Sospesi tra mito e leggenda, nascosti tra le vette innevate delle sacre montagne di Dewa Sanzan nel Giappone settentrionale, vivono i discendenti di unโantica comunitร religiosa: gli Yamabushi, monaci โ guerrieri dalle bianche tuniche, consacrati allโeremitaggio e allโascetismo.
Gli Yamabushi, letteralmente โcoloro che dormono sui montiโ, sono dei monaci seguaci dello Shugendล: un credo sincretico fondato sulla commistione del buddhismo esoterico (Mikkyล) e lo sciamanesimo. Questa pratica religiosa, risalente al VII secolo, ha tra le sue peculiaritร e caratteri distintivi una profonda e sincera venerazione per la natura e in special modo per le montagne (Sangaku shinkล). I monti, nella cultura popolare nipponica, hanno sempre avuto unโaura misteriosa, luogo di sepoltura e di preghiera, essi sono stati rappresentanti come il territorio di ciรฒ che non รจ umano: dimora di spiriti ancestrali, luogo di congiunzione tra il divino e lโantropico. Le vette divengono un passaggio verso lโaldilร , ben espresso dal concetto di shide no yama, ovvero: โmontagna del viaggio dโoltretombaโ. Fondatore mitico di questo credo e antenato degli yamabushi fu il leggendario En no Gyลja. Figura mistica di cui in antichi testi giapponesi si narrano eventi strabilianti che lo hanno visto protagonista lungo il corso della sua vita, En no Gyลja viene descritto come un mago dotato di poteri sovrannaturali: la peculiare capacitร di sottomettere i demoni alla propria volontร , nonchรฉ una altrettanto straordinaria abilitร di scalatore, che lo ha messo in relazione con un gran numero di vette sacre inaugurando cosรฌ la via del pellegrino per i suoi discepoli.ย
Hiromasa Ikegami nel suo โThe Significance of Mountains in the Popular Beliefs of Japanโ, distinse cinque tipologie di culto: a) le montagne meta di pellegrinaggio strettamente associate agli spiriti dei morti b) le montagne venerate per se stesse in quanto costituiscono il โcorpo della divinitร โ; non vi si sale, ma le si onora dal basso c) le montagne su cui inerpicarsi, allo scopo di congiungersi con la divinitร sulla cima d) le montagne presidio delle anime dei defunti e) le montagne proprie dello Shugendล: pendii di ascesi ed eremitaggio. Questi territori mistici sono gli spazi di solitudine e silenzio conquistati e prescelti dai monaci pellegrini per intraprendere il loro percorso ultramondano. La scalata dei monti non viene vissuta dai monaci solamente come un tracciato verso lโilluminazione, la salita in sรฉ si sostanzia nellโilluminazione, รจ unโascesi: diviene il compimento di un cammino volto alla trasumanazione. Lungo il sentiero lโeremita lascia dietro di sรฉ le scorie della civilizzazione, le sue corruzioni, i suoi vizi e le sue pulsioni, abbandona altresรฌ il suo essere uomo, andandosi a congiungere in un amplesso mistico con il circostante. Lo yamabushi non รจ in cammino per giungere sulla vetta, egli diviene la vetta.
Gli interminabili pellegrinaggi di questi raminghi dalle bianche tuniche sono costellati di innumerevoli e costanti esercizi psicofisici, ritenendo la fatica fisica necessaria ed imprescindibile per lโottenimento di una vita spirituale. Durante il cammino gli yamabushi smettono di lavarsi, di prendersi cura di sรฉ: รจ necessario recuperare una primitiva bestialitร , sentire la natura primigenia e abbandonare il proprio corpo sulla montagna. Sono soliti temprare i propri corpi con le piรน disparate vessazioni, desiderano avere esperienza tangibile delle torture dellโinferno. Mortificano la carne, sottoponendo la propria volontร alle piรน ardue asperitร al fine di dimostrare la raggiunta purificazione e lโottenimento di forze sovrannaturali.
Tra le prove piรน temibili annoveriamo: il hiwatari, ovvero il camminare sul fuoco; i riti di yudate, ovvero la purificazione con lโacqua bollente; la pratica kugadachi, ovvero la prova dellโacqua bollente e, inoltre, la meditazione sotto gelide cascate. Lo Shugendล prevedeva altresรฌ lโespiazione dei peccati per mezzo del sacrificio della vita. Tale suicidio rituale era praticato dagli yamabushi con il shashin โ gyล, โpratica di abbandono del corpoโ. Lo yamabushi attraverso estenuanti prove fisiche, rigorose pratiche iniziatiche e interminabili ore di contemplazione dei mandala, conduce il proprio io alla morte per poi rinascere in una veste sovrumana: la metamorfosi dei monaci si compiva nel loro divenire dei taumaturghi, capaci di addomesticare i demoni, compiere esorcismi e guarire dalle malattie, divenendo cosรฌ delle figure di mediazione tra lโuomo e Dio e tra la natura e lโuomo. Unโantica tradizione rappresenta, inoltre, i mistici eremiti delle montagne del nord come degli invincibili guerrieri, abili praticanti del ninjutsu e maestri del Naginata-do, unโarte marziale praticata con il naginata: unโarma inastata composta da un lungo manico di legno con una lama ricurva al vertice.
In un mondo dominato dal baccano, dove si sovrappongono voci gracchianti a strepitii di clacson; dona pace conoscere lโesistenza di realtร isolate, lontane dal clamore e dal chiacchiericcio, che resistono alla modernitร . Luoghi mistici dove lโudito non protende verso lโesterno, ma tende ad ascoltare ciรฒ che si trova nascosto dentro ognuno di noi, quel che rimane incontaminato e puro: questo tu sei โTat tvam asiโ. Bisogna, dunque, dare forza ai sogni che non vedono lโuomo dominus incontrastato del creato, bensรฌ lo immaginano in simbiosi con il circostante, in armonia.