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Legge di bilancio: all’Italia non servono più mance ma piani di lungo respiro

Un bonus per domarli, un bonus per trovarli, un bonus per ghermirli e nel buio rinnovarli.

L’ultima carrellata di regali e l’ennesima dimostrazione di non voler affrontare criticità strutturali con misure di lungo periodo ma con qualche mancetta


Contenuto e modalità di approvazione

Bonus bebè, bonus nido, superbonus 110%, bonus mobili, bonus idrico e rubinetti, Bonus occhiali e lenti, bonus bici cargo, bonus tv, bonus smartphone.

Questi sono i bonus della legge di bilancio 2021 approvata il trenta dicembre dal Senato. 156 voti a favore, 124 contrari e nessun astenuto. Il testo è giunto blindato a palazzo Madama; ciò vuol dire che non erano previste modifiche dal senato, il cui compito era solo quello di approvarlo entro il trentuno dicembre per permettere l’entrata in vigore dal primo gennaio. I commi che compongono l’articolo della manovra sono ben 1.150 e, come fa notare Il Sole24Ore, 176 sono i decreti attuativi necessari per renderla operativa; 94 dei quali devono essere pronti entro i primi sei mesi di quest’anno. Nel testo sono presenti altre misure come gli incentivi auto, gli incentivi fiscali triennali per le assunzioni di under 35 nel biennio 21-22, il blocco dei licenziamenti e la proroga della cassa integrazione (quando è troppo difficile accettare la realtà), il potenziamento dei fondi per il Reddito di cittadinanza (come non farlo visto il successo), e infine altre misure rivolte alla crescita, investimenti, pensioni, supporto al meridione e alle politiche sociali.

Ovviamente non è stata persa occasione per rinnovare i bonus già esistenti e persino per introdurne di nuovi. Tv, smartphone e occhiali sono i più emblematici della logica sottesa a queste scelte: distribuire una mancetta per tenere mansueta una parte di popolazione. Del resto, il bonus tv non richiama vagamente la massima “panem et circenses”? Non ci si può di certo permettere che alcuni rimangano senza la possibilità di continuare a vedere la sacra televisione a causa della migrazione su nuove frequenze per l’utilizzo del 5G. Ma al di là di queste mancette, il bonus che più di tutti è la cartina al tornasole delle idee di questo governo è il bonus bebè.

Bonus bebè: un figlio non è questione di assegni

Tutti conosciamo il grave problema della natalità in Italia (di natura diversa da quella di altri paesi). A gennaio 2020 il calo delle nascite rispetto allo stesso mese del 2019 è stato pari al’1,5%. Fra le motivazioni, come dichiara anche il presidente dell’Istat, ovviamente non può che esserci l’incertezza per il lavoro. Appare quindi evidente come questo assegno per ogni figlio nato o adottato dal primo gennaio al trentuno dicembre 2021 non sia altro che un palliativo per un problema legato alla risoluzione di criticità strutturali del nostro paese. Essendo un figlio un impegno che si proietta nel lungo periodo, idealmente fino al momento dell’affrancamento dal nucleo familiare grazie all’inizio della vita lavorativa, come si può pensare di incentivare la natalità con misure il cui orizzonte temporale è di un anno? Come si può pensare di ottenere risultati duraturi senza interventi di lungo periodo sul fattore strutturale più importante che incide prima indirettamente e poi direttamente sui figli?

I genitori aspettano prima di avere un bambino per l’incertezza che riguarda la loro vita lavorativa, non solo in termini di stabilità, ma anche in termini di retribuzione e di flessibilità del mondo del lavoro. Con un mercato così ingessato, con stipendi gravati da una tra le più elevate tassazioni in Europa, ed in cui ritrovare un lavoro dopo un licenziamento è un’impresa titanica, come si pretende di fornire con un assegno quel minimo grado di tranquillità che essenziale per intraprendere un progetto di vita come un figlio? Ovviamente un mercato del lavoro più dinamico non basterebbe da solo a riportare la natalità ai livelli di cui avremmo bisogno, perché intervengono anche altri fattori nella scelta di avere un figlio, ma sicuramente offrirebbe una notevole spinta. Se non si rinsalda la fiducia nel futuro da parte dei genitori, non basterà un assegno per convincerli a creare una famiglia.

Come interpretare questa legge di bilancio

Quest’ultimo atto prima della fine del 2020 sembra essere l’ultimo tentativo di inserire regali (natalizi) da scaricare sul debito pubblico nostrano visti i vincoli di utilizzo dei futuri fondi provenienti dall’UE. Tutte queste mancette tradiscono per l’ennesima volta una strategia di governo votata al breve periodo che intende tenere mansueta l’opinione pubblica distribuendo qualche spicciolo. Vedremo cosa accadrà con il piano di investimenti da presentare alla Commissione europea, ma se le strategie per risolvere criticità strutturali come la caduta dei redditi e della natalità sono rappresentate da rinnovi di bonus bebè e reddito di cittadinanza, non si prospetta nulla di rassicurante.

di Enrico Ceci

Enrico Ceci

Ciao, sono Enrico e sono capo redattore della sezione economia per Aliseo. Classe '95, laureato in economia e in studi europei. Nei miei articoli, legati principalmente a temi economici ed energetici, cerco di offrire un punto di vista diverso, sempre e solo attraverso il supporto dei dati.
Seguendo lo spirito di Aliseo, il mio intento è arricchire tutti coloro che dedicheranno un momento del loro tempo alla lettura dei miei contributi.

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