alle istituzioni europee.

I motivi della discordia

Allโ€™origine della questione vi sono delle rivendicazioni di carattere storico, linguistico e identitario. In particolare, secondo parte dellโ€™establishment bulgaro, sin dalla nascita della Repubblica Socialista di Macedonia (1944), la classe politica macedone avrebbe portato avanti una narrazione ideologica specificatamente anti-bulgara.

Questa si sarebbe acuita a partire con lโ€™indipendenza dalla Jugoslavia dichiarata nel 1991 e il perseguimento dellโ€™integrazione nelle istituzioni euro-atlantiche.


Giร  nellโ€™ottobre del 2019 il governo di Sofia aveva elaborato un controverso documento โ€“ denominato โ€œframework positionโ€ โ€“ col quale assumeva una posizione riguardo il possibile futuro allargamento dellโ€™Ue a nuovi Stati.

Pur accogliendo favorevolmente lโ€™ennesima raccomandazione della Commissione di avviare i negoziati di preadesione con Tirana e Skopje, in esso era presente una lista di decine di richieste che la Macedonia del Nord era tenuta a soddisfare entro breve tempo. Tra le tante, essa non avrebbe dovuto riconoscere alcuna minoranza macedone presente sul territorio bulgaro, mentre sarebbe stato necessario rimuovere ogni riferimento allโ€™occupazione โ€œfascista bulgaraโ€ โ€“ risalente al secondo conflitto mondiale โ€“ da statue e altri monumenti macedoni. In questo senso, si chiedeva anche di riabilitare tutti i perseguitati da parte del regime jugoslavo poichรฉ di etnia bulgara.

Ancora piรน importante la sezione relativa alla lingua. Come ribadito anche qualche mese piรน tardi dallโ€™Accademia Bulgara delle Scienze tramite una pubblicazione specifica sul caso, Sofia affermava che la lingua della Macedonia del Nord fosse una varietร  dialettale sud-occidentale dellโ€™idioma bulgaro standard. Una variante di esso, appunto, ma non un linguaggio a sรฉ stante.

Con questi presupposti, il suddetto documento invitava le istituzioni europee ad utilizzare in ogni sede e in ogni atto il termine โ€œlinguaggio ufficiale della Repubblica della Macedonia del Nordโ€ invece di โ€œlingua macedoneโ€.

Inoltre, Sofia pretendeva una riformulazione dei capitoli di storia contemporanea dei testi scolastici macedoni, al fine di eliminare le varie espressioni di odio contro i bulgari in essi presenti.

Lโ€™esecutivo ha infine fatto valere la propria posizione di forza imponendo un vero e proprio veto nel novembre 2020 e ribadendolo nellโ€™ottobre 2021, bloccando di fatto ogni negoziato per lโ€™accesso del Paese balcanico allโ€™UE.

Skopje – Macedonia Square | da Wikimedia Commons

Da parte sua, Skopje ha sin da subito ribadito il carattere assolutamente โ€œscientificoโ€ della lingua macedone, questโ€™ultima ben distinta da quella bulgara.

Buona parte dellโ€™opinione pubblica ha invece visto in quanto successo un nuovo tentativo di ricatto da parte di un Paese confinante, molto simile alla disputa decennale con la Grecia riguardo la denominazione del Paese, risolta solo poco tempo prima con lโ€™accordo di Prespa e la mutazione del nome da Repubblica di Macedonia a Repubblica della Macedonia del Nord.

Come conseguenza, giร  a fine 2019, piรน del 20% dei cittadini di questโ€™ultimo Paese identificava la Bulgaria come nazione nemica โ€“ erano appena lโ€™1% nel 2018 โ€“ e non sono mancati episodi eclatanti, come lโ€™incendio di bandiere bulgare.

Ambiguitร  della politica di Sofia

Lโ€™escalation voluta da Sofia si รจ trattata, in realtร , di un fatto inatteso per quelle che erano state le relazioni โ€“ ambigue ma mai cosรฌ conflittuali โ€“ tra i due Stati.

Seppur non identificando apertamente lโ€™esistenza di un gruppo etnico e di una lingua macedone, nel 1991, la Bulgaria fu il primo Paese al mondo a riconoscere lโ€™indipendenza dalla Macedonia, con la quale firmรฒ una Dichiarazione Congiunta nel 1999 al fine di regolare le relazioni bilaterali.

Qui veniva sottolineata la mutua necessitร  di cooperazione che, basandosi su rispetto e fiducia, avrebbe perseguito gli interessi dei rispettivi popoli promuovendo scambi commerciali e culturali, nonchรฉ lโ€™espansione e il miglioramento della rete dei trasporti.

Inoltre, veniva riportato come nessuna delle parti avrebbe perseguito alcun tipo di rivendicazione territoriale nei confronti dellโ€™altra.

Quasi 20 anni dopo e con Sofia posta in una posizione di forza a conseguenza di essere giร  Paese membro della Nato e dellโ€™UE, questa politica di โ€œbuon vicinatoโ€ รจ culminata con la sottoscrizione dellโ€™ยซAccordo di amicizia e cooperazioneยป (2017).

Nel testo โ€“ questa volta vincolante โ€“ sono riconosciute le aspirazioni della Macedonia allโ€™integrazione nelle strutture europee ed euro-atlantiche e viene messo per iscritto come i due Paesi e i due popoli siano โ€œconnessi dalla loro storia comuneโ€.

Punto centrale del trattato รจ la creazione di una โ€œcommissione multidisciplinare mista di esperti sulle questioni storiche ed educativeโ€ con lโ€™obiettivo di risolvere le differenze di interpretazione dei diversi eventi storici e organizzare celebrazioni congiunte in onore di personalitร  afferenti al passato comune (art. 8).  

Con queste basi gli eventi successivi alla firma del patto appaiono ancor piรน equivoci.

Molti osservatori sono infatti concordi nel valutare il veto bulgaro come mosso principalmente da ragioni di politica interna: nel 2020 il governo di Bojko Borisov, nel pieno delle proteste contro la corruzione di cui vari apparati, politici, funzionari e organi dello Stato erano accusati, ha giocato la carta della retorica nazionalista per individuare un comune โ€œnemicoโ€ e cercare di placare le manifestazioni di piazza.

Detto questo, un radicato sentimento anti-macedone รจ ben presente anche nella maggioranza della popolazione. Ad esempio, ad inizio 2022 un sondaggio sottolineava come quasi il 70% dei bulgari fosse contrario a supportare il processo di adesione della Macedonia del Nord senza un preliminare accordo tra le parti per risolvere la contesa.

La crisi politica in cui รจ precipitato il Paese a partire dal 2021 โ€“ con ben cinque elezioni legislative susseguitesi in appena due anni e la formazione di variegate e instabili maggioranze parlamentari โ€“ ha contribuito ad alienarsi il favore delle istituzioni europee, che difficilmente comprendono la posizione bulgara, e aumentarne lโ€™isolamento internazionale.

Da citare infatti una risoluzione del Parlamento europeo del marzo 2021 con la quale viene espressa solidarietร  agli abitanti della Macedonia del Nord e si ricorda agli Stati membri come la politica di allargamento non debba essere ostacolata da interessi unilaterali ma basata su criteri oggettivi.

Una possibile modifica costituzionale

Tra fine 2021 e inizio 2022 due eventi hanno necessariamente segnato la vicenda qui descritta.

In primo luogo, la formazione a Sofia di una nuova compagine governativa guidata dal Primo Ministro Kiril Petkov. Sebbene lโ€™evento non abbia comportato la fine dellโ€™impasse del sistema politico del Paese โ€“ lโ€™esecutivo รจ restato in carica per meno di un anno e, successivamente, si sono giร  tenute due nuove elezioni che hanno portato alla formazione di differenti coalizioni โ€“ Petkov ha intrapreso un approccio alla questione piรน conciliante e meno ideologico, recandosi in visita ufficiale a Skopje appena il suo omologo โ€“ Dimitar Kovaฤevski โ€“ รจ stato nominato a capo del governo.

Inoltre, con lโ€™inizio dellโ€™invasione russa in Ucraina, alcuni Paesi e istituzioni europee hanno avvertito una rinnovata urgenza nel portare avanti il processo di adesione della Macedonia del Nord e dellโ€™Albania, ritenuto primario al fine di evitare qualsiasi interferenza esterna e garantire la stabilitร  dei Balcani occidentali.

Questo nuovo corso si รจ quindi concretizzato nellโ€™estate del 2022. Dopo le parole della presidente von der Leyen prima riportate, il parlamento macedone ha approvato una risoluzione per venire a capo della controversia tramite la cosiddetta โ€œproposta franceseโ€, la quale prevede che Skopje riconosca โ€“ modificando la costituzione โ€“ la presenza di una minoranza bulgara sul proprio territorio.

Poche settimane prima anche il parlamento di Sofia aveva accettato il progetto, consentendo al governo di togliere il veto nel caso in cui la Macedonia del Nord avesse approvato la riforma costituzionale.

Il 19 luglio 2022 sono perciรฒ iniziati i negoziati di adesione. A piรน di un anno di distanza, perรฒ, la situazione รจ sostanzialmente rimasta invariata.

Lโ€™emendamento alla costituzione non solo richiede la maggioranza dei due terzi per essere approvato ma รจ anche inviso e contrastato da una cospicua compagine politica. Unโ€™altra conseguenza di questa vicenda รจ stata infatti la costante crescita nei sondaggi del maggior partito di opposizione, il Vmro, da subito molto critico nei confronti dellโ€™emendamento.


Si pensa che questa formazione voglia raccogliere la frustrazione di tutti quei macedoni che vedono un atteggiamento ricattatorio nelle mosse della Bulgaria โ€“ con la quale non vogliono scendere a compromessi โ€“ e massimizzare il risultato elettorale nelle prossime elezioni politiche che, salvo sorprese, si terranno verso la metร  del 2024.

Lโ€™arco temporale in cui approvare la modifica della costituzione si restringe quindi sempre piรน. Mentre le tensioni tra i due Stati non vengono meno โ€“ poche settimane fa lo stesso Kovaฤevski ha paragonato le azioni bulgare verso il suo Paese a quelle della Russia verso lโ€™Ucraina โ€“ sullo sfondo sempre piรน attori europei vedono nella possibilitร  del โ€œdisaccoppiamentoโ€ tra i processi di adesione di Tirana e Skopje unโ€™opzione sempre piรน concreta.

Insomma, il futuro del piccolo Paese dei Balcani รจ incerto e ancora tutto da scrivere.

Foto in evidenza: “A warrior on a horse?” by young shanahan is licensed under CC BY 2.0.

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Alessandro Taviani

Alessandro Taviani

Sono nato nel 1998 e abito in provincia di Firenze. Storia รจ da sempre la mia materia preferita ma da anni studio e mi interesso di politica internazionale, delle relazioni tra Stati e del mondo della diplomazia. Laureato in Scienze Politiche nel 2021, adesso sono laureando presso la magistrale di Studi Internazionali dell'Universitร  di Pisa. Collaboro con Aliseo per il puro piacere di scrivere e approfondire temi inerenti all'attualitร .

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