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Siria, gas e petrolio: prospettive per il dopo Assad

Siria, gas e petrolio: prospettive per il dopo Assad

La caduta del regime di Bashar al-Assad apre le porte alla Turchia e mette in crisi la giร  debole produzione energetica siriana

La caduta del regime di Bashar al-Assad in Siria sta giร  alimentando speculazioni sul possibile nuovo ruolo del Paese negli equilibri energetici del Medio Oriente e del mondo. Tuttavia, รจ importante ricordare che il settore energetico siriano รจ stato gravemente danneggiato da 13 anni di guerra civile, che hanno ridotto drasticamente le capacitร  produttive nazionali e creato una forte dipendenza dalle importazioni di combustibile dall’Iran.

La sempre piรน scarsa rilevanza della Siria nel mercato energetico globale รจ evidenziata dal fatto che, alla notizia del collasso del regime di Assad, i prezzi del petrolio sono aumentati solo dell’1%. Il Brent, riferimento internazionale, si scambiava a 71,8 dollari al barile. Non solo la Siria รจ un produttore di petrolio e gas naturale relativamente modesto, ma, secondo i trader, la sua situazione interna non rappresenta una minaccia per le esportazioni energetiche degli altri paesi della regione.

Negli ultimi anni l’Iran ha fornito alla Siria il combustibile necessario per soddisfare il fabbisogno energetico del Paese. Dal 2011, con l’introduzione delle sanzioni internazionali, la Siria ha cessato di esportare petrolio. Prima di tale data, la produzione siriana era di circa 383mila barili di petrolio e derivati al giorno; nel 2023, questa cifra รจ scesa a 40mila barili. Per confronto, nel 2023, la produzione degli Stati Uniti, il maggiore produttore mondiale, รจ stata in media di 12,9 milioni di barili di greggio al giorno.

Per quanto riguarda il gas naturale, la produzione in Siria รจ diminuita drasticamente, passando da 8,7 miliardi di metri cubi nel 2011 a 3 miliardi nel 2023. Le principali societร  energetiche attive nel Paese erano la britannica Shell, la francese Total Energies e la canadese Suncor Energy. Attualmente alcuni dei piรน importanti campi petroliferi siriani sonoย controllati dalle Forze Democratiche Siriane, un’alleanza di milizie curde e arabe sostenute dagli Stati Uniti e in conflitto con i ribelli filoturchi.

Il ruolo di Mosca e Ankara

I giacimenti di idrocarburi di Ebla erano sotto il controllo delle truppe russe, che hanno sostituito Evro Polis โ€“ la societร  di Evgenij Prigozhin che garantiva la sicurezza degli impianti in cambio di una quota del 25% dell’output โ€“ dopo lo smantellamento del Gruppo Wagner.

La Turchia, che potrebbe diventare la nuova potenza straniera dominante in Siria dopo la caduta di Assad, si รจ mostrata disponibile ad aiutare il Paeseย nella ricostruzione delle sue infrastrutture energetiche. Il ministro dell’Energia, Alparslan Bayraktar, ha dichiarato che “l’elettricitร  รจ un bisogno essenziale. L’infrastruttura รจ gravemente carente, non c’รจ praticamente nulla”.

Alparslan Bayraktar, ministro dell’Energia e delle Risorse Naturali turco

Bayraktar ha inoltre menzionato la possibilitร  di riprendere un progetto per un gasdotto dal Qatar all’Europa, passando per la Siria e la Turchia. “Per una Siria che ha ritrovato la sua unitร  e stabilitร , perchรฉ no?”, ha affermato. 

Questo scenario rappresenta una significativa preoccupazione per Mosca ed รจ stato un elemento centrale nella guerra civile siriana. La possibilitร  che il gas naturale e il petrolio provenienti dal Qatar, dagli Emirati Arabi Uniti e dallโ€™Arabia Saudita, potessero raggiungere lโ€™Europa attraverso un gasdotto che attraversasse la Siria avrebbe offerto una soluzione economicamente vantaggiosa per diversificare le forniture europee e ridurre la dipendenza dal gas russo fornito da Gazprom e dai gasdotti Nord Stream.

Per anni, uno degli obiettivi costanti della politica estera russa รจ stato mantenere la dipendenza energetica dellโ€™Europa dalle proprie forniture. In questo contesto, la Siria di Assad rappresentava una barriera fondamentale contro la costruzione di tali infrastrutture energetiche.

Non a caso, nel 2009 il regime di Damasco ha rifiutato un progetto di gasdotto sponsorizzato dal Qatar che avrebbe attraversato la Siria per connettersi alla rete turca e, da lรฌ, allโ€™Europa. Questa decisione ha spinto il piccolo ma ricchissimo emirato a sostenere le forze ribelli contro Assad durante la guerra civile.

Tuttavia, nonostante le assicurazione della nuova leadership siriana, il crollo del regime di Assad non รจ sufficiente a trasformare la Siria in un Paese stabile e sicuro per un investimento di tale portata.

Immagine in evidenza: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Natural_Gas_Pipeline_Across_The_New_River_-_panoramio.jpg; immagini presenti nell’articolo: 1) https://en.m.wikipedia.org/wiki/File:Alparslan_Bayraktar.jpg

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Alessandro Gorgoni

Alessandro Gorgoni

Giurista di formazione, ho sviluppato conoscenze trasversali tra economia e diritto sviluppando unโ€™accurata conoscenza della Pubblica Amministrazione e del settore energetico. Sono dottore di ricerca del Dottorato di Interesse Nazionale per la Pa presso lโ€™Universitร  del Salento e lavoro in unโ€™impresa statale.

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