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L’ascesa di Alternative für Deutschland e l’incerto futuro della Germania

L’ascesa di Alternative für Deutschland e l’incerto futuro della Germania

L'ascesa della destra radicale in Germania ha a che fare con la crisi della Repubblica Federale e dei partiti tradizionali. Qual è il futuro di Berlino in Europa?

La settimana scorsa il gruppo politico sovranista Identità e democrazia (Id) del Parlamento Europeo ha espulso il partito tedesco di estrema destra Alternative für Deutschland (Afd). «Il gruppo Id non vuole più essere associato agli incidenti che hanno coinvolto Maximilian Krah, capo della lista Afd per le elezioni europee», si legge nel comunicato di espulsione.

La questione nasce e si sviluppa intorno a un’intervista di Krah al giornale italiano “La Repubblica”, dove afferma che i membri delle Schutzstaffel (Ss) non erano tutti criminali di guerra.

A seguito del fatto, Krah è stato costretto dalle pressioni interne al suo partito a dimettersi dal Comitato esecutivo federale di Afd. «Afd si sforzerà ovviamente di garantire un gruppo potente al Parlamento europeo con una delegazione più ampia», hanno rassicurato i portavoce del partito.

L’ascesa di Afd marca la polarizzazione della società tedesca

Non è la prima volta che esponenti di punta di Afd finiscono al centro dei riflettori per via di gesti o dichiarazioni deplorevoli. Il caso, a gennaio di quest’anno, dell’incontro segreto tra alcuni membri del partito con il leader austriaco dell’ultradestra Martin Sellner e l’ipotesi di un piano per l’espulsione di massa dei migranti, aveva scatenato delle partecipatissime manifestazioni contro Afd nelle principali città tedesche.

Proprio riguardo a questo evento, senza precedenti nella storia della Germania riunificata, è difficile tracciare un parallelismo con altre realtà in Europa. Non che negli altri Stati del Vecchio Continente manchino partiti populisti di estrema destra, ma è come se in Italia o in Francia, per fare un esempio, centinaia di migliaia di cittadini scendessero nelle maggiori piazze del Paese per manifestare contro un partito che non occupa nemmeno una rilevante posizione di potere. 

Le proteste di gennaio sembrano dunque essere state il sintomo di una nuova e inedita polarizzazione nella società tedescaL’ultimo fatto successo nei giorni scorsi nel Baden-Württemberg, a Mannheim, alimenta la credenza: durante una manifestazione dell’estrema destra, un uomo armato di coltello ha aggredito degli attivisti anti-islam, puntando in particolare al politico Michael Stuerzenberger, prima di essere neutralizzato dagli agenti di polizia.

Proprio la lotta all’immigrazione e il nodo della convivenza tra allogeni e tedeschi sono i temi sui quali il partito di Alice Weidel e Tino Chrupalla propone le formule più oltranziste, ragion per cui incassa così tante critiche, ma anche un notevole seguito

Invero, sempre più cittadini della Bundesrepublik percepiscono i migranti come una minaccia. I primi, da sempre abituati a pensare i secondi alla stregua di gastarbeiter (lavoratore ospite), anche se oggi compongono circa il 20% della popolazione e non hanno intenzione di tornare nei loro Paesi d’origine.

Sulla crescita dei sentimenti xenofobi e nazionalisti influisce però un altro grande tema, reale motore dello slancio di Afd e causa di ogni male recente per la Repubblica federale, ovvero la crisi di quel sistema di credenze che aveva garantito alla Germania una relativa stabilità sociopolitica negli anni passati.

Lo scoppio della guerra in Ucraina ha smontato per Berlino due convinzioni in particolare: quella di potersi affidare a tempo indeterminato sulla deterrenza americana e quella di poter contare sul gas russo a basso costo per mantenere competitive le proprie industrie.

L’inettitudine della cancelleria Scholz di fronte alla recessione innescata dalla crisi energetica e alle costanti pressioni degli alleati riguardo alla questione ucraina non ha giovato all’immagine dei partiti che compongono la maggiorana di governo, la c.d. coalizione semaforo: il partito social democratico (Spd), il partito liberale democratico (Fdp) e i Verdi. Solo l’unione cristiano-democratica (Cdu) e l’Unione cristiano-sociale (Csu) sono riusciti a mantenere un solido 30% di consensi, e si dichiarano già pronti a governare.

A marcare ulteriormente l’incapacità dell’attuale esecutivo è la mancata zeitenwende (svolta epocale), promessa da Scholz appena tre giorni dopo l’inizio dell’operazione militare speciale, il 27 febbraio 2022.

Il progetto poteva essere il punto di partenza intorno al quale costruire le fondamenta di una nuova politica tedesca, ma per ora è stato disatteso. Bisogna però rimanere concentrati sul fatidico 24 febbraio per leggere l’ascesa di Afd: dal giorno dell’inizio della guerra Ucraina fino ai primi mesi di quest’anno, il partito è cresciuto di circa dieci punti percentuali nei sondaggi.

L’anno prossimo i tedeschi si recheranno alle urne

Nonostante la notorietà e i timori europei che aleggiano intorno ad Afd, dati perlopiù dal fatto che ha trovato successo nell’insospettabile Germania, il partito non sembra radicalmente diverso dalle forze politiche populiste che negli ultimi anni si sono affermate in diversi Paesi europei.

Il copione è più o meno sempre lo stesso: la retorica estremista da perenne campagna elettorale non trova più spazio una volta che il partito giunge al potere.

I vincoli interni ed esterni al potere dello Stato – particolarmente presenti nel caso della Germania, dove i processi decisionali e il sistema politico-istituzionale sono vincolati alla continua consultazione e cooperazione fra una pluralità di istanze nazionali e non – impediscono l’attuazione di formule politiche radicali.

Nel Bel Paese, il caso di Fratelli d’Italia (Fdi) è eloquente: il partito di Giorgia Meloni ha riscosso successo attraverso una retorica fortemente euroscettica e antimmigrazione, oggi scomparsa.

Dunque, qualora Alternativa per la Germania dovesse giungere al potere attraverso le elezioni federali dell’anno venturo (difficile immaginarlo oggi, dato la mancanza di alleati per formare una maggioranza di governo) non sarebbe una sorpresa se i suoi toni populisti si smorzassero per dare forma all’identità di un partito conservatore di centro-destra, come era stato ideato da Bernd LuckeAlexander Gauland e altri fuoriusciti dall’Unione cristiano democratica (Cdu) nel lontano 2013.

Anche se non sono da sottovalutare le svariate correnti radicali sotterranee, antisistema, che infestano il panorama politico tedesco e con le quali sembra che Afd coltivi da tempo dei rapporti. È forse questo il maggiore elemento di discontinuità tra Afd e gli altri partiti populisti d’Europa.

Un caso abbastanza manifesto è quello dell’organizzazione Pegida, acronimo di Patriotische Europäer gegen die Islamisierung des Abendlandes (Europei patrioti contro l’islamizzazione dell’Occidente), alla quale Afd si è avvicinata nel 2015, motivo dell’abbandono da parte del fondatore Lucke nel luglio dello stesso anno.

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Manifestazione di Pegida a Dresda | Wikimedia Commons

Queste correnti sono radicate anche all’interno delle istituzioni, come il Bundeswehr, dove ci sarebbe una frangia di estrema destra che manterrebbe dei legami con Afd. Si tratta di una catena di comando parzialmente indipendente all’interno del corpo d’élite Kommando Spezialkrafte.

È anche per questi motivi che Afd è monitorato dall’ufficio nazionale per la protezione della costituzione come sospetto gruppo estremista, una designazione che offre all’intelligence maggiori opzioni di sorveglianza.

Da non sottovalutare anche la notizia di pochi giorni fa dell’apertura del processo a Stoccarda contro nove dei 27 membri del movimento monarchico (secondo i servizi segreti tedeschi conta circa 20mila affiliati), arrestati due anni fa per avere pianificato un colpo di Stato in Germania.

Gli imputati avevano intenzione di entrare violentemente nel Parlamento tedesco, lanciare un attacco armato contro gli organi costituzionali e rapire il presidente della Germania Frank-Walter Steinmeier.

Tra gli incriminati ci sono un ex ufficiale dell’esercito tedesco, un ex politico di Afd e un principe (Enrico XIII Reuss), che sarebbe dovuto diventare il nuovo capo di Stato. In questa storia Afd compare solo di striscio, ma non è da escludere che molti membri del partito ripongano sincere simpatie verso questi movimenti antisistema.

Ad ogni modo, Afd è negli ultimi mesi calato nei sondaggi, e anche le recenti elezioni in Turingia non hanno rappresentato un exploit come invece ci si aspettava. I diversi scandali che hanno colpito il partito e l’ascesa dei populisti di sinistra di Bündnis Sahra Wagenknecht (Bsw) non hanno aiutato.

Le elezioni federali in Germania si terranno l’anno prossimo. Il partito acquisirà, rispetto ad oggi, un maggiore peso specifico al Bundestag. Tuttavia, è difficile pensarlo al governo data la mancanza dei numeri e degli alleati per formare una coalizione. Sicuramente, il successo del partito sarà direttamente proporzionale all’incapacità della politica tedesca nel far fronte alle nuove sfide che attendono la Bundesrepublik, a cominciare dalla questione ucraina.

Immagine in evidenza: https://it.m.wikipedia.org/wiki/File:2017-04-23_AfD_Bundesparteitag_in_K%C3%B6ln_-32.jpg

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Michele Ditto

Michele Ditto

Laureato in Scienze Politiche e delle Relazioni Internazionali presso l'Università Cattolica di Brescia, mi occupo soprattutto di Europa, spazio post-sovietico e Stati Uniti. Per Aliseo curo la newsletter settimanale di Lumina. Il mio scopo è sottolineare quello che c'è dietro i principali eventi geopolitici.

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