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Il Watergate alla greca che rischia di travolgere Mitsotakis

Il primo Ministro greco Kyriakos Mitsotakis, 54 anni | Wikimedia Commons

Il leader dei socialisti è stato intercettato dai servizi segreti. Atene ultima in Ue per libertà di stampa

Watergate ad Atene? È troppo presto per dirlo, ma gli elementi per definirlo così non mancano. Il primo Ministro greco, il conservatore Kyriakos Mitsotakis, si trova in grossa difficoltà dopo che è stato scoperto che il leader del Partito Socialista Nikos Androulakis aveva il telefono intercettato dai servizi segreti del suo stesso Paese, dipendenti direttamente dal primo Ministro. Mitsotakis ha negato ogni suo coinvolgimento e si è scusato per l’accaduto, mentre il suo segretario generale Grigoris Dimitriadis e il capo dell’intelligence Panagiotis Kontoleon si sono dimessi.

Lo scandalo

Il telefono del leader socialista era controllato con il malware Predator, in grado non solo di intercettare le conversazioni, ma anche di effettuare registrazioni audio e video. Androulakis, che è eurodeputato, ha scoperto di essere controllato grazie a un controllo del servizio di cyber sicurezza del Parlamento europeo. Il governo greco ha inizialmente negato di aver mai comprato o utilizzato il Predator, ma il loro uso pare invece assodato. Lo scandalo è molto serio, anche perché è stato proprio Mitsotakis a mettere sotto il proprio diretto controllo i servizi segreti in uno dei primi atti di governo dopo la sua elezione nel 2019.

Il primo Ministro ha convocato una conferenza stampa per spiegare l’accaduto, ma non ha dissipato tutti i dubbi. Mitsotakis ha ricordato come l’intervento fosse legale, perché autorizzato da un procuratore, ma “sbagliato”, aggiungendo che non ne era a conoscenza e che se lo fosse stato non l’avrebbe ovviamente mai approvato.

Tuttavia alcune domande rimangono inevase. Per quali ragioni i servizi e un procuratore hanno autorizzato il controllo del cellulare del leader di un partito politico? Androulakis ha chiesto che le motivazioni vengano rese pubbliche. Indiscrezioni della stampa greca sostenevano che l’eurodeputato sarebbe stato messo sotto controllo su richiesta di Ucraina e Armenia per via della sua presunta vicinanza a Russia e Turchia, ma entrambi i Paesi hanno categoricamente smentito. E se non è stato Mitsotakis, da cui in ultima battuta dipendono i servizi, chi ha ordinato l’intercettazione?

Rispondendo alle accuse di chi vedeva nelle dimissioni eccellenti un’ammissione di colpa, il primo Ministro ha dichiarato che Kontoleon è stato rimosso per la sua gestione errata della questione, mentre Dimitriadis si è dimesso per prendere la responsabilità politica di un fatto che mina la fiducia del popolo greco nel suo servizio segreto. Dimitriadis peraltro è il nipote di Mitsotakis perché in Grecia la politica è spesso un affare di famiglia. L’attuale primo Ministro è a sua volta figlio di un ex capo del governo, Konstantinos Mitsotakis, che guidò la Grecia tra il 1990 e il 1993. L’ultimo premier socialista Giorgos Papandreou era addirittura figlio e nipote di capi di governo. Questo nepotismo è uno dei motivi per cui l’anti-politica in Grecia ha avuto tanto successo, oltre ovviamente alle vicissitudini economiche.

Peggior Paese Ue per la libertà di stampa

Androulakis non è l’unico ad essere stato intercettato dai servizi del suo Paese. Anche alcuni giornalisti sono stati spiati. Tra loro Thanasis Koukakis, ascoltato negli scorsi giorni dalla Corte Suprema. Secondo i partiti di opposizione Mitsotakis avrebbe insomma trasformato i servizi segreti del Paese in una sorta di servizio di spionaggio al lavoro per lui e il suo partito, Nuova Democrazia.

Secondo la classifica di Reporter Senza Frontiere poi, la Grecia è 108esima su 180 Stati del mondo per libertà di stampa: il peggior Paese dell’Unione europea dietro la Bulgaria. La pesante crisi economica del 2010 ha ridotto i fondi per i media rendendoli più dipendenti dai potentati economici. Sotto il governo di sinistra di Alexis Tsipras poi, l’esecutivo ha cercato di inserirsi maggiormente nel settore, avocando a sé il potere di concedere le licenze alle televisioni, una pratica poi giudicata incostituzionale. Mitsotakis ha infine varato una legge restrittiva sulle “fake news”, che lui stesso ha riconosciuto che possa essere “malinterpretata” e che «se tornasse indietro non la farebbe più». Non è dunque un gran momento per il giornalismo in Grecia.

La fine di Mitsotakis?

Lo scandalo intercettazioni è una grossa gatta da pelare per Kyriakos Mitsotakis, il cui operato aveva avuto un certo successo. Dopo 10 anni, il 20 agosto la Grecia è uscita dal in regime di sorveglianza rafforzata dell’Unione europea, dopo che questa l’aveva salvata dal fallimento. La Commissione Ue ha riconosciuto gli sforzi dei governi di Atene per uscire dalla crisi (sebbene i problemi non manchino), cui Mitsotakis ha aggiunto il primo taglio delle tasse dopo un lungo periodo di austerity e una politica estera muscolare nei confronti della Turchia. Tutto questo aveva dato a Nuova Democrazia ottimi sondaggi, anche se negli ultimi mesi questi sono in leggero ma costante declino. 

Il primo Ministro greco è oggi il principale capo di governo di un partito membro del Partito Popolare Europeo, oltre che uno dei suoi leader più influenti. Le prossime elezioni si terranno nel luglio del 2023, con una nuova legge elettorale voluta da Tsipras che cancella il premio di maggioranza, rischiando dunque di costringere Mitsotakis a complicati accordi elettorali post-voto. Sempre che il Watergate alla greca non costringa l’enfant prodige di Atene a un ritiro con disonore.

Rodolfo Fabbri

Giornalista, da sempre affascinato da storia, geografia e politica. Milanese con esperienze in giro per l'Europa, ho una passione che sfiora la maniacalità per mappe e dati. L'obiettivo che mi pongo è quello di raccontare con equilibrio quel che ci succede intorno. Perché se è vero che nel giornalismo l'oggettività non esiste, ritengo che il nostro dovere sia di fare tutto il possibile per avvicinarvisi

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