L’apprezzamento del rublo degli ultimi mesi a seguito delle sanzioni รจ solo una parte di ciรฒ che sta accadendo. E bollare le misure adottate nei confronti della Russia esclusivamente alla luce di questo fenomeno e delle conseguenze che stiamo vivendo in Europa รจ segno di disonestร intellettuale.
Da qualche mese va avanti il dibattito sullโefficacia delle sanzioni nei confronti della Russia. Molti fanno leva sulla tesi che lโapprezzamento del rublo rispetto ai livelli pre-guerra dimostri lโinefficacia dei provvedimenti economici adottati dai paesi solidali allโUcraina (qualcuno ha detto cherry-picking?), anche e soprattutto alla luce di quello che stiamo vivendo in Europa. Purtroppo perรฒ questa visione esclude sin troppi elementi decisivi per un giudizio complessivo e imparziale.
Il rublo va su
Lโapprezzamento che ha avuto luogo negli ultimi mesi รจ innegabile, i dati parlano chiaro; ma รจ altrettanto innegabile che per quanto questo sia anche un effetto delle sanzioni, esso non possa essere l’unica lente attraverso cui giudicare delle misure che hanno una portata molto piรน ampia e che quindi necessitano di altri indicatori per essere valutate.
Come riportato allโinterno di unโanalisi rilasciata dallโOCPI ad inizio luglio, quanto accaduto alla valuta di Mosca รจ il risultato di provvedimenti finanziario/coercitivi e dell’andamento della bilancia dei pagamenti indotto dalle sanzioni e rafforzato dallโaumento del prezzo degli idrocarburi.
Per quanto riguarda le misure di natura finanziaria, allโinizio del conflitto la banca centrale russa ha innalzato il tasso di interesse di riferimento fino al 20% dal 28 febbraio allโ8 aprile (in questo periodo si attesta al 9,5%), per contrastare lโiniziale deprezzamento. Inoltre, il governo (ecco la coercizione) ha impedito a soggetti russi di scambiare rubli per valuta estera e alle aziende ha imposto di convertire in valuta nazionale (inizialmente 80% per poi scendere al 50%) i pagamenti per esportazioni ricevuti da altri paesi. Gazprombank ha lโobbligo di convertire il 100% dei ricavi dalla vendita di materie prime.
L’andamento della bilancia dei pagamenti (differenza fra esportazioni ed importazioni) si รจ sostanziato in un calo delle importazioni accompagnato da un incremento delle esportazioni dovuto ad un rincaro dei prezzi degli idrocarburi. Cosรฌ facendo il flusso netto di valuta estera si รจ accresciuto rinforzando il provvedimento della conversione obbligatoria. Non a caso nel primo trimestre del 2022 le esportazioni sono aumentate di quasi il 60% rispetto allo stesso periodo del 2021.
Ma allora le sanzioni non funzionano
Soprattutto alla luce degli effetti sulla bilancia dei pagamenti si potrebbe pensare che le sanzioni stiano addirittura avvantaggiando la Russia. Un +60% sulle esportazioni e un rublo piรน forte del periodo pre-guerra non possono che considerarsi un fallimento dei provvedimenti dei suoi avversari. La risposta รจ sรฌ solamente se non si considera la totalitร della situazione russa (ecco perchรฉ il cherry picking); solo se ci si sofferma su ciรฒ che la Russia puรฒ contrastare e non anche su ciรฒ che non puรฒ contrastare.
Come sul campo di battaglia, anche la guerra economica ha le sue armi e la Russia dal canto suo non poteva far altro che usare quelle a sua disposizione contro quanto schierato dagli europei.
Il gas รจ lโarma principale dei russi, e a causa del suo utilizzo a fini โbelliciโ ci stiamo rendendo conto ora piรน che mai (soprattutto la Germania) del macroscopico errore strategico compiuto affidandosi per circa il 40% del proprio approvvigionamento energetico ad un uomo non ha dimostrato la propria instabilitร a partire dal 24 febbraio di questโanno.
Putin sta facendo leva piรน che puรฒ su questโarma, ottenendo il massimo sia in termini economici, conseguendo piรน export ed un apprezzamento della propria valuta e rendendo qualunque tipo di attivitร in Europa piuttosto costosa, che politica vista lโinstabilitร della situazione internazionale in primis a causa dei danni economici che stiamo subendo.
Quello che la Russia non puรฒ controllare
Ora, perรฒ, per esprimere un giudizio sulle sanzioni bisogna soffermarsi anche su ciรฒ su cui Mosca non ha molto margine di manovra. Lโistantanea della situazione della Russia รจ quella del Pil reale. Le principali istituzioni internazionali ipotizzano una consistente caduta del Pil russo per questโanno. Dallโ11,2% della Banca mondiale stimato ad aprile, fino allโ8-10% della Banca centrale russa.
Come evidenziato nel documento Ocpi, i dati russi indicano una significativa discesa del Pil russo, anche se con quelli disponibili ad oggi che non vanno oltre maggio e le sanzioni entrate in vigore da fine febbraio, rimane una forte incertezza sulla portata della recessione che si sta delineando.
Il documento propone una stima prudente sulla portata del calo del prodotto basandosi sui dati di crescita tendenziale mensile di aprile e maggio forniti dal Ministero dello sviluppo economico russo (negativi per entrambi mesi). La caduta nel 2022 risulterebbe pari al 4,6%; minore rispetto a quella prevista dalle istituzioni internazionali, ma che implicherebbe una decrescita dellโ11% per lโultimo trimestre del 2022 rapportato allโultimo trimestre del 2021.
Cโรจ poi il capitolo della produzione industriale e anche qui le notizie sono tuttโaltro che positive. Ad aprile e maggio il tasso di crescita tendenziale della produzione registrato รจ stato negativo e rispettivamente dellโ1,6% e 1,7%; piรน nel complesso il tasso di crescita tra febbraio e maggio รจ stato pari al -3%.
Infine, cโรจ lโinflazione. A giugno lโagenzia di statistica russa Rosstat riportava un tasso dโinflazione pari al 15,9%, in calo rispetto a maggio (+16,25%) e aprile (+17,8%), che ha rappresentato il massimo storico dal 2002. Lโaumento mensile piรน rilevante si รจ registrato a marzo (7,5%) con una riduzione nei mesi successivi. NellโEurozona lโinflazione di giugno รจ stata pari allโ8,6%, un record ma comunque quasi la metร di quanto registrato in Russia.ย
ร questione di dati. E di onesta intellettuale
Alla luce di quanto riportato, rublo rafforzato a parte (e abbiamo visto in che modi), non si puรฒ di certo affermare che le sanzioni non stiano avendo alcun effetto, anzi. E neanche che stiano danneggiando piรน noi europei che i russi.
Con altrettanta onestร intellettuale non si puรฒ negare quanto queste ci stiano costando caro. Ma si รจ deciso di accettare tali conseguenze in nome di un fine superiore. Quelle della Russia non sono altro che delle contro-sanzioni a quelle comminate da noi europei, e sarebbe stato quantomeno ingenuo pensare che le conseguenze di una decisione cosรฌ radicale sarebbero state minime, soprattutto alla luce della potenza dellโarma di ricatto russa.
Lโerrore รจ stato alla base. La mancata diversificazione nel corso di questi ultimi vent’anni la stiamo pagando oggi, e alcuni la stanno pagando piรน di altri. Ma considerare i nostri problemi come un fallimento delle sanzioni ignorando totalmente o minimizzando quanto sta accadendo dallโaltra parte รจ solo un atto di disonestร intellettuale.