Dazi sulle auto elettriche cinesi: Europa divisa. La geopolitica prima della transizione energetica
Ue: dazi sulle auto cinesi. La geopolitica prima della transizione energetica
Il 4 ottobre 2024 lโUnione Europea ha approvato in maniera definitiva i dazi sullโimportazione di auto elettriche costruite in Cina. La Commissione Europea aveva giร implementato dei dazi temporanei a luglio, ma la nuova delibera li rende permanenti per i prossimi cinque anni.
Dal 31 ottobre 2024 le auto elettriche costruite in Cina subiranno un aumento di costo che puรฒ andare dal 9% al 35%, in base alla casa costruttrice. La Commissione ha giustificato la scelta con unโindagine iniziata ad ottobre 2023, le cui conclusioni sono state rese pubbliche a giugno del 2024; secondo lโindagine, le case automobilistiche cinesi portano avanti una concorrenza sleale, in quanto sarebbero finanziate con aiuti statali dal governo di Pechino. I risultati spiegherebbero perchรฉ le auto cinesi sono vendute sul mercato europeo a prezzi ridotti rispetto alla concorrenza.
Le motivazioni sono perรฒ state criticate dal governo cinese, che le ha definite ยซfazioseยป e ยซprive di fondamentoยป. Pechino come risposta ha giร annunciato che farร partire delle analoghe indagini sulla filiera di prodotti agroalimentari esportati dai Paesi europei verso la Cina, come il brandy, la carne di maiale e i prodotti caseari.
Non รจ ancora chiaro quali risultati potrร portare lโintroduzione di dazi. La scelta puรฒ essere analizzata sotto due punti di vista: il primo riguarda la volontร di tutelare lโindustria europea della transizione energetica, anche se misure simili in passato non hanno portato i risultati previsti. Il secondo riguarda aspetti geopolitici, cioรจ il tentativo di mandare un segnale che dimostri che lโUnione Europea puรฒ restare a distanza di sicurezza dallโinfluenza cinese, nonostante i forti legami economici.
La votazione ha fatto emergere diverse spaccature allโinterno dellโunione. Cinque Paesi, tra cui Germania e Ungheria, hanno votato contro e hanno criticato la misura in modo netto; 12 Paesi si sono astenuti e dieci hanno votato a favore, tra cui Italia e Francia. Per rigettare la misura erano necessari 15 Paesi contrari che rappresentassero almeno il 65% della popolazione europea.
La chiusura verso le auto cinesi potrebbe portare come effetto collaterale il rallentamento della diffusione delle vetture elettriche in Europa, ritardando cosรฌ gli obiettivi della transizione energetica per il 2035 e ostacolando la riduzione delle emissioni di CO2 dovute ai trasporti.
Europa divisa sulle auto elettriche
La Germania, uno dei piรน grandi produttori di auto al mondo, ha votato contro i dazi e ha bocciato in modo netto la strategia della Commissione Europea. Subito dopo il voto, il ministro delle Finanze tedesco, Christian Lindner, ha dichiarato che lโUnione Europea ยซnon deve iniziare una guerra commerciale con la Cinaยป.
Forti critiche sono arrivate anche dai rappresentanti dellโindustria automobilistica tedesca. Oliver Zipse, lโamministratore delegato di Bmw, ha definito il voto un ยซsegnale fatale per lโindustria europea delle autoยป.
In Germania il settore delle auto impiega circa 2,8 milioni di persone, con circa cinque milioni di mezzi a motore prodotti ogni anno, molti dei quali riservati al mercato estero, tra cui quello cinese รจ uno dei principali.
Le aziende tedesche temono una ritorsione di Pechino, in un periodo storico in cui fanno fatica a reggere la competizione globale: a settembre Volkswagen ha annunciato che potrebbe chiudere alcuni stabilimenti in Germania, a causa del calo delle vendite, mentre a luglio Mercedes ha ammesso di aver mancato gli obbiettivi finanziari di metร 2024 e ha rimodulato al ribasso le prospettive di crescita per il futuro.
Anche Ungheria e Slovacchia hanno votato contro il provvedimento. Budapest di recente ha annunciato la costruzione sul suo territorio di una fabbrica della cinese Byd, leader nella produzione di auto elettriche. La Slovacchia รจ invece in trattativa per ospitare stabilimenti di aziende cinesi per la produzione di batterie.
Francia e Italia hanno votato a favore, dando un appoggio decisivo allโapprovazione dei dazi. Il governo italiano ha ribadito che la collaborazione economica con la Cina รจ fondamentale, ma sia Roma sia Parigi hanno dato peso, in questo caso, al parere della loro industria dellโauto. Infatti, lโazienda italo-francese Stellantis, e lโassociazione dei produttori di auto francese, la Pfa, hanno entrambe accolto bene la politica di limitazione delle auto cinesi.
Al momento le aziende italiane e francesi hanno meno interessi nel mercato cinese, e pensano di sfruttare questo momento per sviluppare il proprio settore dellโelettrico.
I dazi sono davvero utili?
Tra il 2008 ed il 2012 si presentรฒ una situazione simile a quella odierna, che perรฒ non riguardava le auto elettriche ma i pannelli fotovoltaici. Pechino iniziรฒ una politica di sostegno massiccio alla produzione di pannelli, e, grazie agli aiuti statali, alla manodopera a basso costo e allโinnovazione, inondรฒ lโEuropa e gli Stati Uniti di pannelli fotovoltaici con prezzi molto bassi e di buona qualitร .
LโUnione Europea rispose con i dazi, per proteggere la propria industria, in particolare le aziende tedesche, al tempo all’avanguardia nel settore. Tuttavia, questa scelta non fu accompagnata da un piano adeguato di sviluppo e innovazione industriale. La Cina continuรฒ la sua politica e dopo piรน di dieci anni le aziende cinesi forniscono circa il 95% dei pannelli fotovoltaici installati in Europa, e dominano la produzione su scala globale.
Il rischio รจ che per le auto elettriche si ottenga lo stesso risultato. Le aziende automobilistiche cinesi offrono vetture elettriche a prezzi ridotti grazie al sostegno statale, ma anche grazie agli investimenti nel trattamento dei minerali e nellโindustria delle batterie.
Ostacolando la vendita di vetture prodotte in Cina, le aziende di Pechino potrebbero provare a realizzare o acquistare stabilimenti produttivi nei Paesi europei, aggredendo in ogni caso il mercato, come sta giร accadendo in Ungheria, Svezia e Slovacchia.
Fare a meno dellโeconomia cinese sarร quasi impossibile, come confermano le dichiarazioni di tutti i governi europei; in questo contesto i Paesi dellโUnione Europea dovrebbero puntare su nuove strategie e ad emergere in almeno alcuni anelli della catena dellโelettrico, come la progettazione, lโelettronica e lo sviluppo di componenti per le batterie. Inoltre sarebbe necessario provare a creare una propria filiera dei minerali strategici.
Sotto questa prospettiva, i dazi non sarebbero una mossa economica o industriale, ma piuttosto politica, che ha come obiettivo segnalare agli alleati internazionali, cioรจ agli Stati Uniti, che lโEuropa รจ capace di mantenere la distanza di sicurezza dalla Cina. Non a caso, proprio gli Stati Uniti negli ultimi mesi hanno approvato dei dazi del 100% sulle auto prodotte in Cina.
Geopolitica e transizione energetica
La Saic, lโazienda cinese che sarร piรน colpita dai dazi, ha dichiarato che la scelta della Commissione Europea ยซrallenterร la transizione verso modelli di mobilitร sostenibile, gli stessi auspicati entro il 2035ยป.
I dazi potrebbero portare come unico risultato la diminuzione degli acquisti di auto elettriche da parte dei cittadini europei, a causa dei prezzi piรน alti, ritardando la transizione energetica. Una prospettiva simile si prevede anche negli Stati Uniti.
La competizione tra potenze sembra mettersi di traverso alla lotta contro il cambiamento climatico, una sfida esistenziale comune a tutta lโumanitร . Come insegnano i migliori racconti di fantascienza, e come ha provato la pandemia del Covid, in momenti di crisi le differenze e le rivalitร quasi mai si annullano, ma anzi sono il primo ostacolo che emerge.
In fondo la transizione energetica รจ fondamentale per la causa ambientalista, ma รจ anche un processo di innovazione economico e industriale: chi resta indietro potrebbe perdere lo status di potenza per sempre.
La risposta di Pechino e le trattative in corso
Pechino ha dichiarato che lโindagine dellโUnione Europea sui sussidi statali cinesi รจ solo un pretesto per applicare politiche di protezionismo, in violazione dei regolamenti della World Trade Organization.
In questo clima, si attende una risposta del governo cinese, che perรฒ potrebbe essere blanda. Il primo elemento da considerare รจ che la Cina ad oggi ha un surplus di produzione di auto elettriche, stimato in circa tre milioni di pezzi che non riuscirebbe a smaltire nel mercato interno. Per questo motivo lโindustria cinese ha ancora bisogno del mercato europeo.
Dโaltro canto, รจ poco plausibile una totale mancanza di reazione. La prima ipotesi รจ che Pechino risponda colpendo le auto a combustione europee, in particolare tedesche; questa mossa perรฒ potrebbe essere controproducente sia sul piano economico, in quanto le aziende tedesche hanno stabilimenti produttivi in Cina, sia sul piano diplomatico, in quanto la Germania ha votato contro i dazi.
La seconda ipotesi รจ che il governo cinese prenda di mira alcuni prodotti agroalimentari esportati dai Paesi europei, come il brandy, i latticini e la carne, che hanno un impatto economico minore ma che potrebbero causare problemi politici ai governi, a causa delle associazioni di categoria molto agguerrite in Paesi come Francia, Italia e Spagna.
Infine, bisogna sottolineare che le trattative tra Pechino e Bruxelles vanno avanti e non รจ escluso che in futuro lโapproccio verso le auto elettriche cinesi possa essere rimodulato.
Foto in evidenza: Summit EU-Cina del 7 dicembre 2023, a Pechino. In foto da sinistra verso destra: il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel, il presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping, e la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen. Credits: Consiglio dell’Unione Europea.