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Al via il processo di pace tra il Ruanda e la Repubblica Democratica del Congo

Al via il processo di pace tra il Ruanda e la Repubblica Democratica del Congo

Il governo di Kinshasa e i ribelli dell'M23 firmano un cessate il fuoco. Qual รจ il ruolo di Washington nelle trattative

รˆ stato firmato un preliminare di pace tra la Repubblica Democratica del Congo e il Ruanda: i due Paesi si sono impegnati a raggiungere un accordo definitivo di pace entro il 2 maggio.

Allo stesso tempo, sembra che il governo congolese e i ribelli dellโ€™M23 abbiano concordato un accordo per il cessate il fuoco durante i colloqui in Qatar.

La Repubblica Democratica del Congo in preda al caos

Negli ultimi mesi la Repubblica Democratica del Congo (Rdc) รจ rapidamente scivolata in una massacrante guerra civile che vede la milizia M23 contrapporsi allโ€™esercito regolare del Paese. Nel gennaio del 2025, l’organizzazione paramilitare aveva intrapreso una sanguinosa offensiva conquistando dapprima la cittร  di Goma, capoluogo della provincia del Nord Kivu, e successivamente, in marzo, il capoluogo Sud, Bukavu.

La Repubblica Democratica del Congo accusa il Ruanda di armare e sostenere i ribelli nel conflitto. Anche se Kigali nega ogni coinvolgimento, alcuni report delle Nazioni Unite hanno chiaramente individuato la complicitร  del governo ruandese nel rifornire militarmente le milizie, al punto che il Consiglio di sicurezza ha deciso per lโ€™imposizione di sanzioni contro lโ€™organizzazione.

Lโ€™incapacitร  delle Forze armate congolesi di respingere i ribelli ha fatto sรฌ che il conflitto si estendesse rapidamente nella parte orientale della Repubblica, specialmente nelle regioni a confine con il Ruanda. A poco sarebbe valso il supporto militare del Sudafrica e dellโ€™Uganda, che avrebbero dispiegato proprie forze e propri mezzi nel Paese per sostenere Kinshasa e assicurare la sicurezza nellโ€™area.

Il propagarsi delle ostilitร  in questi mesi, infatti, ha allarmato i Paesi vicini: lโ€™Uganda ha iniziato a costruire una zona cuscinetto per evitare lo sconfinamento delle violenze nel suo territorio. La presa di Bukavu ha inoltre aperto una via di collegamento fra i territori controllati dallโ€™M23 e la cittร  ruandese di Cyangugu.

Lโ€™inarrestabile avanzata dei ribelli ha innescato una terribile emergenza umanitaria che, nel giro di pochi mesi, ha causato la morte di circa 7 mila persone e lo sfollamento di oltre 500 mila abitanti provenienti dalle province del Nord e del Sud Kivu. Il numero totale di sfollati interni nel Paese ha cosรฌ superato i 7 milioni di persone, mentre altre 86 mila circa cercano asilo oltre i confini.

Il conflitto etnico e il coinvolgimento del Ruanda

Lโ€™interminabile protrarsi dei conflitti su base etnica fa sรฌ che le ragioni alla base delle divisioni che animano il Paese, ormai da decenni, rimontino al drammatico genocidio ruandese del 1994. Infatti, la milizia congolese, prevalentemente composta da combattenti di etnia tutsi, sarebbe sostenuta militarmente, logisticamente ed economicamente dal governo del Ruanda, retto dallโ€™ex guerrigliero di etnia tutsi Paul Kagame.

Alla guida del Fronte patriottico ruandese, Kagame assunse il controllo del suo Paese al termine delle ostilitร  che, a metร  degli anni novanta, condussero allo sterminio di un numero imprecisato di persone appartenenti allโ€™etnia tutsi (fra le 500mila e le 800mila). Negli anni successivi alla presa di potere da parte del Fronte patriottico ruandese, il regime instaurato da Kagame mise in fuga molte comunitร  hutu, alcune delle quali si rifugiarono in Congo, nel territorio orientale a confine col Ruanda, fondando le Forze democratiche per la liberazione del Rwanda.

Intanto, nella Rdc, la minoranza tutsi si organizzava in sacche di resistenza e si strutturava in formazioni politiche e militari progressivamente sempre piรน solide. Il movimento che ne emerse, il Congresso nazionale per la difesa del popolo (Cndp), negoziรฒ con il governo congolese un accordo che, dopo anni di politiche discriminatorie, prometteva la completa integrazione dellโ€™etnia tutsi allโ€™interno delle strutture istituzionali, militari e di governo del Paese.

L’accordo di pace firmato tra il Congresso nazionale per la difesa del popolo e il governo centrale il 23 marzo 2009, data alla quale fa riferimento il nome dellโ€™organizzazione odierna, sarebbe stato disatteso da Kinshasa, causando nell’aprile 2012 lโ€™ammutinamento delle truppe del Cndp. La componente appartenente allโ€™etnia tutsi riorganizzรฒ le forze e, sulle ceneri del Cndp, nel maggio del 2012 nacque il movimento che ha adottato, appunto, la denominazione di Movimento 23 marzo.

In quello stesso anno, le milizie dell’M23 conquistarono gran parte del Nord Kivu e occuparono Goma. Poco dopo il governo ruandese, giร  accusato di finanziare, armare e supportare il movimento, sulla spinta delle pressioni internazionali, ritirรฒ il proprio sostegno e le milizie uscirono di scena per circa un decennio. Nel novembre 2021 tornarono progressivamente in attivitร , assumendo il controllo di aree strategiche del Congo orientale.

Gli interessi economici in gioco: le ragioni dietro alla guerra civile congolese

Nonostante lo scontro di matrice etnica vada avanti da decenni, lโ€™intensificarsi delle ostilitร  che sta conducendo oggi il Paese sullโ€™orlo dellโ€™ennesimo conflitto civile rivelerebbe interessi di natura prevalentemente economica. Come รจ noto, la regione del Kivu abbonda in materie prime e minerali indispensabili per la produzione di dispositivi elettronici.

Dal sottosuolo si estrae non solo oro, ma anche coltan, tantalio, stagno e tungsteno. La Rdc sostiene che il regime di Kagame intenda appropriarsi di questi giacimenti minerari presenti nella parte orientale del Paese.

Stando ai fatti, giร  lo scorso anno, tra aprile e maggio 2024, lโ€™M23 aveva occupato la miniera di Rubaya, una delle piรน grandi al mondo. Inoltre, lโ€™offensiva di marzo culminata nella presa di Bukavu, ha consentito al M23 di assicurarsi lโ€™isola Idjwi, ricca di miniere di tantalo.

Sembrerebbe poi che gran parte dei minerali estratti venga indirizzata proprio verso il Ruanda e successivamente immessa nei mercati mondiali per poi finire, presumibilmente, nelle catene di approvvigionamento di gran parte dei colossi Big Tech.

In blu scuro la regione del Kivu

La situazione attuale e i doppi colloqui di pace

Lo scorso 25 aprile 2025, a Washington, alla presenza del segretario di Stato americano Marco Rubio, i ministri degli Esteri della Repubblica Democratica del Congo e del Ruanda hanno firmato un impegno congiunto per elaborare un accordo di pace.

Sotto l’egida degli Stati Uniti i due Paesi hanno concordato sulla necessitร  di stabilizzare quanto prima la regione est del Paese, impegnandosi a rispettare la sovranitร  reciproca e a pervenire ad un deal definitivo entro il 2 maggio.

L’intesa prevede, da un lato, l’istituzione di un meccanismo di coordinamento della sicurezza per contrastare congiuntamente milizie e criminalitร , e, dall’altro, la creazione di condizioni favorevoli al ritorno dei rifugiati in Congo. Lโ€™interesse degli Stati Uniti sarebbe quello di assicurarsi l’accesso a minerali critici come il cobalto. In cambio, Washington si impegnerebbe a promuovere investimenti pubblici e privati nel Paese.

D’altronde, era stato proprio il governo centrale della Rdc a proporre agli Stati Uniti di stringere una partnership, offrendo i propri minerali strategici in cambio di protezione militare e politica, appena un mese fa. L’escalation e la crescente minaccia interna aveva spinto Kinshasa a mettere a disposizione anche lโ€™accesso strategico ad avamposti e basi militari nel Paese.

Ad ogni modo, trattandosi di una regione storicamente segnata da conflitti, instabilitร , sfruttamento e corruzione, il dichiarato tornaconto statunitense e lโ€™avvicinamento degli States alla leadership congolese sta facendo discutere.

Contemporaneamente, sono in corso a Doha altri negoziati volti ad affrontare la crisi. Il Qatar ha facilitato un dialogo diretto tra il governo congolese e il gruppo M23, mirato a porre fine alle ostilitร . Il 24 aprile 2025, entrambe le parti hanno annunciato un impegno congiunto per un cessate il fuoco immediato e la volontร  di lavorare a una tregua duratura. Trattandosi della prima dichiarazione congiunta di questo tipo, dopo numerosi tentativi falliti dal 2021, resta da vedere se le parole si tradurranno in fatti concreti.

D’altronde, le tensioni sono ancora alte. Durante le prime settimane d’aprile i ribelli si sono scontrati con i combattenti Wazalendo, milizie popolari che sostengono il governo centrale, in un villaggio alla periferia di Bukavu. รˆ stato anche a causa dell’incalzante offensiva di queste milizie pro-governative che l’M23, nonostante gli iniziali successi militari nelle province orientali a confine con il Ruanda, non รจ riuscito a consolidare il controllo sulle aree piรน interne del Paese.

Pare che, da quando รจ stato formalizzato un cessate il fuoco, Kinshasa si stia servendo deicombattenti Wazalendo per esercitare pressione militare sul gruppo ribelle, costringendolo in una posizione di debolezza prima di sedersi assieme al tavolo dei negoziati.

Inoltre, Kinshasa si trova a dover gestire un ulteriore aspetto della vicenda: appena lo scorso 18 aprile Joseph Kabila, ex presidente del Paese e capo del partito dominante fino al 2019, oggi all’opposizione (Partito del popolo per la ricostruzione e la democrazia o Pprd), รจ andato in visita a Goma, suscitando forti reazioni politiche. Kabila, che gode di una solida rete di sostegno nell’est del Congo, era giร  sospettato di intrattenere rapporti ambigui, o comunque non ostili, con il movimento ribelle.

Per questa ragione, il recente incontro con i โ€œleader locali e i funzionari dell’M23โ€ รจ stato visto come un tentativo di consolidare le alleanze locali a scapito del governo centrale. In seguito alla visita, il governo di Kinshasa ha annunciato una serie di misure restrittive contro Kabila e il suo partito.

La situazione rimane dunque tesa e questa agitazione non potrร  che traslarsi in sede di colloqui diplomatici. Di fatto, la richiesta da parte dell’M23 del rilascio di prigionieri legati al Ruanda e al movimento ribelle, respinta con decisione dal governo congolese, ha complicato le discussioni.

Il Qatar, nel suo sforzo di costruirsi un nuovo e scintillante posizionamento politico-diplomatico da mediatore dei conflitti, รจ comunque riuscito a ottenere un impegno congiunto a proseguire i negoziati, ma resta da verificare se l’argine terrร .

D’altra parte, l’emergenza umanitaria ha ormai raggiunto livelli sconvolgenti di problematicitร  e non puรฒ piรน essere ignorata, come รจ accaduto nei mesi scorsi nella generale noncuranza dell’opinione pubblica mondiale, risucchiata dalle discussioni sulla nuova amministrazione Trump in materia di dazi e distratta dai conflitti in corso in Ucraina e a Gaza.

Immagine in evidenza: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:M23_troops_Bunagana_4.jpg; immagini presenti nell’articolo:https://it.wikipedia.org/wiki/Kivu#/media/File:Kivu.png

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Daria Luisa Petrucci

Daria Luisa Petrucci

Avvocato. EU law Phd candidate. Specializzata in diritto internazionale e diritti umani. Appassionata di geopolitica, relazioni internazionali e diplomazia.

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