La missione imperiale cinese non può prescindere dal dominio del mare. A Pechino ne sono ben consapevoli. Per questo negli ultimi anni il Dragone si è focalizzato nel tentativo di trasmutarsi in una talassocrazia compiuta. Compito tutt’altro che semplice, che richiede sforzi socioeconomici immani. Come se questo processo di per sé non fosse già abbastanza complicato, a porre una fiera interferenza esogena al destino acquatico della Cina vi sono gli Stati Uniti.
Imbrigliata nella catena di isole contenitive di matrice washingtoniana, che va dal Giappone al Borneo con Taiwan nel ruolo di architrave strategico, la Repubblica Popolare Cinese è oggi relegata nelle sue acque territoriali. Il Pcc sa che l’unico modo per protendere efficacemente e liberamente verso le acque oceaniche è la costruzione di una potente flotta militare che possa rivaleggiare con la US Navy.
Nel 2021 la Marina militare cinese (Marina dell’Esercito Popolare di Liberazione) ha superato in termini quantitativi, per numero di vascelli da guerra, la controparte statunitense. Qualitativamente il margine resta tuttavia ancora sensibile.
La strategia di riarmo navale sinica poggia sulla costruzione di moderne portaerei che proiettino la potenza aeronavale cinese in giro per il globo. Plastica manifestazione in tal senso è il recente varo della Fujian, Portaerei Catobar (Catapult Assist But Arrested Recovery) di intera progettazione e fabbricazione cinese, che entrerà in servizio attivo entro il 2024.

Con l’ammissione della Cina all’interno del Wto nel 2001 e la conseguente esplosione dell’export cinese, la dotazione di una potente marina militare da parte di Pechino è divenuto atto imprescindibile per difendere il naviglio commerciale che percorre le arterie marittime del globo.
I limiti dell’attuale strategia navale cinese
Nonostante gli ingenti sforzi compiuti sino a qui, vi sono dei limiti oggettivi difficilmente superabili che precludono a Pechino la gloria talassocratica. La trasformazione della Marina militare cinese si è basata sull’acquisizione dell’elemento Portaerei, eppure a oggi lo scenario di guerra più probabile per la Cina risiede proprio nel Mar Cinese Orientale e Meridionale.
Il blocco contenitivo ordito da Washington e dai suoi alleati è prodromico di un conflitto proprio all’interno di quelle contese acque. In tale contesto l’utilizzo delle Portaerei da parte di Pechino potrebbe rivelarsi sia rischioso che limitato dalla scarsa profondità del possibile teatro bellico, relegando i gioielli cinesi a rimanere all’ancora per evitare di diventare un facile bersaglio per le forze aeronavali dei suoi nemici.
Anche qualora il Dragone riuscisse a spezzare la catena di sicurezza washingtoniana permangono dei dubbi sulla reale efficacia della flotta oceanica cinese. A oggi le tre portaerei cinesi sono tutte a propulsione convenzionale.

Questo ne limita enormemente il raggio d’azione. Senza basi logistiche adeguate la proiezione di potenza navale cinese risulta estremamente limitata. Oggi l’unico avamposto cinese d’oltremare è la base di Gibuti, posizionata nello strategico Mar Rosso a difesa del naviglio cinese che transita da e verso il Choke Point di Suez.
La Cina starebbe pianificando la costruzione di altre cinque basi navali tra Asia e Africa, tra cui la più sensibile è quella in Guinea Equatoriale (affacciante sull’Atlantico); ma per il momento la sua flotta, senza adeguati punti logicistici d’appoggio, rischia di rimanere asfissiata dalla mancanza di rifornimenti, limitandone di molto l’azione oceanica.
Parimenti a Pechino si pianifica la costruzione di almeno altre tre portaerei, a propulsione nucleare, come la Tipo-004 di prossima produzione, che dovrebbe entrare in servizio entro la fine del decennio.
I limiti sopra descritti precludono oggi alla Cina il primato navale e pertanto la strategia marittima deve essere rivista al fine di aumentare le capacità di deterrenza e interdizione. Strumento principale per sostanziare tale strategia è il sottomarino.
Il Sottomarino Tipo-096: il game changer che Pechino aspettava?
Attualmente le capacità subacquee della Marina militare cinese sono piuttosto limitate, se comparate alle controparti statunitense e russa. Il sottomarino principale oggi in servizio presso la Marina dell’Esercito popolare di liberazione, il Tipo-094 Classe Jin, è considerato inadeguato ad azioni fuori dai mari costieri cinesi. La sua rumorosità, la sua rilevabilità sonar e le sue limitate capacità offensive lo rendono inadeguato a operazioni oceaniche, in confronto agli Akula russi o ai sottomarini classe Virginia statunitensi.
A Pechino l’urgenza nel colmare il divario con le controparti è ben nota e la cantieristica cinese ha sensibilmente accelerato i lavori per il completamento del nuovo sottomarino indigeno Ssbn (acronimo di Sumersible ship Ballistic Missiles Nuclear Powered) Tipo-096.
Molti analisti ritengono che il nuovo vascello potrebbe essere pronto entro la fine del decennio, apportando sensibili migliorie alle capacità sottomarine siniche. Sarà dotato dei nuovi Icbm (acronimo di InterContinental Ballistic Missile) Jl-3, in grado di raggiungere distanze di circa 12mila chilometri, permettendo così al Tipo-96 di minacciare gli Stati Uniti continentali già dalle acque territoriali cinesi.

Migliorie saranno apportate al sistema di propulsione, per ottimizzare la silenziosità del vascello. Il Rim Drive Propulsion (Propulsione a Cerchione) prevede un’elica priva di albero centrale per la trasmissione della coppia motrice. Questa viene invece distribuita su un anello esterno (paragonabile a un cerchione) dove ad esso sono agganciate le pale dell’elica.
Il principale vantaggio è garantito da un livello di emissioni acustiche di molto inferiore se comparato alle eliche convenzionali o anche alle turbine. Non essendo le pale montate su di un albero centrale, l’eliminazione di una moltitudine di elementi meccanici sopprime la maggior parte dei rumori.
Altro elemento che contribuisce sensibilmente alla riduzione della rumorosità del Tipo-96 è il Natural Circulation Cooling (raffreddamento a circolazione naturale) del reattore nucleare. Questa componente fondamentale del sottomarino richiede un livello costante di raffreddamento per garantirne la sicurezza nonostante gli scenari a cui il vascello può essere esposto (assetto da battaglia o meno). Le pompe di raffreddamento meccanico convenzionali sono una delle principali fonti di rumorosità sui sottomarini alimentati a energia nucleare. Questo innovativo sistema riduce il numero di parti mobili e contestualmente la rumorosità generata.
Infine, il Tipo-96 prevederà verosimilmente una struttura monoscafo. A differenza dei sottomarini oggi in servizio presso la Marina Cinese, che sono a doppio scafo (causa limitazioni tecnologiche derivanti dalla capacità di pressatura dei metalli), i nuovi vascelli monoscafo dovrebbero garantire più spazio interno a parità di dislocamento, che potrà essere sfruttato per aumentare il carico bellico del sottomarino. L’inserimento del nuovo sottomarino all’interno della flotta cinese permetterà a Pechino di aumentare sia il suo potere di deterrenza che d’interdizione.
Il Type-096 e la Marina militare cinese nello scontro con Washington
A livello di deterrenza, il Tipo-096 andrà a rafforzare la triade nucleare cinese, che assieme al bombardiere strategico di prossima produzione Xian H-20 e agli Icbm basati a terra, si avvicinerebbe finalmente al livello di quella statunitense. Non solo, la bassa tracciabilità del Tipo-096 permetterà alla Marina dell’EPL di aggirare più agevolmente la barriera antisom statunitense disposta lungo la seconda catena di isole (dal Giappone all’Indonesia passando per Guam).
L’Ingente impiego di uomini e mezzi a cui Washington dovrà attingere per rilevare il vascello, che potrebbe navigare lambendo le coste statunitensi, comporterà una deviazione importante di risorse, costringendo anche gli Stati Uniti a giocare necessariamente in difesa.
Per quanto concerne la capacità d’interdizione, il Tipo-096 apporterebbe concreti benefici in un ipotetico scontro sia entro la prima catena di isole che in mare aperto. Nel primo scenario, il suo impiego renderebbe estremamente rischioso per le marine atlantiche l’avvicinamento alle coste cinesi, facilitando le capacità di interdizione marittima di Pechino e la salvaguardia delle sue acque territoriali.
Nel secondo caso, il nuovo sottomarino cinese potrebbe bersagliare il naviglio nemico in mare aperto, sia mercantile che militare, utilizzando una tattica simile a quella della Kriegsmarine tedesca durante la Seconda Guerra Mondiale, causando ingenti danni alle flotte avversarie.
In conclusione, la Marina militare cinese, nonostante l’ipertrofico aumento del naviglio in termini quantitativi avvenuto negli ultimi anni, rimane oggi in posizione subalterna rispetto alla Us Navy qualitativamente parlando. La costruzione di nuove portaerei, per un Paese che a oggi viene minacciato quasi al limite delle proprie acque territoriali può non essere un investimento saggio quanto lo sviluppo di un potenziale sottomarino di livello assoluto.

È per tale ragione che Pechino deve spingere per accelerare la costruzione di tali assetti; grazie a essi sarà in grado di diminuire il divario con gli Stati Uniti e sostanziare le sue ambizioni imperiali, garantendo, una protezione efficace alle vie acquatiche della Belt and Road Initiative a livello commerciale e uno strumento in grado di aumentare le capacità di interdizione e deterrenza in chiave securitaria.
Foto in evidenza: By U.S. Department of Defense Current Photos – https://www.flickr.com/photos/39955793@N07/46797927122/, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=96775596