Abbonati

a

Scopri L’America dopo l’egemonia

L’ultimo numero della rivista di Aliseo, dedicato al futuro degli Stati Uniti. 14 analisi per capire l’America, dalla geopolitica alla crisi interna

Microchip strategici: il ruolo delle Big Tech europee e italiane

Microchip strategici: il ruolo delle Big Tech europee e italiane

L'Unione Europea e i tentativi per tornare a competere nel mercato dei microchip: rischi, misure e prospettive
Presentazione fabbrica microchip in Germania

Microchip strategici: il ruolo delle Big Tech europee e italiane

Il 20 agosto la Commissione Europea ha approvato un finanziamento di cinque miliardi di euro per la realizzazione di una fabbrica di microchip ad alte prestazioni in Germania. Lo stabilimento sarร  sviluppato da unโ€™azienda creata ad hoc, la European semiconductor manufacturing company (Esmc), una joint venture formata dalla taiwanese Tsmc, leader globale del settore, e tre aziende tedesche: Bosch, Infineon e Nxp, le ultime due specializzate nella produzione di microchip. 

La scelta della Commissione non era scontata e puรฒ essere interpretata come un modo per dare concretezza al Chips Act, la direttiva emanata nel 2023 per incentivare lo sviluppo della filiera europea dei semiconduttori, in particolare il settore della produzione, in modo da rendere piรน autonomi i Paesi dellโ€™Unione rispetto ai produttori asiatici. 

I microchip sono ovunque ed รจ molto complicato realizzarli; dalle auto passando per lโ€™energia eolica, fino allโ€™intelligenza artificiale e agli armamenti, tutte le tecnologie necessarie per lโ€™innovazione e la difesa ne hanno bisogno. 

La filiera industriale per produrre i componenti elettronici รจ formata da decine di processi e necessita di centinaia di materiali chimici. Alcuni dei passaggi chiave della catena sono in mano alle grandi aziende statunitensi e taiwanesi, con altri Paesi asiatici che sono riusciti a ritagliarsi un ruolo importante, come la Corea del Sud ed il Giappone. 

Lo sviluppo di un microchip puรฒ essere suddiviso in quattro macro-fasi: la prima รจ la progettazione del singolo componente, in base allโ€™impiego; la seconda fase รจ la produzione primaria, cioรจ il processo di incisione del silicio per ricavare il chip; la terza fase รจ la produzione secondaria, durante la quale piรน chip vengono impacchettati a formare componenti elettronici come i circuiti integrati; la quarta fase รจ lโ€™integrazione, in cui i componenti vengono assemblati per formare apparecchi utilizzabili, come una scheda elettronica di un computer. 

Le aziende statunitensi Intel, Nvidia e Qualcomm sono le piรน importanti nel settore della progettazione: dominano il mercato e hanno la capacitร  di progettare i microchip con le piรน elevate prestazioni, come quelli usati per sviluppare i modelli di intelligenza artificiale

Le fasi di produzione sono invece in mano alle aziende di Taiwan; in particolare la Tsmc, che ha gran parte dei suoi stabilimenti sul territorio taiwanese, produce circa il 60% di tutti microchip venduti al mondo, e circa il 90% di quelli ad alte prestazioni.

Da ciรฒ ne deriva che lโ€™economia moderna si basa sugli impianti di produzione di un Paese al centro della disputa geopolitica tra Stati Uniti e Cina: Taiwan, il quale in futuro potrebbe essere il luogo di scontro militare tra le due superpotenze. Questo elemento rende molto fragile la catena di produzione dei microchip e da qualche anno sia lโ€™Unione Europea sia gli Stati Uniti stanno provando ad aumentare la loro autonomia.

Tsmc microchip
C.C. Wei, presidente della Tsmc dal giugno 2024. Fonte: Commissione Europea.

I Paesi europei soddisfano solo circa il 10% del proprio fabbisogno di semiconduttori con la produzione interna, che consiste in larga parte di componenti a medie o basse prestazioni; il resto arriva dallโ€™altra parte dellโ€™oceano. Durante la pandemia del Covid รจ apparso evidente che in questo scenario non solo le dispute geopolitiche, ma anche i problemi logistici, come la chiusura di alcuni porti, possono mettere in ginocchio lโ€™approvvigionamento di componenti essenziali. 

Lโ€™Europa sta cercando di rimediare, provando a portare in casa parte della capacitร  produttiva di microchip. Ma la fase di produzione non รจ tutto.  Analizzando i processi della catena, รจ evidente che Taiwan e gli Stati Uniti abbiano un ruolo centrale e indispensabile, tuttavia esistono numerosi sotto processi e componenti ausiliari in cui i Paesi europei possono giocare un ruolo di primo piano.

Gli stabilimenti taiwanesi e sudcoreani hanno bisogno di macchinari ad altissime prestazioni prodotti in Europa per incidere il silicio, e lo stesso vale per i componenti chimici necessari al processo. In questo contesto, lโ€™elevata complessitร  dellโ€™ecosistema di produzione diventa un vantaggio, in quanto รจ ragionevole pensare che nessuna singola azienda o singolo stato riusciranno mai a controllare tutta la catena, dallโ€™inizio alla fine.ย 

Quindi la strategia europea dovrebbe muoversi su due binari: da un lato รจ saggio recuperare terreno in alcuni settori, come la produzione e la progettazione, in modo che lโ€™Europa non resti ostaggio delle dinamiche geopolitiche o dei problemi logistici del commercio mondiale; dโ€™altro canto, รจ necessario investire in quelle nicchie di processo talvolta meno evidenti ma indispensabili alla produzione di microchip, in cui i Paesi europei hanno giร  dei ruoli di rilievo.

Il Chips Act europeo e lโ€™aiuto esterno

La Commissione Europea ha varato nel 2023 la direttiva Chips Act, con la quale sono stati stanziati 43 miliardi di euro fino al 2030, con lโ€™obiettivo di stimolare gli investimenti nel settore della produzione di chip e dellโ€™innovazione di processo. 

Per recuperare il tempo perduto, i Paesi europei avranno ancora bisogno della collaborazione delle grandi aziende statunitensi e asiatiche. Nel corso del 2023 lโ€™americana Intel ha presentato un piano di investimenti da 88 miliardi di dollari in Europa, da suddividere in diversi progetti. 

Il piรน importante sarร  un impianto di produzione a Magdeburg, in Germania, finanziato dal governo tedesco con 11 miliardi di euro, a cui si aggiungono 30 miliardi forniti da Intel. In aggiunta, lโ€™azienda della Silicon Valley investirร  circa 12 miliardi per lโ€™ampliamento del suo stabilimento a Leixlip, in Irlanda, unico stabilimento per la produzione di microchip ad alte prestazioni giร  attivo in Europa. 

Infine, sempre Intel ha presentato un progetto per realizzare un sito in Polonia, in cui saranno testati i componenti innovativi prodotti negli altri stabilimenti europei.

Anche Nvidia, leader nella progettazione di microchip per lโ€™Ia, ha messo in campo investimenti in Europa, in particolare in societร  che si occupano di sviluppare modelli di intelligenza artificiale, come la francese Mistral AI e lโ€™incubatore di start-up tedesco Ai Accelerator.

Tuttavia, lโ€™aiuto americano non deve essere dato per scontato. Gli Stati Uniti, sin dalla prima presidenza di Donald Trump, stanno provando ad essere meno dipendenti dalle aziende di Taiwan, a causa delle tensioni con Pechino. In questo contesto, Washington sta cercando Paesi alleati che possano sostituire almeno in parte Taiwan, nel sud-est dellโ€™Asia e in Europa.  

Allo stesso tempo, con la presidenza di Joe Biden, gli Stati Uniti hanno reso la produzione di microchip una questione di sicurezza nazionale, quindi รจ probabile che vogliano mantenere le tecnologie piรน efficienti ed avanzate in casa. Inoltre, con il ritorno di Trump gli investimenti verso lโ€™estero potrebbero essere in qualche modo ostacolati, per favorire la rinascita dellโ€™industria interna

Microchip immagine nocopy
Fonte: Pixabay.

Le Big Tech europee, un punto di partenza

Il Chips Act ha giร  attratto investimenti da colossi come Intel e Tmsc, che porteranno parte delle loro competenze in Europa. Ma bisogna restare realisti: รจ molto improbabile che Taiwan ceda il suo vantaggio tecnologico, su cui basa anche la propria posizione geopolitica nel mondo. 

Tmsc investe dagli anni โ€™80 nei semiconduttori ed i Paesi europei impiegheranno decenni a recuperare nel processo di produzione, quindi nel frattempo dovrebbero concentrarsi sui loro punti di forza: i componenti ausiliari, i materiali chimici e i sotto processi. Una delle critiche mosse al Chips Act รจ proprio di aver tralasciato lo sviluppo dei cavalli di battaglia dellโ€™Europa. 

Facciamo quindi una panoramica delle Big Tech europee nel campo dei microchip. Lโ€™Asml รจ unโ€™azienda olandese, con sede a Veldhoven, che sviluppa macchine per la litografia ultravioletta estrema (Euv). In pratica, sono dei macchinari che permettono di tagliare il silicio con incisioni dellโ€™ordine dei nanometri, con cui si realizzano i chip piรน avanzati al mondo. Tra i clienti principali di Asml cโ€™รจ proprio la taiwanese Tsmc, che senza questi macchinari non potrebbe produrre nulla. 

Poi abbiamo la Carl Zeiss Smt, azienda tedesca leader nella realizzazione di strumenti ottici come specchi e lenti, indispensabili per i macchinari che creano i microchip. 

Per quanto riguarda i materiali e i precursori chimici, le eccellenze del mercato sono Merck e Basf, con sede in Germania, leader mondiali nella fornitura di elementi chimici e polimeri necessari per i semiconduttori, insieme alla giapponese Jsr. Ognuna di queste aziende ricopre un ruolo indispensabile per lโ€™economia globale dellโ€™elettronica.

lโ€™Italia a che punto รจ in questo scenario? Lโ€™azienda piรน importante nel settore con sedi italiane รจ lโ€™italo-francese STMicroelectronics, che ha due siti di produzione, uno in provincia di Milano e lโ€™altro nel catanese. 

Insieme alla tedesca Infineon e allโ€™olandese Nxp, รจ una delle poche aziende europee con capacitร  produttive avanzate, e di recente ha ricevuto un finanziamento dal governo di Roma di circa cinque  miliardi di euro per ampliare la sede produttiva di Catania.

Quanto descritto finora ci porta a due conclusioni. Gli investimenti spinti dalla Commissione Europea nel settore della produzione di microchip sono utili, ma porteranno dei frutti nel lungo termine e con molta difficoltร  daranno unโ€™elevata autonomia ai Paesi europei. Gli impianti produttivi in Europa devono essere pensati piรน come un supporto nel caso di gravi emergenze di approvvigionamento a livello globale. 

In secondo luogo, lโ€™industria dei microchip ha una struttura che costringe i Paesi del mondo a interfacciarsi tra loro, che lo vogliano o meno: essere completamente autonomi sarebbe una chimera, anche per gli Stati Uniti, Taiwan o la Cina. I Paesi europei devono sfruttare questa complessitร  per provare a rendersi indispensabili in alcuni punti della catena e ottenere cosรฌ una leva da sfruttare nel campo dellโ€™innovazione digitale, energetica e della difesa.

Foto in evidenza.ย  Inaugurazione della joint Venture Esmc ad agosto 2024; presenti i vertici europei e i dirigenti delle aziende coinvolte: Tsmc, Bosch, Infineon e Npx. Fonte: Presidenza della Commissione Europea.

La newsletter di Aliseo

Ogni domenica sulla tua mail, un'analisi di geopolitica e le principali notizie sulla politica estera italiana: iscriviti e ricevi in regalo un eBook di Aliseo

Giovanni Lorenzo Restifo

Giovanni Lorenzo Restifo

Laureato in Ingegneria dell'Energia, ho svolto attivitร  di ricerca nel campo delle politiche energetiche e mi occupo di giornalismo e divulgazione. Scrivo di politica estera, energia e tecnologia, con focus sui paesi del sud globale. Nato e cresciuto in Sicilia, al momento vivo a Trieste.

Dello stesso autore

In evidenza

Aliseo sui social