Il Pakistan è in questi giorni alle prese con l’ultima delle crisi che hanno attraversato il Paese negli scorsi anni. Siamo forse, infatti, di fronte alla svolta decisiva che determinerà il destino della famiglia Sharif ma soprattutto quello del loro più temibile avversario politico: Imran Khan. La crisi pakistana sembra una maledizione che passa, regolarmente, attraverso violente rivolte, giochi di potere, ingerenze straniere e interminabili processi. Il tutto incupito ulteriormente dalla gravissima depressione economica che incombe da anni sul Paese.
Nel momento di difficoltà maggiore per la credibilità degli Sharif, la tensione si era alzata notevolmente con il – quasi – martirio del leader del Pti. Il tentativo di assassinio ai danni di Imran Khan, nel novembre 2022, aveva infatti donato un rinnovato vigore alla sua causa. Ad oggi, tuttavia, Khan è nel carcere di Adyala per corruzione. Eppure, anche con Khan fuori dai giochi, il Pakistan è di nuovo nel caos: l’intero seguito dell’ex Primo Ministro è stato mobilitato e marcia su Islamabad pretendendo la scarcerazione del proprio leader.
La Corte Suprema ha ordinato il rilascio di Khan proprio in questi giorni ma l’ex giocatore di cricket è ancora in carcere. I disordini in atto dal 24 novembre potrebbero aprire le porte ad una nuova era per la politica pakistana, poiché le voci di centinaia di migliaia di persone ormai non possono più rimanere inascoltate. Gli Sharif devono fare chiarezza e dimostrare di saper gestire uno dei momenti più complicati nella storia, già di per sé tumultuosa, del Pakistan.
La “grande chiamata”: una rivoluzione tra amore e violenza
I seguaci di Imran Khan hanno attraversato Islamabad e nelle ultime settimane la marcia è degenerata in uno scontro sanguinoso che cambierà per sempre il volto del Pakistan. L’esercito, forse l’elemento interno più influente sulla scena politica, è nel mirino dei manifestanti tanto quanto la famiglia Sharif. Molti container destinati all’Esercito pakistano erano stati confiscati dai manifestanti in alcuni blitz mirati ad indebolirne le risorse materiali.
Di tutta risposta, lo scontro con le forze armate ha provocato la morte di centinaia di elettori del Pti. La notizia di una ragazza diciassettenne freddata da un cecchino giunge nella notte dalla voce del padre in lacrime. Nei giorni scorsi avevamo persino assistito alla scena in cui un manifestante in preghiera su uno dei container bloccati era stato accerchiato dai Rangers dell’esercito e scaraventato giù, trovando la morte.
Anche decine e decine di soldati e agenti di polizia sono stati, a loro volta, vittime della scia di violenza di questa marcia: dopo i funerali di alcuni Rangers caduti, i manifestanti hanno assaltato le stazioni di polizia e catturato alcuni agenti accusati di aver aggredito la folla. Intanto, Imran Khan è confinato in carcere, mentre il Pakistan brucia e le strade di dipingono di rosso.
Il rosso del sangue, della passione amorosa e del dupatta (il “velo” indossato dalle donne dell’Asia meridionale) con il quale in un’apparizione pubblica si è mostrata Bushra Bibi. Quest’ultima è la moglie di Imran Khan e la persona che ha mobilitato i manifestanti che oggi dirompono nelle strade di Islamabad. Una donna esasperata e decisa, pronta a tutto pur di ottenere la scarcerazione del marito.
Il volto provato incarna la determinazione delle donne del subcontinente, pronte tradizionalmente – come le matrone Rajput – a vestire con fierezza i panni della lotta nel momento di necessità. La modernità però, ed è evidente nella storia dell’Asia meridionale, ha sempre trovato il modo di accostarsi alla tradizione. Un modo curioso, oggi, è quello con cui la voce Khan arriva alla moglie e ai suoi elettori persino dal carcere.
L’uso politico dell’IA e l’inaspettato appello agli States
La prigionia di Khan e l’esclusione formale dalla corsa politica non hanno mai davvero sortito l’effetto sperato dagli Sharif. La resistenza, persino dal carcere, ha posto l’ex Pm in una posizione di netto vantaggio e gli ha persino permesso di acquisire ulteriore fascino agli occhi degli elettori. Un simile destino, eccezion fatta per l’incarcerazione, era toccato a Donald Trump durante la campagna che lo ha visto poi vincitore alle presidenziali americane.
Il processo e l’attentato che hanno visto coinvolto Trump sono solo due degli elementi in comune con Khan. Entrambi, inoltre, si propongono come alternative rispetto all’establishment in grado di rivoluzionare il sistema corrente. Confermata la rielezione del tycoon, era comparso un video generato con l’IA a dir poco sorprendente: si vede Trump far visita in carcere a Khan mentre i due si stringono la mano attraverso le sbarre.
Non è una novità l’utilizzo da parte dei seguaci di Khan dell’Intelligenza Artificiale: l’ex Primo Ministro aveva infatti “parlato”, in un discorso audio-video generato con l’IA, già nel febbraio 2024. Le immagini suggestive del video insieme a Trump sono un segnale importante nella linea politica futura del leader del Pti, a prescindere dalla sua permanenza o meno in carcere.
La durezza con la quale Imran Khan aveva sempre imputato all’ingerenza statunitense la corruzione del governo Sharif e l’abuso di potere dell’Esercito pakistano sembra attenuarsi. L’elezione di Trump, figura ritenuta simile a Khan, come abbiamo detto, apre le porte ad un dialogo. E soprattutto accende la speranza nel Pti che il nemico straniero numero uno possa rivelarsi un prezioso alleato per la liberazione di Khan.
Una svolta simile avvicinerebbe a Washington anche un leader scomodo come Imran Khan, assicurando la stabilità di Islamabad alla protezione statunitense e scongiurando eventuali intromissioni cinesi. Un simile scenario gioverebbe anche ai vicini del Pakistan: l’India sarebbe più al sicuro senza Pechino e l’esercito pakistano a tirare le fila. E forse, tra i due cugini separati, si potrebbe persino pensare alla ricostruzione di un rapporto diplomatico civile, in cui la mediazione di un leader eccentrico come Trump potrebbe giocare un ruolo chiave.
Foto in evidenza: https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/a/ad/Prime_Minister_of_Pakistan_Imran_Khan_01.jpg