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Maryam Sharif: una speranza per la distensione nel Punjab?

Maryam Sharif: una speranza per la distensione nel Punjab?

Il volto femminile della famiglia Sharif piace al Pakistan e si apre al difficile dialogo con i propri vicini indiani e la minoranza Sikh

Le elezioni pakistane del febbraio scorso non hanno brillato per trasparenza: dalle preoccupazioni delle Nazioni Unite per la regolaritร  dei sondaggi alla presunta disinformazione riguardo il risultato, fino alla poco sorprendente possibilitร  di brogli.

Milioni di votanti si sono trovati a fare i conti con un sistema finora incapace di rispondere alle esigenze democratiche del Paese. Negli ultimi decenni, il Paese ha visto faide tra dinastie di governanti, colpi di stato e la forte ingerenza di potenze straniere. Da un lato gli Stati Uniti in stretto contatto con lโ€™influente esercito pakistano, dallโ€™altro la Cina e lโ€™Arabia Saudita che coltivano forti interessi economici e strategici nella Nazione.

Il clima di tensione politica generato dallโ€™ascesa e dal declino dellโ€™ex Primo Ministro Imran Khan, leader del Pti (il Movimento Pakistano per la Giustizia), dallโ€™elezione nel 2018 al tentato assassinio nel 2022, era diventato insostenibile.

Nel marzo dello scorso anno, il tumulto provocato dallโ€™arresto per corruzione di Khan, causรฒ proteste cosรฌ violente che la Corte Suprema si espresse per un rilascio immediato.

L’ex Primo Ministro del Pakistan Imran Khan durante un intervento al World Economic Forum (2012)

Lโ€™anno scorso, un secondo arresto, sempre per corruzione, e stavolta con una condanna definitiva a tre anni di carcere, ha stroncato la campagna elettorale di Khan e indebolito le speranze degli elettori del Pti, privati ormai del proprio carismatico frontman.

Nonostante questo, la performance alle ultime elezioni del Partito (costretto perรฒ a correre senza simbolo), ha dimostrato che Khan gode ancora di una popolaritร  importante presso ampie fette di popolazione.

Shebaz Sharif, senza unโ€™opposizione forte, ha perรฒ ricevuto lโ€™incarico di formare una coalizione di governo che almeno apparentemente sembra aver arginato, per ora, la cronica instabilitร  politica del Paese. Questa ribollente incertezza e il dinamismo della realtร  pakistana non deve tuttavia far dimenticare che la tenacia degli Sharif domina da decenni gli sconvolgimenti politici interni, legando il potere al nome familiare.

Una famiglia, appunto, che nel gioco per il potere sta guardando anche al futuro. Shebaz e Nawaz, i due fratelli che hanno dominato la scena dagli anni โ€™90 ad oggi, lasceranno senza dubbio unโ€™ereditร  controversa e difficile da gestire.

Maryam, รจ la voce che puรฒ accontentare tutti?

Il seme di questo lascito รจ stato piantato da tempo e le radici della famiglia Sharif potrebbero rivelarsi oggi piรน salde che mai. Maryam Sharif, giร  attiva politicamente dai primi anni 2000, non รจ solo la promettente figlia di Nawaz, ma anche lโ€™attuale governatrice del Punjab.

Il Punjab รจ storicamente una delle regioni dellโ€™Asia meridionale piรน complesse: la grande varietร  di gruppi etnici e comunitร  religiose si lega a doppio filo allโ€™importanza strategica che lโ€™area ha, non solo per il Pakistan, ma anche per lโ€™India.

In questi giorni, la Sharif ha presenziato alla cerimonia del Training College della Polizia pakistana, a Chung, in Punjab. La Chief Minister (CM) ha indossato lโ€™uniforme, presentandosi al pubblico presente come figura forte in grado di accentrare su di sรฉ anche le simpatie di una delle forze piรน influenti del Paese, lโ€™Esercito.

Maryam ha inoltre consegnato la prima โ€œspada dโ€™onoreโ€, unโ€™alta onorificenza, ad una giovane donna. Proprio le poliziotte e le ragazze presenti lโ€™hanno salutata in un bagno di folla, dimostrando la loro ammirazione e la fiducia che ripongono in chi puรฒ comprendere la difficile condizione femminile nel paese.

Maryam, che amministra il Punjab pakistano, si trova dunque sul confine piรน caldo – secondo forse solo a quello kashmiro – che separa il Pakistan dall’India. Tuttavia, forte di una consapevolezza politica costruita in oltre ventโ€™anni di esperienza, prova a distendere gli animi, non solo strizzando lโ€™occhio alla comunitร  Sikh, ma anche gettando nuove basi di apertura e dialogo con Delhi. Nata a Lahore e di etnia punjabi e kashmira, sembra la figura perfetta per toccare i punti dolenti del rapporto indo-pakistano.

Durante la partition, il Punjab รจ stato diviso tra le due nazioni senza tener conto delle conseguenze che una lacerazione geografica sommaria avrebbe avuto. Le stragi di civili che attraversavano il confine e i tragici esempi di suicidi di massa sono solo alcune delle atrocitร  scritte nelle pagine piรน oscure della storia del subcontinente.

La terra oggi รจ in fermento poichรฉ i Sikh rivendicano, in particolare nel Punjab indiano, uno Stato indipendente, il Khalistan. Un desiderio di autonomia che negli anni ha portato a fortissime tensioni (e in alcuni casi scontri armati) con Delhi, oltre che in manifestazioni e pesanti scioperi degli agricoltori sikh.

La comunitร  accusa le autoritร  indiane di aver organizzato – tra le altre cose – una vera e propria campagna di omicidi mirati per colpire i leader del movimento separatista.

Fedeli nel Tempio Dorato di Amritsar (Punjab indiano), uno dei luoghi piรน sacri per la religione Sikh

La pace e le strategie di Delhi si giocano in Punjab

Proprio cavalcando lโ€™emotivitร  delle proprie origini, in un recente discorso rivolto a oltre tremila pellegrini Sikh, Maryam Sharif aveva invitato i fedeli indiani ad attraversare il confine per raggiungere i luoghi sacri in Pakistan.

Il canale che collega le due nazioni, attivo dal 2019 โ€“ da quando Imran Khan era al governo โ€“ non solo dimostra l’importanza della religione nei rapporti diplomatici del Subcontinente, ma evidenza la necessitร  di ripensare confini piรน accoglienti, specialmente in una terra come il Punjab.

La religione si pone ancora al centro per unire: Maryam ha infatti ribadito le recenti celebrazioni di festivitร  sikh, musulmane e hindu in Pakistan, e come la tolleranza delle diverse confessioni sia una prioritร  del governo di Islamabad.

Visibilmente commossa, ha inoltre citato le parole del padre: โ€œNon dobbiamo combattere con i nostri nemici, dobbiamo aprire le porte dellโ€™amicizia, dei nostri cuori e delle nostre nazioni.โ€ Un messaggio senza precedenti, rivolto allโ€™India intera, che arriva da chi sembra in grado di prendere le redini del Pakistan e condurre un cavallo imbizzarrito verso un futuro di distensione che gioverebbe ad entrambe le parti in causa.

Il Punjab, letteralmente โ€œterra dei cinque fiumiโ€ (panch-ap, dal sanscrito), รจ stato il nucleo delle prime civilizzazioni che hanno animato il subcontinente oltre cinque millenni fa. La ricchezza e la feconditร  di questa regione, caratterizzata da unโ€™enorme presenza di corsi dโ€™acqua, รจ anche la porta dโ€™accesso alla penisola indiana. Il ruolo giocato nel corso dei millenni da questa terra รจ stato centrale.

Le incursioni degli invasori esterni, da Alessandro Magno a Mohammad Ghazni, sono sempre passate per il Punjab, tra chi si รจ scontrato senza successo con i regni a ridosso del fiume Indo e chi ha saputo sbaragliarli.

Una regione che oggi si rivela cruciale e che sarebbe al centro di unโ€™eventuale disputa frontale tra India e Pakistan. Il governo indiano conosce bene lโ€™importanza che rivestono i grandi corsi dโ€™acqua del Punjab per i propri vicini, i quali sarebbero altrimenti sprovvisti di fonti idriche.


Lโ€™Indus Waters Treaty (Iwt) firmato nel 1960 assicurava il possesso esclusivo di tre corsi dโ€™acqua al Pakistan e di tre allโ€™India. A febbraio รจ stata completata dal governo Modi la Shahpur Kandi, una diga che blocca completamente il flusso del fiume Ravi, assegnato nel trattato allโ€™India. Una mossa lecita quella di Delhi, che tuttavia priva di sostentamento anche abitazioni e fattorie pakistane che beneficiavano delle acque del Ravi.

รˆ quindi evidente che lโ€™apertura di politici come Maryam Sharif sia solo il timido inizio di un processo di distensione che ad oggi appare ancora incapace di realizzarsi, ma che attraverso il dialogo religioso e la cooperazione potrebbe rivelarsi in grado di ricucire la cicatrice piรน dolorosa dellโ€™Asia Meridionale.

Foto in evidenza: No CC required; Foto nell’articolo: 1) By World Economic Forum – Flickr: Imran Khan – World Economic Forum Annual Meeting 2012, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=30316812; 2) By Fulvio Spada from Torino, Italy – Pilgrims inside the Golden Temple, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=40012487

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Matteo Borgese

Matteo Borgese

Nato a Roma nel 1996. Ho frequentato il Liceo Classico per poi proseguire in un percorso di crescita e studio delle discipline umanistiche che mi ha avvicinato sempre piรน alla filosofia orientale. Mi occupo del subcontinente indiano e di tutto quello che riguarda la cultura e la storia antica e contemporanea dell'India. Appassionato di storia delle religioni, di mistica e del rapporto tra l'uomo e il divino nella sua totalitร , cerco di scorgere nella politica contemporanea gli echi delle dottrine filosofiche antiche.

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