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L’ultimo numero della rivista di Aliseo, dedicato al futuro degli Stati Uniti. 14 analisi per capire l’America, dalla geopolitica alla crisi interna

LA TRISTE BELLEZZA DI YASUNARI KAWABATA

LA TRISTE BELLEZZA DI YASUNARI KAWABATA

โ€œPer la sua abilitร  narrativa, che esprime con grande sensibilitร  lโ€™essenza del pensiero giapponeseโ€: questa la motivazione con cui, nel 1968, lโ€™Accademia Svedese attribuรฌ, per la prima volta nella storia, il premio Nobel per la letteratura ad uno scrittore giapponese, Yasunari Kawabata.

โ€œPer la sua abilitร  narrativa, che esprime con grande sensibilitร  lโ€™essenza del pensiero giapponeseโ€: questa la motivazione con cui, nel 1968, lโ€™Accademia Svedese attribuรฌ, per la prima volta nella storia, il premio Nobel per la letteratura ad uno scrittore giapponese, Yasunari Kawabata.

Nato nel 1899, ad Osaka, orfano di padre e madre alla tenera etร  di due anni, cresce col nonno lontano dai turbamenti politici e culturali che nel giro di poco avrebbero sconquassato i deboli equilibri nipponici. E a riprova del fatto che le esperienze compiute in tenera etร  ci segnano per tutta la vita, va detto che il Premio Nobel non prese mai attivamente parte alla vita politica del suo Paese, lasciando questโ€™onere allโ€™amico e discepolo Yukio Mishima. Se la potenza di scrittura e lโ€™intensitร  di vita di Mishima รจ paragonabile ad un ciliegio, che sboccia in modo improvviso e prepotente, la vita di Kawabata, che si riflette necessariamente nella sua poetica, รจ piรน simile ad un fiore di loto, delicato e perennemente in bilico tra lโ€™istantanea bellezza della fioritura e la decadente intensitร  dellโ€™avvizzimento.

Ed รจ proprio tale bellezza, e la ricerca della stessa, che lโ€™autore rincorre in tutte le sue opere: la ricerca della bellezza nel continuo contrasto tra un mondo ideale di purezza ed innocenza e quello della miseria umana. Tale leit motiv si ritrova in pressochรจ tutte le opere di Kawabata, attento osservatore della realtร  che lo circonda, una realtร  febbricitante di cambiamenti, in cui tutto รจ in continuo divenire. Con una scrittura limpida, ma al contempo allusiva, lโ€™autore indaga lโ€™animo umano, lo analizza e ne sottolinea un erotismo intrinseco, in cui morte, solitudine ed eccitazione convivono e trovano fondamento lโ€™uno nellโ€™altra.

Attraverso lโ€™approccio dellโ€™autore alla scrittura, il lettore si trova catapultato in un mondo onirico, in cui godere di ogni singolo dettaglio, di ogni singola immagine, in cui inebriarsi di ogni scorcio che la realtร  dello scrittore ci offre: nulla รจ lasciato al caso, ogni anfratto dellโ€™animo umano trova ragion dโ€™essere nella poetica di Kawabata. Eโ€™ questa la forza e la bravura di Kawabata, far sรฌ che il lettore venga immerso in una miriade di stimoli sensoriali.

Nel leggere le pagine di questo delicato fiore di loto si รจ colti da spavento, quello spavento che coglie lโ€™animo umano di fronte a qualcosa di potente, di sconosciuto, ma che in fondo si ha la sensazione di conoscere da sempre: รจ come incontrare per la prima volta uno sconosciuto, scrutarlo, cercare di capirlo. Ed arrendersi poi allโ€™evidenza: quello sconosciuto ci sembra in realtร  di averlo sempre conosciuto, sappiamo cosa sta pensando e sappiamo interpretare i suoi pensieri. E allora teniamo stretto a noi quello straniero, lo consideriamo alla stregua di un amico perduto e ritrovato, di cui รจ impossibile fare a meno. Venuti a contatto con un autore cosรฌ eclettico e complesso nella sua semplicitร , รจ impossibile abbandonarlo, pensare di poterne fare a meno: il suo stile inebria il lettore, lo conduce per mano alla scoperta di un mondo melanconico, bello da far male, vivido in ogni sua sfumatura. Le bellissime descrizioni, i colori e la grande capacitร   narrativa di Kawabata ci restituiscono una visione incantevole di questi personaggi e dei loro turbamenti.

Non รจ un caso, quindi, che anche il discorso pronunciato al momento del ritiro del Premio Nobel, nel 1968, (di fronte agli scombussolamenti e ai tumulti delle ribellioni giovanili, in cui tutto era caos e disordine) sia un inno alla bellezza, una bellezza sinonimo di ordine e compostezza. โ€œ Quando abbiamo la fortuna di venire a contatto con la bellezza, allora pensiamo agli amici piรน cari, allora vorremmo dividere con loro questa gioia; insomma lโ€™emozione della bellezza risveglia piรน che mai lโ€™affetto delle personeโ€. Ed istintivamente, Kawabata diviene lโ€™amico di tutti noi, di tutti i suoi lettori, di tutte quelle persone che appena lo conoscono capiscono di non volerlo piรน perdere, di non poter piรน fare a meno di lui, perchรจ se si perde questo amico prezioso, si perde la capacitร  di vedere la bellezza.

E come il lettore ritrova in Kawabata un vecchio e al contempo nuovo amico, cosรฌ Kawabata trova il suo personale confidente, il suo pupillo: Yukio Mishima. Fu il primo a scoprirne il genio, lโ€™irrequieta capacitร  di vivere la sua epoca, il rifiuto di piegarsi ad una modernizzazione che non gli apparteneva. E fu lโ€™ultimo a riprendersi dalla sua morte; anzi, non si riprese mai.

Quella morte improvvisa lo sconvolse, quella ferita aperta non si rimarginรฒ e, forse, contribuรฌ alla morte di Kawabata stesso. Impossibile sopravvivere in un mondo in cui non ci si riconosce piรน, in cui lโ€™amico fidato che ci permette di vedere la bellezza che ci circonda viene meno. Troppo greve la terra per questo delicato fiore di loto, abituato ad una bellezza ormai impossibile da scorgere.

E quindi, a tutti i lettori, non rimane che la consolazione di avere per sempre uno strumento per scorgere la bellezza del mondo; la felicitร  di aver trovato un amico che mai se ne andrร ; la fortuna di essersi potuti imbattere, nella propria vita, in unโ€™anima bella, pura ed incontaminata tra le difficoltร  del mondo.

Miriam Nardi

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