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Come leggere la risoluzione Onu per l’ammissione della Palestina

Come leggere la risoluzione Onu per l’ammissione della Palestina

L'Assemblea generale dell'Onu chiede al Consiglio di Sicurezza di ammettere la Palestina a grande maggioranza. Una "svolta" simbolica con prospettive pratiche

รˆ ufficiale: il 9 maggio 2024, con 143 voti a favore, 9 contrari e 25 astenuti, l’Assemblea generale (AG) delle Nazioni Unite ha approvato la risoluzione intitolata โ€œAdmission of new Members to the United Nationsโ€ che riconosce la Palestina come โ€œqualificata ai fini della membershipโ€, cioรจ per diventare membro a pieno titolo delle Nazioni Unite, raccomandando al Consiglio di Sicurezza di โ€œriconsiderare favorevolmente la questioneโ€. 

Lโ€™Assemblea si รจ espressa nel corso della decima sessione speciale d’emergenza, una particolare modalitร  di riunione alla quale puรฒ ricorrere quando il Consiglio di Sicurezza, a causa della mancanza di unanimitร  tra i membri permanenti, non riesca ad esercitare la sua responsabilitร  primaria di mantenimento della pace e della sicurezza internazionale

Con un eclatante gesto di disprezzo, il rappresentante israeliano Gilad Erdan ha reagito infervorato al voto facendo a pezzi una copia della Carta delle Nazioni Unite dal podio della sala riunioni dellโ€™Assemblea. Il contenuto fronte di astensionisti ha visto la partecipazione, tra gli altri, dellโ€™Italia.

Lo status della Palestina prima della risoluzione

Al momento dellโ€™adozione di questa storica risoluzione, la Palestina giร  rivestiva allโ€™interno dellโ€™Onu lo status di ยซStato Osservatore non membroยป ottenuto con la risoluzione 67/19 (A/RES/67/19), adottata ad ampia maggioranza dallโ€™Assemblea delle Nazioni Unite durante la quarantaquattresima sessione plenaria del 29 novembre 2012

La risoluzione, intitolata โ€œIl diritto dei popoli all’autodeterminazione“, non solo riaffermava il diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione e all’indipendenza del proprio Stato di Palestina sui territori palestinesi occupati dal 1967, ma giร  esprimeva l’auspicio che il Consiglio di Sicurezza considerasse favorevolmente la richiesta di ammissione a pieno titolo presentata dalla Palestina il 23 settembre 2011.

In un contesto di totale stallo dei negoziati tra Israele e Palestina, trascorsi ormai dieci anni dalla costruzione del muro e quasi venti anni dal fallimento degli accordi di Oslo, si riteneva che il riconoscimento formale dello status di Stato osservatore non membro, sostenuto da gran parte della Comunitร  internazionale (138 favorevoli, 9 contrari, 41 astenuti), avrebbe dato nuovo impulso al processo di pace.

Allo โ€œStato di Palestinaโ€, designazione che da quel momento in poi avrebbe dovuto essere sempre utilizzata nei documenti ufficiali dellโ€™organizzazione, veniva riservato lโ€™invito a partecipare come osservatore alle sessioni e ai lavori dell’Assemblea, nonchรฉ alle conferenze internazionali convocate sotto gli auspici dell’Assemblea o di altri organi delle Nazioni Unite, pur non potendo godere del diritto di voto.

Inoltre, la nuova qualificazione giuridica avrebbe dovuto garantire al territorio palestinese e alla comunitร  ivi stanziata una maggiore tutela rispetto ad ulteriori future eventuali violazioni delle norme internazionali, facilitando la ratifica da parte della Palestina di un gran numero di trattati internazionali aperti allโ€™adesione di tutti gli Stati.

Tra questi, si annovera anche lo Statuto della Corte penale Internazionale (Cpi), che proprio in unโ€™ottica garantista entrรฒ in vigore per la Palestina il 1ยฐ aprile 2015, consentendole di entrare a far parte del sistema giurisdizionale della Cpi, pur rimanendo controversa, secondo alcuni, la sua qualificazione formale come โ€œStatoโ€ agli effetti del diritto internazionale. 

Nel decennio che ha preceduto gli eventi del 7 ottobre, lo status di ยซStato Osservatore non membroยป ha sortito un effetto perlopiรน simbolico, consentendo al popolo palestinese la partecipazione ai dibattiti delle Nazioni unite senza perรฒ porlo effettivamente al riparo dal verificarsi di nuove operazioni da parte dello Stato ebraico (si pensi alle operazioni Pillar of Defense del 2012 e Protective edge del 2014).

Il conflitto a Gaza e lโ€™invasione di Rafah 

Il conflitto in corso allโ€™interno della Striscia di Gaza aveva subito una battuta dโ€™arresto quando, a seguito della comunicazione con la quale il premier Netanyahu preannunciava lโ€™imminente incursione delle forze dellโ€™IDF nella cittร  di Rafah, lโ€™opinione pubblica mondiale si era scagliata contro la leadership israeliana.

La cittร  meridionale, che normalmente ospita circa 280 mila palestinesi, al momento dellโ€™annuncio (9 febbraio 2024) accoglieva circa 1,4 milioni di persone, piรน della metร  della popolazione di Gaza. L’eventualitร  che la stessa venisse attaccata aveva comportato, oltre al richiamo della Corte Internazionale di Giustizia, persino il vacillare del sostegno statunitense.

Dopo un breve momento di fugace speranza, in cui sembrava che i negoziati sul cessate il fuoco tra Hamas e Israele fossero ripresi, la situazione รจ precipitata quando l’esercito israeliano ha ordinato ai residenti e agli sfollati palestinesi di evacuare i quartieri della cittร , procedendo con la feroce offensiva tuttโ€™ora in corso.

La risoluzione Onu sulla Palestina

I recenti drammatici avvenimenti e la catastrofe umanitaria in corso nella Striscia, dove faticano ad arrivare gli aiuti, hanno fatto molto discutere, imprimendo unโ€™accelerazione al dibattito sullo status della Palestina in seno allโ€™organizzazione delle Nazioni Unite.ย 

Lโ€™Assemblea si รจ espressa nel corso della decima sessione delle โ€œemergency special sessionsโ€, fori di discussione eccezionali nei quali lโ€™Assemblea si riunisce, anche se non รจ in sessione in quel momento specifico, entro ventiquattro ore dalla richiesta proveniente dalla maggioranza dei membri delle Nazioni Unite, al fine di esaminare immediatamente la questione e formulare raccomandazioni per l’adozione di misure collettive a proposito.

Presupposto delle sessioni speciali di emergenza, che rappresentano una prassi inaugurata con la risoluzione Uniting for peace” (377 del 1950), รจ lโ€™aver riscontrato un atto che appaia come una minaccia alla pace, una violazione della pace o un atto di aggressione.

Il punto allโ€™ordine del giorno della sessione speciale, denominato โ€œAzioni illegali israeliane a Gerusalemme Est occupata e nel resto dei Territori Palestinesi Occupatiโ€, costituisce il prosieguo di un ciclo di discussioni sul tema cominciate nell’aprile 1997, su richiesta del Rappresentante permanente del Qatar, a seguito della decisione israeliana di costruire nell’area Est di Gerusalemme un progetto abitativo di 6.500 unitร  (Har Homa).

La recente risoluzione โ€œAdmission of new Members to the United Nationsโ€ (ufficialmente: A/ES-10/L.30/Rev.1), invece, รจ stata introdotta dal rappresentante degli Emirati Arabi Uniti che ha parlato a nome del Gruppo degli Stati arabi.

Con la stessa, lโ€™Assemblea Generale ha stabilito che lo Stato di Palestina รจ ยซqualificatoยป per lโ€™adesione alle Nazioni Unite ai sensi dellโ€™art. 4 della Carta, che recita โ€œPossono diventare Membri delle Nazioni Unite tutti gli Stati amanti della pace che accettino gli obblighi del presente Statuto e che, a giudizio dellโ€™Organizzazione, siano capaci di adempiere tali obblighi e disposti a farlo.โ€. La risoluzione ha inoltre raccomandato al Consiglio di Sicurezza di ยซriconsiderare favorevolmente la questioneยป (appunto, giร  avanzata in passato).ย 

Anche questa nuova risoluzione, come quella che le garantiva lo status di Stato osservatore non membro, sembra avere un valore piรน simbolico che effettivo, seppur garantendo qualche privilegio aggiuntivo alla partecipazione dello Stato di Palestina allโ€™organizzazione.

Lโ€™upgrade della Palestina a Stato osservatore, che sarร  reso effettivo a partire da settembre 2024, le riconosce, nello specifico: il diritto di essere seduti tra gli Stati membri in ordine alfabetico; di proporre punti da inserire nell’ordine del giorno provvisorio delle sessioni ordinarie o straordinarie e di essere iscritti nell’elenco degli oratori anche per i punti all’ordine del giorno diversi dalle questioni palestinesi e mediorientali; di fare dichiarazioni a nome di un gruppo; di introdurre, presentare e co-sponsorizzare proposte ed emendamenti; di sollevare mozioni procedurali, comprese le mozioni dโ€™ordine e le richieste di mettere ai voti le proposte; di essere eletti come funzionari nella plenaria e nei Comitati principali dellโ€™Assemblea Generale.

In altre parole, lo Stato palestinese, pur non potendo ancora votare, potrร  proporre dei temi da dibattere, anche slegati dalle questioni mediorientali, e sollevare mozioni procedurali

25 i Paesi che si sono astenuti dalla votazione, in particolare: Albania, Bulgaria, Austria, Canada, Croazia, Fiji, Finlandia, Georgia, Germania, Lettonia, Lituania, Isole Marshall, Olanda, Macedonia del Nord, Moldavia, Paraguay, Romania, Vanuatu, Malawi, Principato di Monaco, Ucraina, Gran Bretagna, Svezia, Svizzera e l’Italia.

Gli Stati Uniti hanno votato contro insieme a Israele e altri sette Paesi: Palau, Nauru, Micronesia, Papua Nuova Guinea, Ungheria, Argentina e Repubblica Ceca.

Le prospettive future e il contesto internazionale

Il voto, comโ€™era prevedibile, รจ stato accolto con enorme soddisfazione dellโ€™Autoritร  nazionale palestinese, il cui presidente Abu Mazen ha sottolineato come il consenso internazionale dimostrato dall’Assemblea โ€œristabilisca la fiduciaโ€ dei palestinesi nella legittimitร  internazionale e โ€œincarni il diritto legittimo del popolo palestinese ad uno Stato indipendenteโ€.

Tuttavia, in un contesto cosรฌ delicato, bisogna essere pragmatici e non perdere di vista la realtร : la risoluzione segna sicuramente un momento importante allโ€™interno del percorso del popolo palestinese verso lโ€™autodeterminazione, ma non costituisce quel cambiamento epocale idoneo a rivoluzionare il corso degli eventi dallโ€™oggi al domani.

La potenziata partecipazione dello Stato palestinese allโ€™organizzazione si realizzerร  solo a partire da settembre e non porrร  fine ai combattimenti a Gaza, nรฉ migliorerร  la condizione umanitaria della popolazione civile in loco.

Lโ€™ammissione in qualitร  di Membro delle Nazioni Unite di uno Stato che adempia ai requisiti sanciti dallโ€™art. 4 par. 1 รจ effettuata con decisione dellโ€™Assemblea Generale su proposta del Consiglio di Sicurezza, come sancito dal par. 2 dello stesso articolo.

Spetta dunque al Consiglio lโ€™iniziativa rispetto allโ€™adesione della Palestina allโ€™organizzazione, e lโ€™ingerenza realizzata dallโ€™Assemblea deve qualificarsi come eccezionale: in deroga a quanto statuito dalla Carta, e proprio in virtรน della gravitร  del contesto bellico, l’organo assembleare intendeva fungere da propulsore del processo dโ€™adesione sostituendosi al Consiglio.

Tuttavia รจ la stessa risoluzione, adottata per lโ€™appunto durante una sessione emergenziale, a specificare che le nuove modalitร  di partecipazione dello Stato di Palestina alle sessioni e ai lavori dell’Assemblea sono adottate โ€œin via eccezionale e senza creare un precedenteโ€.

Lโ€™aver in un certo qual modo โ€œby-passatoโ€ lโ€™iniziativa di competenza del Consiglio ha indignato il rappresentante israeliano Gilad Erdan che, dal podio della sala, ha fatto a brandelli lo Statuto Onu, sottolineando come lโ€™irrituale intromissione dell’Assemblea sia โ€œamorale e in contrasto con la Cartaโ€, oltre ad aver accusato lโ€™organo di aver scelto di premiare i moderni nazisti con diritti e privilegi.

Il portavoce degli Stati Uniti allโ€™Onu, Nate Evans, ha giustificato il suo no dichiarando che lโ€™Autoritร  Palestinese non soddisfa i criteri per lโ€™adesione e che la risoluzione non risolve le preoccupazioni, precedentemente sollevate, relative allโ€™assenza di un riconoscimento generalizzato rispetto alla statualitร  della Palestina e alla questione della rappresentanza palestinese negli affari internazionali.

Inoltre, illustrando la posizione della Casa Bianca, la delegazione americana ha dichiarato ยซIl presidente Biden รจ stato chiaro sul fatto che una pace sostenibile nella regione puรฒ essere raggiunta solo attraverso una soluzione a due Statiยป, ribadendo che le misure adottate nel contesto delle Nazioni Unite, in quanto misure ยซunilateraliยป, non condurranno ad alcun obiettivo.ย 

In conclusione, il popolo palestinese, rannicchiato tra le macerie di una regione ormai distrutta e priva di risorse alimentari, idriche e mediche, non trarrร  grande beneficio dallโ€™approvazione di questa risoluzione.

Sicuramente la determinazione dellโ€™Assemblea rappresenta un passo in avanti verso un miglioramento, seppur a rilento, della posizione palestinese in seno allโ€™organizzazione, ma lโ€™eventuale finalizzarsi del processo di membership richiede un previo accordo del Consiglio di Sicurezza sul punto, accordo senza il quale la risoluzione dellโ€™Assemblea resterร  lettera morta

La risoluzione ha un peso determinante nel contesto delle relazioni internazionali nella misura in cui segna uno squarcio sempre piรน profondo tra la Comunitร  internazionale e la leadership di Netanyahu che, con eccezion fatta per la posizione assunta in merito alla risoluzione, รจ attualmente in contrasto anche con lโ€™alleato statunitense.ย 

Mentre cresce la pressione internazionale, continuano le proteste pro-Palestina in tutto il mondo e le universitร  americane sono interessate da partecipate manifestazioni in cui gli attivisti che chiedono lโ€™interruzione delle collaborazioni tra il loro governo e quello israeliano.

I rapporti tra gli Stati Uniti ed Israele sono sempre piรน tesi: la Casa Bianca fatica a sostenere il solido alleato mediorientale nella sua dura campagna militare. Biden, prossimo alle elezioni, aveva minacciato di interrompere le forniture di armi se Netanyahu avesse iniziato lโ€™offensiva a Rafah, ma il Presidente statunitense รจ ben consapevole che di questa mancanza di tempismo ne pagherร  il prezzo a novembre. Israele, dal canto suo, ha controbattuto che ยซandrร  avanti anche da soloยป.

Foto in evidenza: By Makbula Nassar – Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=61818628

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Daria Luisa Petrucci

Daria Luisa Petrucci

Avvocato. EU law Phd candidate. Specializzata in diritto internazionale e diritti umani. Appassionata di geopolitica, relazioni internazionali e diplomazia.

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