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L’ultimo numero della rivista di Aliseo, dedicato al futuro degli Stati Uniti. 14 analisi per capire l’America, dalla geopolitica alla crisi interna

UE, energia e una Russia che non sorprende

UE, energia e una Russia che non sorprende

Le tensioni fra Russia e Ucraina sono la causa dell'instabilitร  energetica nel continente. Una situazione che fa riflettere sulla scelta degli stati europei di non avviare un percorso di autonomizzazione energetica

Guerra o non guerra?

La situazione fra Russia e lโ€™Ucraina (e tutti quelli che la sostengono) รจ sempre piรน tesa. I pareri si dividono fra coloro che ritengono che una guerra ci sarร , e chi sostiene che questa eventualitร  verrร  scongiurata. Secondo Niall Ferguson, come scritto in un articolo su Bloomberg, lโ€™esplosione di un conflitto รจ uno scenario piรน che verosimile perchรฉ nelle intenzioni di Putin cโ€™รจ quella di riportare la Russia alla grandezza dei tempi dello Zar Pietro I.

La situazione

Al momento sono schierati ben 130 mila militari russi con artiglieria pesante al confine fra Russia e Ucraina, anche se sembrerebbe che fra questi non ci siano figure di comando ma solamente soldati semplici. Le motivazioni di tale mobilitazione militare sono legate allโ€™entrata dellโ€™Ucraina nella NATO e a tutta una serie di misure che sarebbero a corollario di questo evento.

Non a caso Putin ha posto delle condizioni per questa eventualitร  giร  a partire da metร  dicembre circa: Stati Uniti e NATO non devono collocare missili a corto e medio raggio in prossimitร  dei confini russi; sempre gli Stati Uniti non devono posizionare armi nucleari al di fuori dli proprio territorio; lโ€™alleanza non deve dispiegare armi o truppe nei paesi membri che si sono uniti successivamente al Founding Act tra NATO e Russia del maggio 1997.

In risposta a tale dispiegamento di forze, le controparti sembrano intenzionate a adottare la medesima fermezza. Gli Stati Uniti, dopo aver inviato negli scorsi giorni ben novanta tonnellate di materiale bellico con un aereo cargo (consegna annunciata da un tweet dellโ€™ambasciatore americano in Ucraina), hanno deciso di inviare tremila unitร  ridivise fra Polonia, Germania e Romania. Il comportamento delle nazioni europee รจ piรน variegato.

La Gran Bretagna ha annunciato che รจ pronta ad offrire alla NATO un massiccio dispiegamento di armi, truppe, navi da guerra e jet in Europa per rispondere alla crescente ostilitร  russa. Altri membri dellโ€™Alleanza Atlantica, come Danimarca, Spagna, Francia e Paesi Bassi, hanno inviato caccia e navi da guerra nel Baltico e nel Mar Nero. Parigi, ha anche annunciato che รจ pronta a schierare centinaia di truppe in Romania, vista la sua posizione geografica di โ€œepicentro delle tensioniโ€.

La Germania, invece, ritenendo controproducente inviare armi o contingenti, sta fornendo attrezzature mediche nel tentativo di non contribuire allโ€™escalation.

Se da un lato le dimostrazioni di forza potrebbero fungere da deterrente ad unโ€™invasione, dallโ€™altro potrebbero essere considerate come parte di una profezia che si autoavvera; infatti, se tutte le parti in causa sono convinte che una guerra รจ destinata a scoppiare, allora i provvedimenti adottati non faranno altro che spingere proprio verso un conflitto che confermerร  la convinzione alla base delle loro decisioni.

In questi giorni si terranno anche le Olimpiadi invernali a Pechino in virtรน delle quali la Cina vorrebbe evitare lo scoppio di un conflitto. Lโ€™evoluzione della situazione รจ incerta e con essa anche i tempi di un suo riassorbimento o peggioramento.

E lโ€™Unione Europea in tutto ciรฒ?

Incertezza, immobilismo e marginalitร . Queste sembrano le parole che meglio descrivono la situazione europea nei negoziati. Come visto, se alcuni stati cercano di mostrare una certa fermezza, altri, come la Germania, prendono decisioni piรน โ€œaccomodantiโ€. Per non parlare dellโ€™Italia che finora non ha espresso alcuna posizione.

Non a caso, Joseph Borrell, Alto Rappresentante dellโ€™Unione Europea in politica estera, a margine della conferenza di Brest ha affermato che Bruxelles avrebbe incominciato ad occuparsi di stabilire una posizione comune sulla Russia, sottolineando che anche in caso di unโ€™invasione non esiste un vero consenso europeo che vada oltre le sanzioni.

Gli interessi economici ed energetici (come vedremo fra poco) sono molteplici e delicati; per la Germania cโ€™รจ in ballo anche la questione legata al gasdotto Nord Stream 2 che attende solo lโ€™approvazione. Ma nonostante questa incertezza sia inequivocabile, anche da parte dei Russi (che si teme scavalchino lโ€™UE nei negoziati), gli Stati Uniti non esitano a rimarcare la centralitร  della coordinazione fra loro e lโ€™Europa, in primis sulla questione delle sanzioni.

L’instabilitร  energetica

Oltre alla tensione e ai futuri scenari bellici ancora piรน gravi che potrebbero manifestarsi, giร  oggi ci sono problemi di natura molto piรน โ€œordinariaโ€, ma comunque rilevanti, che stanno influenzando la vita dei cittadini, e che uniti alle grandi manovre europee per il futuro del clima rischiano di rendere la situazione ancor piรน critica: la stabilitร  energetica e il rincaro delle bollette.

Qualche dato

รˆ fondamentale fornire dei dati per inquadrare la situazione dal punto di vista energetico. In Italia lโ€™energia elettrica รจ arrivata a costare oltre i 200 euro al Megawattora, quando solo un anno fa costava quasi cinque volte in meno, 48 euro al Megawattora, e lโ€™Europa รจ al secondo posto per prezzi dellโ€™energia (ma emette meno CO2 per unitร  di Pil rispetto ad Asia e USA). Ma come la produciamo questa energia noi europei?

Leggendo i dati Eurostat, emerge che dal 2008 al 2018 tutti gli stati membri dellโ€™UE erano importatori netti di energia, con Germania, Italia, Francia e Spagna come maggiori importatori in termini assoluti. E proprio la Russia del tanto bellicoso Vladimir Putin era il maggior fornitore di tutti e tre i combustibili fossili: carbone (42,4%), petrolio (29,8%) e gas (40,4%). Per quanto riguarda questโ€™ultimo, la percentuale รจ persino aumentata nel 2019 attestandosi al 41,1%.

In particolare, nel mix energetico europeo, al 2019, la quota di energia derivante da gas era pari al 21,7%, con quella dagli altri combustibili al 18,2%. Lโ€™Italia รจ il paese che usa piรน gas di tutti, avendo un sistema di produzione energetica basato principalmente su questo combustibile e sulle rinnovabili. Infatti, il 43% di energia da centrali termoelettriche proviene da impianti a gas.

I problemi creati dal Green Deal Europeo

Oltre al problema legato allโ€™instabilitร  politica russa, anche il grande piano di neutralitร  climatica voluto dallโ€™UE sta contribuendo a rendere la situazione critica. Come afferma Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, in unโ€™intervista sul Foglio del 14 gennaio, il pacchetto di misure per abbattere del 55% le emissioni al 2030 e poi a zero emissioni nel 2050 ha rallentato gli investimenti nei sistemi energetici tradizionali portando ad una riduzione della capacitร  produttiva e delle scorte.

Il Copasir, in una relazione sulla sicurezza energetica, riconosce la necessitร  di diversificare il piรน possibile il mix energetico e di estrarre il gas dai giacimenti italiani che ridurrebbero la dipendenza dagli approvvigionamenti esteri. Ma il piano europeo che prevede una transizione cosรฌ massiccia e veloce ha spostato lโ€™obiettivo di molti investitori proprio sulle tecnologie propedeutiche alla decarbonizzazione.

รˆ bene ricordare che dal 1990 al 2019 lโ€™Europa ha ridotto le emissioni di un miliardo di tonnellate, mentre gli altri le hanno aumentate di tredici miliardi, e che rappresenta solo lโ€™8% delle emissioni globali.

La lungimiranza che oggi aiuterebbe

Considerando questi elementi viene da chiedersi: se sia stato saggio da parte dei singoli stati membri dellโ€™UE affidare il primato nella fornitura di materie prime alla Russia senza adottare contromisure nel corso degli anni. Contromisure che si sostanziassero in accordi con altre nazioni, se possibile, o nella diversificazione di produzione energetica, magari grazie al nucleare.

Al di lร  dellโ€™attuale momento di estrema tensione, lโ€™autoritarismo e la volontร  di espandersi sono elementi che Putin non ha mai nascosto. Questโ€™ultimo non รจ il primo episodio e probabilmente non sarร  lโ€™ultimo.

Il regime russo incarna da sempre i valori contro cui i maggiori stati membri dell’UE e l’UE stessa, come soggetto sovrannazionale di sintesi, hanno mostrato di voler combattere e che non a caso hanno indotto i provvedimenti di questi giorni.

Appoggiare piรน o meno sommessamente il diritto dellโ€™Ucraina ad autodeterminarsi, dimostra (o quanto meno fa pensare) che la lotta allโ€™autoritarismo sia ritenuta dai leader e dalle istituzioni europee un obiettivo prioritario rispetto alla stabilitร  economico/energetica. Scelta nobile, ma allora sarebbe stato ben piรน saggio e lungimirante portare avanti negli ultimi anni un processo di autonomizzazione energetica da un paese come la Russia.

Mercoledรฌ รจ passato lโ€™atto delegato per lโ€™inclusione di nucleare e gas nella tassonomia green che dovrร  essere votato nei prossimi quattro-sei mesi dal parlamento europeo, e in Italia attendono lโ€™autorizzazione alla costruzione da parte del ministero della transizione ecologica ben quarantotto centrali a gas che dovranno fare da backup quando il sole non splenderร  ed il vento non soffierร . In entrambi i casi vorrร  dire ancora piรน domanda di gas in futuro.

Ottima notizia che dimostra come la Commissione Europea, sia consapevole dellโ€™imprescindibilitร  di gas (meno inquinante rispetto a carbone e petrolio) e nucleare nella transizione; ma il primo, come detto, proviene per il 41,4% dalla Russia (che sceglie come e quando aprire i rubinetti) ed il secondo richiede almeno cinque anni per la costruzione di un reattore e non meno di altri cinque/dieci per la burocrazia, quindi sarebbe stato bene averlo giร  a disposizione, e comunque sarร  utile, se adottato, per tamponare situazioni critiche ben al di lร  del breve termine.

Nessuno sa quale sarร  lโ€™evoluzione della situazione. Potrebbe deflagrare in un conflitto come afferma Niall Ferguson, potrebbe risolversi in sanzioni economiche, che per essere efficaci necessitano di alcuni tratti (come la multilateralitร  e la specificitร ), o potrebbe protrarsi in questo stato di tensione e incertezza per chissร  quanto ancora.

Al momento lโ€™unica cosa certa รจ che le categorie piรน colpite sono quelle dei consumatori e di coloro che hanno delle attivitร , il cui benessere viene subordinato ad una missione superiore che avrebbe richiesto in passato strategie diverse per potercela permettere oggi.

di Enrico Ceci

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Enrico Ceci

Enrico Ceci

Ciao, sono Enrico e sono capo redattore della sezione economia per Aliseo. Classe '95, laureato in economia e in studi europei. Nei miei articoli, legati principalmente a temi economici ed energetici, cerco di offrire un punto di vista diverso, sempre e solo attraverso il supporto dei dati. Seguendo lo spirito di Aliseo, il mio intento รจ arricchire tutti coloro che dedicheranno un momento del loro tempo alla lettura dei miei contributi.

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