Gli Americani hanno cambiato il mondo con la bomba atomica. Ma cosa sarebbe successo se la guerra fosse finita diversamente?
Cassetta degli attrezzi
La bomba atomica ha cambiato le regole del gioco, ma vediamo quali concetti sono fondamentali per capire cosa successe.
Il Bushido
La morale dei militari giapponesi era rigidissima. Richiamandosi ai loro antenati, i samurai, i soldati giapponesi ne mantenevano riti e codice etico. Arrendersi era considerato un disonore, il sacrificio per la patria il proprio inderogabile dovere.
Così si spiegano gli assalti all’arma bianca, i kamikaze sulle portaerei americane e il rifiuto di cedere le armi anche in condizioni disperate. Tutti gli ufficiali avevano una katana con cui commettere hara kiri, il suicidio rituale per non cadere nelle mani nemiche.
Progetto Manhattan
Il progetto nasce con l‘intento americano di dotarsi di un’arma nucleare per schiacciare la resistenza giapponese. Sfruttando la diaspora di grandi scienziati e fisici, come Ernico Fermi, Oppenheimer, Groves, gli USA riunirono un pool di esperti nel New Mexico.
Essi in breve tempo riusciranno a realizzare l’ordigno che porterà alla fine della Seconda guerra mondiale. Quando i test riuscirono furono molti gli scienziati ad opporsi, tra cui Albert Einstein, ma il presidente Harry Truman ordinò lo stesso l’attacco sul Giappone. Il risultato sarà la distruzione totale di due città, Hiroshima e Nagasaki.
“Le due più grandi invenzioni dell’uomo sono il letto e la bomba atomica: il primo ti tiene lontano dalle noie, la seconda le elimina”.
Charles Bukowski
Contesto storico
Erano le ore 12 del 15 agosto 1945 quando, per la prima volta, l’Imperatore del Giappone Hirohito si rivolgeva al suo popolo. Si trattava di un messaggio radiofonico registrato che passò alla storia come il Gyokuon-hōsō (“Voce radiodiffusa del gioiello”), ovvero la voce stessa dell’Imperatore che dichiarava la resa all’indomani dei bombardamenti con bomba atomica che gli USA avevano effettuato il 6 e il 9 agosto rispettivamente su Hiroshima e Nagasaki.
Il discorso annunciava l’inevitabile: il Giappone si arrendeva allo strapotere delle forze nemiche, in particolare all’attacco coordinato con ordigni atomici e l’invasione russa della Manciuria, in barba al patto di non aggressione nippo-sovietico. La resa portò all’occupazione del Giappone da parte del generale MacArthur, ponendo ufficialmente fine alla Seconda guerra mondiale.
“Per giunta il nemico ha cominciato a impiegare un nuovo tipo di ordigno, il più crudele che si sia mai veduto, il cui potere di distruzione è davvero incalcolabile, capace di togliere la vita a numerosi innocenti. Se dovessimo continuare a combattere, si verificherebbero non solo il completo collasso e l’obliterazione del Giappone, ma anche la fine della civiltà umana”.
Dal Gyokuon-hōsō
What if… gli Americani non avessero sganciato la bomba atomica?
Scenario 1: si resiste a oltranza
Senza la bomba atomica il Giappone avrebbe comunque perso la guerra. La situazione militare era disperata anche senza che i ragazzi di Manhattan, coordinati dal fisico italiano Enrico Fermi, arrivassero alle scoperte che porteranno all’atomica. I Giapponesi non vincevano una battaglia in campo aperto da due anni, dal momento in cui il generale delle truppe alleate MacArthur aveva lanciato la riconquista delle isole perse dopo Pearl Harbor.
Accettando in toto questo scenario, il Giappone viene circondato da una manovra a tenaglia coordinata tra Russi e Americani, a cui non può opporre resistenza per mancanza di uomini e materiali. MacArthur continua la striscia di vittorie dei due anni precedenti, conquistando isola per isola l’arcipelago giapponese, a costo di grandi perdite.
I bombardamenti e la devastazione colpiscono anche i civili. Città come Tokyo avrebbero subito la stessa sorte delle città tedesche nel 1945. Due anni dopo, nell’estate del 1947, l’imperatore Hirohito firma un trattato ancora più duro, con ripercussioni sull’economia a lungo termine.
Oggi non parleremmo di nessun miracolo giapponese, ma di una nazione impoverita e senza potenza militare, che deve ancora terminare di pagare i debiti di guerra.
“Non possiamo più continuare la guerra con la speranza di successo. L’unica cosa da fare per i cento milioni di giapponesi è sacrificare le proprie vite colpendo il nemico per fargli perdere la voglia di combattere”.
Giornale di Guerra del Quartier Generale Imperiale
Che insegnamento possiamo trarne?
Per quanto paradossale sia, l’atomica ha risparmiato numerose vite, civili e militari. L’enormità del disastro, che impressionò gli stessi Americani, convinse i Giapponesi ad accettare le condizioni di pace imposte dagli alleati. Senza, i Nipponici avrebbero probabilmente resistito a oltranza, causando perdite militari e civili, senza cambiare le sorti del conflitto.
La mentalità della resistenza all’ultimo uomo è d’altronde un elemento conosciuto dell’esercito giapponese. All’annuncio della resa, i suicidi di massa furono numerosi. Basti pensare alle numerose guarnigioni sparse per tutto l’Oceano Pacifico che, ignare della resa, tennero le loro posizioni fino agli anni ’50.
Gli ultimi militari che vennero ritrovati nelle foreste di queste isole, sul finire degli anni ’70, vivevano ormai da decenni come selvaggi, adottando tattiche di guerriglia per non farsi individuare e attendendo un nemico che li aveva sconfitti trent’anni prima.
Scenario 2: ’impero si arrende prima della bomba atomica
Convinto dalla situazione militare sempre più delicata, l’imperatore decide di arrendersi. In questo scenario il futuro del Giappone non sarebbe tanto diverso da oggi: difficile pensare che le condizioni imposte dai vincitori sarebbero state tanto diverse. Gli Alleati sapevano di essere in posizione di forza, bomba atomica o meno.
L’ordine di cessare il fuoco è comunque vissuto come un trauma: civili e militari si suicidano, ma Nagasaki e Hiroshima sono ancora in piedi. Ovunque ci sono ancora sacche di resistenza formate da ufficiali che non accettano la resa, facilmente stroncate dagli Americani. Fermi e i suoi colleghi non dovranno convivere a vita con la consapevolezza di cosa le loro scoperte hanno, anche solo indirettamente, causato.
Il Giappone si rinsalda però nei suoi nuovi confini, leccandosi le ferite e cercando di recuperare terreno sui mercati internazionali. Oggi parliamo di uno Stato avanzato tecnologicamente, con la popolazione più vecchia del mondo, dove tradizione e progresso si fondono indissolubilmente.
A cambiare sarebbe stata probabilmente l’immagine che l’umanità ha tutt’ora del secondo conflitto mondiale. Ai campi di sterminio nazisti e le immagini di città che smisero di esistere a causa dei bombardamenti, come Norimberga, non assoceremmo anche le disastrose conseguenze che la bomba atomica comportò.
“Non ho idea di quali armi serviranno per combattere la terza Guerra Mondiale, ma la quarta sarà combattuta coi bastoni e con le pietre”.
Albert Einstein
L’America senza bomba atomica non fa così paura
Senza bomba nucleare l’America sarebbe comunque uscita come vincitrice dalla Seconda guerra mondiale. Piegato anche l’irriducibile nemico nipponico, il presidente americano Truman può dedicarsi a consolidare l’immagine (più o meno fittizia) di una nazione moderna, democratica, giusta e generosa con gli alleati europei. Ma non avrebbe goduto di quello status di timore e rispetto che tutti gli altri Stati le riconobbero.
La Guerra fredda non sarebbe stata la stessa. I cittadini del mondo non avrebbero mai vissuto la paura dell’escalation nucleare tra Russia e USA. Reagan non avrebbe mai tenuto il celebre discorso sullo scudo stellare, un sistema probabilmente irrealizzabile che avrebbe coperto l’intera America, neutralizzando i dispositivi con testate atomiche mentre si trovavano ancora in aria.
In generale, gli Stati Uniti avrebbero difficilmente goduto dello stesso peso nella politica internazionale. Episodi come la crisi di Cuba, che si sarebbero verificati comunque, sarebbero stati più difficili da gestire.
Le conseguenze dell’attacco nucleare sono ancora evidenti oggi: Il gap tra Paesi che hanno sviluppato armi nucleari e non è fondamentale. Basti pensare alla Corea del nord, che ha tenuto in scacco l’amministrazione Trump con un’estensione territoriale e risorse infinitamente minori grazie alla minaccia nucleare.
“Da Stettino sul Baltico a Trieste sull’Adriatico una cortina di ferro è calata sull’Europa”
Winston Churchill
Come sarebbe il mondo oggi senza bomba atomica?
Difficile dire se senza gli attacchi ad Hiroshima e Nagasaki il mondo sarebbe migliore. È probabile che si sarebbe comunque arrivati a una tecnologia simile, se non più pericolosa. La Guerra fredda ci sarebbe comunque stata perché le tensioni tra blocco atlantico e quello sovietico erano strutturali.
A cambiare, a parere di chi scrive, sarebbe soprattutto la cultura di massa. Videogiochi, film e romanzi sul tema del nucleare non godrebbero dello stesso successo. Come il tema del futuro dispotico e totalitario alla Orwell si è sviluppato dopo le dittatura del primo Novecento, allo stesso modo l’umanità ha creato arte sull’arma più pericolosa che abbia mai concepito.
Forse, anche l’utilizzo dell’energia atomica e dei suoi rischi sarebbe visto in maniera diversa, cambiando il dibattito sulle fonti di energia
A cambiare, di nuovo, sarebbe l’immagine che l’uomo ha dato di sé. Ancora una volta la sua capacità di costruire è stata annichilita dalla sua potenza distruttiva. Thanatos ha battuto Eros. Un monito per le future generazioni, compresa la nostra, di come la tecnologia e la scienza possano traghettarci verso il progresso o farci affogare mentre le utilizziamo irrazionalmente.
Consigli letterari per capire il significato della bomba atomica e il contesto
Per i più curiosi sugli scienziati del Progetto Manhattan “Una bomba, dieci storie” di Stefano Maurizi, edito da Mondadori, può essere un’ottima scelta. Vi sono infatti le biografie degli studiosi che con il loro lavoro crearono l’arma di distruzione di massa del secolo.
Sull’invenzione della bomba atomica più in generale e sulle sue conseguenze, “L’invenzione della bomba atomica” di Richard Rhodes, pubblicato da Rizzoli. Rhodes individua nello scoppio della bomba nucleare l’inizio di una nuova era.
Sull’importanza dell’America dopo la guerra e sul clima della guerra fredda la scelta è molto vasta. Una raccolta diversa dai saggi classici può essere “La Guerra fredda in 100 mappe”, pensato da Sabine Dullim e Stanislav Jeannesson, edito da LEG.
Foto in evidenza: 509th Operations Group – Afotografia dall'”Enola Gay” sopra Matsuyama, Shikoku, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=26909254