Abbonati

a

Scopri L’America dopo l’egemonia

L’ultimo numero della rivista di Aliseo, dedicato al futuro degli Stati Uniti. 14 analisi per capire l’America, dalla geopolitica alla crisi interna

Riflessioni sparse su Vision Pro, l’ultimo prodotto lanciato da Apple

Riflessioni sparse su Vision Pro, l’ultimo prodotto lanciato da Apple

Vision Pro irrompe in un mercato contratto portando diverse novità, senza sciogliere però tutti i dubbi.

In un caldo pomeriggio di giugno, Tim Cook, il celebre Ceo di Apple, ha dato il via alla Wwdc23. Si tratta di un evento in cui l’azienda di Cupertino annuncia le sue novità hardware e software. Queste sono poi messe a disposizione degli sviluppatori affinché possano iniziare a lavorarci. Nello specifico, quest’anno l’evento si era trascinato abbastanza pigramente.

Dopo aver presentato un computer con lo schermo più grande, scarse novità software per Iphone e smartwatch, sul monitor alle spalle di Cook è comparsa la scritta “one more thing…”, e da quel momento si è saputo che i rumors erano veri, ed il visore targato Apple era realtà.

Lo spazio dedicato a questo prodotto è stato di circa 45 minuti, quasi pari a tutto il resto della presentazione. Non è intenzione di chi scrive fornire tutti i dettagli tecnici della tecnologia concentrata all’interno di “Vision Pro”.

Ci sono già centinaia di video su Youtube e migliaia di articoli online che possono riassumere questi dati. Basti sapere che Vision Pro appare ad oggi, stando a quanto dichiarato (i dispositivi saranno venduti solo nel 2024 e solo negli USA), il miglior visore sotto quasi qualsiasi aspetto mai prodotto. Quello con la risoluzione migliore, con il chip migliore, con i comandi più intuitivi, con più app e funzioni native – di fatto ha le stesse disponibilità di un Ipad – e così via.

L’obiettivo è invece quello di riflettere sull’impatto che un dispositivo come questo possa avere sul mercato e sulla vita quotidiana. Come tipico, infatti, la rete si è già divisa fra entusiasti e timorosi o, per dirla con Umberto Eco, tra “apocalittici e integrati”. Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.

Un mercato in crisi e la grande scommessa

Una delle caratteristiche che più spesso si attribuiscono ad Apple è quella di riuscire a fare mercato da sola. Malgrado ultimamente l’azienda fondata da Steve Jobs sia stata accusata – forse a ragione – di curare meno i prodotti e di non innovare più come prima, è innegabile che quando la mela decide di buttarsi in un settore questo subisce un’impennata nelle vendite.

Questo non vuol dire che Apple arrivi prima degli altri, spesso avviene il contrario. Però, quando a Cupertino decidono di investire in un segmento del mercato subito fioriscono le imitazioni più spudorate. L’attenzione degli analisti e dei commentatori viene assorbita e bene o male anche altri grandi competitor devono seguire.

Un esempio su tutti: le Airpods. Le primissime cuffie bluetooth di Cupertino sono state lanciate nel 2016 e sono state un successo strepitoso in un mercato che fino a quel momento stentava a decollare. Oggi esistono diversi modelli, da quelle base a quelle pro, passando per il modello “Max”. Ciò che è evidente è che l’azienda della mela è riuscita da sola a rendere pop un mercato che prima era molto più ristretto.

La prima riflessione che chi scrive si sente di condividere è che anche Vision Pro dovrà affrontare lo stesso percorso se vuole affermarsi nel mercato. Il settore dei visori è a dir poco contratto e le innovazioni si misurano davvero con il contagocce. Certo, il prezzo di partenza di quasi 3.500 dollari non sembra incoraggiante.

La concorrenza a Vision Pro

Nei diretti competitors, Meta di Zuckerberg (il fondatore di Facebook per intenderci) è l’azienda che ha sicuramente investito di più, spingendosi perfino a parlare di Metaverso. Ad oggi, però, ciò che trapela sembra tutt’altro che positivo, con perdite che aumentano di anno in anno.

I Meta Quest standard prodotti da Meta non sono neanche comparabili con Vision Pro – costano infatti un decimo -, mentre Meta Quest Pro si avvicina già maggiormente. Come Vision Pro permette di scegliere tra realtà virtuale e realtà aumentata, ha una funzione dedicata per il multitasking e la produttività, è possibile interagire con gesture delle mani senza telecomandi e così via. Il costo è di circa un terzo rispetto al visore Apple.

Moltissime altre aziende come Oculus o la stessa Google avevano provato a lanciarsi nella realtà aumentata o virtuale, solitamente riportando flop più o meno gravi. Forse ricorderete Google Glass, a cui la celebre azienda ha detto addio poco fa.

Sempre rimanendo a quanto presentato, Apple pare molto più avanti rispetto a tutti questi concorrenti, ma anche il prezzo è veramente proibitivo. Fingiamo che esisterà davvero una versione Vision non pro, e che abbiano solo presentato il progetto di punta per mostrare i muscoli. Un modello base potrà costare meno, ma rimarrà comunque su cifre altissime.

Ecco allora la grande scommessa: sarà davvero possibile per la tecnologia Vision diffondersi abbastanza per non essere considerata un fallimento? Diverrà davvero un prodotto pop come uno smartwatch o le Airpods di cui abbiamo parlato prima?

I dati che abbiamo oggi riguardo alla concorrenza sembrano davvero dire di no. Tuttavia non si è mai registrato una tale attenzione riguardo a questo mondo, né c’è mai stato un prodotto che promette di coniugare svago, produttività e supporto nella vita di tutti i giorni come questo.

L’elefante nella stanza

C’è invece un settore che mai come oggi sembra fiorente ed è sulla bocca di tutti. Il mercato delle Intelligenze artificiali non è mai stato così al centro dell’attenzione, mediatica e non solo. Il lancio di sistemi quali ChatGPT per i testi e Midjourney per la fotografia ha colpito per la prima volta anche l’opinione pubblica e non solo gli addetti ai lavori.

Anche qui si possono individuare facilmente i campi di apocalittici e integrati, ma non c’è dubbio che ad oggi chiunque indicherebbe le IA come grande rivelazione dal mondo tech. Come detto prima, invece, il settore dei visori sembrava in decadenza o comunque in secondo piano.

Il futuro di Siri

Apple è stata la prima, nell’ormai lontano 4 ottobre 2011, a inserire un sistema di IA che supportasse l’utente nell’utilizzo dei dispositivi. Nasceva Siri, che all’epoca fu grande innovazione mentre ad oggi è probabilmente uno dei peggiori assistenti vocali sul mercato.

Senza internet non può impostare timer, sveglie e altre funzioni offline, raramente individua il tema delle domande chieste dall’utente e le gira al browser, proponendo poi i tre migliori risultati che questo ha individuato. Nulla a che vedere con la profondità di calcolo e le miriadi di possibilità aperte da ChatGPT, per fare un nome.

Ecco perché molti si aspettavano novità anche riguardo a Siri durante l’ultima presentazione, cosa che non è avvenuta. Possiamo solo ipotizzare cosa accadrà da qui a qualche anno. Apple potrebbe aver scommesso stavolta sul cavallo sbagliato, investendo milioni in una tecnologia morta, e aver tralasciato il settore vincente.

Per altri, invece, l’azienda della mela sarebbe pronta a rilanciare anche questo servizio, con un progetto chiamato “Siri X” di cui non sappiamo per ora quasi nulla. La cosa evidente è che sono sorte moltissime problematiche nel suo sviluppo, legate anche alla privacy degli utenti e a visioni diverse all’interno del team che ci stava lavorando.

Sicuramente quello delle Intelligenze artificiali è un settore su cui non si può più chiudere un occhio. Il fatto che una delle più importanti aziende tech al mondo non abbia dichiarato nulla riguardo ad esse nell’evento più importante dell’anno a giugno 2023 è un elefante nella stanza che non può essere ignorato.

Il futuro dura due ore al massimo

Chi ha assistito alla presentazione sarà rimasto certamente colpito da un dato: la batteria. Apple ha dichiarato che l’autonomia massima del prodotto è di sole due ore. In più, affinché essa non pesi sulla testa dell’utente, si trova all’esterno del visore ed è collegata ad un cavo tramite tecnologia MagSafe.

Una durata che appare semplicemente inadeguata. Tutti i film che sono stati usati durante la presentazione per mostrare le funzionalità del visore durano ben più di una tale autonomia. Non c’è dubbio che presto usciranno batterie più ampie, ed è vero che si può sempre collegare ad una presa a muro per risolvere il problema, ma è evidente come questo risulti scomodo e riduca le potenzialità del prodotto in maniera significativa.

Se da un lato sembra davvero un progetto che apre uno squarcio sul futuro, innovativo e funzionale, pronto per il mercato, dall’altro un’autonomia così limitata lo rende scomodo per qualsiasi utilizzo in un luogo senza prese. Sempre ammesso che abbiate il coraggio di indossarlo in aereo, sui mezzi o durante una passeggiata per vedere in tempo reale le indicazione di Google Maps, una volta scaricata la batteria dovrete tenere in mano o nello zaino 3.500 dollari di prodotto, completamente inutilizzabile.

Che conseguenze è possibile trarne? Il visore sembra davvero un condensato di tecnologia. Gli insider sono convinti che Apple ci abbia lavorato praticamente con budget e tempo illimitati. Non si tratta quindi di una scelta dovuta alla mancanza di fondi, ma alla tecnologia di cui l’uomo si serve.

Il tema delle batterie in Vision Pro

Le batterie agli ioni di litio che sono state utilizzate non sono sufficienti, ma non abbiamo ancora sviluppato una valida alternativa. Innovazioni come ioni di sodio o batterie allo stato solido non sono ancora pronte e non sarebbero forse adatte in ogni caso ad un prodotto del genere.

Questo significa che non solo Apple, ma l’intero mercato non può sfruttare le piene potenzialità dei prodotti che vengono proposti. D’altronde è un tema già notissimo dopo la diffusione delle auto elettriche, ma Vision Pro sottolinea ancora una volta come quello dell’autonomia sia uno dei più grandi punti deboli della tecnologia sviluppata dall’uomo fino a oggi.

Il resto sembrava già passato

La Wwdc23 è stata letteralmente divisa tra “Vision Pro”, presentato per ultimo come si diceva sopra, e tutto il resto. Tutto il resto significa dispositivi con cui Apple fattura da anni miliardi: Macbook, Ipad, Iphone, Airpods e così via. Si dovrebbe trattare, almeno sulla carta, dei prodotti di punta dell’azienda di Cupertino. Eppure, la sensazione di divario tra quella parte di presentazione e la seconda concentrata su Vision Pro è stata assoluta.

Ripensando alla presentazione, tutto ciò che è stato presentato prima sembrava uscito da un’epoca passata. Il nuovo computer da 15” faceva una figura quasi triste rispetto alla possibilità di ampliare le finestre quanto si desidera nella realtà virtuale. Gli aggiornamenti software dell’Iphone, a dire il vero particolarmente scarsi quest’anno, sembravano davvero una clip presa da una presentazione di 10 anni prima rispetto a Vision Pro, e non si capisce bene come possano essere stati presentati lo stesso giorno.

Mai come quest’anno il divario tra le potenzialità di un prodotto sono sembrate così superiori rispetto a tutti gli altri. Eppure “tutti gli altri” sono dispostivi che usiamo quotidianamente, che fino a un’ora prima avremmo considerato il centro della nostra vita tecnologica.

Il visore visto dall’alto, con il laccio che permette di assicurarlo alla testa

Una nuova visione della tecnologia

Vision Pro ha avuto il grande merito, a parere di chi scrive, di aver messo in discussione l’assioma non scritto per cui quello che avevamo ci bastava. Dopo cellulare, computer e tablet sembrava difficile andare oltre questi strumenti nella quotidianità.

Con tutti i problemi e le criticità evidenziate prima, invece, il visore pare davvero una tecnologia che, se portata avanti, unirà tutti i punti di forza di questi prodotti in un solo: la potenza di un computer, l’usabilità intuitiva del multi-touch, la portabilità di uno smartphone. Ci aggiunge poi pregi unici: fusione con la realtà che ci circonda, definizione impossibile per schermi di dimensioni più grandi, immersività senza comparazioni.

Questo non vuol dire che Vision Pro abbia percorso sentieri nuovi, come detto di visori ce n’erano già molti. Questo prodotto sembra però fare un passo avanti come qualità e come possibilità. è davvero in grado di essere una macchina autonoma che sostituisca cellulari, computer e altri oggetti oggi di uso quotidiano.

Si pone allora un problema chiave, l’ultimo sul quale vorrei ragionare: l’impatto sociale.

Occhi naturali o occhi digitali?

L’elemento da cui Visio Pro sembra discostarsi di più dalla concorrenza è l’Eyesight. Si tratta di un sistema grazie a quale le fotocamere collocate all’interno del visore, che seguono i movimenti degli occhi per permettere all’utente di navigare tra le schermate, sono proiettate anche all’esterno, su un display rivolto al di fuori.

L’idea di Apple è che il visore debba essere una porta da cui l’input entra ed esce. Chi lo indossa vede il mondo al di fuori, e chi è al di fuori vede lo sguardo e le espressioni dell’utente. In questo modo non dovrebbe essere necessario togliere Vision Pro tutte le volte che bisogna interagire con qualcuno, ma anzi l’interazione dovrebbe essere quasi naturale.

Chi scrive ha i suoi forti dubbi che questo possa accadere, anche solo per consuetudine. Ammettiamo però che negli anni questa pratica si normalizzi. Gli occhi di chi ci parla sarebbero solo una proiezioni ad alta risoluzione realizzata da fotocamere. È davvero un futuro desiderabile?

Non ritengo ci sia una risposta, si tratta di considerazioni soggettive che ognuno farà liberamente, se si porrà il caso. Ma immaginate di essere al lavoro tra dieci o vent’anni, e tutti indosseranno il visore per lavorare. Magari ci saranno colleghi di cui non avrete mai visto gli occhi reali.

I problemi di privacy e di eccessiva immersione di Vision Pro

C’è ancora un elemento forse ancora più incredibile e a suo modo preoccupante. Vision Pro è una macchina da presa sempre in funzione, con fotocamere incredibilmente potenti e sempre attive per mostrare all’utente il mondo circostante. Ad esse si abbinano microfoni per i comandi vocali.

Chi indossa Vision Pro è in grado di registrare qualsiasi immagine quasi senza farsi notare (lo schermo esterno proietta una luce bianca ad onde, un po’ poco per salvaguardare davvero la privacy) con una qualità e un dettaglio altissimi. Inoltre è in grado di riproporle in 3D, realizzare video immersivi e così via.

Questo apre a scenari inquietanti. Come si reagirà alla morte di un proprio caro se è possibile vedere suoi filmati così immersivi da illudere di rivivere quei momenti? Il mondo del porno e della pedopornografia si aprirà certamente a nuovi orizzonti. Ma anche per chi sta al di fuori sarà sicuramente strano vedersi registrati da una persona di cui non si vedono gli occhi e le espressioni.

A prescindere da come Vision Pro sarà accolto dal mercato, dalla sua diffusione e dai suoi sviluppi, è evidente che si rende necessaria una nuova legislazione, nuove leggi sulla privacy, ma anche studi sociali per capire quanto incida su dei bambini (ma anche su degli adulti) vedere espressioni facciali diffuse attraverso i visori.

L’uomo non inventa tecnologie cattive, ma dal fuoco in poi è l’utilizzo che se ne fa ad essere importante. Vedremo quante volte dovremmo scottarci prima di capire come incanalare la potenza di un tale mezzo per gli scopi giusti.

La newsletter di Aliseo

Ogni domenica sulla tua mail, un'analisi di geopolitica e le principali notizie sulla politica estera italiana: iscriviti e ricevi in regalo un eBook di Aliseo

Lorenzo Della Peruta

Lorenzo Della Peruta

Dello stesso autore

In evidenza

Aliseo sui social