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Le terre rare in Asia centrale e il nuovo grande gioco tra Cina e Stati Uniti

Le terre rare in Asia centrale e il nuovo grande gioco tra Cina e Stati Uniti

Gli Stati Uniti puntano alle terre rare dell'Asia centrale per scalfire il monopolio cinese. Il ruolo di Kazakistan e Mongolia

Negli ultimi anni lโ€™importanza delle terre rare ha visto una crescita esponenziale dovuta alle vaste possibilitร  produttive che questโ€™ultime offrono sia nella componentistica dei prodotti tecnologici, sia nel piรน generale quadro della transizione energetica e nellโ€™ambito militare.

Per anni la Cina ha giocato un ruolo da egemone nellโ€™estrazione di questi materiali, speculare a quello svolto da Taiwan come maggior produttore di componenti elettroniche. Ma il predominio cinese nel settore desta non pochi malumori, specialmente a Washington.

Nell’ultimo periodo, questa si รจ resa promotrice dello sviluppo dellโ€™estrazione di queste risorse in varie zone dell’Asia centrale, nel tentativo di scalfire la monolitica presenza cinese sul mercato internazionale, ma la strada si prospetta ancora lunga e tortuosa.

Secondo lโ€™International Tax and Investment Center (Itic), la maggior organizzazione non-profit americana nel settore della ricerca tributaria e nella promozione di investimenti nel settore pubblico, รจ necessario intaccare il monopolio cinese nel settore, per evitare che Pechino mantenga un โ€œdecisivo vantaggioโ€ strategico, che garantirebbe un analogo vantaggio nello sviluppo di nuovi sistemi dโ€™arma e tecnologie civili, andando a mettere in difficoltร  il giร  precario primato americano dellโ€™innovazione tecnologica.

Le terre rare in Asia centrale

Lo scorso dicembre The Diplomat scriveva che โ€œse prima si seguiva con interesse il prezzo di un barile di petrolio, nel prossimo periodo tutti saremo consapevoli del costo di mercato di una tonnellata di disprosio o di scandioโ€, sottolineando il ruolo che le terre rare giocano nel sistema economico contemporaneo ed il loro potenziale nel prossimo futuro.

Queste prospettive hanno spinto gli Stati Uniti ad interessarsi sempre di piรน alle riserve minerarie dei paesi del Turkestan, dove lo Usgs (United States Geological Service) ha assistito i governi locali nella mappatura dei depositi minerari della regione, al fine di ottenere un quadro piรน completo della disponibilitร  di Rees (Rare Earth Elements) nella regione.

Tuttavia, lโ€™attuale livello di mappatura รจ altalenante tra i vari Paesi e non permette ancora di poter delineare un quadro completo del potenziale sommerso dellโ€™area. Se in Paesi come Mongolia e Kazakistan lโ€™analisi delle riserve ha mostrato una forte presenza di terre rare, specialmente nella regione dei monti Altai, in altri come il Tagikistan e lโ€™Uzbekistan mancano ancora mappature esclusive di tali risorse.

Secondo l’Itic, Tashkent, ad esempio, offre una panoramica โ€œriflessa e aleatoriaโ€ basata sulle miniere dโ€™oro del Paese, specialmente nella regione del Karakalpakstan.ย 


L’Asia centrale nella contesa tra Pechino e Washington

Gli studi del Usgs hanno comunque mostrato come, oltre alla Cina, i depositi di terre rare siano abbastanza comuni in Asia centrale, sottolineando come il Kazakistan, giร  maggior produttore di uranio a livello mondiale e secondo a livello di riserve nel sottosuolo, disponga di oltre 160 delle 384 risorse identificate come Rare Earth Elements o metalli rari.

A questo primato segue lโ€™area dei monti del Tien Shan tra Kyrgyzstan, Uzbekistan e la regione del Pamir in Tagikistan, dove sono dislocate anche qui oltre un centinaio di queste risorse. Anche la Mongolia perรฒ non manca di offrire buone possibilitร  estrattive grazie alla presenza, nellโ€™area dei monti Altai, di quantitร  simili agli altri Paesi del Turkestan, specialmente tra i centri di Ulaan Tolgoi, Shar Tolgoi, Tsakhir e Maihan Uul.

Sebbene la Cina ancora goda di un ruolo di primo livello nellโ€™estrazione domestica, nellโ€™esportazione e nella raffinazione delle terre rare e non soffra la necessitร  di dover attingere da altre fonti nel Centro Asia, la presenza di uno o piรน contendenti al proprio monopolio e la partecipazione americana nei progetti di sviluppo minerario preoccupa Pechino e la costringe ad interessarsi allโ€™area.

Se gli Stati Uniti utilizzano la loro posizione dominante nellโ€™esportazione e nella fornitura di tecnologie avanzate per imporsi nel Centro Asia a scapito di Pechino, la Cina controbatte limitando lโ€™esportazione di metalli critici per la produzione americana e queste azioni reciproche spingono verso una situazione di guerra commerciale, ben oltre le semplici politiche sanzionatorie.

A rinforzare la posizione cinese รจ il fatto che, benchรฉ abbia iniziato a registrare brevetti connessi alle terre rare decenni dopo gli Stati Uniti (ed il Giappone), Pechino detiene oltre lโ€™80% di tutti quelli legati alle Rees.

Questo garantisce un notevole vantaggio sugli americani che si sono perรฒ mossi in risposta per ottenere, nel prossimo futuro, un accordo di convenienza e favore con la Mongolia. Ciรฒ avviene a seguito della visita del Primo Ministro Oyun-Erdene Luvsannamsrai a Washington nellโ€™agosto del 2023, che ha portato alla firma del Joint Statement on the Strategic Third Neighbor Partnership.

Mongolia e Kazakistan: la spada di Damocle sul monopolio cinese

I due maggiori contendenti per rompere il monopolio cinese, Mongolia e Kazakistan, si trovano perรฒ in condizioni di partenza completamente diverse, che presentano sfide differenziate. Il Kazakistan, rispetto alla controparte, mostra un notevole vantaggio, con progetti minerari giร  avviati e consolidati, anche grazie a una sempre maggiore collaborazione tra Astana, Washington e Bruxelles.

Questi permettono al Paese di porsi come primo fornitore non cinese di terre rare sul mercato internazionale, nonostante il Kazakistan non disponga ancora della rete infrastrutturale adeguatamente sviluppata per sfruttare il proprio potenziale.

Nonostante questo, perรฒ, gli accordi tra Unione Europea e Kazakistan per la fornitura โ€œdi tutte e 30 le risorse strategiche che il blocco europeo necessitaโ€, ed il continuo apporto di fondi sia dallโ€™Europa che dagli Stati Uniti, dimostrano una predisposizione ed un interesse strategico del blocco occidentale nel Paese.

Fin dalla corsa al rialzo dei prezzi delle Rees tra 2007 e 2009, il Kazakistan รจ stato promotore dello sviluppo del proprio settore minerario (che godeva giร  di una modesta rilevanza dovuta allโ€™interesse russo nellโ€™estrazione dellโ€™uranio ai tempi dellโ€™Urss), ponendosi come primo interlocutore regionale per la fornitura di terre rare fuori dalla Cina e venendo poi seguito dagli altri Paesi della regione.

Lโ€™ammodernamento e lโ€™estensione del settore minerario kazako ha creato pertanto un ambiente piรน favorevole e di maggior rilevanza per gli investitori stranieri andando ad intercettare gli interessi strategici americani.

Molto piรน complessa รจ la posizione della Mongolia, che benchรฉ disponga di una considerevole quantitร  di terre rare sotterranee, ancora manca di un sistema minerario consono allโ€™estrazione delle stesse. Tra i principali problemi logistici di Ulan Bator vi รจ la mancanza della capacitร  di fornitura dei mezzi necessari per condurre un’adeguata attivitร  estrattiva e la successiva lavorazione dei materiali grezzi.

Questo si traduce in unโ€™offerta di qualitร  inferiore rispetto a Kazakistan e Cina, e si aggiunge alla carenza di infrastrutture per fornire lโ€™adeguato input energetico allโ€™attivitร  mineraria. La difficoltร  nel garantire le risorse idriche ed elettriche necessarie รจ connessa alla scarsa urbanizzazione della regione dei monti Altai, dove si concentrano i maggiori depositi.ย 

Un ulteriore fattore di rischio per la Mongolia รจ rappresentato dal costo ambientale, che potrebbe portare a proteste ed opposizione da parte della popolazione, consapevole degli effetti avversi dellโ€™attivitร  mineraria.

Secondo analisi condotte dal Dipartimento Ambientale dellโ€™Universitร  di Yale, infatti, le regioni della provincia del Jiangxi, cinese, soggette allโ€™attivitร  estrattiva di Pechino, soffrono un inquinamento del terreno che non sarร  in grado di essere smaltito prima di 50-100 anni e che ha provocato un danno economico di oltre 5 miliardi di dollari per contenerne gli effetti.ย 

Oltre al fattore ambientale, la Mongolia soffre della propria posizione geografica, chiusa tra Cina e Russia, che le impedisce di accedere autonomamente al mercato internazionale, dovendo fare affidamento sulla Cina per raggiungere il commercio marittimo e su entrambi i Paesi sfruttare il commercio aereo, dovendo necessariamente fare affidamento sul passaggio in attraverso lo spazio aereo.

Difficilmente Russia e Cina vedranno con favore un possibile aumento della produzione mongola di terre rare, se pensata per aiutare lโ€™Occidente a sganciarsi dal mercato di Pechino ed i costi del trasporto aereo, uniti alla scarsa capacitร  rispetto al commercio via mare, rendono questa alternativa poco allettante e sconveniente. Sebbene una valida alternativa, la Mongolia resta bloccata nello sviluppo di questo settore a causa della sua sfortunata posizione geografica.


Le terre rare in Asia centrale: un nuovo grande gioco?

Oltre ai due โ€œgiganti centroasiaticiโ€, anche gli altri attori regionali puntano ad accedere a un mercato florido come quello delle terre rare, specialmente il Kirghizistan e lโ€™Uzbekistan, dove le analisi geologiche americane hanno mostrato, oltre ai 29 depositi noti, altre 111 aree minerarie promettenti, specialmente della regione uzbeka del Karakalpakstan.

Piรน difficoltosa รจ la posizione del Tagikistan e del Turkmenistan: il primo ancora chiuso in un circolo vizioso di corruzione e nepotismo e con gravi tensioni che coinvolgono la minoranza Pamir, autoctona dellโ€™omonima regione dove Dushanbe possiede i maggiori depositi minerari,ย ed il secondo che ancora si concentra sullโ€™estrazione di risorse fossili come petrolio e gas naturale.ย 

Indipendentemente dai singoli piani nazionali, il trend del mercato delle terre rare in Asia centrale รจ giร  chiaro e nel prossimo futuro la regione รจ destinata ad una ascesa mineraria che porterร  a una sempre maggiore rilevanza geopolitica.

Gli sforzi da parte americana, coadiuvati e supportati dallโ€™Unione Europea tramite accordi con i Paesi della regione, deve perรฒ fare i conti con gli interessi degli altri due giganti dellโ€™area: Russia e Cina, che vedono entrambe una minaccia nellโ€™interessamento degli Stati Uniti nei Paesi centroasiatici.

Se lโ€™interesse russo รจ quello di mantenere legami diplomatici e politici esclusivi con quello che Mosca vede come il proprio โ€œcortile di casaโ€, la Cina si interessa allโ€™aspetto economico, con la volontร  di preservare quel monopolio di cui รจ detentrice e salvaguardare da influenze esterne uno snodo cruciale della Via della seta.

La condizione del Turkestan presenta una situazione che richiama al โ€œgrande giocoโ€ del diciannovesimo secolo, dove la regione era oggetto degli interessi strategici degli Imperi Russo e Britannico; ed anche oggi, ogni mossa politica condotta in questโ€™area dai tre attori esterni coinvolti, prevede inevitabilmente una controrisposta che tenta di ristabilire un equilibrio sempre piรน difficile.

Foto in evidenza: Foto di Aleksandar Pasaric: https://www.pexels.com/it-it/foto/tre-escavatori-gialli-vicino-al-caricatore-frontale-1238864/

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Samuel Spiller

Samuel Spiller

Piacentino classe 2002, studioso di relazioni internazionali e fin da giovane appassionato di storia, geografia e politica. Studio in particolare temi di rilevanza strategica ed energetica, dellโ€™Asia Centrale pur non nascondendo una passione per i Balcani.

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